Il villaggio-atelier

A Barbizon, cittadina-simbolo dell'arte impressionista, tutto sembra davvero rimasto com'era quando ci si ritrovavano pittori e scrittori in fuga da Parigi

Indice dell'itinerario

Plein air: aria aperta, pienezza, verginità della luce naturale. Questo principio, che richiama al tempo stesso una aspirazione ideale e un metodo di lavoro, sta alla base della poetica impressionista . Così scriveva nel 1961 il critico Piero Del Giudice nell’introduzione a un volume sugli impressionisti (e ci sembra quasi una dedica alla nostra filosofia di viaggiatori).
Nell’800 l’avvento della fotografia spiazzò vedutisti e ritrattisti, ma fu la corrente che prese quasi casualmente nome dal un quadro di Monet Impression, le soleil levant a dare la spallata definitiva a una pittura dedita ormai solo alla ricerca della riproduzione perfetta. Gli impressionisti scesero per strada a ritrarre i loro soggetti, e alcune loro vedute possiamo ritrovarle oggi tali e quali confrontandole con le nostre fotografie: ci sono località che tornano di frequente perché il pittore vi si fermò a vivere o ad operare, come la montagna Sante Victoire tante volte ripresa da Cézanne (in Olanda ritrovammo i mulini a vento di Monet schierati ai bordi della baia di Zandaam, alle porte di Amsterdam). A Moret-sur-Loing, una settantina di chilometri a sud di Parigi, la saggia amministrazione ha fatto apporre per le strade e sul ponte le riproduzioni delle corrispondenti vedute di Sisley, che qui visse gli ultimi anni.
Poco più su c’è un’altra località che può essere presa a simbolo della pittura ottocentesca – non solo della corrente impressionista – e una targa sulla porta dell’atelier di Millet, oggi museo, racconta come fu scoperta. “Nel 1844 il colera imperversava a Parigi. «Dove possiamo andare a piantare le tende?» domandò Millet. «Andiamo verso Fontainebleau, c’è là nei dintorni un grazioso villaggio con un nome che finisce per zon» rispose Charles Jacque”. Si trattava di Barbizon, che facilmente si raggiunge dalla città costeggiando la Senna fino a Fontainebleau (o più rapidamente per l’autostrada A 8). Vi si visita la locanda di Père Ganne, anche questa trasformata in museo, in cui dimorarono Rousseau e altri artisti meno noti: le stanze contengono gli arredi originali ma anche le tavolozze dei pittori, la vecchia insegna del locale e alcuni schizzi tracciati sui muri; quindi l’atelier di Millet ove, fra i molti reperti, in foto e documenti troviamo traccia del passaggio di Corot, Courbet, Monet, Bazille, Sisley, Renoir, Cézanne, Seurat, tanto per citare i più famosi. La località dette il nome anche a una scuola di pittura, e in una bellissima foto di gruppo si contano 49 artisti (fra cui una sola donna). Poco più in là, sull’unica strada che taglia il paese, un albergo ci ricorda con una grande targa che lì Robert Louis Stevenson scrisse Forrest Notes.
Ma quello che colpisce in Barbizon è l’atmosfera: inevitabili dettagli moderni a parte, tutto sembra davvero rimasto com’era quando ci si ritrovavano pittori e scrittori in fuga da Parigi.

PleinAir 391 – febbraio 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio