Il richiamo della foresta

Cosa porta l'uomo ad abbandonare le rassicuranti mura domestiche per avventurarsi su aspri sentieri? Perché si pianta una tenda sotto le stelle rinunciando alle comodità della propria casa? Qual è la molla che muove verso l'avventura e spinge a osare sempre di più? Un professionista di pleinair "estremo" ci introduce ai segreti di una spedizione scientifica in America Latina.

Indice dell'itinerario

Misurarsi con sé stessi affrontando sabbie roventi o ghiacci perenni, fiumi impetuosi o impenetrabili foreste è una scelta riservata a chi mal sopporta la routine, ma nel rispetto delle regole che la natura e il buonsenso impongono. E’ questa la filosofia che anima gli uomini dell’Associazione Culturale Esplorazioni Geografiche La Venta e che li ha condotti fin dal 1990 negli angoli più lontani e inospitali del mondo: dai freddi territori dell’Uzbekistan, della Patagonia e dell’Islanda ai climi tropicali delle Filippine, del Venezuela e del Messico.Proprio in quest’ultimo paese, nella regione del Chiapas, sono impegnati dal 1993 in un progetto nella riserva naturale “El Ocote” (nel cui territorio si apre il canyon del Rio La Venta, che ha dato il nome all’associazione), il quale ha valso al gruppo l’assegnazione del premio Rolex Award for Enterprise. Precedentemente alcune spedizioni hanno interessato l’area del canyon del Rio La Venta con la discesa integrale di tutto il tratto inforrato, durata 12 giorni. Le successive hanno continuato negli anni con l’esplorazione delle cavità, disseminate lungo le pareti a strapiombo e raggiungibili che ha rivelato l’esistenza di luoghi rituali legati all’antica civiltà Zoque (popolo antecedente e contemporaneo dei Maya), con il ritrovamento di sepolture di bambini sacrificati al dio della pioggia. Inoltre le numerose ricognizioni all’interno della impenetrabile selva hanno portato anche alla scoperta di numerosi siti, in qualche caso vere e proprie città sepolte dalla vegetazione.
La spedizione ’98, protrattasi per due mesi, si prefiggeva il raggiungimento di una voragine di origine carsica, sótano in lingua locale, battezzata “l’Ombelico del Mondo” e individuata grazie alle foto aeree nel mezzo della selva di El Ocote, nella regione del Chiapas. Il raggiungimento dell’obiettivo si è rivelato impegnativo sia per la difficile progressione nella foresta vergine, a volte non più di 500 metri al giorno, sia per le difficoltà legate all’approvvigionamento d’acqua e al trasporto dei materiali indispensabili alla sopravvivenza in questi ambienti ostili.

Organizzare una spedizione
Che si tratti di grosse spedizioni o esplorazioni in solitaria, praticare ambienti estremi comporta un notevole impegno. Organizzare poi una spedizione che preveda la permanenza per lunghi periodi in ambienti inospitali non è semplice: si faccia il paragone con le minime difficoltà che si presentano anche praticando il campeggio libero fuori porta. I primi problemi nascono dagli approcci con la burocrazia locale e con i suoi tempi; seguono poi le difficoltà legate ai sopralluoghi che precedono la partenza, per sondare il territorio e allacciare “rapporti diplomatici” con le popolazioni del luogo. Effettuate queste operazioni si passa alla fase pratica della spedizione.
Durante la permanenza nella foresta tropicale, più sono i componenti, maggiori saranno le difficoltà nel trasporto dei materiali di gruppo e personali, delle attrezzature tecniche, dei viveri e dell’acqua: durante la stagione secca può infatti capitare che non piova per mesi, e un terreno di tipo carsico, come quello della selva di El Ocote, assorbe qualsiasi apporto idrico. Il tentativo di ovviare a questo inconveniente trasportando esagerate riserve d’acqua risulta controproducente: il contenimento dei pesi è infatti una regola, dovendo affrontare impegnativi spostamenti in zone impervie. Il trasporto dell’acqua sarà affidato alle sacche flosce da 5 o 10 litri, facilmente reperibili in commercio, molto pratiche, leggere e facilmente riponibili quando vuote. Nel caso di installazione di un campo base andranno bene le normali taniche cilindriche da 50 litri, e in ogni caso conviene predisporre un sistema per la raccolta di acqua piovana. Come l’acqua, anche il cibo va misurato sia come peso che come ingombro, privilegiando quello altamente nutriente: barrette energetiche, frutta secca, cibi liofilizzati e integratori vitaminici.
Per quanto riguarda la logistica le scelte sono soggettive, ferma restando la necessità di prevedere una tenda più grande quale campo base, divisa in più sacchi per ripartirne il peso, con funzione di magazzino; per spedizioni minori sono consigliabili tende leggere a due o tre posti e indispensabili sono le amache, che pur non garantendo una protezione contro la pioggia, nella foresta sono piazzabili ovunque e isolano il corpo dagli animali e dal terreno. Per quanto riguarda i sacchi a pelo, devono essere adeguati al luogo: in molti paesi caldi vi è una notevole escursione termica tra giorno e notte e la variazione di temperatura è anche qui, come ovunque, legata alla quota. In genere a queste latitudini sono preferibili sacchi a pelo in fibra sintetica leggeri, di tipo estivo e dotati di sacco compressore per ridurne l’ingombro quando chiusi. Per l’abbigliamento è certamente d’obbligo un copricapo che protegga dal sole, in paglia o cotone, leggero e traspirante.Nella foresta il corpo dovrà essere protetto al massimo e ciò significa indossare camicie a maniche lunghe, pantaloni che coprano la caviglia e scarponcini da trekking alti; in determinate zone poi, causa i serpenti, sarà consigliabile l’uso di gambali in cotone pesante o cuoio, e di guanti che proteggeranno le mani nell’uso del machete. Nonostante le temperature altissime le condizioni ambientali obbligano a scelte sofferte; coprirsi il corpo totalmente ha le sue ragioni: sia per proteggersi dalla vegetazione spinosa (famosi i ciciones), dagli insetti e altri animali velenosi, sia per regolare la traspirazione.

Un po’ di medicina
E’ bene che in ogni spedizione vi sia un medico o almeno un esperto di primo soccorso. Le vaccinazioni preventive vanno effettuate anche alcuni mesi prima della partenza: le misure adottate all’ultimo momento non sempre garantiscono una copertura completa. Riguardo la profilassi antimalarica, il trattamento si effettua una settimana prima della partenza e si prosegue fino a quattro settimane dopo il rientro. Non ne esiste una che garantisca al cento per cento, pertanto bisogna informarsi presso le ambasciate se nel paese ove si intende effettuare il viaggio esiste una resistenza documentata alla clorochina; in caso affermativo bisognerà effettuare un altro tipo di profilassi. Per gli speleologi e tutti coloro che frequentano caverne e profonde grotte vi è il rischio di contrarre l’istoplasmosi inalando le spore che crescono sul guano di pipistrello. La probabilità di assumere tali spore aumenta in ambienti secchi e polverosi, e si risolve indossando comuni mascherine; la terapia si basa su farmaci antimicotici specifici. Sul campo è indispensabile una sintetica ma attrezzata cassetta medica. Sono da privilegiare i farmaci contro la dissenteria e le infezioni intestinali, senza trascurare quelli contro le punture di insetti e le ustioni da esposizione al sole, nonché gli antibiotici e i cortisonici. Importantissimi i sieri antiveleno, che conviene reperire sul posto in quanto selezionati per le specie endemiche. Efficacissimo e rivoluzionario contro le morsicature e punture di animali velenosi è l’Ecobite: si tratta di un apparecchio delle dimensioni di un pacchetto di sigarette alimentato da una normale pila da 9V. Posto a diretto contatto con la parte lesa, coagula il veleno per mezzo di piccole scariche elettriche.

Comunicazioni e orientamento
Le comunicazioni dovranno essere obbligatoriamente assicurate da ponti radio, posti sulle zone più alte circostanti il campo di operazione. Negli spostamenti a terra, mancando in questo caso riferimenti attendibili e punti noti (anche il sole non sempre è individuabile a causa della folta vegetazione), l’orientamento è affidato al GPS satellitare abbinato a carte topografiche del luogo; la normale bussola, comunque da tenere con sé, è infatti influenzabile da campi magnetici sempre in agguato.

PleinAir 318 – gennaio 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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