Il genio del fiume

Pleinair di terra e d'acqua nel Parco Adda Nord: una gita nella natura per scoprire le memorie dell'ingegno di Leonardo, che qui progettò opere idrauliche ancora attuali, e ripercorrere gli scenari in cui Manzoni ambientò i Promessi Sposi.

Indice dell'itinerario

A chi identifica la pianura lombarda con Milano può sembrare incredibile, ma a meno di 40 chilometri dalla Madonnina ci sono luoghi che conservano intatta la meraviglia di una natura viva e generosa, in cui il pleinair si inserisce alla perfezione: anche perché sono al di fuori delle tradizionali mete turistiche e, nello stesso tempo, facili da raggiungere. Se poi il veicolo ricreazionale è debitamente equipaggiato con un piccolo natante e magari le biciclette, ci sono tutti i presupposti per una piacevole gita.
Siamo nei luoghi manzoniani lungo il corso dell’Adda, che all’arte devono anche un altro motivo di notorietà: sembra infatti che proprio questi paesaggi siano stati scelti da Leonardo come sfondo della Gioconda e di altri suoi celeberrimi dipinti. Questa porzione di territorio brianteo, da sempre oggetto di contesa tra la Serenissima e il Ducato di Milano, è oggi tutelata dal Parco Adda Nord che si estende sui due lati del fiume da Lecco a Truccazzano, con una superficie di 7.400 ettari.
Ideale punto di partenza è il santuario della Madonna del Bosco, un’interessante costruzione eretta a partire dal 1646 al di sopra della grotta in cui, nel 1617, la Vergine era apparsa a tre pastorelli. Il sito fu particolarmente caro a Giovanni XXIII, del quale è custodita un’effigie in bronzo di rimarchevoli dimensioni: il Papa Buono era nativo di Sotto Il Monte, che si trova a pochi chilometri dalla parte opposta del fiume. Dalla provinciale 56, che collega Airuno a Verderio, una lunga scalinata conduce alla sommità della collina su cui sorge il complesso, circondato dal verde in una scenografica ambientazione.
A breve distanza si stacca la deviazione per la zona fluviale di Imbersago, dove un ombroso parcheggio offre l’opportunità di sostare con il camper e di mettere in acqua il battello pneumatico o la canoa grazie a un ampio e comodissimo scivolo, realizzato accanto alla fermata del traghetto che attraversa l’Adda collegando la sponda milanese a quella bergamasca. L’imbarcazione che effettua il servizio è essa stessa motivo di curiosità, poiché si tratta della ricostruzione di uno studio dello stesso Leonardo che in questi luoghi profuse molto del proprio ingegno: con una capienza di cento persone e cinque vetture, è mossa esclusivamente dalla corrente, dalle pale dei timoni e da una fune robusta tesa tra le due rive. E proprio qui ritroviamo di nuovo una citazione manzoniana: nei Promessi Sposi Renzo, accusato di essere un untore che diffonde la peste, è costretto a sfuggire alle soldatesche passando il fiume in questo punto per cercare scampo nella Repubblica di Venezia.
In questa zona la corrente è calma e dalla primavera all’autunno l’acqua riflette le verdi sfumature della lussureggiante vegetazione che vi si specchia. L’ambiente è quello della serena campagna lombarda, incorniciata da dolci colline; sullo sfondo, le spigolose vette del Grigna e del Resegone. Ville d’epoca ben conservate e cinte da ricchi giardini dominano la scena, anche se ultimamente questo teatro naturale è stato deturpato da un insediamento industriale che sbuca inatteso fra le cime degli alberi.
Lasciato il camper, possiamo scegliere tra due possibilità di evasione: la prima è costituita da una placida giornata di cicloturismo percorrendo le alzaie verso nord fino a Vercurago o a Garlate, in direzione di Lecco, mentre la seconda pivilegia il mezzo acquatico per procedere all’esplorazione del fiume. In questo caso il tratto iniziale dell’escursione nautica si dirige verso sud, raggiungendo prati erbosi e ben attrezzati sulla riva bergamasca (che offre anche diverse opportunità di ristorazione). Si prosegue sino al bivio fluviale, accuratamente segnalato, da cui si scorge l’imponente mole del ponte in ferro di San Michele a Paderno, punto di svolta da cui si risalirà nella direzione opposta: da notare infatti, soprattutto per chi usa la canoa, che all’altezza della diramazione la corrente prende velocità e si fa notevolmente pericolosa, andando ad alimentare le condotte della grande centrale idroelettrica e i collettori dei Navigli milanesi in prossimità della chiusa di Robbiate. In futuro dovrebbe essere possibile inoltrarsi nel ramo inferiore dell’Adda anche con i piccoli natanti da diporto, operazione che al momento è vietata proprio per l’esistenza dello sbarramento e dei rischi che esso comporta per la navigazione. Il sistema idraulico, rimasto inattivo per oltre settant’anni, deve il suo funzionamento a vasche di recupero il cui progetto originario, basato sul principio dei vasi comunicanti, porta la firma del solito Leonardo.
