Il sole di Austerlitz

All'inizio di dicembre si combatte senza quartiere nelle campagne intorno a Brno: migliaia di figuranti in arrivo da tutta Europa mettono in scena la più grande vittoria di Napoleone.

Indice dell'itinerario

Il 2 dicembre 1805 Napoleone combatté quella che egli stesso ebbe a definire la sua battaglia più bella, che ascrisse al proprio genio e che ricordò sempre ai soldati nei suoi proclami: Austerlitz. Anche la data è importante, poiché esattamente un anno prima il Bonaparte si era incoronato imperatore dei francesi e re d’Italia. I soldati festeggiarono l’anniversario improvvisando, la notte prima della battaglia, una fiaccolata nei bivacchi e acclamarono il loro idolo con il caratteristico grido di «Vive l’empereur!», che fu udito dalle linee nemiche. Si presentava alla Grande Armée appena costituita l’occasione di confrontarsi con le forze avversarie, costituite dai russi e dagli austriaci e sostentate dal soldo inglese: con una manovra eccezionale, Napoleone sorprese il nemico alle spalle e riuscì a battere clamorosamente gli eserciti alleati, imponendo la propria pace all’Austria e allo zar Alessandro.
La memoria di quello scontro, che segnò il mito di Napoleone invitto, è arrivata intatta fino ai nostri giorni e da qualche anno si è rinverdita per merito di una grandiosa rievocazione storica in costume, che a ogni edizione richiama folti gruppi di appassionati. Austerlitz si trova oggi nella Repubblica Ceca, a pochi chilometri da Brno, e si chiama Slavkov u Brna. Il paesino in realtà non fu teatro dei combattimenti, bensì l’ultimo avamposto in cui l’Armée si accampò e dal quale il Bonaparte dettò il bollettino della vittoria.

Tre imperi in battaglia
Oggi come allora, il castello domina il piccolo abitato dove, la domenica dopo la commemorazione, si tiene un vivace mercatino di articoli militari e non: fra i capienti bracieri accesi per stemperare il freddo di dicembre, le bancarelle mettono in mostra articoli militari, abbigliamento tipico e alcoolici di vario genere (ottimi il distillato di prugne e la birra Starobrno), mentre i curiosi e gli acquirenti si rifocillano con grog e frittelle di verdura.
All’epoca degli scontri combatterono circa 180.000 persone su un fronte di una quindicina di chilometri. Per la rievocazione del bicentenario, tenutasi nel 2005, erano presenti sul campo 7.000 figuranti in costume dei quali 300 a cavallo, un discreto parco d’artiglieria, numerosi carri e personale di servizio. L’evento principale, la Battaglia dei Tre Imperatori, sì è tenuto il 3 dicembre ai piedi della collina del Santon, dalla cima della quale Napoleone seguì l’inizio degli scontri: insieme alla vicina altura dello Zurlan, su cui il Bonaparte si trasferì per dirigere le fasi finali, costituisce il miglior punto di osservazione dell’intero campo.
Una corsia dell’autostrada viene adibita a parcheggio visto che la zona, trovandosi in aperta campagna, è attraversata dalle moderne vie di comunicazione. Nella vasta radura innevata i figuranti mettono in scena la rivista delle truppe da parte di Napoleone a cavallo, l’avanzata francese, lo sfondamento al centro, le cariche di cavalleria ma anche la tragedia dei paesi dati alle fiamme, il tutto nel fragoroso crepitio degli spari e delle cannonate (che sono ovviamente a salve ma piuttosto rumorosi). In serata le truppe vittoriose sfilano per Brno al suono di tamburi e canti dell’epoca, mentre Napoleone legge ai soldati il proclama che annuncia la vittoria. Più tardi, al Teatro Nazionale, si tiene la rappresentazione di Guerra e Pace di Prokoviev su testo di Tolstoj che, come noto, parla appunto di Austerlitz.
Intorno agli eventi principali ruotano per tutto l’arco della settimana numerose altre attività, in particolare le visite organizzate che permettono ai numerosi turisti di esplorare il circondario. Facilissimo incontrare figuranti delle nazionalità più disparate, accampati un po’ ovunque nelle loro tende sfidando i 10 gradi sotto zero, che sono ben lieti di scambiare due chiacchiere e di brindare alla salute dell’imperatore. Tutti i gruppi, fra i quali non mancano quelli provenienti dall’Italia, sono costituiti da volontari che pagano di tasca propria gli equipaggiamenti, le attrezzature, i costi di viaggio e le cavalcature: inevitabile scoprire storielle come quella che ci ha narrato uno dei partecipanti, spiegando di aver convinto una zia sarta a cucire le divise per tutto il reggimento. Ciò che accomuna questo festante popolo di appassionati è una grande allegria, uno spirito di fratellanza e di europeismo tipico di queste manifestazioni. Il rievocare una battaglia, lungi dal rinfocolare l’odio, ravviva invece un senso di comunanza delle radici storiche, un continuo raffronto con esse e la voglia di divertirsi ricordando il passato.
L’unica cosa che manca in queste commemorazioni sono i caduti sul campo di battaglia, i morti, i feriti, i mutilati (se si eccettuano piccoli incidenti come una frattura dovuta a uno scivolone sul ghiaccio o un piede schiacciato da un obice). Ma i caduti veri, che morirono a migliaia su quei campi innevati, sono ricordati in numerose cerimonie pubbliche, religiose e non, che si tengono durante le giornate rievocative: fra i luoghi della memoria troviamo l’altopiano di Pratzen, dove avvenne la manovra fondamentale che valse a Bonaparte la vittoria e sul quale è stato costruito il Monumento alla Pace. Non lontano dall’omonimo paesino si trovano i villaggi di Slapanice, Sokolnice e Telnice, che furono tutti interessati dagli scontri e nei quali si trovano oggi vari monumenti ai caduti. Altri mercatini delle pulci e militari vengono invece allestiti a Tvarozna, Austerlitz e ancora a Slapanice.
In definitiva, l’atmosfera che si respira durante le rievocazioni non è affatto pesante e bellicosa ma, al contrario, molto allegra e pacifica: vi si incontrano persone di ogni tipo ed estrazione, sempre pronte a fare una battuta o una citazione napoleonica sempre a portata di mano. Bisogna solo sperare che, come il 2 dicembre 1805, ogni anno la nebbia si diradi nuovamente e appaia in cielo quello che Napoleone chiamò, fino alla fine dei suoi giorni, il sole di Austerlitz.

PleinAir 424 – novembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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