In alto i calici!

Corpose, frizzanti, fruttate: sono una ventina le varietà di vino prodotte dai vigneti della Weinstrasse, la mitica Strada del Vino, la più antica d'Italia. Da Salorno ad Andriano, toccando sette comuni dell'Oltradige e della Bassa Atesina, l'itinerario attraversa un generoso fazzoletto di terra da secoli noto come il Giardino del Sud Tirolo.

Indice dell'itinerario

Il percorso, creato all’inizio del Novecento sul modello delle strade germaniche, ma ufficialmente aperto al traffico e dotato di tabelle turistiche all’inizio degli anni Sessanta, s’insinua per 43 chilometri tra vigneti e frutteti spesso dominati dall’austera mole di castelli e nobili dimore. I filari sono tutti disposti perfettamente, come in un disegno geometrico dove anche il più piccolo particolare è curato con perizia. A differenza di quanto succede in altre regioni dell’arco alpino, gli altoatesini hanno un profondo e palese amore per le loro radici contadine e per la terra. Lo scorso autunno, durante la vendemmia abbiamo conosciuto un signore di mezz’età; che raccoglieva solo i grappoli migliori perché, diceva, solo così si ottiene un vino di qualità superiore. Alla sera, casualmente, lo abbiamo rivisto in un’enoteca scoprendo che era il proprietario di una delle più importanti tenute di Appiano e di un castello attualmente trasformato in albergo di lusso. Eppure, per tutta la vendemmia, quel signore continua a lavorare e a sudare per raccogliere i frutti della terra da sempre appartenuta alla sua famiglia. Sicuri delle grandi potenzialità del territorio, i viticoltori della Weinstrasse hanno scelto di produrre solo vini pregiati. Di questa scelta ne ha beneficiato anche il paesaggio, che appare come un immenso mare di filari; in realtà l’area destinata alle viti occupa solo poche migliaia di preziosi, anzi preziosissimi, ettari di terreno. Ben l’ottanta per cento della produzione vinicola dell’Alto Adige si fregia del marchio di denominazione d’origine controllata, che tutela i coltivatori da eventuali abusi, ma anche i consumatori, con severi controlli delle aree di provenienza e delle procedure di vinificazione.
Più della metà del prodotto regionale si ottiene dai nobili grappoli delle colline del giardino del Sud Tirolo : Pinot bianco, Schiava grigia, Lagrein, Malvasia sono alcune delle etichette più apprezzate, soprattutto in Germania cui è destinata una cospicua parte delle esportazioni. Sui vigneti di Termeno si produce il Traminer bianco, di cui esistono due varietà: la più aromatica e speziata, conosciuta con il nome di Gewürztraminer, è frutto di vecchie viti adagiate in aree caratterizzate da una notevole escursione termica. Attorno al lago di Caldaro cresce una varietà di vite autoctona, la Schiava, da cui si ricava un leggero vino rosso, dal modesto contenuto tannico e dal sapore che ricorda quello delle mandorle amare. Il particolare microclima delle colline di Caldaro favorisce vendemmie abbondanti; per questo, fin dai tempi dei Romani, la zona è ritenuta ideale per la maturazione dell’uva. La tradizione enologica altoatesina ha radici antichissime, millenarie: i semi d’uva portati alla luce dagli archeologi provano la presenza della vite in epoche remote, antecedenti all’arrivo dei legionari che ne intensificarono la produzione. All’epoca di Carlo Magno i vini locali raggiunsero una notevole importanza economica, in particolare da quando cominciarono a essere apprezzati e richiesti da una dozzina di vescovadi e da sessanta conventi d’oltralpe.
A testimoniare le antiche radici della produzione vinicola nel Giardino del Sud Tirolo c’è un singolare e ancora florido reperto storico. La più antica vite dell’Alto Adige si trova a Magrè, aggrappata al muro di una casa posta al civico 13 di Vicolo dei Conti (Grafengasse); un’iscrizione in pietra ricorda che la storica pianta produce uva fin dal 1601. D’obbligo è la visita al Museo Enologico Sudtirolese, il primo museo del vino dell’arco alpino: nelle cinque stanze aperte al pubblico sono esposti utensili, torchi, documenti, botti e il costume del Saltner, il “guardavigneti” del XIX secolo. Oggi la tutela delle vigne e dell’ambiente naturale, oltre a essere subordinata al buonsenso dei visitatori, è garantita da precise norme ambientali, particolarmente severe nelle aree protette.Splendidi sono i boschi di latifoglie che circondano i laghi di Monticolo, due deliziose gemme azzurre incastonate ai piedi del Monte Priol Piccolo. Il lago più grande è il più attrezzato per le attività balneari: è possibile noleggiare pedalò, romantiche barche a remi e singolari sci che consentono di navigare silenziosamente sulla superficie dell’acqua. L’inventore, Antonio Savegnago, ha un bizzarro sogno nel cassetto: partire da Bolzano e, sempre con gli sci ai piedi, seguire l’Adige fino all’Adriatico. Chi non se la sente di passeggiare sull’acqua può comunque dedicarsi a piacevoli escursioni a piedi tra faggi, querce e betulle, boschi incontaminati abitati da caprioli, gufi e beccacce. Ma la Strada del Vino è anche arte e cultura, in particolare ad Appiano, il paese che non c’è. Infatti non si tratta di un paese, ma di un’area geografica che include 18 frazioni dominate da una ventina di manieri e da decine di case gentilizie. Tipici della zona, in stile d’Oltradige, sono gli Ansitz: una via di mezzo tra il castello, il maso e il palazzetto perfettamente inseriti nel paesaggio. Un tempo, i manieri erano la dimora stabile del proprietario che voleva controllare personalmente vigneti e frutteti; oggi sono in parte ancora abitati, oppure trasformati in alberghi raffinati o, come Castel Moos-Schulthhaus (XIII secolo) adibiti a museo.

La via del nettare
La Strada del Vino comincia a Salorno, il più meridionale tra i paesi di lingua tedesca: circondato dai vigneti, è dominato da un castello arroccato su un ardito sperone roccioso. Dopo la visita del centro storico dove si trovano alcune case patrizie (XVI-XVIII secolo), si attraversa l’Adige e si gira a destra per la rotabile, parallela all’A22, giungendo così a Cortina all’Adige: un delizioso paese impreziosito da edifici gotici e rinascimentali. Seguendo le indicazioni della Strada del Vino si arriva a Magrè, uno dei più antichi insediamenti della zona, conosciuto anche come villaggio degli archi per i portali, le logge e le finestre scolpite in pietra arenaria. Tre chilometri a nord di Magrè, su un panoramico colle a terrazze, ecco Cortaccia, ottimo punto di partenza per la scoperta di alcune nobili residenze. Fra queste spicca Castel Turmhof (frazione Niclara, Via Castello 4, aperto tutti i giorni tranne la domenica da Pasqua a metà novembre in orario 10-21): è una meta conosciuta dai viandanti golosi, amanti degli spuntini a base di speck, di pane rustico e dei vini pregiati prodotti negli oltre venti ettari di vigneti appartenenti alla famiglia Tiefenbrunner. Raggiunto Termeno sono da vedere l’interessante ciclo d’affreschi di animali mostruosi nella romanica chiesetta di San Giacomo (frazione Kastellaz; per la visita rivolgersi al custode) e la raccolta di antichi attrezzi agricoli del museo in Piazza Municipio (aperto da aprile a novembre, da martedì a venerdì in orario 10/12 e 16/18, sabato mattina dalle 10 alle 12; per prenotazioni rivolgersi a Toni Rinner, tel. 0471/86013).Da qui la Strada del Vino s’insinua tra i vigneti e raggiunge prima l’abitato di San Giuseppe, adagiato sulla sponda occidentale del lago di Caldaro, e poi Caldaro, patria dell’omonimo vino citato anche in un documento del Duecento. A due passi da Piazza Rottenburger, su cui si affacciano alcuni edifici in stile d’Oltradige, si trova l’interessante Museo Enologico Sudtirolese (Via dell’Oro 1, tel. 0471/963168, aperto tutto l’anno escluso il lunedì; orari: da martedì a sabato dalle 9.30 alle 12 e dalle 14 alle 18, domenica e festivi dalle 10 alle 12, chiuso il lunedì). A settembre, durante la festa denominata Kalterer Weintage si possono degustare i migliori vini locali; in altri periodi li si può acquistare presso i produttori o le cantine sociali. Caldaro ha un clima eccezionalmente mite che favorisce le attività di escursionisti e bagnanti: gli oltre 200 chilometri di sentieri ben segnalati sono percorribili fino a novembre inoltrato, mentre nelle acque pulite del lago è possibile praticare gli sport acquatici dall’inizio di aprile all’autunno. Dalla frazione di Sant’Antonio, sono sufficienti pochi minuti su una funicolare per superare gli oltre 850 metri di dislivello dal centro del paese al Passo Mendola, un balcone aperto sulla Val d’Adige e sui gruppi dell’Adamello e del Brenta. Ebbri di tanta bellezza, la Strada del Vino ci conduce poi ad Appiano con i suoi castelli. Anche se diversi manieri non sono visitabili, meritano comunque di essere visti dall’esterno: consigliamo perciò una breve deviazione. Alcuni tra gli edifici più rinomati si trovano nella florida campagna a nord della frazione di San Michele: tutti conoscono Castel Ganda (privato), Castel Englar (non visitabile), Castel Moos Schulthhaus (museo etnografico, Via Castel Palù 4, aperto da aprile a novembre tutti i giorni tranne il lunedì; visite guidate alle ore 10, 11, 16 e 17, tel. 0471/660139) e Castel Paschbach (non visitabile). Sopra l’abitato di Missiano troviamo Castel Korb, trasformato in hotel (Via Castel d’Appiano 5, tel. 0471/636000, visitabile); dal parcheggio di questo maniero si può proseguire a piedi lungo il sentiero 9A fino a Castel Boymont (mezz’ora di ripido ma facile cammino, punto di ristoro estivo, visitabile; tel. 0471/636000). Da qui si segue il tracciato 9B che si collega al sentiero 9 diretto all’antico castello di Appiano, posto su una rupe che domina la conca di Bolzano (un’ora di difficile cammino con alcuni passaggi esposti; l’edificio è momentaneamente chiuso). Andriano è l’ultima tappa della Strada del Vino; da qui le Dolomiti sono vicine, ed è difficile resistere al loro fascino. Raggiunta l’A22 si continua fino a Bolzano Nord e lungo la statale 12 per arrivare a Fiè allo Sciliar. Qui conviene deviare sulla destra e seguire le indicazioni, raggiungendo dopo 2 chilometri e mezzo Castel Presule (chiuso il lunedì, visite guidate in luglio e agosto alle ore 11, 14, 15, 16, 17). Tornati sulla statale 12 si arriva a Castelrotto, punto di partenza per piacevoli escursioni autunnali sulla Bullaccia e sulla vicina Alpe di Siusi (vedi PleinAir n. 308).

