Il Gigante buono

D'autunno le faggete dell'Appennino si colorano di tinte vivacissime. Per assaporare questo incanto nel Parco Regionale del Gigante, percorriamo la fitta e ben segnalata rete di sentieri e selezioniamo sette itinerari di varia difficoltà, da abbinare o da compiere singolarmente. A dispetto dei primi freddi e delle giornate che si accorciano.

Indice dell'itinerario

Prendendo come punto di riferimento il Rifugio Cesare Battisti (aperto da fine giugno a settembre tutti i giorni, nei restanti periodi ogni fine settimana e festivi; tel. 0522/897497, gestore 0522/343387, CAI di Reggio Emilia 0522/436685) ecco alcune proposte per riempire di colori autunnali il fine settimana.

1 – Case di Civago-Segheria dell’Abetina Reale-Rifugio C. Battisti
Sentiero: 605 (segnavia bianco e rosso).
Tempo di percorrenza: 2h 30′ (facile).
Dislivello: salita 750 m, discesa 20 m.
Parcheggio veicolo: nei pressi dell’abitato di Case di Civago o nella vicina Civago.
Rientro al veicolo: stesso itinerario o in alternativa sentiero 631 (2h 10′).
E’ la via d’accesso più conosciuta e frequentata per il Rifugio Cesare Battisti. Da Case di Civago attacca il sentiero 605, che in parte recupera la medioevale Via delle Forbici sino a sfiorare un alpeggio mappato come Case del Dolo. Ignorato il segnavia 631 che si stacca sulla destra, il tracciato avanza tra abeti bianchi e faggi sino ad approdare alla ex Segheria dell’Abetina Reale (1410 m), oggi adibita a rifugio (tel. 0522/807222).
Allungando il passo oltre il bosco, che ci accompagna per un lungo tratto su una carrareccia selciata, si sale a guadagnare il luminoso ambiente delle praterie di quota che anticipano Lama Lite (1769 m) e il Rifugio Battisti.

2 – Rescadore (Febbio)-Pian Vallese-Il Passone-Rifugio C. Battisti
Sentiero: 615 (segnavia bianco e rosso).
Tempo di percorrenza: 2h 30′ (salita impegnativa al Passone).
Dislivello: salita 700 m, discesa 90 m.
Parcheggio veicolo: parcheggio area Rescadore.
Rientro al veicolo: in alternativa seguire l’itinerario 3 percorrendo il breve tratto del sentiero 609 che unisce Peschiera Zamboni a Rescadore.
Dall’insediamento turistico Febbio-Alpe di Cusna (conosciuto anche come Rescadore), punto di partenza degli impianti sciistici, attacca il sentiero 615. Il tracciato, che nel primo tratto si sovrappone a una carrareccia, lascia alle spalle la seggiovia e avanza in salita sino alla radura di Pian Vallese. L’ambiente si fa sempre più selvaggio, culminante nella conca sottostante la sella del Passone. Il sentiero procede diagonalmente tra le rocce, recuperando la forte pendenza che è necessario affrontare per ascendere ai 1847 metri di quota del Passone, ben conosciuto dagli escursionisti locali per il vento che vi soffia. La fatica è premiata da un colpo d’occhio che abbraccia il verde intenso dell’Abetina Reale (vedi itinerario 1), il Monte Prado, le valli dell’Ozola e del Dolo. Si scende ora tra affioramenti calcarei e praterie sino ad approdare al Rifugio C. Battisti.

