Il pianeta delle scimmie

Mitica frontiera del mondo antico, reclamata e conquistata nei secoli da popoli d'ogni civiltà, ricca di curiosità storiche e naturalistiche (non ultime le famose bertucce che vivono in libertà sulla Rocca), Gibilterra è una piacevole divagazione sulle rotte iberiche e nordafricane. Da visitare preferibilmente fuori stagione, quando il clima è temperato e le folle di turisti ancora lontane.

Indice dell'itinerario

Entriamo a Gibilterra in una di quelle giornate che sarebbero piaciute ai pirati. Il cielo è opaco, la luce lattiginosa, dalla bruma che copre la superficie del mare spunta solo la cima del Jebel el Tariq, il monte che nell’VIII secolo prese il nome del conquistatore berbero della Penisola Iberica. Aguzzando lo sguardo si intravvede, sulla sponda africana, la scura sagoma del Jebel Musso: secondo la mitologia greca le due ripide vette erano all’origine un’unica montagna, ma in una delle sue dodici fatiche Ercole la divise in due parti che furono perciò chiamate Colonne d’Ercole e segnavano il limite estremo del mondo conosciuto, oltre il quale l’uomo non poteva spingersi.
Oggi, di primo mattino, una luna tardiva che tramonta dietro alla Upper Rock saluta decine di navi, portacontainer e petroliere che aspettano l’autorizzazione al transito verso l’oceano, ben più vasto di quanto si immaginasse nell’antichità e anche ai tempi di Colombo. Nel canale transitano i cargo verso l’Africa e le carrette della speranza per l’Europa, veleggiano lussuosi yacht, si nascondono i sommergibili della discordia. Persino gli uccelli migratori e i mammiferi marini, favoriti nella pesca dalle correnti oceaniche, non possono fare a meno di fermarsi in quest’angolo di territorio britannico che dalla Spagna si protende verso il Marocco.

Dio salvi la bertuccia
Con 6,4 chilometri quadrati di estensione e 426 metri di altitudine massima, poco più di un grosso scoglio, Gibilterra sembra un minuscolo compendio del mondo. C’è il tipico stile british nelle case bianche con le finestre nere e i comignoli in mattoncino, nelle cabine del telefono rosse, nelle ordinatissime file di ragazzi con la divisa del college. C’è l’animo spagnolo nell’accoglienza calda ed estroversa degli abitanti e nella musicalità del llanito, il dialetto inglese dalle vocali dolci, pieno di intercalari castigliani, arabi e persino liguri che si parla in città. C’è l’atmosfera arabeggiante della moschea e delle donne velate che preparano il cous cous, e c’è anche un po’ d’Africa, non solo per la sabbia che piove dal cielo nei giorni di scirocco, per il clima caldo e ventilato con 320 giorni di sole l’anno e minime invernali di 16°C, ma anche per la popolazione di bertucce macaco che vivono in libertà sulla Rocca. All’epoca dell’Impero Romano sembra che il Macacus sylvanus, questo l’appellativo scientifico dell’espansiva scimmietta, fosse diffuso su tutta la costa spagnola, portoghese e marocchina: oggi ne rimangono qualche migliaio di esemplari sulle vette dell’Atlante maghrebino e i circa 250 individui di Gibilterra. Si dice che le prime siano state importate nel 711 dalle foreste berbere, come animali da compagnia, dalle truppe islamiche di Tariq ibn Ziyad; di certo erano assai numerose negli ultimi decenni della Reconquista, alla fine del XV secolo, quando il Regno di Castiglia riuscì a far ritirare gli Arabi oltre lo stretto. Le bertucce assistettero all’arrivo degli anglo-olandesi nel 1704, quando fu la Corona britannica a prendere possesso del piccolo promontorio passando per interminabili assedi e rivendicazioni spagnole, innumerevoli scontri con i pirati turchi e, ormai ai nostri giorni, due conflitti mondiali.Un detto popolare sostiene che quando l’ultima scimmietta sparirà Gibilterra cesserà di essere inglese, e forse non a caso Winston Churchill si occupò personalmente di garantirne l’alimentazione durante la Grande Guerra. Mentre passeggiamo nell’Upper Rock Nature Reserve i piccoli giocano attorno a noi indisturbati, le madri continuano tranquille a coccolare i neonati, i giovani maschi si inseguono per instaurare una fugace gerarchia. Se ci si accuccia alla loro altezza, senza guardarli negli occhi, gli esemplari adulti si avvicinano curiosi e provano a tirare la maglietta, a toccare l’orologio, a infilare la mano nella borsa in cerca di uno snack. Senza essere aggressivi o invadenti, rimangono a fissarti con i loro piccoli occhi rotondi. Ai più fortunati può accadere di sentire il tocco morbido della loro manina o l’odore piacevole del pelo curato e liscio come quello del gatto di casa.

