Il senso della misura

Tutta o quasi la Corsica in due settimane? Si può fare, naturalmente in camper: evitando con cura di scegliere i mesi estivi, caldi e affollatissimi, e affrontando con cautela ma senza eccessivi timori le strette strade litoranee e dell'entroterra. Si scoprirà così un'immagine diversa della quarta isola del Mediterraneo, che tra fioriture primaverili, villaggi montani, spiaggette nascoste e architetture d'ogni epoca non manca di offrire ghiotte occasioni di sosta in libertà all'accorto turista itinerante.

Indice dell'itinerario

Fu in tenda, con una mai troppo rimpianta R4 che come un fuoristrada andava ovunque, che più di vent’anni fa visitammo la Corsica per la prima volta, sfidando sterrati, strettoie e rocce sporgenti. Oggi, con il nostro compatto Gulliver Papillon ci permettiamo di andare ancora dappertutto o quasi; e se nella precedente esplorazione estiva cercavamo il mare, questa volta – nel mese di maggio – abbiamo privilegiato l’interno in un trionfo di verde e fioriture, pur senza rinunciare alla curiosità di scoprire quanto siano accessibili fuori stagione le spiagge e i relativi punti sosta.
L’itinerario proposto, circa 1.700 chilometri in quindici giorni, non è precluso a chi è alla guida di un veicolo più grande, e tanti ne abbiamo visti sulle strade della Corsica: basta solo, laddove la carreggiata sia davvero stretta, procedere a un’andatura molto prudente, segnalare energicamente la propria presenza con il clacson prima di ogni curva cieca e tenere costantemente d’occhio gli slarghi per eventuali incroci. I locali sono abituati a questo genere di situazioni, e spesso sono i primi a mettersi a lato della strada o addirittura a far retromarcia dinanzi all’ospite in visita.

Intorno a Capo Corso
Scesi dal traghetto a Bastia, per prima cosa andiamo a visitare la non lontana chiesa detta La Canonica, che si affaccia su un comodo parcheggio con accanto il sito archeologico di Mariana, dopo aver aggirato il grande Étang de Biguglia. Questo percorso si può effettuare anche con le due ruote, essendo la strada affiancata da una bella pista ciclabile. Quindi affrontiamo la prima difficoltà risalendo le Gorges de Lancone (per ammirare il torrente che solca in basso la forra bisogna cercare qualche rara piazzola e scendere dal mezzo) fino a giungere, dopo una deviazione di circa 5 chilometri a un crocevia, alle porte di Murato dove sfoggia i suoi blocchi bianchi e neri la chiesa di Saint-Michel, una della più belle di tutta la Corsica.
Discesi sul versante opposto a Saint-Florent incontriamo l’unico vero brivido di tutto il viaggio laddove un divieto mal collocato ci lascia entrare nel centro storico fino a una strettoia tra due muri, superata solo ripiegando gli specchietti retrovisori. Incomodo a parte, la cittadina balneare e il porto turistico appaiono affollati di visitatori anche in bassa stagione, dunque proseguiamo subito verso nord entrando nella famosa penisola a forma di dito.
A Marine de Negru durante la prima visita ci eravamo fermati per ben tre notti. Tutto è rimasto come allora, con in più le fioriture di stagione: una piccola baia sorvegliata da una torre, il vecchio ponte sul torrente, un alberghetto che rende meno solitaria la sosta notturna. Percorriamo adesso il vasto promontorio di Capo Corso in senso orario, contro ogni raccomandazione, ma le minacciose rocce sporgenti ci impensieriscono solo in un paio di punti e prima di doppiare il capo, mentre dall’altra parte la strada corre sicura e larga. Ma proprio in cima, accanto al famoso Mulino Mattei, affrontiamo una seconda sfida: percorrere l’anello di circa 16 chilometri che per una stradina tutta curve porta alle spiagge e al porticciolo di Barcaggio, dove si trova un ampio spazio di sosta, e da qui sale ancora. Ridiscendendo sull’altro versante, due equipaggi nel porto di Macinaggio ci invitano ad accodarci per la notte.
Il mattino seguente ci rimettiamo in marcia, e all’altezza di Marine de Sisco deviamo verso l’interno risalendo una verde valle fino a Sisco, dove sono segnalate due chiese. La prima, Saint-Martin, ha un bellissimo parcheggio alberato, mentre Saint-Michel è una cappelletta che dal paese si intravvede più in alto, seminascosta dalla vegetazione: per raggiungerla non c’è altro modo che affrontare a piedi un sentierino. Tornati sulla costa, inevitabile una sosta al paese di Erbalunga, con i resti di una torre e le case protese sul mare. Poi, per chiudere l’anello a Bastia, lasciamo la strada principale preferendo la panoramica ancorché stretta corniche, che si imbocca alle prime case di Miomo. Si scoprono in tal modo graziosi paesini, un antico ponte risalente al 1898 e straordinari panorami verso la costa.

