Il signore in rosso

Dove abita Babbo Natale? A Rovaniemi, nel bel mezzo della Finlandia. E noi siamo andati a trovarlo – in foltissima compagnia – nel suo villaggio a cavallo del Circolo Polare Artico.

Indice dell'itinerario

Una volta atterrati sulla pista ghiacciata del minuscolo aeroporto di Rovaniemi, nel cuore della Lapponia finlandese, a stupire di più non è la nonchalance con cui gli addetti svolgono il proprio lavoro senza curarsi della furia degli elementi, quanto piuttosto la consistenza della neve. Trascinata dal vento gelido, si arrotola in mulinelli intorno a noi, scivolando da sciarpe e giacche e cadendo a terra per poi volar via di nuovo. L’autista del pullman che fa la spola con il centro della città percorre i pochi chilometri di distanza a una velocità per noi impensabile, viaggiando su uno strato compatto di neve e ghiaccio senza temere sbandate. Certo, gli pneumatici saranno del tipo giusto, ma anche a piedi è difficile mantenersi in equilibrio: evidentemente la natura ha escogitato l’ennesimo compromesso affinché uomo e ambiente potessero trovare una confortevole convivenza.
Ed è proprio qui che Babbo Natale – motivo sufficiente a spingersi fin quassù in pieno inverno – ha scelto di vivere, trascorrendo buona parte della sua giornata ad impacchettare centinaia di migliaia di regali per i bambini di tutte le età. Certo, a sentire i vicini svedesi il vero Babbo Natale abiterebbe dalle loro parti, a Mora, tre ore di strada da Stoccolma: i finlandesi, però, sono stati più astuti e li hanno battuti sul tempo, e oggi è Rovaniemi che ospita la casa di Santa Claus. Tutto in città ruota intorno alla sua familiare figura, al punto tale che non è raro incontrare turisti, provenienti dai quattro angoli del mondo, giunti fin qui a toccare con mano i sogni dell’infanzia anche senza la scusa dei figli in tenera età.
Rovaniemi, poco meno di 60.000 abitanti, è una città piuttosto giovane rispetto a tante altre storiche località scandinave. Capoluogo della sua regione, nacque intorno alla metà dell’800 alla confluenza del fiume Ounasjoki con il Kemijoki, riunendo una serie di piccoli villaggi risalenti probabilmente al XV secolo. La rapida crescita del nuovo centro si dovette alle abbondanti risorse del sottosuolo, ma oggi la vera miniera è il turismo: d’estate – per quel che si può desumere dalle immagini esposte in abbondanza all’interno del museo artico – le acque si liberano dalla morsa dei ghiacci e tornano a disegnare i contorni di un paesaggio in cui comunque l’uomo ha potuto veramente poco, ma nella lunga stagione fredda non ci sono altro che neve, ghiaccio e abeti a non finire. Quale miglior scenario, dunque, per ambientare la magica parabola di Babbo Natale? E così, 8 chilometri a nord della città, è stato realizzato il Santa Claus Village, la cui piazza principale è tagliata in due dal Circolo Polare Artico che, mappe alla mano, passa proprio da lì. E’ stata questa la prima meta della nostra trasferta lappone: dopo una tappa in albergo (una confortevole struttura che ci ha peraltro fatto rimpiangere il nostro spartano ma familiare camperino), ci siamo bardati forse anche più del necessario e, gettando un’occhiata al termometro che segnava 15° gradi sotto lo zero, ci siamo avventurati nelle strade avvolte dalla luminosità incerta dell’inverno artico.
Organizzare le visite in autonomia è relativamente semplice, anche perché i servizi funzionano alla perfezione nonostante le difficili condizioni meteorologiche. Per apprezzare l’intero tour rimane comunque indispensabile farsi coinvolgere dall’atmosfera, per quanto razionalmente artefatta possa sembrare: in caso contrario si avrà l’impressione di trovarsi in un immenso parco dei divertimenti senza alcun aggancio alla realtà, freddo a parte. Nel nostro caso il pargolo entusiasta ha trasmesso la sua eccitazione anche a mamma e papà, con risultati decisamente apprezzabili.
Ma veniamo alla visita, e a qualche trucchetto che ben volentieri giriamo ai lettori. Un pullman parte dal centro e in mezz’ora circa conduce alla casa di Babbo Natale, una costruzione tradizionale in legno al cui interno un lungo e articolato percorso sale fino all’ultimo piano, là dove Santa Claus riceve i suoi ospiti. Preventivamente avvisati, ci siamo mossi per tempo e siamo riusciti ad evitare quelle code che, secondo l’esperienza di alcuni sopravvissuti, sfiorano le quattro ore di attesa. Una volta salita la grande scalinata che conduce alla sommità, dove si trova l’orologio a pendolo usato da Babbo Natale per bloccare il tempo al momento della consegna dei regali ai bimbi di tutto il mondo, si accede a una stanza defilata dove il vecchio e panciuto signore in costume rosso attende i visitatori. Lo stupore negli occhi dei bimbi di fronte a quella magica figura compensa ampiamente il corollario di fotografie e riprese filmate di contorno, con le quali bisogna fare i conti subito dopo. E’ poi d’obbligo un passaggio all’ufficio postale, dove si possono spedire ad amici e parenti le cartoline con una speciale affrancatura. Ristoranti, bar e negozi di souvenir completano un quadro che riesce a mantenere le promesse della Vigilia. Al di là della strada che attraversa il villaggio si trovano inoltre nuove attrazioni in grado di esercitare un certo fascino non solo sui più piccoli, come un bel giro in motoslitta presso l’Arctic Circle Snowmobile Park, con tanto di consegna di certificato di guida finale. Nei pressi anche un piccolo parco dei divertimenti dove si può gustare un succo di mirtillo caldo al bancone del bar intagliato nel ghiaccio, abbandonarsi a una discesa nella neve su un toboga oppure provare il brivido di una corsa in slitta.

