Il Cerchio d'Oro

Fino agli anni '30 era un golfo sul Mare del Nord, oggi è un lago sbarrato da dighe come solo gli olandesi sanno costruirle: lo IJsselmeer, a due passi da Amsterdam, offre mete per tutti al di fuori dei circuiti turistici consueti.

Indice dell'itinerario

Per chi decidesse di visitare l’Olanda, due cose sono assolutamente da non dimenticare: l’inglese e l’ombrello. Il primo potrà essere utile quando, giunti nella città di Den Haag, si dovranno chiedere informazioni per raggiungere L’Aia, la capitale olandese di cui non si trovano indicazioni, scoprendo così di essere già arrivati. Il secondo svolgerà egregiamente la sua funzione poiché, come in tutta l’Europa centro-settentrionale, la pioggia è sempre in agguato anche dopo un inizio di giornata con cielo limpido. Due accorgimenti che ci faranno godere appieno la vita all’aria aperta, i grandi spazi, il mare (non dimentichiamo che anche le coste nordiche sono una meta balneare assai frequentata), la cultura e le opere dell’uomo: una miscela che ogni anno attira in queste terre strappate all’acqua decine di migliaia di turisti pleinair.
Il flusso dei visitatori si indirizza in gran parte verso le mete più note, spesso tralasciandone altre caratterizzate da una maggiore tranquillità del vivere quotidiano ma ricche anch’esse di bellezze ambientali, storiche e architettoniche. In queste aree, inoltre, sono maggiormente presenti quelle caratteristiche a cui fa riferimento l’immaginario collettivo: polder, canali, ponti levatoi, mulini a vento, mucche al pascolo e biciclette che circolano ovunque. Un universo in costante equilibrio con la natura, non sempre amica, che il laborioso popolo olandese ha saputo imbrigliare per le proprie esigenze vitali.