Corte e l’entroterra settentrionale
E’ ancora una delle stradine interne che subito dopo l’incrocio fra la N193 e la N198, a sud di Bastia, risale la regione della Casinca. Qui i paesi – Vescovato, Venzolasca, Loreto e Penta – si sono sviluppati in senso verticale per sfruttare il ristretto terreno edificabile, e appaiono come grappoli di case abbarbicate alla rupe. A Penta facciamo un simpatico incontro: una signora del luogo, avvistata dalla finestra la coppia di turisti, scende in strada per condurci al belvedere del paese perché, ci spiega, la guida ufficiale è defunta da poco e lei la sostituisce gratuitamente.
Ripresa la statale, all’altezza di Folelli torniamo verso l’interno per raggiungere Morosaglia su un percorso tortuoso, con saliscendi nel verde. Siamo ora nella regione della Castagniccia che, come suggerisce il toponimo, è caratterizzata da castagni secolari. Sulla strada vale la pena una deviazione a La Porta per ammirare la chiesa di Saint-Jean-Baptiste, il più bell’esempio di barocco dell’isola. A Morosaglia c’è invece la casa museo di Pasquale Paoli, eroe locale che nel ‘700 si batteva per l’indipendenza, ma purtroppo la troviamo chiusa per restauri. Da qui si potrebbe scendere direttamente per angusti tornanti in direzione di Loriani per visitare la chiesetta di San Quilico, ma noi preferiamo prendere la via più comoda portandoci a Ponte-Leccia (il cui toponimo è confermato da un notevole viadotto) e svoltando poi a sinistra sulla strada per Corte. Dopo qualche chilometro si incontra un’altra svolta a sinistra: di nuovo una carreggiata stretta con un ponte a schiena d’asino, ma dopotutto praticabile. Giunti alla meta, bisogna proseguire a piedi per un’impervia stradina, alla fine della quale troviamo la chiesetta in restauro, ma gli addetti ai lavori ci lasciano gentilmente entrare a fotografare gli affreschi.
Ridiscesi sulla via principale ecco un’altra deviazione, questa volta a destra, per risalire la valle del Golo che subito si restringe a formare un rosso canyon, detto Scala di Santa Regina. Per forza di cose non si è potuta ampliare la strada ottocentesca che, senza protezioni dal lato del fiume e con rocce sporgenti a monte, costituisce una vera sfida per chi la percorre in camper. Raggiunta Calacuccia con il suo laghetto artificiale, torniamo indietro fino a Pont de Castirla e da qui imbocchiamo a destra la D18, una scorciatoia per Corte. A Castirla cerchiamo nel cimitero la cappella di Saint-Michel: anche qui lavori in corso, con un grande telo di plastica a proteggere il tetto, ma fortunatamente la porta è aperta e possiamo così ammirare gli affreschi del XVI secolo.
E finalmente siamo a Corte, la città che per diversi motivi ci ha lasciato il più bel ricordo del viaggio. Oltre ai monumenti e all’interessante museo etnografico ospitato in quella che fu la prigione, un paio di locali caratteristici frequentati dalla gente del posto ci hanno regalato una piacevole atmosfera. Quanto a ospitalità, ecco un grande parcheggio sotto la cittadella a due passi dal centro, ottimo campo base per chi vuole effettuare un trekking sulle montagne circostanti. Questa possibilità di sosta e di pernottamento, va sottolineato, si presta anche ad altri itinerari: essendo più o meno a metà strada tra Bastia e Ajaccio, che distano fra loro circa 160 chilometri, è utile a chi volesse spostarsi in due tappe dall’una all’altra lungo la N193, una larga statale che corre tra grandi foreste affrontando un paio di valichi.
Nel circondario di Corte ci attendono due gite in camper. La prima è per le Gorges de la Restonica: ne percorriamo solo un tratto sapendo che più avanti ci sarà un’interdizione per i veicoli come il nostro, ma tanto basta per godere di questa strada nel verde, con varie possibilità di sosta a due passi dallo spumeggiante torrente. La seconda ci porta sul versante opposto della statale ad esplorare il Bozio, una zona selvaggia percorsa da strade strette e impegnative ma pressoché deserte: a Sermano, da visitare la cappella affrescata di San Nicolao.
Tornati a Ponte-Leccia, proseguiamo a sinistra per la N197 in direzione della costa occidentale. Più avanti troviamo il bivio per le Gorges de l’Asco, la cui strada è vietata ai mezzi di lunghezza superiore agli 11 metri: bassa sul fiume, con visioni di cascatelle e pozze verdi in uno scenario di montagne dentellate, è meno impegnativa di quanto ci si aspetterebbe. La percorriamo fino ad Asco, incontrando un antico ponte genovese in prossimità del quale si può comodamente sostare e bagnarsi nel torrente.

