Il Sentiero del Viandante

Per conoscere passo dopo passo la sponda orientale del Lago di Como, percorriamo lo storico itinerario che collega Abbadia Lariana a Colico mediante brevi e facili tappe, alla portata di tutti i camminatori.

Indice dell'itinerario

Chi ama camminare non ha che l’imbarazzo della scelta lungo il Sentiero del Viandante. Verso le Grigne si snodano innumerevoli vie, dalle facili escursioni alle pareti più impervie, ma questo itinerario che corre parallelo alla sponda orientale del Lago di Como è un’ottima proposta anche per chi preferisce le brevi passeggiate ricche di spunti culturali e naturalistici, magari facendo tappa in un ristorante tipico. Il tracciato si snoda per circa 25 chilometri che, con alcune deviazioni, arrivano a una quarantina; i più sportivi potranno percorrere l’asse principale in un’unica giornata, ma è preferibile prendersela comoda e affrontare l’escursione con tutta calma, gustando le singole mete e approfittando della comodità di treni e autobus che possono riportare al punto di partenza.
La storia di questo percorso affonda le sue radici nell’età antica. Probabilmente la sua origine si deve ai Romani, ma i primi documenti che ne citano ufficialmente l’esistenza risalgono al XIV secolo, con elenchi di opere di manutenzione e riscossione dei dazi. Nel ‘400 la strada viene indicata come alternativa durante le pestilenze, ma è anche al centro di traffici e commerci redditizi se è vero quanto recita una cronaca del 1451: lo sfortunato Messer Vanogo, mercante di seta e lana in viaggio per Ginevra, risulta derubato a Mandello Lario dagli stessi dazieri. Tra il XVII e il XVIII secolo furono frequenti i passaggi di soldataglie che calavano a Lecco e nei dintorni; a quello stesso periodo risale la denominazione di Via Ducale o Via Regia, poi Strada Napoleonica e, per finire, Strada dei Viandanti secondo una dizione utilizzata nel 1859 in alcune delle località che collegava.
A non voler contare oratori, edicole e pilastri votivi, lungo l’itinerario sono numerose le chiesette dedicate soprattutto ai patroni dei poveri, dei malati, dei mercanti e dei pellegrini, come San Rocco, San Sebastiano, Sant’Antonio Abate, San Maurizio, San Lazzaro, San Gottardo e San Leonardo. Numerosi anche gli ospizi che erano destinati ad accogliere e rifocillare i viandanti. In effetti, a considerare la varietà dei tracciati, non è certo che il sentiero attuale sia effettivamente lo stesso di una volta, ma in tutti i casi il percorso si dipana in senso parallelo al bacino con un susseguirsi di scorci panoramici, e vero protagonista del paesaggio è proprio il lago che si allunga verso la Svizzera con il suo ramo settentrionale. Così come la luce, mutevole dall’una all’altra sponda creando panorami sempre diversi, anche il clima è volubile a causa della posizione in una conca circondata da valli e montagne: ciò fa sì che si formino correnti d’aria con bruschi cambiamenti meteorologici. Per lo stesso motivo la navigazione a vela non è delle più facili e trova il suo principale ostacolo nelle montive, brezze che d’estate attenuano la calura ma che durante i temporali possono essere molto sostenute: venti caratteristici sono il tivano, che spira sempre al mattino e in passato veniva sfruttato per scendere verso sud, e il breva, che invece soffia durante il giorno e permetteva di risalire nel pomeriggio verso nord.