Ai laghi di Monticalo
L’escursione inizia dal parcheggio del lido, posto sulla sponda nord-occidentale del lago di Monticolo Grande. Lo si può raggiungere con mezzo proprio da San Michele (segnaletica) oppure, d’estate, con bus navetta gratuito. Partenze dalla fermata in Via Stazione a San Michele (corse ogni ora) o dal centro di San Paolo e di Cornaiano, sempre con bus gratuito. Alle spalle dell’albergo Seehotel Sparer , affacciato sul lago di Monticolo Grande, inizia la carrareccia diretta al lago Piccolo (interdetta ai mezzi non autorizzati, d’estate servizio navetta). Seguite in senso orario il sentiero 1A che costeggia il lago; a circa tre quarti deviate sulla sinistra (sempre segnavia 1A) fino a raggiungere la riva settentrionale del lago di Monticolo Grande. La si segue in senso orario fino al Castelletto (disabitato, non visitabile) e al punto di partenza. Il percorso pianeggiante, adatto anche a famiglie con bambini (turistico, T), richiede circa un’ora e mezzo di cammino.

Alle Buche di Ghiaccio
Da Piazza Municipio (Rathaus Platz) a San Michele, seguite Via Innerhofer fino alla chiesetta di Sant’Anna; qui girate a destra per l’omonima via diretta alla frazione Piganò. Proseguendo lungo la Via Piganò si raggiungono Castel Ganda (privato), Castel Englar e l’albergo Stroblhof dove inizia il sentiero n. 15. Dopo circa venti minuti di facile cammino si arriva alle Buche di Ghiaccio, un avvallamento boscoso caratterizzato da un singolare microclima. Correnti d’aria gelida creano formazioni di ghiaccio perenne e consentono la vita di muschi, licheni e piante normalmente presenti a quote decisamente superiori come mirtilli e rododendri. Continuate lungo il sentiero 7A fino all’albergo Steinegger (bel panorama); proseguendo lungo il tracciato ST si raggiungono prima la chiesetta del Clivio (Gleif Kapel, da cui si ha una piacevole vista di Appiano) e poi San Michele. Facile l’itinerario (T turistico) supera un dislivello di circa cento metri e richiede un paio d’ore di cammino.

PleinAir 327 – ottobre 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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