Il circolo dell'avventura

In kayak e tenda lungo le coste della Corsica: un'indimenticabile esperienza di outdoor tra acqua e terra intorno alla quarta isola del Mare Nostrum.

Indice dell'itinerario

I nostri cinque kayak scivolano dolcemente dalla placida foce dello Stabiacco alle onde marine, agitate da un forte vento di maestrale: ma l’inquietudine è solo un’impressione passeggera che si dissolve ai primi colpi di pagaia, mentre sale l’euforia del viaggio appena iniziato.
Abbiamo lasciato il fuoristrada a pochi passi dall’imbarco, non lontano da Porto Vecchio che abbiamo scelto come punto di partenza per effettuare il periplo della Corsica. I gavoni stagni delle nostre imbarcazioni sono pieni fino all’orlo. Ognuno di noi ha a bordo l’equipaggiamento di sicurezza e le scorte d’acqua e di viveri per alcuni giorni di completa autonomia; ma ben presto scopriremo che saranno le spiagge, i fiumi e il mare a darci rispettivamente rifugio, acqua e cibo.
Abbiamo deciso di navigare intorno all’isola in senso antiorario. Iniziamo così la nostra risalita della costa orientale doppiando la punta di San Cipriano che delimita a settentrione il golfo di Porto Vecchio, lungo 8 chilometri e largo 2 e mezzo e chiuso a sud dalla punta di A Chiappa. Quasi subito cominciano ad abboccare i primi pesci alle lenze filate a poppa dei kayak: un segno di buon augurio per i giorni a venire.

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La nostra prima sosta è l’isolotto di Pinarello, circondato da bellissime lingue sabbiose e coperto dall’onnipresente macchia mediterranea, nella quale spicca una delle torri costiere genovesi che a decine sorgono lungo le coste della Corsica. La terraferma si raggiunge tramite un istmo di sabbia rosa che può essere attraversato a piedi bagnandosi solo le gambe, ma noi preferiamo dedicarci al nostro pranzo… appena catturato. Ripresa la navigazione, percorriamo ancora una decina di chilometri prima di fermarci e scegliere un buon posto per la notte.
La costa orientale è per la maggior parte costituita da lunghissime spiagge coronate da estese pinete e interrotta saltuariamente da lagune e dallo sbocco in mare di fiumi e torrenti: caratteristiche già apprezzate dai Greci che avevano fondato la colonia di Alalia, l’odierna Aléria, nei pressi della foce del Tavignano. Proprio a nord di questa città che un tempo era capitale della Corsica si estende il cosiddetto Stagno di Diana, una laguna salata che fu antico ricovero della flotta romana, oggi sfruttata per l’allevamento dei mitili e ideale per brevi escursioni in canoa e kayak. Si susseguono ancora spiagge, pinete e lagune mentre in lontananza, nell’entroterra, si stagliano i profili di montagne le cui vette frastagliate superano spesso i 2.000 metri. Qualche nuvola passeggera ci offre una pioggia imprevista, ma il vento si è placato e il mare è benevolo.

L'isoletta della Giraglia all'estremità di Capo Corso
L’isoletta della Giraglia all’estremità di Capo Corso

A soli quattro giorni dalla partenza siamo alle porte di Bastia, in un campeggio sullo stagno di Biguglia. Il capoluogo dipartimentale ci invita a una sosta prolungata e finiremo con l’eleggerlo come uno dei centri più gradevoli dell’isola. La nostra visita si concentra intorno al vecchio porto, dominato a sud dalla cittadella fortificata dai Genovesi. Vicoli tortuosi, chiesette in barocco ligure, mercatini e giardini fioriti ci conquistano piacevolmente con la loro tranquilla atmosfera, ma non ci distraggono del tutto da una delle nostre principali esigenze: rifocillarci dopo le lunghe ore trascorse sull’acqua a pagaiare. Qui provvederà alla bisogna una boulangerie nei pressi di Rue de la Marine, dove con poca spesa ci concediamo un sostanzioso spuntino.
Ci prepariamo ora ad affrontare il periplo del Cap Corse: superato lo stupendo paesino di Erbalunga ci fermiamo per la notte a Marina di Pietracorbara, a metà strada tra Bastia e l’estremità del tozzo promontorio. Da qualche giorno ci accompagna un vento proveniente dal settore sud-orientale che ci sospinge verso nord, e anche al risveglio si ripresenta per scortarci e proteggerci dalla furia del maestrale che avrebbe potuto impedirci di scavalcare il Dito. A Macinaggio un ultimo rifornimento di acqua e di viveri, poi pagaiamo fino alla riserva naturale delle isole di Finocchiarola, incrociamo alcuni delfini e costeggiamo – a debita distanza – le spiagge incantevoli e vietate del piccolo arcipelago, mentre dall’alto ci sorvegliano i gabbiani.
Le verdi rocce metamorfiche che costituiscono il Cap Corse si specchiano in un mare azzurro cristallino e ricco di vita. Anche le antiche torri genovesi, costruite con le pietre del luogo, qui cambiano aspetto e colore; ne troviamo una arroccata persino sulla scoscesa isola della Giraglia, la più settentrionale della Corsica. Dal minuscolo porticciolo di Barcaggio, seduti nella piazzetta del paesino, si contemplano il mare e l’isolotto con la sua torre e il faro; quando ripartiamo, l’ansia di poter essere respinti indietro dal vento ci fornisce un’energia supplementare che ci fa pagaiare ininterrottamente fino al tramonto, permettendoci di percorrere in un giorno quasi 45 chilometri, giungendo quasi alla base del Capo.La prima importante città che incontriamo al termine del versante occidentale è Saint-Florent, annidata al riparo di un profondo golfo. Ma la nostra attenzione è calamitata dal Desert des Agriates, un’arida regione praticamente priva di manufatti e di strade (ad eccezione di un paio di piste percorribili in 4×4): le sue spiagge meravigliose, incorniciate da graniti e macchia mediterranea, sono un vero paradiso e non sappiamo sceglierne una per il nostro bivacco, finché ci decidiamo per quella di Trave. Non c’è nessuno, la sabbia è rosa a grana grossa, la serata è fresca e asciutta e, per chi tollera le zanzare, è giunto il momento di dormire senza tenda sotto il cielo stellato.

 

Porti Cale e Punte

Il porto d'Ajaccio
Il porto d’Ajaccio

La spiaggia di Ostriconi, bellissima ma affollata, chiude il Desert des Agriates da cui proseguiamo fino a L’Île Rousse, dove sbarchiamo nella spiaggetta riparata dal molo per fare rifornimenti. Due simpatiche signore (madre novantenne e figlia sui settanta) si sistemano accanto a noi e ci mettiamo a chiacchierare: spesso i corsi ci hanno domandato informazioni sul nostro modo di viaggiare e sono stati attirati dal fatto che eravamo italiani. Sono soprattutto i più anziani che parlano la nostra lingua, ma capire il corso e farsi comunque capire in italiano non è difficile. Quando ci è capitato di parlare di politica abbiamo percepito molto chiaramente l’astio verso i francesi, sempre più numerosi, e anche girando per le strade ci si rende conto del problema notando le insegne stradali in francese e in corso che vengono pasticciate per coprire la scritta nella lingua ufficiale.
Ci troviamo nella Balagne, la regione del nord-ovest della Corsica, il cui capoluogo è Calvi. La cittadella fortificata (che tuttora ospita una caserma della Legione Straniera) si aggrappa alle rocce, mentre l’abitato si estende attorno ai 4 chilometri di spiaggia del golfo omonimo; anche qui i Genovesi hanno lasciato la loro impronta, facendo di Calvi un importantissimo centro commerciale e strategico. Noi risaliamo il fiume Figarella dove si trova un campeggio con un piccolo pontile, ottimo per i camperisti con gommone al seguito e perfetto per chi arriva dal mare in kayak: Il centro, con viuzze piene di negozi e ristorantini, si raggiunge con una lunga passeggiata sull’arenile.

Anche le foci dei fiumi possono essere risalite in kayak: offrono approdi tranquilli acqua dolce e paesaggi altrettanto suggestivi
Anche le foci dei fiumi possono essere risalite in kayak: offrono approdi tranquilli acqua dolce e paesaggi altrettanto suggestivi

Dopo Punta Revellata volgiamo la prua a sud per percorrere quella che scopriremo essere la costa più bella dell’isola. Una delle principali attrazioni è la riserva naturale della Scandola, gioiello del grande parco naturale regionale corso e patrimonio dell’Unesco, con acque protette e rocce granitiche di colore rosso cupo che si alternano a nere venature di lava. Passiamo tra la terraferma e l’isola di Gargali, sormontata dall’ennesima torre genovese: il mare è una tavola e, facendo attenzione a non incresparne la superficie, si può vedere il fondale ricco di vita, con grossi pesci che si avvicinano senza timore (ma è severamente vietato catturarli, come ricorda un cartello).

Superato il golfo di Girolata ed entrati in quello di Porto, intravvediamo Les Calanche immerse in una foschia surreale e continuiamo a scendere tra paesaggi sempre più belli, con spiagge incantevoli e acque limpide in cui pescare ricciole, dentici e occhiate. La brezza che si alza durante il giorno rinfresca l’aria senza però ostacolare la nostra navigazione. Dopo il golfo di Sagone, in una spiaggetta di ciottoli di fronte alle isole Sanguinarie, accendiamo un falò per scacciare l’umidità della notte e le onnipresenti zanzare.
Siamo ormai a una decina di chilometri da Ajaccio, altra tappa obbligata per le sue valenze storiche e culturali (da visitare la casa-museo di Napoleone Bonaparte); ma i palazzi a dieci piani e il traffico della parte nuova sembrano soffocare la colorata quotidianità del vecchio porto e del circondario.

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Il vento da ovest, fino a questo momento più che clemente, inizia a farsi sentire. Dopo una perigliosa traversata dalla punta di Sette Nave fino a Capo di Muro, ci rifugiamo a Porto Pollo per preparare la nostra sortita fino alle Bocche di Bonifacio. Al mattino il vento è meno forte ma le previsioni non dicono nulla di positivo per noi: l’onda lunga di ponente si mantiene incredibilmente alta e l’avvicinamento alle punte d’Eccica e Senetosa è rischioso per la presenza di bassi fondali sui quali crescono enormi frangenti; per fortuna la costa molto frastagliata crea delle baie sabbiose e riparate nelle quali è possibile trovare rifugio. Sebbene allenati e preparati, troviamo non poche difficoltà quando cerchiamo di sbarcare nel piccolissimo porto di La Tonnara a pochi chilometri da Bonifacio, passando tra due secche dove si formano onde frangenti di almeno 5 metri… Ma anche questa è fatta e in serata Bonifacio ci accoglie nel suo fiordo riparato, su una spiaggetta di sabbia bianchissima. Di sera il porto si anima di vita e anche noi, pur stanchi per le fatiche del mare, ci avventuriamo tra le caffetterie e i moli affollati da yacht di gran lusso.

Siamo ormai al termine della nostra circumnavigazione: dopo una rapida sosta alle isole Lavezzi, con le loro incantevoli spiaggette, trascorriamo l’ultima notte sul litorale di Palombaggia di fronte alla riserva delle isole di Cerbicale, da cui in breve faremo ritorno a Porto Vecchio chiudendo il nostro lungo anello sull’acqua intorno a questa indimenticabile Corsica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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