Natale fuoriporta
Il Santa Claus Village è anche il punto di partenza di escursioni d’ogni tipo, organizzate da numerose agenzie locali. Si tratta del classico complemento di una visita da queste parti, e non potevamo sottrarci all’esperienza. Le opportunità sono praticamente infinite, dipendendo in massima parte da quanto si vuole spendere e dalla disponibilità di tempo: noi abbiamo scelto un’escursione con le slitte trainate dalle renne fino a un allevamento di sled dog, ma avremmo potuto optare per un safari in motoslitta, una seduta di pesca nel ghiaccio, un’uscita nei boschi con le ciaspole o una passeggiata notturna a caccia di aurore boreali. Tutte attività, è bene ricordarlo, che prevedono – ad eccezione ovviamente di quelle che si svolgono di notte – la disponibilità di un giorno intero visto che partono in tarda mattinata, quando la luce inizia a fare capolino all’orizzonte, con un rito pressoché identico per tutte le agenzie. Un pulmino preleva i partecipanti all’albergo e li conduce in sede, dove zelanti funzionari provvedono a fornire ai gitanti (tutto compreso nel prezzo) l’abbigliamento adatto a proteggersi dal freddo e dalla neve, per poi riprendere la strada verso il luogo di partenza del safari. Dopo vestizione e trasporti vari finalmente si sale a bordo della slitta, parte di un grande convoglio che viene condotto a piedi da pazienti guide nel folto della foresta sino all’allevamento degli husky, preannunciato da un furioso abbaiare. Il successivo giro al traino dei cani raccoglie l’apprezzamento dei numerosi bimbi presenti, dopodiché si visita l’allevamento apprendendo interessanti informazioni su questi cani e sulla loro importanza nella vita dei lapponi.
Non potevamo lasciare Rovaniemi senza aver visitato i numerosi altri punti di interesse, primo fra tutti il Santa Park, un parco di divertimenti scavato all’interno di una collina a un paio chilometri dal villaggio di Babbo Natale. Chi si aspettava una qualche navetta a collegare i due siti dovrà ricredersi: o si va a piedi – il che senza bambini potrebbe rivelarsi interessante – o si prende un normale autobus di linea. Il biglietto d’ingresso al Santa Park è piuttosto costoso, ma una volta entrati ci si trova alle prese con molte simpatiche esperienze, ad esempio una rappresentazione teatrale che illustra l’importanza del fuoco per le popolazioni dell’estremo nord, le automobiline automatiche che si addentrano nella casa degli gnomi, la pasticceria dove ti insegnano a fare i dolci natalizi e, non ultima, la scuola degli elfi, dove i più piccoli vengono introdotti al magico mondo degli aiutanti di Babbo Natale.
