In cammino nel bianco

Chi lo conosce ammantato dal verde di primavera o dall'oro d'autunno non perda l'occasione di ammirare, un passo dopo l'altro, il Pollino lucano coperto dalla neve: lo spettacolo è garantito, con l'aiuto di strategiche soste in libertà.

Indice dell'itinerario

Eccole: ben marcate sullo spesso strato di neve caduta nella notte, le orme si dipanano inconfondibili sul pianoro, aggirano un albero solitario e spariscono nel bosco. L’emozione ci pervade immaginando che, solo qualche ora prima, due lupi procedevano leggeri ed eleganti su quel manto immacolato dove noi ci stiamo avventurando, molto più goffamente, con le racchette da neve.
Siamo nel cuore del parco del Pollino, in Basilicata: una delle stazioni dell’Appennino meridionale, insieme a quelle calabresi della Sila e dell’Aspromonte, dove il lupo è presente in maniera continua. Con le ciaspole e gli sci da fondo stiamo esplorando il massiccio, così peculiare e poco visitato d’inverno, con il desiderio di incontrarne o almeno di scorgerne i selvaggi abitatori e con la curiosità di poter osservare nella bianca veste dei mesi più freddi gli stessi straordinari panorami che già conosciamo in altri periodi: in primavera immense distese d’erba e boschi verdeggianti, d’autunno l’esplosione dei colori dorati nelle faggete, per tutto l’anno la meraviglia dei monumentali esemplari di pini loricati e un susseguirsi di vette dalle forme apparentemente morbide che invece sono segnate anche da paurose pareti a strapiombo, valloni e precipizi.
Ci accompagnano nei diversi itinerari Giuseppe Di Tommaso, Luigi Perrone e Leonardo Viceconte, tre delle guide ufficiali del parco nazionale che operano tutto l’anno a coprire un’area assai vasta, veri appassionati che, iniziando come semplici cultori dell’escursionismo, hanno scelto di diventare dei professionisti che svolgono a tempo pieno questo lavoro ormai da una decina d’anni. Da aprile a novembre conducono migliaia di visitatori e di scolaresche lungo le pendici del massiccio, ma d’inverno il lavoro diminuisce molto. «E’ un vero peccato – ci dice Giuseppe – che pochissima gente sappia che i nostri monti si prestano molto bene ad essere visitati anche con sci e racchette da neve. Abbiamo una buona copertura nevosa per almeno tre mesi, e si possono seguire numerose passeggiate di un giorno che lasciano davvero incantati. Siamo attrezzati di tutto punto per fornire agli escursionisti anche l’equipaggiamento, ma non sono in molti a conoscere questa opportunità».
Abbiamo avuto modo di renderci conto che Giuseppe ha perfettamente ragione: in poche ore di cammino ci si ritrova immersi in una natura solitaria e primordiale, che la neve rende ancora più autentica visto che ricopre anche le strade e le piste realizzate per la fruizione estiva (nel 2004, quando sulle Alpi l’innevamento naturale era di pochi centimetri, qui si è avuta una copertura da record che in alcune zone ha raggiunto i 3 metri di altezza). Alcune di queste arterie stradali sono tenute regolarmente pulite dagli automezzi delle amministrazioni comunali per facilitare l’avvicinamento su ruote alle zone più alte, dalle quali partire per raggiungere il cuore dell’area protetta.
Sono quattro gli itinerari che vi consigliamo, e molti altri quelli a disposizione; i primi due si possono unire partendo da Piano Pedarretto fino a raggiungere il Belvedere e ritorno (in tutto si impiegano circa 5 ore).

Belvedere del Malvento E’ il percorso più facile, ottimo per acclimatarsi e spezzare il fiato. Occorrono poco meno di 2 ore con le racchette da neve, meno della metà con sci da escursionismo o da fondo.
Da Viggianello si segue la strada asfaltata per il Rifugio De Gasperi (chiuso d’inverno), che viene normalmente spazzata permettendo così di avvicinarsi su gomma fino al punto di partenza. Dal rifugio si attraversa il Piano Ruggio (1.500 m) e si imbocca la pista che risale con lieve pendenza il Vallone del Malvento, fino a raggiungere in meno di un’ora il Belvedere del Malvento (circa mezz’ora con gli sci). Una spettacolare balconata naturale si affaccia sul costone meridionale di Serra del Prete e sui numerosi pini loricati che ospita. Con le ciaspole si può poi proseguire risalendo, sulla sinistra del belvedere, il costone di Serra del Prete, coperto di faggi nel primo tratto: noi lo abbiamo seguito in forte pendenza per circa un’ora così da avere in bella vista la Grande Porta del Pollino e i più grandi esemplari di pini loricati, che in una giornata completamente tersa abbiamo potuto ammirare ricoperti dalla brina.
Si continua a proprio piacimento lungo la Serra del Prete, tenendo conto che per tornare sui propri passi dal belvedere fino all’auto si impiega una mezz’ora in più a causa della pendenza maggiore nell’ultimo tratto che porta da Piano Ruggio al rifugio.