I porti dell’IJsselmeer
Superate Amsterdam e le belle cittadine turistiche della costa del Markermeer (Monnickendam, Marken, Volendam ed Edam) ci portiamo sulla statale facendo rotta verso nord. In questi spostamenti si apprezza subito l’ottimo stato delle autostrade e della rete viaria in genere, che permette di viaggiare senza sussulti anche alla guida dei mezzi più imponenti: una piacevole esperienza che si ripeterà per tutta la durata della vacanza.
Nostra prima tappa è Hoorn, città portuale dell’Ijsselmeer il cui nome ricorda l’estrema punta meridionale della Terra del Fuoco, Kap Hoorn, così battezzata dall’olandese Willem Cornelis Schouten che per primo la doppiò nel 1616. Tra i numerosi parcheggi collocati ai margini del nucleo antico vale la pena fermarsi lungo la Westerdijk, parallela al porto e più vicina al centro storico. Fulcro di quest’area è la Rode Steen, una piazza abbellita dalla statua di Jan Pieterszoon Coen, che fu governatore delle Indie all’inizio del ‘600 quando l’Olanda era già saldamente impegnata nell’esplorazione e nella colonizzazione economica dell’Est asiatico, e dal palazzo rinascimentale del Westfries Museum con la facciata decorata da leoni e stemmi dorati, di fronte al quale si erge la vecchia pesa pubblica. Il museo occupa l’intero edificio dell’antica sede del Consiglio dei Delegati, nelle cui sale maestose un tempo si riunivano i membri della Compagnia delle Indie, della Zecca e dell’Ammiragliato: dall’atrio, in cui sono esposti i ritratti dei figli degli amministratori cittadini, si visitano in successione venticinque sale disposte su tre piani, tra cui quella dei Tiratori adornata da quattro grandi tele raffiguranti i componenti della milizia borghese che aveva il compito di mantenere l’ordine in città. Nella sala dell’Ammiragliato troviamo la spada e la coppa del comandante iberico Bossu, un suo ritratto e un altro quadro che ricorda la battaglia navale dello Zuiderzee, combattuta nel 1573 durante la Guerra degli Ottant’Anni che vide fronteggiarsi spagnoli e olandesi fino all’indipendenza di questi ultimi. Un sottile profumo di spezie ci accoglie nella sala della Compagnia delle Indie, a ricordare l’epoca gloriosa dei commerci con l’Asia da cui provenivano questi prodotti, realisticamente esposti in sacchi di juta. Fra i molti altri ambienti (in cui si possono ammirare collezioni di bicchieri in cristallo, porcellane e argenterie) sono particolarmente interessanti le cantine, con la riproduzione di una casa risalente all’Età della Pietra, e da non perdere le soffitte che, oltre a evidenziare la tipologia costruttiva del palazzo con travature in legno e strette scale d’accesso, ospitano la ricostruzione di alcuni esercizi commerciali d’epoca.Dalla piazza, che pioggia permettendo è sempre vivacizzata da una moltitudine di tavolini dei caffè, si dipartono le tre strade più importanti, ricche di testimonianze architettoniche legate al periodo d’oro della città: la Nieuw Straat, la Grote-Noord e la Grote-Oost. Verso la fine di quest’ultima vi sono alcune bosshuizen, abitazioni del XVII secolo dalle facciate ornate con motivi marinareschi.
Sulla statale N302 che in 20 chilometri collega Hoorn ad Enkhuizen abbiamo il primo contatto con la rilassante amenità del paesaggio olandese in un susseguirsi di fattorie che si riflettono nelle acque dei canali e di campagne verdeggianti con le immancabili mucche al pascolo. Lungo strada notiamo le indicazioni per lo Zuiderzeemuseum, un museo all’aria aperta con il quale si è voluto ricordare e riproporre lo stile di vita dei pescatori che abitavano lungo queste coste: lo Zuiderzee, un tempo mare aperto, è stato definitivamente sbarrato nel 1932 con la grande diga dell’Afsluitdijk che si sviluppa per ben 30 chilometri collegando le province dell’Olanda settentrionale alla Frisia. Si è così formato l’immenso lago IJsselmeer, progressivamente divenuto di acqua dolce e sul quale sono stati ricavati quattro grandi polder agricoli, con la graduale sparizione delle attività marinare.
Enkhuizen, all’estremità di una tozza penisola, è l’altra antica e importante città portuale che oggi si affaccia sul lago. Dopo aver parcheggiato su un vasto piazzale, si acquistano i biglietti per imbarcarsi sul traghetto che, costeggiando il centro storico, in un quarto d’ora arriva al pontile del museo; una volta sbarcati si imbocca la strada a sinistra (quella a destra porta alla riserva naturale), si passa davanti all’ufficio informazioni e si prosegue lungo le stradine dei piccoli quartieri ricostruiti. L’inizio del percorso è segnato dalle tre alte ciminiere delle fornaci di Akershoot nelle quali venivano bruciate e ridotte in calce le conchiglie pescate nel Mare del Nord. Più avanti si superano numerose abitazioni, dove capita di trovare donne in costume intente a mostrare le attività quotidiane così come si faceva all’inizio del secolo scorso. Tra le oltre quaranta ambientazioni, particolarmente significativo è il polder con il mulino a vento dove si assiste alla dimostrazione di come venisse eliminata l’acqua in eccesso causata da infiltrazioni della diga o dalla pioggia. Il penetrante odore del pesce affumicato annuncia la lavorazione tipica del quartiere di Barradeel: con pochi euro si può assaggiare questa prelibatezza e chiedere all’affumicatore notizie sulla sua attività. L’area espositiva comprende inoltre l’ufficio postale, la banca, il barbiere, la farmacia e altre attività commerciali d’epoca, ma ai bambini piacerà soprattutto la visita al gabinetto dei travestimenti dove potranno indossare i costumi tradizionali della regione. Superata la ricostruzione del porto di Marken, si esce dal museo all’aperto per entrare in quello coperto che su tre livelli accoglie, tra le altre, una sala multimediale in cui è illustrata la tecnica di costruzione dei polder; ad altre riflessioni induce la sala della caccia alle balene dove, attraverso gli oblò di una nave in cui sono installati dei monitor, si vede il mare in tempesta mentre nell’aria risuonano i caratteristici sibili di richiamo tra i cetacei.
Poiché siamo proprio alle porte di Enkhuizen, ne approfitteremo per visitare la città e i suoi monumenti tra i quali spiccano il Municipio rinascimentale e alcune chiese gotiche, tornando infine al parcheggio per mezzo del traghetto che ferma presso la stazione ferroviaria. Da qui si potrebbe proseguire per l’Afsluitdijk, ma lo faremo più avanti risalendo la sponda orientale del lago dopo aver visitato l’entroterra meridionale.

