Il romanzo della savana

In camper nella regione del KwaZulu-Natal: regno dei grandi animali selvatici del Sudafrica, teatro delle guerre coloniali tra zulu, inglesi e boeri, scenario delle appassionanti vicende create da quel moderno maestro dell'avventura che è Wilbur Smith.

Indice dell'itinerario

La guerra fra inglesi e zulu scoppiò nel gennaio 1879: fu una delle più sanguinose della storia del colonialismo in Africa, e segnò la fine della nazione indipendente del popolo nero che abitava la regione sudafricana del Natal. Furono invece due, tra il 1880 e l’81 e dal 1899 al 1902, i conflitti che videro i britannici contro i boeri o afrikaner, i coloni di origine olandese, anch’essi sconfitti e costretti a rinunciare alle due repubbliche indipendenti che avevano fondato.
Il territorio interessato da queste vicende è l’odierno KwaZulu-Natal, quasi interamente racchiuso tra i due fiumi Pongola e Tugela. In questa parte del Sudafrica, che ha ben conservato il suo fascino selvaggio, la cultura è fortemente influenzata dalla tradizione zulu, con diverse contaminazioni di origine indiana che ritroviamo soprattutto a Durban, il dinamico capoluogo su cui gravita l’economia dell’intera regione. Nel raggio di circa 150 chilometri dall’agglomerato urbano si stendono i grandi parchi del Natal, il più famoso dei quali è lo Hluhluwe -Umfolozi la cui istituzione, nel lontano 1895, ha permesso di salvare il rinoceronte bianco dall’estinzione. Tra riserve private e parchi nazionali sono una ventina le aree protette di questo ampio lembo sud-orientale del paese: una terra che sembra uscita dai libri d’avventura, in cui cercare i paesaggi, gli ambienti, gli animali che da sempre fanno sognare bambini e ragazzi di tutte le età.
Eccoci dunque a percorrere un itinerario ad anello che, partendo da Durban, tocca le tappe più significative delle battaglie tra inglesi e boeri, tra boeri e zulu, tra zulu e inglesi, tra zulu e ndwandwe, incrociando nel contempo alcuni dei parchi più importanti. Ideale filo conduttore del viaggio, le pagine dei romanzi che lo scrittore di bestseller Wilbur Smith ha dedicato alle famiglie dei Courtney e dei Ballantyne: narrazioni avvincenti che si svolgono in questi luoghi e in quel preciso momento storico, quando le guerre fomentate dalla scoperta dell’oro a Witwatersrand (un crinale che corre per 100 chilometri a sud di Pretoria) consentirono agli inglesi di ottenere il controllo dei più grandi giacimenti aurei del mondo e cambiarono per sempre il panorama geopolitico del Sudafrica.