Passeggiando sulla Rocca
Gibilterra, bianco scoglio calcareo che si distingue sia dalle rosse pendici della Sierra circostante che dalle vette nere dall’altra parte del canale, è come un ponte, non solo metaforico, tra Europa e Africa. Nel giardino botanico degli Alameda Garden le piante grasse importate da ogni continente assediano i pini marittimi contendendo la luce all’ibisco e al gelsomino, alla bouganvillea e alla ginestra, mentre i gabbiani reali rubano il cielo alle upupe migratrici e la farfalla monarca africana si riproduce tra la macchia mediterranea. In una grotta calcarea ricca di concrezioni, camere e laghetti è stato ritrovato già otto anni prima del fossile di Neanderthal, a riprova dell’antichissimo popolamento umano, lo scheletro di un ominide preistorico.
Il territorio dell’enclave è ristretto ma la proverbiale efficienza britannica, aiutata da una natura prodigiosa, è riuscita a farci entrare proprio tutto: campi da calcio, rugby, tennis e football, spiagge dorate, la marina per le escursioni a vela e il dolphin watching, una falesia per le arrampicate. Sotto la vetta della Rocca, se si guarda con attenzione, si riconosce la striscia di asfalto dell’aeroporto internazionale: il giorno del nostro arrivo eravamo tranquilli in camper a studiare le cartine in quello che sembrava un ampio e comodo parcheggio, fino a quando i gesti gentili ma concitati dei passanti ci hanno fatto capire che sostavamo nel bel mezzo della pista di atterraggio, in cui arrivi e partenze sono scanditi dal semaforo rosso. Chi cerca un luogo di fede troverà quattro sinagoghe, due moschee, un tempio induista e tutti i tipi di chiesa che possono venire in mente, la battista, quella luterana, la metodista, l’anglicana, dei Testimoni di Geova e ovviamente quella cattolica, nella quale ogni domenica si svolgono curiose messe in spagnolo con canti gospel di sapore afro-americano. E ancora, i pub fumosi di Irish Town, le botteghe artigiane, i prestigiosi atelier come quello della Crystal Glass Factory, fiore all’occhiello della produzione artistica gibranita, le square con tanto di cambio della guardia, la funivia, il faro, ma anche le pulitissime toilette pubbliche e l’inceneritore ecofriendly per i rifiuti differenziati.
Cresciuto come tecnologico e agguerrito avamposto militare conteso da molte nazioni, il Jebel el Tariq è diventato un esempio di tolleranza. Il sito ufficiale dell’ente turistico avvisa che il campeggio libero è proibito su tutto il territorio e che non esistono strutture attrezzate, ma questo non significa che i v.r. non possano varcare la frontiera né che sia vietato sostare negli stalli a pagamento fuori dal centro storico per visitare la città, fermandosi anche la notte nei mesi invernali. E’ invece da sconsigliare fortemente l’accesso entro le mura e verso l’Upper Rock perché le strade sono molto strette, con curve a gomito e balconi bassi. Entrando dal confine spagnolo della Línea de La Concepción, subito prima dell’aeroporto, la cittadina si sviluppa da nord a sud sul lato occidentale della Rocca. La marina, la stazione degli autobus e il terminal dei traghetti si trovano sulla destra della pista di atterraggio, proprio di fronte all’ingresso del centro storico. Ci sono alcuni parcheggi a pagamento solo diurni proprio sotto le mura, di fronte al lungomare, e un’area più ampia presso la cable car, la cabinovia all’ingresso degli Alameda Gardens.
La visita a piedi può seguire la strada principale entrando dal Grand Casemates Gate direttamente in Casemates Square, la piazza che ospitava un tempo la guarnigione britannica, a ridosso del muro difensivo costruito dall’architetto italiano Giovanni Battista Calvi per il re spagnolo Carlo V nel XVI secolo. Dopo l’apertura delle frontiere nel 1985 e il ritiro di gran parte dell’esercito negli anni ’90, è stata restaurata come centro di artigianato trasformandosi in un delizioso angolo di botteghe pittoresche e bar con tavoli all’aperto. Su Main Street si allineano ristorantini che offrono le tipiche torte inglesi e negozietti di tabacco, liquori e prodotti informatici, il pezzo forte del commercio tax free della città. La parallela sulla destra è Irish Town, dove trovare i pub dalla birra più fresca delle migliori marche, ma anche di produzione propria. Sulla sinistra, piccole strade in salita e ripide scalinate conducono alla parte vecchia del borgo, dove vivevano i genovesi, gli ebrei e oggi gli stranieri residenti. Proseguendo sulla via principale si incontra la bella cattedrale di Saint Mary The Crowned, che impreziosisce un incrocio di vie, vicoli e alley molto apprezzate dai giovani gibraniti. Svoltando a destra su Bomb House Lane si raggiunge il Gibraltar Museum, dove sono custoditi tutti i ritrovamenti dal Neolitico ai giorni nostri; se invece si costeggiano le vecchie mura su Line Wall Road, si arriva a un parco per i bambini. Più avanti, sulla sinistra della chiesa della Holy Trinity ci sono le scalette per raggiungere Queensway, il lungomare, dove sono situati i parcheggi e la marina, un cantiere in espansione al momento della nostra visita più che un idilliaco angolo di litorale.
Rimanendo all’interno delle mura e superato il bell’edificio che ospita l’ufficio turistico, si svolta su Governor’s Lane costeggiando The Convent, l’ex monastero dei frati francescani, residenza dell’amministrazione della città dal 1728, dove nei weekend avviene lo scenografico cambio della guardia del Royal Gibraltar Regiment. Poco lontana è The King’s Chapel, piccola ma storica chiesa anglicana. Tornati sulla Main Street si riprende verso Southport Gate, la porta meridionale della cittadella fortificata, dove si trova un parcheggio dei taxi autorizzati al giro turistico di tutta la Rocca. La Red Sands Road conduce al grande piazzale di partenza della cabinovia per l’Upper Rock Nature Reserve e agli Alameda Gardens, mentre da Trafalgar Road, dove si trova lo storico cimitero con le tombe coperte di erba e rose, si può rientrare in centro attraverso Prince Edward’s Gate.
La Willis Road, una lunga strada in salita angusta, faticosa e purtroppo non pedonale, conduce di nuovo verso nord e all’ingresso della Rocca. Questa è ovviamente la parte più fortificata dove si trovano il Moorish Castle, costruzione trecentesca della dominazione berbera, il City Under Siege ricavato nella montagna durante la Seconda Guerra Mondiale con tanto di ospedale, cucine e dormitorio, il Military Heritage Centre e il Great Siege Tunnels, intreccio di cunicoli, stanze e postazioni scavate durante il lungo assedio spagnolo del 1779. Consigliamo di salire alla Rocca con la cabinovia che passa per l’indimenticabile Ape’s Den, la “tana delle scimmie”, dove oggi l’alimentazione delle bertucce viene integrata con frutta, acqua e cereali. Qui si trova anche l’accesso alla grotta di Saint Michael, splendida cavità carsica che un tempo era la riserva d’acqua del promontorio e attualmente funziona anche da insolita sala concerto.
Terminato il giro a piedi, che avrà certamente impegnato tutta la giornata, si riprende il v.r. e uscendo dal Ragged Staff Gate verso la zona industriale si costeggia la baia di Gibilterra. Dopo 100 Top Gun e Parson’s Lodge, due postazioni militari divenute museo, Camp Bay e Little Bay sono due piccole spiagge per godersi il tramonto. Poco più avanti c’è l’Europa Point, estremità meridionale del promontorio su cui si ergono il faro, il santuario di Our Lady of Europe e una moschea: il capo è punto di ritrovo abituale dei giovani di tutta la città e fino a tarda sera si sente il rombo delle moto di passaggio, ma vuoi mettere la sensazione di dormire sotto le stelle in questo avamposto tra due continenti?

PleinAir 438 – gennaio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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