Il ritorno del Serafino

Dopo anni di oblio la passione per le antiche tradizioni ha ridato vita a Sarnano, nel Maceratese, ad un'antichissima usanza seguita con entusiasmo dai cittadini: il palio delle contrade.

Indice dell'itinerario

Si dice che sia stato San Francesco, ponendo fine alla disputa tra i signori locali, a dipingere il simbolo di Sarnano: un Serafino a sei ali che ancora oggi troneggia nello stemma cittadino. A questa leggenda deve il suo nome il Palio del Serafino, antichissima competizione (attestata ai primi del ‘200) che vedeva in gara le cinque contrade della città. L’usanza è stata ripristinata da alcuni anni e rivive come un tempo durante la festa dell’Assunta.
Tutto ha inizio la sera del 15 agosto, in Piazza Alta, con la benedizione del Palio e la nomina dell’Armata, un piccolo esercito guidato dal Capitano di Fiera con il compito di sovrintendere all’ordine pubblico. La sera del 16 Piazza Alta si anima con un banchetto medioevale in grande stile. Ed è qui che si comincia ad assaporare tutta la misteriosa atmosfera di questi luoghi; complici saranno il cangiante colore del cotto dei muri, le ombre proiettate dalle fiaccole, lo svettante campanile del Palazzo dei Podestà o la severa facciata della chiesa di Santa Maria. Sta di fatto che si perde la cognizione del tempo, sensazione che diviene ancora più evidente quando solerti donzelle con piccole cuffie bianche e fruscianti gonne di panno scuro si affannano lungo la tavolata che contorna l’intera piazza, per servire fumanti ciotole di farro, orzo e leccornie d’altri tempi. E quando giovani cantori girovaghi fanno la loro apparizione declamando buffe commedie, allora sembra veramente di essere ospiti alla corte di Brunforte, uno dei signori del tempo. Finalmente, il pomeriggio successivo, il lungo risuonare delle campane del Comune chiama a raccolta i contradaioli in Piazza Alta, da dove partirà il corteo. Da ogni scala e strada che immette in piazza si odono i primi rulli di tamburi e spuntano i primi vessilli coi colori delle contrade, che attualmente sono quattro: Brunforte, Abbadia, Poggio e Castelvecchio.
Armigeri, dame e cavalieri sfilano lungo le tortuose stradine dove intanto una gran folla accoglie con fragorosi applausi il corteo diretto verso il campo di gara. Dichiarata aperta la competizione dal Podestà, il Maestro di Campo, responsabile della regolarità dei giochi, dà il via alla prima prova: il tiro alla fune. Alcune donne, intanto, si apprestano a partecipare alla corsa con la brocca; non più giovanissime, contano ormai solo sulla propria esperienza quando, con gesti misurati, confezionano la sparra, un panno a forma di ciambella che mettono sul capo. Su di esso appoggiano l’orcio pieno d’acqua, dal peso di quindici chili, che deve essere trasportato in equilibrio per i duecento metri circa del percorso. Vincerà chi, nel minor tempo, superando anche una pedana in legno a simulazione dei gradini di casa, arriverà al traguardo senza altre penalità. Immediatamente dopo, inizia la gara della salita al palo: agili e veloci giovani devono portare a terra una alla volta le quattro bandierine.
Intanto il gruppo degli sbandieratori intrattiene il pubblico, in attesa che le squadre dei taglialegna si apprestino ad affrontare l’ultima e, forse, decisiva gara. Il punteggio realizzato in quest’ultima competizione, sommato a quello delle precedenti, determinerà infatti la vittoria di una delle contrade: il tifo del pubblico è alle stelle; persino i figuranti, persa ormai ogni compostezza, incitano i propri colori facendo volare cappelli ed urla.
Superate le immancabili contestazioni che accompagnano la premiazione, il Podestà assegna il drappo al Capitano della contrada vincente che, in testa al corteo, ripercorrerà il paese per tornare in Piazza Alta: qui, nella chiesa di Santa Maria, appenderà il Palio del Serafino sotto il proprio stemma. Vi rimarrà sino alla prossima edizione.

PleinAir 324/325 – luglio/agosto 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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