3 – Rifugio C. Battisti-Il Passone-Monte Cusna-Peschiera Zamboni (Febbio)
Sentieri: 615 – 607 – 617 (segnavia bianco e rosso).
Tempo di percorrenza: 4h 30′ (media difficoltà).
Dislivello: salita 400 m, discesa 1020 m.
Il sentiero 615, alle spalle del rifugio, sale in un territorio che alterna roccette a praterie. Nei pressi del Passone (1847 m) s’incontra il sentiero 623, in lieve anticipo rispetto al 607 che seguiremo sulla sinistra, sino a guadagnare i 2071 metri del Monte La Piella. Il percorso segue ora il profilo del crinale mantenendosi sulla linea dei duemila metri, offrendo una visuale sulle valli circostanti. La stazione terminale di un impianto di risalita (la seggiovia che sale dalla località Rescadore di Febbio funziona nella stagione invernale e d’estate) anticipa di pochi passi la panoramica cresta rocciosa del Sasso del Morto (2077 m), balcone naturale sulla valle dell’Ozola. Conviene a questo punto aggirare la cima del Monte Cusna scivolandole sulla destra, sino a recuperare la salita erbosa che conquista il versante opposto del “gigante” reggiano. Dall’alto della vetta con un po’ di fortuna è possibile scorgere l’aquila reale. La discesa, che va affrontata con attenzione, corre lungo l’anfiteatro glaciale della Borra tra massi d’arenaria e continua, con una virata sulla destra (sentiero 617), tra i prati di quota sino a tuffarsi nel bosco. Le vasche circolari della Pescheria e l’incrocio con i sentieri 609 e 619 preannunciano l’imminente arrivo a valle.

4 – Rifugio C. Battisti-Monte Cusna-Cascate del Lavacchiello-Valle dell’Ozola-Rifugio C. Battisti
Sentieri: 615 – 607 – 625 – 635 – 629 (segnavia bianco e rosso).
Tempo di percorrenza: 7h 30′ (impegnativo, da evitare in caso di nebbia).
Dislivello: salita 990 m, discesa 990 m.
Raggiunto il Monte Cusna (vedi prima parte dell’itinerario 3), è ora necessario perdere quota seguendo il tracciato 625 (scendere con prudenza) che corre in direzione del Monte Bagioletto e dell’omonimo lago. Avendo cura di evitare il sentiero 623, che incrociando il nostro percorso potrebbe depistarci, si scivola in un vasto pianoro conosciuto come Prati di Sara. Siamo a 1610 metri; ai limiti della prateria, nei pressi del Lago del Caricatore, si incontra il sentiero 635 che, guadagnata la faggeta, rincorre la vallata del Lavacchiello. Ci aspetta ora un’impegnativa discesa tra le rocce mappate come Schiocchi che offre un superbo panorama della regione. Tra cespugli di ginepro, brugo, dafne spatolata e semprevivo maggiore si arriva alle Cascate del Lavacchiello, sequenza di salti d’acqua offerta dal fosso Lama Cavalli. Piccoli guadi ci aiutano a recuperare il sentiero, che s’inoltra ora nel bosco. Le conifere s’alternano a faggi e latifoglie. Ripida la discesa che si getta nell’alveo dell’Ozola, anticipando gli scalini di legno che risalgono ai fabbricati di Presa Alta. Lo sbarramento idroelettrico è posto sulla strada forestale diretta a Ligonchio, la stessa che seguiremo, a sinistra, per un lungo tratto (sentiero 629). Il tracciato viola ora la Foresta dell’Ozola e segue l’omonimo torrente, guadagnando di quota. Un’ultima salita e si arriva al Rifugio C. Battisti.

5 – Rifugio C. Battisti-Parco dell’Orecchiella-Rifugio C. Battisti
Sentieri: 633 (segnavia bianco e rosso) – Airone 3 (segnavia giallo e azzurro) – 00 – 631 (segnavia bianco e rosso).
Tempo di percorrenza: 2 giorni (primo giorno 5 ore, secondo giorno 7 ore).
Dislivello: salita 970 m, discesa 970 m (media difficoltà).
Dal Cesare Battisti non è difficile sfiorare il Rifugio Bargetana, aggirare il Monte Castellino e inerpicare al Passo La Focerella (sentiero 633). Entusiasmante il panorama che spazia su entrambi i versanti mostrando i colori del Parco dell’Orecchiella. Per la discesa seguiremo il segnavia giallo e azzurro del sentiero Airone 3 che, all’altezza del Rifugio La Foce, piega a sinistra cercando riparo nella foresta. Un buon punto di riferimento è rappresentato dal fosso Lamagabbia, piccolo torrente sulla sinistra del tracciato visibile solo in prossimità di una pietraia, non distante dalla strada bianca che conduce a valle. Nei borghi di Frappola e Casini di Corte si trovano esempi di architettura rurale della regione, col tradizionale tetto in paglia di segale. La presenza dell’asfalto invita a svoltare sulla sinistra, continuando la camminata sullo sterrato fino al segnavia che obbliga a scendere sulla destra al letto di un torrente. Oltre il corso d’acqua c’è un bel percorso nella boscaglia, che sfocia nei pressi di una fontana. Airone 3 corre ora parallelamente alla strada carrozzabile sino al Centro Visitatori del parco, a breve distanza dal bar-ristorante Orecchiella (camere con bagno, tel. 0583/619010). Tornati sui nostri passi sino alla già citata fontana, imboccheremo una larga carrareccia, prologo al sentiero vero e proprio che affronta una faggeta. Il tracciato si sovrappone al sentiero 66 in corrispondenza dei prati di Lamarossa, radura che consente di prender fiato prima di salire alla volta del Monte Bocca di Scala (1846 m). Il percorso panoramico, frequentato dai mufloni, affronta la salita degli Scaloni, impervia barriera naturale che si frappone al crinale. Quando si aggira il Monte Vecchio si è già sul versante emiliano, la cui miglior visuale è offerta dalla cima del Monte Prado (2054 m). Il sentiero 631 raggiunge rapidamente il Rifugio C. Battisti.

