Il rifugio delle Muse

Olevano Romano, Anticoli Corrado e Cervara di Roma, tre borghi del Sublacense a est della capitale, nel secolo scorso vissero d'arte ospitando colonie di pittori e scultori. E oggi rifioriscono grazie all'eco di quel passato.

Indice dell'itinerario

Correva ancora il secolo dei Lumi quando un piccolo gruppo di artisti tedeschi, girovagando tra le montagne intorno a Subiaco – meta tradizionale del Grand Tour allora come oggi – scoprì alcuni paesini di grande suggestione, rimasti però al margine degli itinerari di visita avendo ben poche ricchezze storiche e archeologiche da vantare. Ma possedevano un paesaggio con un “carattere primitivo come quello che si immagina leggendo la Bibbia oppure Omero”, scrisse uno di loro, Joseph Anton Koch: un’attrattiva irresistibile per quei romantici in cerca di una nuova Arcadia.
In breve volgere di tempo i disegni, le stampe, i dipinti realizzati tra Cervara di Roma, Anticoli Corrado e in primo luogo Olevano Romano fecero il giro d’Europa, attirando frotte sempre più numerose di artisti. Fu proprio Koch l’autentico scopritore artistico di Olevano, dove giunse nel 1795 e dove finì per prendere moglie sposando Cassandra Ranaldi, figlia dei suoi padroni di casa. A lui si deve anche la prima rappresentazione del bosco della Serpentara, divenuto un’icona del paesaggio italiano al punto che oggi in moltissimi musei europei si trovano dipinti che lo ritraggono, magari sotto mentite spoglie: è stato infatti utilizzato come sfondo per scene epiche o bibliche e ha ispirato artisti visionari come Gustave Doré, autore delle famose tavole della Divina Commedia. Lo stesso Koch lo dipinse la prima volta nel Paesaggio con corteo di Magi, oggi al Kunstmuseum di Düsseldorf.
L’entusiasmo che queste vetuste querce seppero suscitare nell’animo sensibile di quei pittori, detti Nazareni e, più tardi, Deutsche-Romer (tedeschi romani), è ben sintetizzato da Adrian Ludwigh Richter che intorno al 1820 scriveva: “…Corremmo senza fiato verso la Serpentara di cui avevo sentito parlare: è veramente il pezzo di terra che sembra creato apposta per i pittori!”. E gli artisti tedeschi lo utilizzarono intensamente, arrivando persino ad acquistarlo nel 1873 grazie a una colletta promossa da Edmund Kanoldt; la famiglia Spoletini, proprietaria della Serpentara, era infatti intenzionata a tagliare il bosco e a trasformare gli alberi (ben 98, come recita l’atto d’acquisto) in traversine ferroviarie. Da allora la Serpentara è entrata a far parte del patrimonio inalienabile della Germania: dal 1962 è proprietà dell’Accademia di Belle Arti di Berlino, che vi invia i propri borsisti per periodi residenziali di quattro mesi da trascorrere nella bella villetta (inaugurata nel 1906) costruita al limitare del bosco.
Un’altra istituzione di grande prestigio, l’Accademia Tedesca di Villa Massimo a Roma, gestisce invece Casa Baldi: si tratta dell’antica locanda dove gli artisti dimoravano nei loro soggiorni a Olevano e ancora oggi ne ospita due, scelti di volta in volta dai Länder, che possono soggiornarvi e lavorare per un periodo di tre mesi. Insomma il rapporto plurisecolare tra il paese e gli artisti mitteleuropei non si è mai interrotto, come dimostrano le continue donazioni fatte al locale Museo di Arte Moderna gestito dall’associazione Amici Museo di Olevano, nata nel 1989 proprio per riscoprire e valorizzare il patrimonio artistico della città. «Grazie alla dinamica presidenza di Domenico Riccardi e al contributo di appassionati cultori d’arte come Serafino Mampieri – spiega il vicepresidente Silvano De Giusti – nel 1999 siamo stati in grado di inaugurare il nostro museo nei locali della Villa De Pisa, concessa dal Comune. A ottobre dello stesso anno gli eredi ci hanno donato le venti lastre originali in rame delle acqueforti realizzate da Koch nel 1810: è questo il cuore della collezione che di anno in anno si arricchisce di lasciti, in particolare di quegli artisti che col paese hanno avuto un rapporto di autentico amore, come Heinz Hindorf, cittadino onorario di Olevano, che ci ha regalato prima di morire 57 splendide opere…».
A proposito di musei, come non parlare di quell’altro – forse unico nel suo genere in Italia – ospitato in un palazzetto cinquecentesco di Anticoli Corrado? Noto negli ambienti artistici del secolo scorso soprattutto per la bellezza straordinaria delle sue donne, questo centro fu scoperto più tardi dai pittori (le prime opere risalgono alla fine del XIX secolo) ma in seguito, nel periodo di massima frequentazione, si contavano almeno 60 studi. I primi a colonizzarlo furono ancora una volta i Nazareni, seguiti da Corot, Costa, David e da grandi paesaggisti della campagna romana come Coleman, Carlandi, De Carolis, Pascarella (quel Cesare che poetava con successo in dialetto romanesco). Fino agli anni immediatamente precedenti il primo conflitto mondiale operarono ad Anticoli personalità come Spadini, Carena, Martini, Selva, Drei, Ponzi, Kokoschka, Pirandello (figlio del grande scrittore), Capogrossi, Cavalli; persino Picasso vi soggiornò brevemente nel 1917. Dopo la guerra e fino agli anni ’60 vi fu un deciso declino, ma poi il paese venne riscoperto anche grazie al poeta Raphael Alberti, esule dalla Spagna di Franco, che ha lasciato splendidi versi dedicati a questa zona; insieme a lui arrivarono pittori del calibro di Greco, Purificato, Villalta. Numerose opere di questi e molti altri autori, per un totale di 350, sono ospitate nel museo fondato nel 1935 che è costantemente cresciuto fino a divenire un imperdibile riferimento.
Un rapporto ancora più diretto tra arte e territorio, addirittura fisico, si ritrova nel vicino piccolo borgo di Cervara di Roma, uno dei centri del Parco Regionale dei Monti Simbruini. Poche case raccolte ad anfiteatro, Cervara “…vive/sola, scolpita in cima a una montagna di pietra./E’ una scultura nel cielo,/che nel cielo volerebbe/ se l’aria la sostenesse” come efficacemente la descrisse Alberti. Scultura di nome e di fatto, perché la rocca che sovrasta il centro è stata interamente modellata dagli allievi dell’Accademia di Firenze sotto la guida del professor Vincenzo Bianchi per creare la Montagna d’Europa: qui l’arte non si limita a riprodurre il paesaggio interpretandolo, ma interviene direttamente a portare il gesto artistico nella natura. D’altra parte tutto il borgo trasuda arte, con decine di murales, pannelli di ceramica, dipinti che occhieggiano tra le vecchie case di pietra colorando i vicoli stretti dove ormai passano ben pochi abitanti ma, sempre più, tanti visitatori ammirati.

Su strada e a piedi
Il nostro itinerario si svolge in un’area di media montagna (tra i monti Ruffi, Affilani e Simbruini) caratterizzata da estese aree boscate e cime arrotondate, con forme carsiche piuttosto pronunciate. Questo paesaggio ha subito molte modifiche nel corso degli ultimi anni: soprattutto i paesi hanno visto crescere troppo e male le aree esterne, fino a compromettere quegli scorci così ben rappresentati nelle pitture del secolo scorso. Basti citare nei pressi di Olevano Civitella l’attuale Bellegra, un tempo splendido borgo in cima a un colle circondato dalla natura e oggi informe agglomerato di anonime palazzine tra le quali emerge a fatica il vecchio centro storico.
Fortunatamente l’ambiente conserva ancora ancora vivo il suo fascino e anzi sta beneficiando di nuove attenzioni in merito alla conservazione e al recupero, come dimostrano le stesse iniziative legate all’arte e ai frequenti lavori di restauro. Noi vi invitiamo a visitare i tre paesi citati, seguendo un semplice anello stradale, e a compiere alcune passeggiate nei dintorni.

Anticoli Corrado
Si raggiunge con la A24 Roma-L’Aquila, uscendo al casello di Vicovaro-Mandela e seguendo per pochi chilometri la statale 5 Tiburtina in direzione di Subiaco. Al bivio la strada sale in paese arrivando alla chiesetta della Trinità, dove si trovano alcune case e uno slargo utile per il parcheggio e la sosta notturna; dinanzi, una fontana del 1891. Vicino alla chiesa una scalinata porta alle case semiabbandonate che circondano la Fonte Vecchia, un luogo di grande suggestione raggiungibile in discesa dal paese; vi sgorga un’acqua copiosissima e fresca, e nei pressi scorre anche un torrente che crea una piccola cascata.
Si sale in breve al centro storico sbucando da un arco nei pressi del museo; dopo averli visitati entrambi, si può intraprendere una bella escursione verso il sovrastante borgo di Saracinesco imboccando, ancora in salita, Via Celestino Celestini (segni rosso-bianchi del VAT, Valle Aniene Trekking). La stradina subito si restringe e sfiora un edificio in mattoni: è lo studio del “pittore, incisore e maestro” che gli dà il nome e che da qui godeva della splendida vista su Anticoli. Poi inizia un vero e proprio sentiero, piacevolissimo, che supera un torrentello, sfiora antichi muri a secco, sale tra fitta macchia. Si prosegue diritti fino a una sterrata, quindi si va a sinistra tra uliveti e vigne e, al successivo bivio, ci si tiene a destra; durante il cammino sarà facile scorgere il volo di numerosi rapaci, soprattutto poiane. In corrispondenza di un ruscello la strada curva decisamente e scende; si segue invece il torrente sul sentierino di sinistra arrivando ad alcune opere di presa dell’acquedotto e, oltrepassata una costruzione in cemento, si piega verso destra e poi ancora a destra, sia su un’altra sterrata che dopo un fontanile. La strada prosegue a lungo, con paesaggi che si aprono verso i monti dell’Abruzzo, ancora tra la macchia e i boschi cedui per poi svelare, dietro l’ennesima curva, il colle e le case arroccate di Saracinesco. Si ritorna per lo stesso percorso dell’andata, con un dislivello di 400 metri, impiegando in totale circa 2 ore e mezzo.
Prima di lasciare il paese, vale la pena di visitare la piccola chiesa romanica di San Pietro vicino Piazza Le Ville (visite guidate gratuite prendendo accordi col parroco allo 0774 936325).

Cervara di Roma
Ridiscesi sulla Tiburtina, si prosegue in direzione di Subiaco piegando poco dopo verso Arsoli, dominata dallo splendido Castello Massimo. Da qui si prende la strada panoramica per Cervara fino a un ponticello, dove un cartello segnala l’inizio del sentiero attrezzato del Pozzo del Diavolo consigliando un breve intermezzo. Lungo circa 800 metri ma abbastanza ripido con 175 metri di dislivello, il tracciato consente in circa un’ora e mezzo di immergersi in uno splendido ambiente di forra carsica creato dal Fosso Bagnatore che, scendendo da Riofreddo, ha scavato la roccia proprio intorno al castello; nella gola ci sono spettacolari giochi d’acqua e numerosi lecci vecchi di secoli (non mancano purtroppo rifiuti di ogni genere, in quantità davvero eccessiva). Salendo in modo deciso lungo il fianco destro della gola, tra begli scorci sul corso d’acqua, si raggiunge un prato dove sono sistemati alcuni tavoli da picnic: da qui, in pochi minuti, si arriva a due caratteristici pinnacoli di roccia oltre i quali si sbuca nella parte alta – e nuova – di Arsoli. Il ritorno avviene per lo stesso percorso dell’andata; si riprende la strada per Cervara arrivando, dopo qualche aereo tornante, nell’ampio piazzale alla base del paese, ottimo anche per la sosta notturna. Seguendo la cosiddetta Scalinata degli Artisti, dove sono sistemate diverse opere, si sale alla bella piazzetta del borgo in cui spicca una grande opera in ceramica di Fabio Piscopo, realizzata nel 1995. Aggirarsi all’interno dei vicoli è un autentico piacere che riserva non poche sorprese. Da vedere la Collegiata della Visitazione, ma è imperdibile la salita sulla Montagna d’Europa, davvero affascinante con le sue rocce fittamente scolpite: si arriva così ai pochi ruderi della rocca da cui si gode un ampio panorama sulla valle dell’Aniene e sui tetti del paese. Qui si può comprendere appieno l’emozione del pittore francese Ernest Hébert quando scrisse: “A Cervara ho un piccolo studio e la sua finestra si apre sull’orizzonte immenso. Vedo perfino il mare al di là delle montagne quando l’aria è tersa. La febbre mi ha lasciato…”.

Olevano Romano
Da Cervara si scende direttamente a Subiaco e si segue la strada per la Valle dei Monasteri, girando quindi verso gli Altipiani di Arcinazzo e successivamente verso Olevano Romano. La strada attraversa una bella campagna, sfiorando la Grotta dell’Arco di Bellegra: un tempo era una delle poche cavità accessibili a tutti, anche se non attrezzata turisticamente, ma ora anche qui sono state predisposte passerelle obbligate ed è stato collocato un cancello; il posto è comunque splendido.
Giunti al bivio per Bellegra-Olevano, si svolta a sinistra per quest’ultima località entrando in paese attraverso una galleria, i cui muri esterni sono decorati da diverse opere d’arte moderna. Conviene girare subito a sinistra per raggiungere Villa De Pisa e visitare il museo, quindi tornare indietro per passeggiare con calma nel bel borgo medioevale, raggiungendo anche Villa Baldi (normalmente non visitabile).
Le strade in genere strette consigliano di parcheggiare il camper, soprattutto se di grandi dimensioni, prima di entrare in paese. Una buona soluzione è proseguire oltre il museo seguendo la direzione Autostrada e svoltando a destra in discesa per raggiungere il santuario della Madonna di Colle di Maggio, nei cui pressi sono stati rinvenuti i resti delle mura megalitiche attribuite agli Equi. Da qui, a piedi, si risale tra i vicoli fino alla parte più alta dove la torre, simbolo del paese, è insieme alla chiesetta l’ultima testimonianza del castello dei Colonna che un tempo vi sorgeva.
A pochi chilometri dal paese, verso Bellegra, è possibile visitare il mitico bosco della Serpentara: sta in cima a un piccolo colle, con le sue grandi querce e gli imponenti massi di roccia calcarea intorno ai quali serpeggiano alcuni sentierini (da cui il nome). Su alcuni dei massi i pittori che frequentavano il posto lasciarono incisi i propri nomi, e una serie di targhe ricorda i principali benefattori: tra questi proprio Joseph Koch, il suo scopritore, e Edmund Kanoldt, che lo salvò dalla distruzione.

PleinAir 377 – dicembre 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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