Il corsaro dell'isola verde

Per i viaggiatori diretti nella penisola iberica i Pirenei sono anche lo spartiacque tra due generi di vacanza. Le regioni atlantiche, infatti, non invitano alle attività balneari come le coste del Mediterraneo. Ma queste, al pari di tante altre sul Mare Nostrum, sono ormai colonizzate dal turismo residenziale, che ha ridotto al lumicino le occasioni di pleinair. Ecco allora un'interessante alternativa...

Indice dell'itinerario

La proposta è di traghettare con il camper da Barcellona sull’isola di Menorca, nelle Baleari. Ce la suggerisce l’occhio esperto di Luigi Alberto Pucci che sbarcò sull’isola con tenda e bicicletta, a conclusione di un lungo itinerario cicloturistico compiuto nell’estate di due anni fa.

Il corsaro dell’isola verde, una pellicola del 1952 con Burt Lancaster, era una divertente parodia dei film di pirati. Me ne sono ricordato pedalando per Menorca, ma soprattutto fruendo della sua inattesa libertà: niente divieti, gente che si fa i fatti propri e due soli campeggi, oltretutto mal dislocati. La sosta in libertà è quindi obbligata. Per una settimana ho dormito in sacco a pelo sotto le stelle nei posti più disparati, e prevalentemente in riva al mare; ma anche con il camper ci sarebbero state situazioni ugualmente interessanti, nei limiti della capienza dei parcheggi e considerato l’inevitabile affollamento estivo. Quest’isola, forse la meno conosciuta delle Baleari, sembra l’ideale per chi voglia farsi una vacanza bici più mare in totale relax. Non ci sono montagne, la vetta più alta non sfiora i 400 metri, il traffico è ridottissimo (sperimentato nel mese di luglio), gli accessi al mare non pongono problemi. A vederla dal traghetto (che la costeggia tutta prima di infilarsi nel fiordo di Mahon) appare come uno zoccolo di roccia grigia che si apre qua e là in calette più o meno profonde ove si deposita la sabbia, formando delle spiagge ideali per chi ama bagnarsi senza problemi (si deve camminare per un po’ con l’acqua al ginocchio prima di potersi tuffare); ma a saperli cercare, scendendo fra gli scogli ove l’uomo si è tracciato un sentiero magari scalinato, ci sono eccezionali approdi, oltretutto pochissimo frequentati.
Come detto, non ci sono montagne, ma qualche salitella bisogna metterla in conto fra le colline dell’interno, oppure quando si scende dalla costa alta al livello della spiaggia. Ed è davvero un’isola verde, anzi bianca e verde: smeraldino e trasparente il mare, bianchissime le case dei villaggi (e rigorosamente verdi gli infissi); bianche altresì le nuove villette a schiera, di aspetto non sgradevole, non fosse l’invadenza a volte eccessiva (superfluo citare poi i mastodontici alberghi lasciati costruire senza alcun rispetto per il paesaggio a ridosso delle baie più suggestive). Verde è l’interno di macchia mediterranea, pascolo, a volte pineta (rare le coltivazioni). Bianchi infine i reperti archeologici di una misteriosa civiltà dell’Età del Bronzo: resti di torri di avvistamento, sepolcri a forma di barca capovolta le cui grandi pietre squadrate ricordano i nuraghi, altari a forma di T, con una tavola in bilico su un’altra.
Per girare l’isola è necessaria una mappa dettagliata, come la Testar 1:75000 in vendita nelle cartolerie; quella offerta in omaggio negli uffici turistici è invece troppo approssimativa, specie riguardo al fondo delle strade (che ormai sono quasi tutte asfaltate). I reperti archeologici di cui sopra, spesso mal segnalati, sono persi nella campagna, fuori dalle strade principali e a volte raggiungibili solo per sentieri impegnativi anche per una mountain bike (scegliendo le ore meno calde della giornata può essere gradevole l’escursione a piedi).
Menorca è lunga appena 47 chilometri ed ha alle sue estremità gli agglomerati urbani più grandi, la capitale Mahón, alla testa del fiordo in cui si sbarca dal traghetto, e Ciutadella. Entrambe le città sono di aspetto gradevole e conservano una loro dignità malgrado l’assedio dei turisti: non così certi villaggi per vacanze sorti dal nulla, disordinata distesa di case, alberghi, ristoranti, discoteche e negozi di souvenir che rendono invivibili interi tratti di costa.
Meglio dunque andarli a cercare gli antichi insediamenti, come Fornells o Poblado de Pescadores (il cui toponimo è tutto un programma). E così girando di caletta in caletta (utile a tal proposito la consultazione delle cartoline esposte in vendita!) si può meritare il colpo di fortuna, come trovarsi a sera nel piccolo villaggio di Namacaret, con la spiaggia circondata da casette apparentemente abitate solo dai nativi, due grandi palme sotto cui stendere il sacco a pelo (o, in alternativa, il parcheggio retrostante dove a sera i bagnanti lasciano il posto al camper che voglia pernottarvi, con vista sul mare), tre ristorantini tra cui è inevitabile scegliere quello sul molo ove transitano solo i pedoni. Non c’è la presa d’acqua ma al mattino basta rivolgersi ai primi che escono di casa per andare a pesca. Per non parlare della notte a cinque stelle di Santo Tómas; anche lì a essere in camper si parcheggia davanti al primo ristorante che s’incontra arrivando al mare. In bici, o meglio a piedi, si scende sulla spiaggia e ci si allontana verso la scogliera che chiude l’orizzonte. Che il villaggio fosse autentico o di case per vacanze, non ho avuto né modo né tempo di appurarlo; mi è bastato concludere trionfalmente il soggiorno a Menorca davanti a una bottiglia di vino sulla terrazza del ristorante, con la prospettiva di andare poi a stendermi sulla spiaggia deserta; al mattino, là in fondo, seminascoste fra le rocce, ho scoperto delle tende, e addirittura ragazzi in sacco a pelo al riparo di cavità naturali.
Spazi di tale libertà (ove l’unico divieto visibile è quello, giusto, di accendere fuochi) concessi in un’isola votata al turismo – e dove certo non ci si fa scrupoli di costruire per vendere, affittare, recintare – danno la misura della civiltà e, perché no, della lungimiranza degli amministratori: non è escluso che chi questo mare se l’è goduto in vacanza itinerante non faccia poi un pensierino per tornarci in veste stanziale. Insomma il corsaro potrebbe anche naufragare nella sua isola verde.