La costa di nord-ovest
Ripresa la N197, proseguiamo ora velocemente verso il mare. Il nuovo tracciato (che alcune carte siglano come N1197) ha tagliato fuori il caratteristico villaggio di Belgodere, che si può comunque raggiungere dalla litoranea con una deviazione sulla vecchia carrabile chiamata Route des Artisans o, come vedremo, anche in treno. La costa intanto ci accoglie con il deserto delle Agriates, un paesaggio di dune alla foce del torrente Ostriconi, e poi con la grande spiaggia di Lozari. Poco più avanti il Parc de Saleccia, un giardino botanico che in primavera è un’incredibile distesa di fiori.
Sul lungomare di L’Île Rousse, così chiamata per il colore della sua isoletta rocciosa, si può visitare un piccolo acquario in cui nuotano le specie ittiche locali. Dal molo partono i traghetti per la Francia continentale, a formare un porto naturale e una piccola baia dove è proibita la balneazione. Per la sosta si può approfittare del grande parcheggio accanto alla stazione, da cui eventualmente programmare un’escursione in treno a Belgodere, sulla linea per Bastia: pare sia il tratto più spettacolare della ferrovia, anche se gli orari dei rari convogli purtroppo scoraggiano l’impresa.
Sull’ennesima strada stretta ci allontaniamo dalla costa a raggiungere Sant’Antonino, famoso per la vista a 360 gradi. Inutile dire che troveremo grandi parcheggi, bus turistici e i vicoli scalinati del centro storico quasi impraticabili per la folla che scende e sale, ma quel che si scopre in cima merita fatica e disagi. Sulla strada altri tre villaggi da visitare a piedi: Corbara, dove fra l’altro è un grande convento francescano ricostruito nell’800, Pigna, tutto a scalinate con il quasi superfluo divieto d’accesso a camper e caravan, e Aregno, nel cui cimitero è la notevole chiesa della Santissima Trinità, del XII secolo, altro edificio romanico-pisano in pietre bianche e nere.
Decidiamo di proseguire per Calvi lungo la strada interna, incontrando poco dopo Montemaggiore il bivio per il cimitero nel cui recinto è un’altra chiesetta medioevale romanico-pisana, la cappella di Saint-Ranieru. Più avanti, alle porte di Lunghignano, scopriamo un’eccezionale situazione per la sosta pomeridiana: due grandi acacie a far ombra nello slargo accanto alla strada, e di fronte un antico frantoio divenuto punto vendita di prodotti locali. A Cassano si accede per un voltone alla caratteristica piazzetta su cui si affaccia la parrocchiale, che conserva all’interno un trittico del ‘500. Infine a Calenzana, poco fuori paese, ci sarebbe da visitare la chiesa di Sainte-Restitude, ma al nostro passaggio stanno inaugurando una sagra proprio nell’uliveto che la circonda e l’ingresso è sbarrato.
Calvi è un’altra città con problemi di parcheggio: buon per noi averne trovato uno a pagamento in pieno centro, giusto il tempo di visitare il castello, ma ben più interessante il fatto che appena fuori l’abitato sia stata predisposta una grande area di sosta per i camper, divisa dalla prospiciente spiaggia solo dalla ferrovia che corre tra due filari di alberi.