La stessa Rovaniemi, dal canto suo, è senz’altro degna di una visita. Distrutta dall’esercito tedesco in ritirata verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, venne ricostruita su un progetto di Alvar Aalto, la star dell’architettura finlandese, in modo da ricordare la forma delle corna delle renne (una velleità spenta dai moderni ampliamenti). Alla matita di Aalto si devono anche la sala concerti e la funzionale biblioteca a fianco, dal design davvero accattivante: si tratta di edifici un po’ distanti dalla centralissima Koskikatu, la strada pedonale dello shopping, ma due passi a certe temperature si fanno volentieri. In posizione defilata è anche la perla architettonica della città, l’Arktikum, il museo dedicato alla storia e all’ambiente della Lapponia, una sorta di siluro di cristallo che si protende sulle rive dell’Ounasjoki: davvero da non perdere, poiché consente di scoprire molti aspetti del territorio e della vita quotidiana attraverso esposizioni multimediali e interattive, compreso il fenomeno delle aurore boreali che, in mancanza di una fortuita osservazione dal vivo, vengono opportunamente riprodotte in un’apposita sala. Gli appassionati di sport invernali possono invece trovare soddisfazione a un tiro di schioppo dalla città, dove il centro sciistico di Ounasvaara dispone di sei piste da discesa, tre trampolini per il salto e un centinaio di chilometri di piste per il fondo, da queste parti sport nazionale.
La nostra vacanza si è conclusa con una breve trasferta in pullman: destinazione lo zoo artico di Ranua, un’ottantina di chilometri a sud-est. La corriera parte dalla stazione centrale e conduce direttamente all’ingresso del parco, uno dei più famosi e funzionali della Scandinavia. Oltre duecento animali di una cinquantina di specie diverse vivono all’interno di ampi recinti realizzati in modo da riprodurre il più fedelmente possibile le loro naturali condizioni di vita. Gradevole il percorso, a metà del quale un falò opportunamente acceso permette di resistere anche alla seconda parte dell’itinerario. Ad attirare l’attenzione, più che gli splendidi rapaci caratteristici di queste terre, sono gli spazi destinati ai lupi e agli orsi polari, le vere star dello zoo, che si possono ammirare da un’alta passerella.
La voglia di concludere il soggiorno in Lapponia con una bella crociera artica era grande, ma i costi da una parte e le difficoltà ambientali dall’altra ci hanno fatto propendere per la moderazione. Chi decide per il contrario non dovrà fare altro che raggiungere la cittadina costiera di Kemi, dal cui porto leva le ancore tutti i giorni la nave rompighiaccio Sampo: un’esperienza davvero singolare, con tanto di sosta e bagno – ovviamente protetti da appositi scafandri – nelle gelide acque del Golfo di Botnia. Sempre a Kemi, a patto di giungervi a partire dai primi di gennaio, è possibile visitare lo straordinario castello di ghiaccio, ogni anno diverso perché d’estate la struttura si scioglie (nella bella stagione può far caldo anche qui…). Avremmo voluto concederci questo sfizio all’inizio del viaggio, ma l’attenzione della nostra comitiva era già stata attirata da Santa Claus: sarà il nostro regalo per un prossimo Natale.

Testo e foto di Gianluca Ricci

PleinAir 460 – novembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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