La leggenda del Batavia
La N302 si trasforma in una sottile striscia d’asfalto che, quasi a pelo d’acqua, percorre per intero i circa 30 chilometri della diga di Markerwaard, costruita negli anni ’70 per sbarrare la parte meridionale dell’IJsselmeer: dall’altra parte ci attende Lelystad, grande nucleo urbano della regione del Flevoland nata su un territorio letteralmente strappato al mare. La giovane città è un centro moderno e attivo che, pur non potendo contare su un nobile passato, si è saputa dotare di numerosi poli d’attrazione: il principale è il Batavia Werf, porto e cantiere navale nei cui capannoni si possono ammirare i lavori (iniziati nel 1995) per la costruzione di una copia a grandezza naturale del De Zeven Provincien, una delle più grandi navi da battaglia seicentesche della Marina olandese, il cui possente scheletro in quercia scandinava si osserva in tutta la sua imponenza dall’alto di apposite impalcature. Ma la visita più entusiasmante è a bordo del Batavia, riproduzione del vascello costruito nel 1628 ad Amsterdam per conto della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, ormeggiato nella piccola darsena: nel naufragio, avvenuto nel 1629 durante il suo primo viaggio lungo le coste dell’Australia, perirono quaranta passeggeri mentre gli altri trecento riuscirono a trovare scampo su un’isola vicina, ma buona parte di loro persero la vita successivamente durante un ammutinamento. Nel 1970, quando l’armatore olandese Wilem Vos decise di far realizzare una copia fedele di una nave della Compagnia delle Indie, la scelta cadde appunto sul leggendario Batavia: fu però solo nel 1985 che, con l’allestimento della carena, iniziò la costruzione ad opera di sei maestri d’ascia e tecnici che dieci anni dopo, al termine dei lavori, erano diventati cinquantacinque. Muoversi sui ponti di questo veliero lungo 45 metri, alto 55 e del peso di 650 tonnellate, fa capire quanto difficile fosse la vita a bordo dove spesso, per passare da un ponte all’altro, bisogna mettersi carponi (operazione già difficoltosa nelle tranquille acque del porto, quasi acrobatica con il mare in tempesta). La visita – che può essere effettuata anche senza guida – passa in rassegna tutte le attrezzature di coperta tra un apparente disordine di corde da manovra e prosegue, attraversando stretti boccaporti, nei ponti sottostanti con la cabina di pilotaggio, quella del comandante ubicata nel castello di poppa, i locali adibiti ai servizi e le batterie di cannoni. Si noterà l’assenza delle brande sospese, utilizzate solo in seguito, per cui è facile immaginare quale ulteriore disagio provassero gli uomini costretti a dormire sul tavolato durante le traversate. Nel 2000, in occasione dei Giochi Olimpici in Australia, il nuovo Batavia ha compiuto il suo primo viaggio presentandosi magnificamente a vele spiegate nel porto di Sydney e rientrando poi a Bataviastad per lavori di manutenzione; nel frattempo, oltre ad essere aperto ai visitatori, è anche utilizzato come scenografia per servizi fotografici matrimoniali.
Una visita al contiguo porto turistico permette di ammirare altri velieri all’ormeggio, molti dei quali possono essere noleggiati per l’intera giornata o anche per un finesettimana. Interessante anche il Nieuwland, un museo in cui è raccontata la storia dei più grandi polder del mondo, mentre chi vuole rinnovare il guardaroba non si lascerà sfuggire il Batavia Stad Outlet Shopping, un animato centro commerciale in cui trovare le migliori marche d’abbigliamento a prezzi scontati.