Invertita dunque la rotta, ci dirigiamo controcorrente verso nord ritrovando acque tranquille già dopo pochi metri. Doppiato il traghetto di Imbersago, si raggiungono le isolette antistanti Le Rate: qui l’acqua non è profonda e si presenta insolitamente trasparente, con il fondo sassoso che sembra scorrere al di sotto del natante. Quest’angolo del fiume, com’è facile intuire, è un luogo adatto allo stazionamento e alla riproduzione dei volatili, ma siti analoghi si trovano anche poco più avanti. Sulla destra, sempre per chi risale la corrente, si scorgono fattorie e numerose opportunità di sosta anche per il camper, da sfruttare per altre occasioni di visita. L’unica accortezza in questo tratto consiste nello stare attenti alle rapide, che si annunciano con un tremore della superficie dell’acqua e che è opportuno evitare (a tutto vantaggio anche del fuoribordo) scegliendo una rotta a ridosso delle sponde, dove il letto è più profondo.
La nitida sagoma di un massiccio ponte in cemento ci annuncia che stiamo per arrivare a Brivio. Qui l’Adda si fa quasi lacustre, con acque calmissime e rive ben attrezzate, mentre un elegante lungofiume scandito da ormeggi e darsene invita alla passeggiata tra ristoranti e ville che si specchiano nell’acqua. Appena prima del ponte si staglia un bell’esempio di archeologia industriale della seconda metà dell’800: si tratta della Filanda Carozzi, oggi trasformata in appartamenti e in un cantiere per il restauro di barche e motori. Chi non avesse il gommone o la canoa sappia che il proprietario del complesso, Enrico De Castiglione, offre l’opportunità di effettuare gite nautiche a bordo di un barcone sul quale, prenotandosi, si può gustare anche un frugale ma appetitoso spuntino. Nella zona antistante il cantiere è inoltre possibile parcheggiare il v.r. e rifornire il serbatoio idrico.
Brivio, una sorta di piccola Portofino dell’Adda, è ricca di memorie storiche e costituisce una sosta assai gradevole anche a motivo della sua animazione: dopo un’occhiata al castello e al cosiddetto parapalle, costruzione militare la cui forma a cuneo consentiva di deviare i colpi di bombarda sparati dalla riva opposta, ci si potrà dedicate al relax e allo shopping nei tanti locali, caffè e botteghe. In paese ci sono inoltre una grande bocciofila con due campi coperti e due scoperti, belli e ben tenuti, e la sede degli Amici dell’Adda, un’associazione di pescatori sportivi che si occupano di ripopolare la fauna ittica. Qualche tempo fa, su opportuno suggerimento, il Comune aveva pensato di costruire un’area di sosta attrezzata per i veicoli ricreazionali; nel frattempo si è optato per una soluzione parziale realizzando un parcheggio libero, con abbondante spazio per i camper e una fontanella. Da Brivio gli itinerari sono numerosi e ben assortiti: oltre a quelli nautici e cicloturistici (la strada dell’alzaia, salvo qualche piccola interruzione, prosegue abbastanza regolarmente sia sulla sponda occidentale che su quella orientale) ci si può dedicare alla scoperta della Palude di Brivio, un’area di grande interesse naturalistico posta tra Calolziocorte e Cisano Bergamasco e facilmente raggiungibile via terra con la statale 639.
Ripreso il gommone sempre in direzione nord, il fiume si snoda in larghe anse fino a raggiungere, in prossimità di Olginate, una zona in cui la corrente diviene quasi immobile formando una serie di mortizze, così belle che varrebbero da sole il viaggio: la canna palustre filtra l’acqua che appare limpidissima in ampi specchi dove allignano distese di ninfee, che nelle ultime settimane di primavera si ricoprono di splendidi fiori bianchi e gialli. Uno spettacolo da osservare con il rispetto dell’ambiente tipico del pleinair, sollevando il piede del motore e procedendo a remi con la massima cautela. E’ questa l’ultima tappa della nostra escursione acquatica: ripresa ora la corrente a scendere, facciamo ritorno al campo base di Imbersago da cui potremo dedicarci ad altre scoperte intorno all’Adda, alla sua storia e alla sua natura.

Testo e foto di Emanuele Pastori

PleinAir 443 – Giugno 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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