Ajaccio e la costa occidentale
La litoranea che scende fino a Porto è una delle più spettacolari della Corsica: continue visioni di mare blu, spiagge e calette. Da non mancare la breve deviazione per Galéria, dove incontriamo un parcheggio per v.r. Poi la strada si addentra, con viste sul Monte Cinto la cui cima in questa stagione è ancora innevata. Superati due passi, il Col de Palmarella e il Col de la Croix, giungiamo infine a Porto, cittadina che ammiriamo dall’alto perché il parcheggio è impossibile da trovare, anche se sulla strada di accesso ci sono comodi slarghi sotto gli alberi.
Proseguendo verso sud, imbocchiamo un altro spettacolare tratto di litoranea che si affaccia su Les Calanches, frastagliate formazioni di roccia rossa, e poi sulla piccola baia di Ficajola, mitica nei nostri ricordi perché vi godemmo una sosta prolungata nonché tranquilla malgrado fosse Ferragosto: ma la rampa sterrata che vi scende ci fa chiedere come avessimo potuto affrontarla solo con la R4. A Piana sosta massima consentita un’ora, a Pero divieto d’accesso ai camper; bisogna arrivare fino a Sagone per trovare accoglienza attorno alla lunga spiaggia, vigilata da quel che resta di una torre cinquecentesca. Quanto alle rovine dell’antica cattedrale di Sant’Appiano, segnalate dalla guida alla foce del Sagone, proprio non siamo riusciti a trovarle, augurando miglior fortuna a chi seguirà le nostre orme.
La strada si allontana di nuovo dalla costa e si arriva infine ad Ajaccio. Il capoluogo dell’isola si allunga a costeggiare il mare, e malgrado quello che avevamo letto su varie guide si trovano parcheggi gratuiti anche nei giorni lavorativi: basta allontanarsi un po’ sulla strada che porta allaPointe de la Parata, di fronte alle Îles Sanguinaires, e mettere in programma una bella passeggiata o magari una discesa alla spiaggia, se non altro per ammirare gli onnipresenti pescatori che con canna e lenza fanno un sorprendente bottino. Il piccolo arcipelago, invece, si può visitare con un’escursione in battello. Utile sapere, se vi piace il folklore, che il 2 giugno in città si festeggia la ricorrenza del patrono Sant’Erasmo, protettore dei marinai, con processione in mare e regata storica nel finesettimana che lo precede.
E siamo finalmente a sud, dove non può mancare il pellegrinaggio alle varie aree archeologiche, prima fra tutte ovviamente Filitosa. Dalla litoranea, poco dopo aver superato un ponte costruito in altri tempi e che oggi, per la limitata carreggiata, si deve percorrere a senso alterno, si trova l’indicazione sulla sinistra qualche chilometro prima di giungere a Propriano. La strada che si dirige verso Sollacaro e il celebre sito è di nuovo stretta ma ci conforta l’idea che sia battuta dai pullman dei viaggi organizzati, che puntualmente troveremo ad intasare l’insufficiente parcheggio. Bisogna rassegnarsi alla notorietà del luogo: anche in bassa stagione le comitive imperversano, e si fa fatica non solo a scattare foto ma anche a concentrarsi sul mistero di questi menhir antropomorfi, con i visi e le armi scolpite nella pietra. Il piccolo museo che contiene i reperti ritrovati durante gli scavi è quasi impraticabile per il gran numero di visitatori.
Di nuovo sul mare, scopriamo belle spiaggette facilmente accessibili dalla strada quali Porto Pollo e Abbartello, mentre Propriano è la solita affollata stazione balneare con problemi di parcheggio. Meglio spingersi sulla strada che conduce alla Pointe de Campomoro, ed ecco Portigliolo e la stessa Campomoro dove vale la pena affrontare la scarpinata (ma sotto grandi ginepri e con la guida di tabelle esplicative) fino alla cilindrica torre genovese che sorveglia il promontorio. La vista che si gode da qui ci ripaga della fatica, mentre si può tranquillamente evitare la mostra permanente che, all’interno dello stesso torrione, vorrebbe raccontare la storia della pirateria e le misure atte a difendersi dalle scorrerie.
Tagliando verso l’interno raggiungiamo Sartène, altra cittadina ospitale in cui si parcheggia e si pernotta liberamente sotto i bastioni genovesi e che perciò costituirà il campo base per ulteriori escursioni. Nei dintorni ci sono infatti due zone archeologiche da visitare, Paddaghju e Cauria. Presso l’ufficio turistico locale – da segnalare per la gentilezza e la disponibilità delle impiegate – si preleva gratuitamente una piantina della zona, che contiene però qualche imprecisione. Per non sbagliare, torniamo sulla N196 che ci aveva condotti a Sartène e cerchiamo la deviazione per Tizzano: a un nuovo bivio si va a sinistra per Fontanaccia, sino a trovare un bel parcheggio sotto gli alberi. E qui inizia l’avventura. Per i Mégalithes de Cauria bisogna affrontare un lungo sterrato senza ulteriori indicazioni (completamente allo scoperto e perciò sconsigliato nelle ore più calde) lungo il quale dovremmo incontrare un dolmen e due serie di menhir: il primo è introvabile, mentre gli altri due si scoprono con grande emozione al termine della camminata. Proseguendo poi per un sentierino a malapena tracciato sull’erba si giunge a una cavità naturale, una sorta di enorme pensilina sotto la quale, in tempi assai remoti, doveva esserci un qualche insediamento.
Ripreso il camper e tornati all’ultimo bivio, proseguiamo per Tizzano. Gli Alignements de Paddaghju sono segnalati da un cartello, ma più che altro da una fila di auto ferme al lato della strada. Di nuovo siamo alle prese con uno sterrato che dopo una ventina di minuti, senza sbagliare (agli incroci ci sono delle indicazioni in pietra sul terreno), ci porta ai primi menhir: avendo tempo si può continuare l’esplorazione, visto che i reperti in totale sono almeno duecentocinquanta. Non ci vergogniamo ad ammettere di aver preferito alla baraonda di Filitosa le fatiche di queste ultime ricerche, assieme ai pochi volonterosi e veramente appassionanti dell’argomento, disposti anche a sudare sotto il sole per poi godersi in santa pace la magia del luogo.

Bonifacio, il sud e la costa orientale
Avviandoci ora all’estremità meridionale dell’isola, giro di boa del nostro itinerario, incuriositi dal toponimo della Plage de Tonnara scopriamo uno dei più suggestivi nonché fruibili approdi sul mare. Dell’antico stabilimento che dà il nome al sito non c’è più traccia ad esclusione dei resti di una piccola torre di avvistamento, ma di fronte alla mezzaluna di roccia rossa della caletta, oltre il mare dalla trasparenza cristallina, due piccole isole ospitano gabbiani e cormorani. C’è un grande parcheggio sterrato e si può usufruire del bar ristorante: un angolo di meraviglia da cui abbiamo fatto fatica a staccarci.
Bonifacio si presenta con un parcheggio a pagamento per camper appena fuori del centro: da qui a piedi fino alla città alta ci si arrampica su grandi scale dalle ampie vedute panoramiche. Più avanti, iniziando ormai a risalire il versante orientale, ritroviamo un’altra situazione che ci ricorda il nostro primo viaggio in Corsica: la pineta fronte mare da cui fummo cacciati con un minaccioso biglietto sul parabrezza da una fantomatica guardia campestre, e la spiaggetta in cui ci rifugiammo indisturbati per la notte. Palombaggia è ancora là oltre i pini e i lecci, ovviamente affollata ma vivibile.
Dopo esserci affacciati a Porto Vecchio, superando lungo la strada un parcheggio a pagamento per i v.r. in riva al mare, aggiriamo la Baie de Stagnolo fino a Calarossa, della quale basta il toponimo per descrivere l’arenile: ci si arriva per una strada che finisce direttamente sulla sabbia, dove non vige alcun divieto, e assieme a un altro equipaggio siamo i padroni del luogo per l’intera notte. Ed è ormai giunto il momento di chiudere l’anello costiero risalendo la N198 che riporta a Bastia, ma l’incredibile traffico e l’intasamento dei parcheggi quasi ne scoraggiano la visita anche in questo periodo, tanto da condurci ben presto sul piazzale d’imbarco ad attendere il ferry che ci riporterà a casa. Ma non è certo questa conclusione a rovinare i ricordi e le sensazioni di questi quindici giorni di magica libertà.

Testo di Luigi Alberto Pucci Foto dell’autore e di Ivana Ricci

PleinAir 452 – marzo 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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