Grandi battaglie, grande natura
Conosciuta come la città più vivace della costa africana bagnata dall’Oceano Indiano, Durban incarna perfettamente la natura cosmopolita del Sudafrica, oltre ad essere il porto principale del paese. Il melting pot delle influenze culturali europee, zulu e indiane ha dato vita a una metropoli assolutamente unica, segnata da uno spirito eterogeneo in cui modernità e tradizione vanno a braccetto ad ogni angolo. Gli avveniristici grattacieli non nascondono la profonda impronta asiatica, testimoniata dal Victoria Street Market e dai numerosissimi ristoranti tipici. E’ invece il nome in lingua zulu, e’Tekweni, che significa il posto della baia , a ricordare un’altra delle caratteristiche di cui Durban va giustamente orgogliosa: la lunghissima spiaggia su cui è possibile praticare ogni tipo di sport acquatico, dal surf alla vela, dall’avvistamento delle balene al diving e allo snorkeling. Per saperne di più su questo aspetto non si manchi una puntata al Sea World, uno splendido acquario ricavato da una vecchia nave mercantile che ospita oltre mille specie di pesci e mammiferi marini, inclusi gli squali, richiamando fino a 20.000 visitatori al giorno.
Ritirato il camper che ci porterà a zonzo per il KwaZulu-Natal, usciamo dalla città sulla statale N3 in direzione di Johannesburg attraverso un ondulato paesaggio conosciuto con il nome di Valley of a Thousand Hills, la valle delle mille colline. La nostra prima meta è Pietermaritzburg, capoluogo dei Midlands: quello che era considerato l’ultimo avamposto dell’impero britannico merita una visita per i bellissimi edifici di mattoni nel più classico stile vittoriano. La fama della città è dovuta anche a tutt’altro motivo: qui infatti Gandhi (al quale è dedicata un’imponente statua in Church Street) iniziò a concepire la sua filosofia pacifista dopo essere stato scacciato, non essendo di pelle bianca, da uno scompartimento di prima classe del treno che lo portava da Durban a Pretoria. “Si era in pieno inverno – scrisse più tardi il Mahatma nella sua autobiografia – e il freddo era assai pungente. Il cappotto era rimasto nella valigia, ma non ebbi il coraggio di recuperarlo per il timore di essere insultato di nuovo, così mi sedetti e rimasi lì a tremare”. A Estcourt, un centinaio di chilometri più a nord, il giovane Winston Churchill (che solo quarantun anni più tardi sarebbe divenuto primo ministro) cadde in un’imboscata e fu catturato dai boeri nel 1899 durante un assalto al vagone blindato su cui viaggiava al seguito delle truppe inglesi. Ma questa è anche e soprattutto la porta d’accesso al parco di Ukhahlamba Drakensberg, che ha recentemente unificato la riserva di Giant’s Castle ed il parco nazionale del Royal Natal. Ukhahlamba in zulu vuol dire barriera di lance , un nome che fotografa a perfezione la straordinaria catena di montagne del Drakensberg: da non perdere il cosiddetto anfiteatro, una parete basaltica a forma di mezzaluna lunga 4 chilometri e alta fino a 1.800 metri. Numerosissime le pitture rupestri dei boscimani, che fino al XIX secolo abitavano queste zone prima di essere quasi del tutto assorbiti dai nuovi dominatori.
Nei pressi di Estcourt troviamo uno dei siti principali delle battaglie anglo-boere, Brynbella-Salice, mentre Veglaager fu teatro di un acceso scontro fra i boeri e gli zulu nel 1838. Deviando sulla N77 e la N602 si raggiungono invece Ladysmith, sul fiume Klip, e Colenso, sul Tugela, che nel 1899 furono assediate a lungo dagli afrikaner: nella prima vennero intrappolati i circa 12.000 uomini comandati dal generale White il quale, dopo alcuni successi iniziali, rischiò di perdere l’intero Natal. In quella che è conosciuta come la Settimana Nera, gli inglesi ebbero infatti la peggio a Magersfontein, Stormberg e nella stessa Colenso. Ladysmith (i lettori del ciclo dei Courtney non faticheranno a riconoscere in essa la città di Ladyburg) è così chiamata da Juana Maria de los Delores de Leon Smith, la moglie spagnola di Sir Harry Smith, governatore britannico della colonia del Capo. Colenso ricorda invece il cognome di un missionario cattolico che tradusse il Nuovo Testamento in zulu guadagnandosi il titolo di Sobantu, “il padre della gente”. A circa 30 chilometri da Ladysmith, la riserva naturale di Spionkop è un altro dei santuari della fauna selvatica del Sudafrica, dove è piuttosto facile avvistare rinoceronti, giraffe e zebre. A Thukela, fra Weenen e Colenso, si trova invece l’area protetta di Kusa Kusa che ospita zebre, giraffe, impala, elefanti, rettili e anche qualche leopardo. Pieghiamo ora più nettamente verso est per raggiungere Dundee e quindi Vryheid lungo la Battlefield Route N33. Nei pressi di queste città troviamo due dei luoghi più importanti della guerra anglo-zulu, Isandlwana e Rorkes Drift, come pure Blood River dove si svolse uno degli episodi più cruenti del conflitto tra i vecchi coloni olandesi e i nativi. Qui si visitano un museo e una ricostruzione in scala reale del campo boero, con carrozze e cannoni; a poca distanza c’è un altro museo dedicato alla memoria degli zulu massacrati sul greto del fiume, ma è piuttosto dimesso e non è facile entrarvi. Isandlwana segnò invece una delle più cocenti sconfitte britanniche, quando una truppa di circa 4.000 uomini fu sbaragliata dall’attacco a sorpresa di 20.000 zulu; i sopravvissuti riuscirono a respingere una nuova offensiva a Rorkes Drift, dove l’eroica resistenza di poco meno di 150 soldati inglesi presso il guado del fiume Buffalo contro oltre 3.000 africani valse ai difensori ben undici Victoria Cross, il massimo riconoscimento militare dell’epoca.
Ormai sulla via del rientro incrociamo Ulundi, già capitale del regno zulu, fondata nel 1873 da Cetshwayo quando divenne re. Qui si consumò l’atto finale della guerra tra zulu e inglesi: era il 4 luglio 1879 quando l’esercito britannico rase al suolo la città. Ricostruita in seguito, dal 1994 al 2004 è stata capoluogo del KwaZulu-Natal alternandosi con Pietermaritzburg, e deve il suo principale motivo di interesse al fatto di trovarsi nei pressi della Valley of the Kings in cui venivano sepolti i sovrani zulu. A poche decine di chilometri, in direzione di Eshowe, vale una sosta il villaggio di Shakaland, un centro culturale dedicato allo studio e alla tutela della tradizione zulu in cui si mostrano ai visitatori attività quali la lavorazione della birra e i rituali di consumo, la fabbricazione delle lance e le tecniche di combattimento, i cerimoniali di accoglienza, i mestieri artigiani e altri momenti della vita quotidiana.
Riguadagnata la costa, prima di tornare a Durban ci aspetta l’ultimo incontro con la grande natura del Sudafrica. Deviando verso nord si raggiunge infatti il parco di Hluhluwe-Umfolozi (formato da due distinte aree che sono state fuse nel 1992) in cui è possibile avvistare leoni, elefanti, rinoceronti, numerose specie di uccelli e una gran varietà di antilopi tra cui i rari nyala, piuttosto difficili da vedere altrove. Umfolozi è stato inoltre il primo parco sudafricano ad offrire appositi sentieri per gli escursionisti. Oggi il vasto comprensorio, che si estende su dolci colline ed è immerso in una vegetazione lussureggiante, può essere esplorato a piedi o a cavallo, in particolare da marzo a novembre, in piccoli gruppi accompagnati dai ranger che organizzano trekking e safari fotografici anche con pernottamenti sul posto.
Lasciatici alle spalle questo tempio della fauna selvatica, riprendiamo infine la N2 che ci riporta sull’oceano. All’orizzonte, in lontananza, presto scorgeremo i grattacieli di Durban.

PleinAir 423 – ottobre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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