Giro dei Tre Rifugi per Piano Ruggio Questa escursione richiede un impegno medio e ha una durata di poco più di 3 ore. Si raggiunge con il veicolo la strada che collega Rotonda al Rifugio Fasanelli (del quale è prevista l’apertura proprio quest’anno) e si lascia il mezzo nel piazzale di fronte alla bella struttura di Piano Pedarretto. Si sale quindi in leggera pendenza verso Piana Grande (1.450 m) seguendo il chiaro tracciato di una pista forestale. Lungo il percorso si incontra lo Sci Club di Rotonda, una costruzione in muratura mimetizzata da una copertura di tavole di pino non scortecciate. Con le racchette vi si arriva in una trentina di minuti, mentre con gli sci si impiega circa un quarto d’ora.
Con un’altra mezz’ora di cammino, attraversando vasti boschi di faggio, si prosegue in salita fino al Passo di Colle Ruggio (1.600 m) per poi iniziare a discendere verso il Rifugio De Gasperi, che si raggiunge anch’esso in mezz’ora. All’improvviso si apre lo spettacolare tavolato dei Piani di Ruggio visto dal versante che offre il suo panorama più grandioso, quello incorniciato da Monte Grattaculo (1.890 m), dalla Serra del Prete (2.180 m) e dal Timpone della Capanna (1.823 m).
Dal Rifugio De Gasperi si segue la pista che risale verso il Rifugio Colle Ruggio, per poi imboccare quella di Palombaro che in circa un’ora e mezzo riporta a Piano Fasanelli, attraversando incantevoli boschi di faggio e di abete.

Monte Pollino E’ un percorso che richiede un impegno medio-alto fino al Colle Daudolino, diventando per escursionisti molto esperti fino alla Dolina del Pollino e alla Cima del Pollino.
Da Viggianello si segue la strada asfaltata per il Rifugio De Gasperi, fermandosi al cosiddetto Colle Impiso. Attraversando un fitto bosco di faggi, si prende un’ampia pista forestale che scende al primo dei Piani di Vacquarro. Sotto la neve scorrono le acque che dai Piani di Pollino si uniscono a quelle della sorgente Spezzavummule a formare il fiume Frido. Si prosegue in una salita di medio impegno fino alla sorgente di Spezzavummule (1.680 m) e in circa un’ora e mezzo si esce sul pianoro di Colle Gaudolino con, sulla sinistra, la parete occidentale del Monte Pollino cosparsa di pini loricati, mentre sulla destra incombe la Serra del Prete coperta da una fittissima faggeta.
Solo i più allenati, a questo punto, possono continuare dal Colle Gaudolino alla Dolina del Pollinnello, raggiungibile in circa un’ora e mezzo, con i grandi esemplari plurisecolari di pino loricato denominati I Patriarchi. Uno stretto sentiero escursionistico, in forte pendenza, conduce dai 1.700 metri del Colle ai 2.000 della dolina. Un’altra ora e mezzo di cammino permette di raggiungere la vetta del Pollino; in alternativa si continua direttamente a mezzacosta verso la Sella Dolcedorme per poi scendere ai Piani di Pollino e imboccare la pista forestale che riconduce ai Piani di Vacquarro e a Colle Impiso (circa quattro ore e mezzo).

La Grande Porta del Pollino Anche questo itinerario molto impegnativo parte da Colle dell’Impiso per Monte Pollino e tocca il primo Piano di Vacquarro, per poi deviare a sinistra verso il secondo piano, raggiungibile in circa 30 minuti seguendo il corso del torrente Vacquarro. Si continua lungo la pista forestale fino ai Piani di Pollino circondati da Serra del Prete, Monte Pollino, Serra Dolcedorme, Serra delle Ciavole e Serra di Crispo, ai quali si giunge in due ore di leggera salita intervallata da alcuni tratti con una pendenza maggiore. In un’ora si arriva ai maestosi pini loricati della Grande Porta del Pollino, vere e proprie sentinelle a guardia di questo spettacolare ingresso naturale al cuore del parco. Se il tempo rimane buono, in ulteriori tre quarti d’ora si possono toccare gli esemplari altrettanto imponenti di Serra di Crispo, aggirando il piano per tornare in tre ore e mezzo alla pista forestale che si percorrerà a ritroso fino al punto di partenza.

Per un nuovo futuro
La nostra base per tutte le escursioni è stata il paese di Rotonda, sede dell’Ente Parco del Pollino, ma anche San Severino Lucano è un ottimo punto di partenza. E’ davvero un peccato che d’inverno siano chiusi tutti i rifugi della zona, anche perché sono raggiunti da strade asfaltate tenute quasi sempre sgombre dalla neve. Ad eccezione di un anello intorno al Rifugio Fasanelli di Piano Pedarretto (che esiste solo per la grandissima passione di Tonino Esposito, presidente del locale sci club, che ci ha accompagnato in alcune escursioni) attualmente non sono battute altre piste per il fondo o le racchette da neve: provvedere in questo senso faciliterebbe molto la fruizione della montagna, rendendo le principali escursioni adatte veramente a tutti e percorribili in tempi minori. E chissà che queste nostre pagine non servano a smuovere le acque: lo speriamo, perché il parco del Pollino nella sua veste invernale è un paese delle meraviglie tutto da scoprire con i modi del pleinair.

PleinAir 413 – dicembre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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