6 – Ligonchio-Rifugio C. Battisti
Sentieri: 633 (segnavia bianco e rosso).
Tempo di percorrenza: 4h 30′ (facile).
Dislivello: salita 800 m, discesa 30 m.
Parcheggio veicolo: superato l’abitato di Ligonchio, presso il campo sportivo.
Rientro al veicolo: in alternativa seguire l’itinerario 4 e continuare sul sentiero 635, dalla Presa Alta sino a Ligonchio.
E’ necessario tornare all’ingresso del paese e salire a destra seguendo il segnavia rosso e bianco. Il percorso inerpica sino all’imbocco, sulla sinistra, del tracciato ferroviario a scartamento ridotto, opera realizzata negli anni ’20 in occasione della costruzione della diga sul torrente Ozola, in località Presa Alta. Si avanza su di un tranquillo sentiero di mezza costa, a tratti ben ombreggiato. L’incrocio con la carrozzabile consente di superare il fosso di Rimale, punto in cui anche il vecchio tracciato ferroviario termina; seguendo la strada sterrata si arriva a Presa Alta (vedi itinerario 4). La salita che segue, puntando in direzione del Monte Belfiore, guadagna circa 300 metri di dislivello e sfiora l’impronta di ciò che un tempo era il lago del Capriolo, aggirando con cura l’affilato gruppo delle Porraie. Ancora salita sino al Passo di Romecchio e alla conquista del crinale. In falsopiano l’ultimo segmento che, poco prima di approdare a Lama Lite, sfiora il piccolo Rifugio Bargetana.

7 – Passo di Pradarena-Passo di Romecchio-Rifugio C. Battisti
Sentieri: 00/GEA – 631 (segnavia bianco e rosso). Tempo di percorrenza: 4h 30′ (cautela nel passaggio sul gruppo delle Porraie).
Dislivello: salita 380 m, discesa 200 m.
Parcheggio veicolo: nei pressi dell’albergo-ristorante ‘Carpe Diem’. Il Passo di Pradarena, da cui prende il via l’itinerario, costituisce anche un buon punto di partenza per escursioni sulla vetta del Monte Cavalbianco (1854 m), che offre una bella vista sulle Alpi Apuane.
Rientro al veicolo: stesso itinerario a ritroso; per possibili alternative chiedere al Rifugio C. Battisti.
La quasi assenza di dislivello e gli scenari offerti dal crinale sono le principali caratteristiche dell’itinerario. Il Passo della Comunella (1619 m) si raggiunge grazie a una tranquilla strada bianca che viola il versante toscano. La sequenza di cime è impressionante: dapprima si aggira il Monte Sillano, poi si sfiora il Monte di Soraggio (1830 m) e infine le Porraie (1800 m), un ventaglio roccioso il cui superamento impone attenzione. Raggiunto il Passo di Romecchio (1685 m), sede dell’antico oratorio di San Bartolomeo, non è difficile arrivare al Passo La Focerella e proseguire in direzione della sella del Monte Prado, a 1920 metri (per la discesa al Rifugio C. Battisti vedi itinerario 5).

PleinAir 316 – novembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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