Tra vigne, chiesette e castelli
Il punto d’inizio ufficiale del Sentiero del Viandante si trova ad Abbadia Lariana, nelle vicinanze della chiesa di San Martino. Siamo sui versanti scoscesi della Grigna Meridionale, e spesso incontreremo bivi che portano in quota. Il fondo del percorso è assai vario: sentiero, sterrata, acciottolato, tratti di asfalto, ampi prati e boschi a volte intricati, a formare un ambiente che cambia di continuo.
Puntando verso nord, si attraversano le frazioni di Borbino e Novegolo e in poco tempo si arriva alla panoramica chiesetta di San Giorgio, alle porte di Mandello del Lario. Il paese (che si trova in realtà su una piccola deviazione del Sentiero) in epoca medioevale era circondato da mura e fossati, di cui restano alcune tracce, e va esplorato con calma addentrandosi lungo i numerosi vicoli, portici, minuscoli approdi nascosti. Tornati sul tracciato principale, ci spostiamo verso il monte per evitare zone troppo inurbate toccando così la borgata di Maggiana: qui sorge una torre detta del Barbarossa in cui, si narra, l’imperatore fu ospitato nel 1158. Puntiamo ora per Rongio, passando fra terrazzi ad orto e vigna per arrivare a Sonvico e poi, tra brevi saliscendi, a Saioli; attraversata con un sottopasso la superstrada che corre parallela al lago e alla provinciale, proseguiamo per Sornico e Olciano raggiungendo infine il Seminario dei Clarettiani e l’abitato di Lierna, sulla sponda del lago. Questo comune è formato da ben undici frazioni sparse su un territorio che si estende dal bacino lacustre alle pendici delle Grigne. Curiosa è la penisoletta posta a nord del centro su cui sorge Castello, un’antica roccaforte trasformata attualmente in abitazioni private, con la chiesetta dei santi Maurizio e Lazzaro risalente al 1375. In questa località venne girata la scena dell’addio nello sceneggiato televisivo de I Promessi Sposi diretto da Sandro Bolchi nel 1967.
Per la prossima meta, Vezio e il suo castello, si prospettano due possibili percorsi: una variante bassa e una alta. La prima, probabilmente quella più aderente al tracciato medioevale, si sviluppa per circa 6 chilometri e tocca Lido Bianco, Crotto (dove si oltrepassa la ferrovia) e le cascine di Nero e di Coria, per poi scendere all’abitato di Roslina tagliando alcune vallette trasversali e raggiungendo la spumeggiante foce del torrente Fiumelatte. La seconda variante, che si allontana dalla costa, è lunga circa 8 chilometri e affronta un dislivello maggiore, poiché si toccano i 992 metri di quota della chiesetta di San Pietro, da cui si gode un notevole panorama.
Ritrovato il sentiero, si sale al castello di Vezio che emerge dal verde con la sua torre squadrata. Forse di origine romana, la costruzione fu eretta a difesa dell’abitato di Varenna che sorge su un promontorio ai suoi piedi. Dal mastio centrale la vista spazia sul lago che qui tocca la sua maggiore ampiezza, 4 chilometri e mezzo da sponda a sponda: ne sono visibili tutti e tre i rami, e si possono ammirare nella loro lussureggiante bellezza il promontorio di Bellagio e i paesi di Menaggio e Cadenabbia, sulla sponda opposta.
Dalla rocca si può scendere fino al centro di Varenna, uno dei più grandi della riviera, ricco di belle residenze d’epoca (la più nota è Villa Monastero, con il suo giardino quasi sospeso sull’acqua) poiché già nell’800 era un’apprezzata stazione turistica. Una bella passeggiata sul lungolago porta fino agli imbarcaderi per la sponda opposta, proprio sotto il castello di Vezio. Superata la forra del torrente Esino su uno stretto ponticello, proseguiamo fino al piccolo abitato di Regolo per poi attraversare il cosiddetto Bosco delle Streghe, che richiama alla memoria tristi storie di roghi. Dopo essere passati attorno a Gittana, mediante una scalinata scendiamo verso Bellano raggiungendo così l’ingresso dell’Orrido del Pioverna, la cui visita è resa ancora più emozionante dal fatto di passare al di sopra e al di sotto di fragorose cascate, in un ambiente di grande suggestione dove non manca una formazione rocciosa detta Cà del Diavol.
Dopo un giro nel centro storico del paese, caratterizzato da tortuosi vicoletti, si risale la scalinata a fianco dell’oratorio di San Rocco e si riprende il sentiero, toccando il santuario di Lezzeno e le borgate di Chignolo e Villa da dove è possibile scendere alla penisoletta su cui si stende l’abitato di Dervio. Il lungolago disseminato di barchini è sorvegliato da torre quadrangolare che è quanto resta del mastio di Orezia, la cui esistenza è testimoniata già nell’anno Mille.
Ripreso il tracciato da Villa si sfiorano la borgata di Chiari e il monastero degli Umiliati, del 1295, giungendo a Corenno Plinio, anch’esso fornito di un poderoso castello che si affaccia proprio lungo la provinciale 72. Le stradine del nucleo antico digradano ripide verso i piccoli imbarcaderi, contribuendo a mantenere un’aura medioevale.
Il Sentiero del Viandante, a questo punto, prosegue per una decina di chilometri circa fino a Colico, dove termina ufficialmente. Il percorso si allontana però dalla sponda del lago, tagliata fuori dalla penisola di Piona e dall’omonimo piccolo golfo su cui sorge la meravigliosa abbazia di Piona, raggiungibile mediante una stradetta in buone condizioni ma quasi interamente acciottolata, dando così all’escursionista l’impressione di entrare in un luogo fuori dal tempo. Fra gli olivi disseminati attorno al complesso, la chiesa e il chiostro della metà del ‘200 sono circondati da altri edifici in cui i monaci sono tuttora in attività, producendo come d’uso cosmetici e liquori a base di erbe. Da qui, come da quasi tutte le località della riviera orientale, sarà facile tornare alla base utilizzando i trasporti pubblici, in particolare il treno che da Colico ci riporterà a Lecco in meno di un’ora, seguendo da presso la riva del lago per ammirarne un’ultima volta il suggestivo panorama.

PleinAir 428 – febbraio 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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