Il mare di Artù

Tra leggende cavalleresche e coste sferzate dall'oceano, attraversiamo la Bretagna scoprendo caratteristici villaggi, un immenso patrimonio di tradizioni e una natura grandiosa da vivere a tutto pleinair.

Indice dell'itinerario

E’ stata per prima la musica a dirci che eravamo in Bretagna: malinconica e penetrante, proveniva dalla cornamusa di un suonatore che deliziava i passanti in un porticciolo turistico. Poi le barche adagiate sulla melma della baia a ricordarci che le maree oceaniche, così diverse da quelle del Mediterraneo, riescono a mutare in poche ore un intero paesaggio.
“Qui finisce la Francia” dicevano un tempo i cartelli. E in realtà questa regione dall’anima celtica, proiettata verso l’Atlantico e le terre gemelle del nord di cui condivide l’antica lingua, la musica, il clima, è la più lontana dalle atmosfere provenzali, dalla Costa Azzurra, dalla grandeur di Parigi, dalle ampie valli fluviali della Francia centrale. Coste e promontori parlano di naufragi e di tempeste, di vento che soffia impetuoso e di mare che tante volte è meglio contemplare dall’alto mentre s’infrange su scogli infidi, mentre un entroterra che sembra infinito è lo scenario di leggende che hanno come protagonisti la fata Morgana, Re Artù, Lancillotto, i cavalieri del Santo Graal. Ed è di questa Bretagna che vogliamo parlarvi, lontana dal clamore e dalla mondanità, dove si può cogliere fino in fondo l’anima di un luogo tra villaggi sperduti nel verde, eccezionali testimonianze preistoriche, castelli avvolti di magia, percorsi intessuti d’arte e di storia.

 

Coste selvagge

Basta una passeggiata tra campi e spiagge di Le Pouldu per capire perché, alla fine dell'800, fu scelto come luogo di soggiorno da numerosi pittori
Basta una passeggiata tra campi e spiagge di Le Pouldu per capire perché, alla fine dell’800, fu scelto come luogo di soggiorno da numerosi pittori

Per chi arriva dalla Francia centrale o dalle autostrade che risalgono le regioni occidentali, il primo approdo è Carnac con i suoi celebri siti megalitici. La città sorge fra le due penisolette di Quiberon e di Locmariaquer, anch’essa una tappa archeologica da non sottovalutare con il Grand Menhir Brisé che doveva misurare una ventina di metri d’altezza (i Romani lo chiamavano Colonna del Nord), il colossale dolmen con corridoio della Table des Marchands e le Pierres Plates, sulla brughiera che sfuma nella spiaggia a qualche chilometro dal paesino e nei pressi di un’area di sosta per i camper. Di fronte alla Belle Île si allunga con i suoi 14 chilometri il Quiberon, ma la differenza tra le due coste di quest’esile striscia di terra è stupefacente: quella orientale, affacciata verso Carnac e la sua ampia baia, vanta larghe spiagge che non sembrano quasi risentire della marea, mentre quella occidentale, rivolta verso l’oceano, è tutta un susseguirsi di alte falesie, scogliere corrose, grotte e baie tra speroni di roccia, tanto da essersi meritata il nome di Côte Sauvage. Il paesino, meta turistica di notevole richiamo, offre l’occasione di bellissime passeggiate su entrambi i versanti, per camminare lungo i litorali o per essere sferzati dal vento e inondati dall’odore salmastro delle alghe.

Da Quiberon partono i traghetti che in tre quarti d’ora portano alla Belle Île, l’isola bella di nome e di fatto, che ripropone ed esalta l’ambiente della penisola: ruvidi e spettacolari paesaggi oceanici verso il mare aperto, atmosfere più tranquille verso il continente dove affacciano anche le località più importanti, prati e campi a tappezzare l’interno di questo altipiano scistoso praticamente privo di rilievi. I suoi 18 chilometri di lunghezza per 10 di larghezza rendono la bici il mezzo migliore per le escursioni (la si può imbarcare o noleggiare sul posto); se si effettua il giro completo con alcune deviazioni per raggiungere qualche baia si coprono una sessantina di chilometri, su percorsi prevalentemente pianeggianti che solo di tanto in tanto presentano qualche breve strappo. Allo sbarco ci accoglie il vivace porto di Le Palais con la cittadella progettata dal famoso Vauban – che ne firmò parecchie in tutta la Francia – a farci capire che questo era un presidio ambito da altre potenze: gli olandesi lo conquistarono nel 1572, gli inglesi nel 1761. Ma ai nostri giorni è l’isola a conquistarci, com’è accaduto ad esempio con Monet e Sarah Bernhardt. Proseguiamo ora in direzione di Sauzon, davvero delizioso nelle ore soleggiate e di alta marea; più avanti si raggiungono la Pointe des Poulains e, sul versante meridionale, la grotta dell’Apothicairerie. A metà dell’isola si prende la deviazione per il grande faro (grazioso il paesino di Kervilahouen) e dopo aver superato tre alberghi e un castello in cui si pratica la talassoterapia, ci si ritrova nella natura selvaggia della scogliera di Port Coton. Il nostro giro toccherà ancora Bangor e Locmaria per ritornare via strada sulla costa e, tempo permettendo, fare un bagno sulla Plage des Grands Sables.

 

I luoghi di Gauguin

La cittadina di Pont-Aven dove lavorò insieme ad altri pittori Gauguin
La cittadina di Pont-Aven dove lavorò insieme ad altri pittori Gauguin

“Cambio posto, mi avvicino al mare, è così grande e mi piace tanto, devo ad esso delle grandi sensazioni… aspiro alla solitudine delle coste aride e semplici”. Così scriveva a un amico il pittore Paul Sérusier, contemporaneo di Gauguin: tra gli artisti francesi di fine ‘800 furono in molti a soggiornare e a trovare nuova ispirazione a Le Pouldu, placido paesino rivierasco a pochi chilometri da Lorient. Lo Chemin des Peintres ne segue le tracce soffermandosi nei luoghi che ispirarono alcuni dei loro quadri più celebri: su una serie di pannelli in ceramica si ammira la riproduzione del dipinto e se ne può leggere un’accurata descrizione (il percorso più breve è di 2 chilometri, quello completo di 5). Da visitare anche la pensione di Marie Henry, residenza preferita dai pittori, oggi trasformata in museo che espone le copie di quadri celeberrimi conservati nei più grandi musei e collezioni private del mondo.

A una mezz’ora di strada, Pont-Aven è una tipica e raccolta cittadina bretone in cui Gauguin e altri maestri del colore hanno lasciato cospicue testimonianze. Prima di diventare celebre per questa frequentazione era conosciuta come la città dei mugnai, al punto da avere più mulini che abitazioni: alcuni di essi rimangono ancora – oltre che sulle tele – lungo le rive dell’Aven che si perde nel porticciolo, alla fine dell’estuario che una volta era percorso dalle imbarcazioni che trasportavano merci, mentre oggi ci sono natanti da diporto e qualche battello per le escursioni turistiche. Non manca anche qui un itinerario artistico, da compiere in circa un’ora e mezzo, per osservare le riproduzioni di celebri opere (tra cui, sempre di Gauguin, La Danse des 4 Bretonnes e La Belle Angèle) e approfondirne le particolarità.
Le Bois d’Amour è invece una splendida passeggiata lungo il fiume, tutta all’ombra di grandi alberi: i pittori della colonia di Pont-Aven amavano questo luogo per la sua tranquillità e la sua bellezza. “Come vedete quest’albero – disse Gauguin in un angolo caratteristico del Bois d’Amour – è verde? Metteteci dunque del verde, il più bel verde della vostra tavolozza. E quest’ombra piuttosto blu? Non esitate a dipingerla il più blu possibile”.

Per completare il giro potremo visitare la cappella di Trémalo, un edificio in pietra del XVI secolo perso nei campi, in cui è conservato un Cristo in legno policromo che ispirò il Christ jaune del maestro. Nizon è invece un paesino poco distante da Pont-Aven dove, nella chiesa cinquecentesca che racchiude una collezione di statue policrome, troviamo quella che fu ripresa da Gauguin nel Christ vert. Altre mete notevoli sono la passeggiata con monumento al poeta e scrittore contemporaneo Xavier Grall e il giardino pubblico di fronte al porto con un’altra statua dedicata allo chansonnier Théodore Botrel, che creò la prima festa folkloristica di Bretagna. Tipiche di Nizon sono inoltre le fabbriche in cui si producono speciali gallette contenute in scatole decorate con personaggi bretoni.
Se avete intenzione di portarvi a casa un souvenir acquistando un quadro, una scultura o altri oggetti d’arte, fatelo a Pont-Aven: sulla scia dei grandi maestri, molti pittori hanno continuato ad allestire i loro atelier in questa cittadina che oggi ne ospita decine e decine.

 

Belvedere sul parco

Vicino alla baita di Brest, il parco dell'Armorique offre invece monumenti di pregio come a Rumengol
Vicino alla baita di Brest, il parco dell’Armorique offre invece monumenti di pregio come a Rumengol

All’estremo lembo orientale della rada di Brest, il paese di Le Faou mostra alcune belle case di commercianti di una volta: ma soprattutto è il nostro punto di partenza per visitare il Parc Naturel Régional d’Armorique, che tutela un’ampia porzione della Bretagna centrale e comprende anche le isole del Finistère. Nell’entroterra la parte più interessante sono i Monts d’Arrée, in realtà una serie di colline delle quali la più alta, con i suoi 380 metri, è la Montagne Saint Michel (quasi omonima della celeberrima abbazia sulla costa settentrionale della Normandia). Si tratta di una terra praticamente ignorata dalle guide e rimasta al margine del grande sviluppo turistico, che ha conservato tutte le attrattive della Bretagna rurale con i suoi antichi e lindi villaggi di case in pietra: il primo di essi è Rumengol, stretto attorno alla sua chiesa. Poco più avanti inizia la Forêt du Cranou, con la strada che serpeggia tra querce e faggi offrendo numerose possibilità di parcheggio e soprattutto di passeggiate, come quella di 15 chilometri che in circa 5 ore porta alla fontana di Saint Conval, vicino al sito di una cappella oggi scomparsa.

Proseguiamo nell’entroterra svoltando al primo bivio per Saint Rivoal e Menez-Meur: qui sorge il Domaine de Menez-Meur, uno dei diciannove musei tematici del parco che ne illustrano l’ambiente e le attività tradizionali. In questo caso si tratta di un’antica fattoria ristrutturata (voluta da un cercatore d’oro che fece fortuna in America) immersa in un paesaggio assai caratteristico e circondata da un’ampia area faunistica con animali della campagna e del bosco, compreso il lupo. Per una sosta di relax si può proseguire verso il vicino Lac du Drennec, che offre alcune belle spiagge e, con i suoi 7 chilometri di sponde, invita a un’altra bella camminata.
Commana è lì che ci aspetta con la sua bellissima chiesa ricca di preziosi arredi: da notare l’effigie della Vergine in attesa, i tre retablo d’epoca barocca e il seicentesco battistero a forma di tempietto. A breve distanza, sulla via per Huelgoat, la Roc Trevezel è un superbo punto panoramico da cui si gode una vista davvero a 360 gradi: vale la pena compiere la breve passeggiata che porta in cima (un altro belvedere è la stessa Montagne Saint Michel che si raggiunge da Saint Rivoal).
Huelgoat, che sul suo laghetto dispone di un’area di sosta per i camper, è uno di quei luoghi in cui la natura ha voluto divertirsi: nella foresta che lambisce la cittadina sono disseminati enormi massi perfettamente levigati che, secondo la leggenda, furono scagliati dal gigante Gargantua infuriato per non aver potuto placare il suo smisurato appetito, mentre la geologia dice che si tratterebbe di rocce di fusione risalite verso la superficie e poi modellate dagli agenti atmosferici. Fra le tappe più curiose troveremo la Grotte du Diable, il Ménage de la Vierge nelle cui forme sembra di riconoscere utensili da cucina come un mestolo, un pentolone e un soffietto, la Roche Tremblante che pesa ben 137 tonnellate e oscilla leggermente se vi si esercita una pressione con le spalle in un punto ben preciso, lo Champignon che su un gambo incredibilmente sottile regge un grosso cappello. Nella cittadina non mancano altri motivi di attrazione, come il percorso escursionistico che in 7 chilometri, partendo dal municipio, porta a una vecchia miniera e al gouffre da cui il fiume Argent precipita da un’altezza di 8 metri; l’Arboretum du Poerop offre invece una collezione di 2.500 alberi e arbusti da tutto il mondo. Prima di chiudere l’anello intorno ai Monts d’Arrée seguiremo le indicazioni per Saint Herbot oppure per Loqueffret, con la torre quadrata della chiesa che emerge dalla vegetazione e si vede anche a notevole distanza. Rientrando a Le Faou, interessanti anche i ruderi della chiesa di Quimer’ch con una cappelletta ristrutturata e una bella veduta della baia di Brest.Alla scoperta degli enclos
Che cos’è un enclos? E’ lo spazio sacro per eccellenza situato al centro del paese, dove si concentra la vita religiosa. E’ circondato da un muro (con l’ulteriore funzione di tener fuori gli animali) interrotto da varchi, il più importante dei quali è ornato da una sorta di arco di trionfo; nel mezzo sorge la chiesa, che fino al XVIII secolo fu anche luogo privilegiato per le sepolture. La caratteristica più originale è invece il calvaire con la riproduzione, in forma talora maestosa, di episodi della vita di Cristo. Altri elementi di questi complessi sono gli ossari, via via trasformati in reliquiari che oggi, in più di un caso, ospitano uffici turistici o piccoli musei.

Huelgoat i cui dintorni sono punteggiati da rocce in forma assai curiosa
Huelgoat i cui dintorni sono punteggiati da rocce in forma assai curiosa

Tra i Monts d’Arrée e Morlaix, sulla costa settentrionale, queste costruzioni sono diffusissime e anzi costituiscono una vera peculiarità della regione; visitandole, inoltre, si nota subito che risalgono tutte più o meno allo stesso periodo e impiegano gli stessi materiali. Per capirne la ragione occorre fare un passo indietro, tra il ‘500 e la seconda metà del ‘600, quando la Bretagna conobbe un periodo di grande prosperità con l’agricoltura, la pesca, le attività marinare e soprattutto la manifattura tessile: si poterono così sovvenzionare gli artisti e realizzare gli enclos non solo per dar lustro alle parrocchie, ma anche per insegnare la storia sacra attraverso le immagini e catechizzare la popolazione analfabeta. L’odierno viandante troverà dunque una spettacolare collezione di vetrate dipinte con scene non di rado ispirate alla realtà locale dell’epoca, pulpiti e baldacchini dei fonti battesimali di eccezionale raffinatezza, pale d’altare brulicanti di angioletti, colonne tortili rivestite di pampini, statue policrome, gonfaloni sontuosamente ricamati e persino qualche confessionale che attira lo sguardo per la sua pregevole fattura.

L'interno della suntuosa chiesa di Lampaul-Guimiliau
L’interno della suntuosa chiesa di Lampaul-Guimiliau

Per scoprire questo patrimonio d’arte abbiamo scelto di intrecciare due dei tre circuiti suggeriti per la visita: si ha così l’occasione di percorrere strade tranquille e prive di traffico, sostare liberamente con il proprio v.r. in molte località e conoscere i tanti incantevoli paesini che punteggiano queste valli fino al mare. Morlaix merita una tappa per il grazioso centro storico e la bellissima insenatura, da costeggiare anche in bicicletta su un comodo percorso pianeggiante; di qui ci portiamo a Plougonven per ammirare il primo degli enclos. Proseguendo per Poulin-les-Morlaix e Pleyber-Christ, su strade di campagna che fanno apprezzare tutta l’atmosfera dell’entroterra bretone, si arriva a Saint Thégonnec, dove si rimarrà colpiti dalla ricchezza delle opere; lo stesso avviene a Guimiliau e Lampaul-Guimiliau, che distano pochi chilometri. Nel giro rientrano anche Sizun, che vanta l’arco trionfale più maestoso, e Commana che abbiamo già toccato nel percorso dell’Armorique. Per la sosta ci si può appoggiare di nuovo qui vicino, ad esempio nel campeggio del lago di Drennec, oppure si può riprendere la via della costa visto che le distanze fino a Morlaix e dintorni rimangono complessivamente modeste.

 

La foresta incantata

La grande abbazia sulle rive di un placido laghetto a Paimpont
La grande abbazia sulle rive di un placido laghetto a Paimpont

Anche se non credete a fate, maghi e altre creature ultraterrene, Paimpont è una tappa da non perdere: siamo a Brocéliande, la foresta del ciclo di Re Artù e dei suoi Cavalieri della Tavola Rotonda e, prima ancora, santuario dei Celti. Alcune carte geografiche medioevali la chiamano Brécilien, Bréchéliant o Brékilien: natura, storia e leggenda si intrecciano in questo mondo fatto di alberi possenti e laghetti nascosti, dense macchie di sottobosco e misteriose sorgenti (come quella di Barenton, con le sue bolle d’azoto che nascono dal fondo e danno l’impressione che la superficie sia in ebollizione). Il fascino non è dovuto soltanto all’oscurità, al silenzio o a rumori strani, ma anche al mito di personaggi che furono forse divinità prima che i millenni le trasformassero in eroi da romanzo. I cavalieri Ivano, Gauvin e Lancillotto hanno strani rapporti con il sovrannaturale, le fate Morgana, Viviana e Laudine hanno a volte sentimenti umani, Merlino svolge il ruolo di intercessore. Una lunga rete di sentieri collega tutti i siti d’interesse, ma se si vuole visitarne solo alcuni ci si può addentrare nel bosco scegliendo i percorsi che collegano i luoghi più famosi partendo dalle aree di parcheggio. Avvicinandosi alla zona è d’obbligo una visita a Josselin: il suo castello che si specchia nelle acque del fiume Oust è uno dei più belli della Bretagna e la sua forma allungata lascia solo immaginare la lunga storia dell’edificio che una volta faceva parte dell’antica cinta muraria. Notevoli anche il centro storico e la chiesa che custodisce il cenotafio in marmo di Olivier de Clisson e di sua moglie Marguerite de Rohan, alla cui famiglia appartiene ancora il castello.

Nel folto del bosco vicino Tréhoreuntec in albero dorato ricorda un incendio avvenuto negli anni '90
Nel folto del bosco vicino Tréhoreuntec in albero dorato ricorda un incendio avvenuto negli anni ’90

Passando per Ploërmel (o aggirandola con l’autostrada) si raggiunge finalmente il bosco il cui centro è il paesino di Paimpont, con l’imponente abbazia affacciata su un lago artificiale che offre una piacevole pausa di relax (si può sostare nel parcheggio vicino allo sbarramento oppure nel campeggio municipale poco lontano). Per visitare i luoghi della leggenda è necessario essere provvisti di una buona cartina o, in alternativa, di quella distribuita dagli uffici turistici il cui personale fornisce altre utili indicazioni. Scopriremo così la Val-sans-Retour, nei pressi di Tréhorenteuc, dove Morgana imprigionava gli amanti infedeli in un’invisibile muraglia d’aria: solo Lancillotto ruppe l’incantesimo perché il potere della fata nulla poteva contro il suo amore per Ginevra. L’Arbre d’Or vicino allo stagno è a memoria di un incendio che divorò la valle per cinque giorni nel 1990.
Chi entra nella piccola chiesa di Tréhorenteuc è sorpreso dai quadri, dalle vetrate, dai mosaici e dalle piastrelle che celebrano la fusione della fede cristiana, della tradizione celtica e delle leggende arturiane. Per l’abate Henri Gillard, direttore dei lavori di questo santuario, la fede era una: il cristianesimo, giunto però dopo la religione druidica e le leggende di questa comunità e delle quali non si poteva non tenere conto. Così è riuscito a fare di un “luogo di culto, un luogo culturale” fondendo linguaggi simbolici elaborati da tradizioni diverse.

Il castello di Trécesson
Il castello di Trécesson

Il castello di Trécesson, che pare sorgere dalle acque come in una fiaba, è il più bello di Brocéliande. In questa zona troviamo ancora la Tombe des Géants e la Maison de Viviane, siti megalitici che sono stati inseriti nel ciclo cavalleresco come il Jardin des Moines, ovvero il giardino dei monaci, e la Tombe de Merlin. Nel nostro giro, con una bella passeggiata, raggiungeremo anche la fontana di Barenton presso la quale si svolgono molti episodi delle storie della Tavola Rotonda.
La fata Viviana crebbe il giovane Lancillotto in un altro castello, quello di Comper: è l’unico che si può visitare e nel quale si tengono importanti manifestazioni, ma non è in buono stato ed è anche quello che ci appare meno caratteristico. Sulla via per raggiungerlo, faremo un salto di qualche secolo fermandoci alla quercia di Guillotin, il cui enorme tronco servì come rifugio a un abate omonimo del medico che aveva propugnato l’adozione della ghigliottina.
A piedi, in bici, in camper: per un paio di giorni è stato bello perdersi tra magia, natura e storia nella Forêt de Paimpont, nel labirinto delle sue valli e dei suoi ruscelli, fra le antiche leggende cavalleresche. E la vera Brocéliande ci ha aperto le porte del tempo, rendendo ancora più indimenticabili le piccole e grandi meraviglie di questa Bretagna.

 

 

 

 

 

 

 

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