La piccola Venezia
L’autostrada A6 o in alternativa le statali N307 e N309 conducono a Kampen, che fu un’attiva località mercantile durante il Medioevo e mostra la sua antica ricchezza nel vecchio Municipio con la facciata adorna di statue. Della stessa epoca sono le tre porte d’accesso al centro: la Cellebroederspoort, con due torri ad angolo, la Broederepoort, racchiusa da quattro torri che oggi delimitano un tranquillo parco pubblico, e la Koornmarkttspoort, quasi un piccolo castello ubicato lungo l’Ijssel.Lasciata Kampen, anziché puntare dritto verso Giethoorn che rappresenta la meta più classica di questa zona, proseguiamo verso Zwolle e imbocchiamo la A28 in direzione di Mappel fino all’uscita 23 per visitare Staphorst, in cui la vita della comunità è tuttora governata dai rigidi principi della riforma calvinista. Il segno più evidente di tale osservanza è il costume tradizionale quotidianamente indossato dagli abitanti; per le donne, in particolare, è costituito da una cuffietta sul capo e un grembiule nero su una lunga gonna, con scarpe e calze anch’esse nere. Gli stretti legami familiari e con gli altri membri della comunità (spesso gli abitanti si sposano tra di loro) e il forte controllo sociale che arriva perfino ad allontanare chi non osserva le regole fanno sì che questa città sia una sorta di enclave culturale. Lungo la strada principale si allineano le case dai vivaci colori con il caratteristico tetto di paglia; quasi sempre cinte da staccionate in legno che racchiudono ordinatissimi giardini, dimostrano fin nei più piccoli dettagli la cura che ne hanno i proprietari. Da ricordare che qui è vietato percorrere le strade con autoveicoli durante le funzioni religiose e, soprattutto, che gli abitanti non gradiscono essere fotografati o filmati a meno che non abbiano espresso aperto consenso.
Completamente diversa ma non meno speciale è l’atmosfera di Giethoorn, singolare città quasi priva di strade che è una delle piccole Venezie olandesi essendo attraversata da una fittissima rete di canali: tale conformazione, certamente insolita nell’entroterra, è dovuta al fatto che fu un importante centro di estrazione di torba. Lasciato il veicolo nei parcheggi ai margini della parte vecchia, si può proseguire a piedi o in bicicletta (anche a noleggio): ci si troverà così a passeggiare lungo vialetti e ponticelli in legno che collegano piccole isole verdeggianti dalle quali emergono le case, anche qui sormontate dagli inconfondibili tetti di paglia. Per una visita in tema con l’inconsueta struttura della città si può andare a zonzo lungo le vie d’acqua affittando barche a motore elettrico, canoe o punters, barchini da palude che si conducono con un lungo remo in modo non troppo dissimile dalle gondole.

Verso la grande diga
Ci riportiamo ora in direzione dell’IJsselmeer, riprendendo la A6 da Emmeloord, e all’uscita 17 proseguiamo verso Oudemirdum per risalire la sponda est del lago sino all’Afsluitdijk, chiudendo così il cerchio del nostro itinerario.
Una serie di case colorate si affaccia sul frequentatissimo porto di Stavoren, chiuso a un’estremità da un ponte levatoio sotto il quale si erge la statua della Donna di Stavoren, una ricca mercantessa che, come narra una leggenda, perse ogni suo avere per superbia. Procedendo verso nord si percorre un tratto di strada veramente suggestivo con dighe, prati e canali che rappresentano un perfetto compendio del paesaggio olandese, nel quale i vecchi mulini sono stati ormai sostituiti da una serie di vertiginose pale eoliche.
A pochi chilometri, Hindeloopen si presenta come un inatteso piccolo gioiello: in un susseguirsi di liquide trasparenze, case e ponti si riflettono nell’acqua dei canali in cui scivolano dolcemente le anatre. Il parcheggio presso la chiesa protestante dallo svettante campanile permette di visitare con comodo il minuscolo e silenzioso borgo, ancora oggi conosciuto per l’artigianato del legno dipinto. Porte, soffitti, cassapanche, tavoli e praticamente ogni altro accessorio in legno vengono decorati soprattutto con figure bibliche e motivi rinascimentali nei caratteristici colori rosso, verde, blu e bianco; fra i tanti laboratori merita una visita l’atelier Zweed che nella ricca scelta di oggetti espone anche un curioso seggiolone da bebè e un beautycase da passeggio. Altre antiche opere artigianali in legno si possono osservare all’Hidde Nijland Museum, che conserva anche una raccolta dei costumi femminili locali il cui colore definiva lo stato civile delle donne.
Workum è la nostra ultima tappa intorno all’IJsselmeer: tra i suoi monumenti spiccano Santa Gertrude, la più grande chiesa medioevale con pianta a croce di Frisia, il palazzo comunale, la pesa pubblica del 1650 e alcune abitazioni con belle facciate. Qui assistiamo anche all’inusitato sistema per incassare il pedaggio al ponte levatoio: al passaggio della barca, l’addetto alla riscossione fa oscillare una canna da pesca alla cui estremità è appeso uno zoccoletto di legno che accoglie la monetina.
L’autostrada che corre sull’Afsluitdijk ci riporta in direzione di Hoorn e di Amsterdam: il lago da una parte, il mare dall’altra e noi, viaggiatori in libertà, al centro di questo incredibile paesaggio disegnato da uomini che sull’acqua hanno saputo costruire secoli di storia.

PleinAir 406 – maggio 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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