PleinAir 324/325 – luglio/agosto 1999 Menorca è lunga appena 47 chilometri ed ha alle sue estremità gli agglomerati urbani più grandi, la capitale Mahón, alla testa del fiordo in cui si sbarca dal traghetto, e Ciutadella. Entrambe le città sono di aspetto gradevole e conservano una loro dignità malgrado l’assedio dei turisti: non così certi villaggi per vacanze sorti dal nulla, disordinata distesa di case, alberghi, ristoranti, discoteche e negozi di souvenir che rendono invivibili interi tratti di costa.
Meglio dunque andarli a cercare gli antichi insediamenti, come Fornells o Poblado de Pescadores (il cui toponimo è tutto un programma). E così girando di caletta in caletta (utile a tal proposito la consultazione delle cartoline esposte in vendita!) si può meritare il colpo di fortuna, come trovarsi a sera nel piccolo villaggio di Namacaret, con la spiaggia circondata da casette apparentemente abitate solo dai nativi, due grandi palme sotto cui stendere il sacco a pelo (o, in alternativa, il parcheggio retrostante dove a sera i bagnanti lasciano il posto al camper che voglia pernottarvi, con vista sul mare), tre ristorantini tra cui è inevitabile scegliere quello sul molo ove transitano solo i pedoni. Non c’è la presa d’acqua ma al mattino basta rivolgersi ai primi che escono di casa per andare a pesca.

Per non parlare della notte a cinque stelle di Santo Tómas; anche lì a essere in camper si parcheggia davanti al primo ristorante che s’incontra arrivando al mare. In bici, o meglio a piedi, si scende sulla spiaggia e ci si allontana verso la scogliera che chiude l’orizzonte. Che il villaggio fosse autentico o di case per vacanze, non ho avuto né modo né tempo di appurarlo; mi è bastato concludere trionfalmente il soggiorno a Menorca davanti a una bottiglia di vino sulla terrazza del ristorante, con la prospettiva di andare poi a stendermi sulla spiaggia deserta; al mattino, là in fondo, seminascoste fra le rocce, ho scoperto delle tende, e addirittura ragazzi in sacco a pelo al riparo di cavità naturali.
Spazi di tale libertà (ove l’unico divieto visibile è quello, giusto, di accendere fuochi) concessi in un’isola votata al turismo – e dove certo non ci si fa scrupoli di costruire per vendere, affittare, recintare – danno la misura della civiltà e, perché no, della lungimiranza degli amministratori: non è escluso che chi questo mare se l’è goduto in vacanza itinerante non faccia poi un pensierino per tornarci in veste stanziale. Insomma il corsaro potrebbe anche naufragare nella sua isola verde.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio