Il Campo che non c'è

L'isola, quella c'è. Ma il paese di Campo nell'Elba, no. E' solo un comune con tanti indirizzi, che bisogna scoprire muovendosi e guardandosi intorno, dal mare al monte. E rimirando al largo, lì di fronte, la sagoma bassa di Pianosa.

Indice dell'itinerario

L’animata cittadina di Marina di Campo, con le sue pensioni e le mille gelaterie estive, è sede del comune di Campo nell’Elba. Curioso: non esiste un paese con questo nome ma un territorio comunale esteso che comprende i paesi di Sant’Ilario in Campo, San Piero in Campo, La Pila e, per finire, Marina di Campo. Questo strano comune è uno dei più recenti dell’isola d’Elba: è nato nel 1870 come frazione di Marciana e poi è divenuto autonomo nel 1894. Prima di quest’epoca, le case di Marina di Campo componevano solamente un piccolo borgo di pescatori, sede di una guarnigione militare.
Lo stesso Napoleone, che in un solo anno di permanenza all’Elba sembra abbia lasciato un suo ricordo ovunque, scese da Portoferraio a Marina di Campo come raccontano le pagine di Napoleon, empereur de l’île d’Elbe di Robert Christophe. “Dopo un’ora di zig-zag attraverso la campagna e le montagne la carrozza imperiale arriva a Marina di Campo. Mezzo minuto dopo, e questo dà l’idea della grandezza del luogo, il veicolo si ferma davanti al Comune. È così piccola questa piazzetta che il cocchiere e i picchieri devono fare cinque o sei manovre per fare girare la carrozza su se stessa e metterla in posizione per il ritorno. Nessun tiro di cavalli può andare più lontano poiché una collinetta separa il villaggio dal mare”.
E qui, sul mare, probabilmente dall’alto della Torre Medicea, Napoleone riuscì finalmente a vedere la bassa Pianosa dove, qualche tempo dopo, si sarebbe recato per un’ispezione e un faraonico picnic a base di zuppa di pesce. Oggi, come allora, la struttura più antica di Marina di Campo è appunto la torre, costruita a difesa del piccolo porto da cui partivano i carichi di granito estratto dalle cave isolane e le botti di vino dirette verso il continente. La parte vecchia del paese – con la piccola chiesa di San Gaetano – si trova ai piedi della fortezza: da qui una ripida salita al termine dell’abitato consente di affacciarsi verso la vicina cala di Galenzana chiusa dalla mole di Punta Bardella. La pianura che circonda il golfo di Campo ospita anche le piste de La Pila, unico aeroporto dell’isola, su cui operano numerose compagnie di charter italiane e straniere.

San Piero e Sant’Ilario
Per chi ama la pace e la tranquillità, comunque, nella stagione turistica (che all’Elba, grazie alla presenza di numerosissimi turisti del Nord Europa inizia molto presto) conviene allontanarsi dalla costa e salire a conoscere il resto del territorio del fantomatico comune di Campo nell’Elba. Il punto di partenza più antico, nella zona, è senz’altro il paese di San Piero in Campo (226 m), costruito su un pianoro che si affaccia verso il mare. All’epoca di Ottaviano questo borgo divenne colonia romana e, proprio per la presenza di un insediamento di qualche importanza, venne a più riprese saccheggiato tra il IV e il V secolo da Ostrogoti, Vandali, Eruli e Longobardi. Partiti i barbari giunsero, per la sfortuna degli abitanti, le invasioni saracene che si susseguirono fino all’arrivo dei pisani, avvenuto attorno all’anno 1000. L’interesse dei nuovi dominatori derivava dalle ricche cave di granito che si trovano nella zona compresa tra San Piero e le cale di Cavoli e Seccheto (già sfruttate dai Romani per le colonne del Pantheon e con cui sarebbe stata in parte edificata la Torre di Pisa). Il paese medioevale, forte di questa industria rilanciata, si sviluppò rapidamente intorno alla mole della fortezza fatta costruire dalla famiglia degli Appiani che, nel corso della sua evoluzione difensiva e architettonica, ha successivamente inglobato la chiesetta di San Nicolò, edificata in epoca romanica. All’interno si trovano alcuni affreschi del XIV secolo raffiguranti San Michele che pesa le anime, San Sebastiano, angeli e santi.
Una deviazione conduce dalla quiete di San Piero al paese quasi gemello di Sant’Ilario in Campo (193 m), di probabile fondazione longobarda, splendido balcone affacciato sul golfo di Campo e sulla costa sud-orientale dell’isola. Il paese non conserva particolari opere d’arte ma il suo fascino sta nella rete di vicoli e di case fiorite che occupano la sommità del colle. In centro si trova la chiesa parrocchiale – anch’essa probabilmente edificata durante la signoria degli Appiani – e dagli slarghi che si aprono tra le case si può godere di uno splendido panorama verso Pianosa, con l’aspra Montecristo che appare in lontananza.
Lungo la strada da San Piero a Sant’Ilario, un bivio sulla sinistra conduce dopo una breve salita alla spettacolare Torre di San Giovanni. Qui sorgeva nell’antichità una torre romana, sostituita dall’attuale struttura difensiva d’origine pisana, costruita – a vederla sembra quasi incollata come le fortezze dei cartoni animati – su un enorme blocco di granito tondeggiante. Se si guardano bene le pietre di costruzione, si possono identificare forme precedenti, come quella di una macina da mulino. Ancora qualche centinaio di metri in salita e si raggiungono i ruderi della chiesa di San Giovanni in Campo, di forme romaniche, con un piccolo campanile a vela sulla facciata e una sola abside. Recenti indagini archeologiche hanno portato all’ipotesi che, attorno alle mura diroccate della chiesa, si trovi il basamento di un tempio d’epoca etrusca.

La vetta più alta dell’Elba
Verso l’interno, continuando a salire, ci si inoltra sulle pendici del principale rilievo dell’isola, Monte Capanne, inconfondibile con il suo ciuffo di antenne sulla vetta che supera i mille metri di quota. Il modo più semplice per raggiungere il monte è la cabinovia che si trova a metà strada tra i paesi di Marciana e Poggio, ma le possibilità di una bella camminata non mancano di certo anche sul versante meridionale. La strada che sale verso il valico di Monte Perone, diretta a Poggio e Marciana, attraversa infatti a circa 600 metri di quota il sentiero della Grande Traversata Elbana (GTE, segnalato con il numero 5) che si può seguire in direzione di Monte Capanne. Dopo un tratto in una pineta, con attrezzature per picnic, si sale per un centinaio di metri fino a Monte Maolo (750 m) per poi scendere sulla destra per evitare le rocce delle Calanche e raggiungere una mulattiera che serpeggia tra rocce e sfasciumi. Saliti nuovamente fino alla Foce delle Filicaie, s’incontra un bivio: sulla sinistra il sentiero segnato 8 GTE devia verso sud, in direzione della lontana Pomonte. Verso destra, invece, si costeggia il versante orientale di Monte Capanne fino a trovare, sulla sinistra, una deviazione che sale ripida verso la sommità della montagna. In tutto, la camminata da Monte Perone alla vetta del Capanne richiede circa 3 ore (2 al ritorno).

La costa, di qua e di là
Da Marina di Campo si può seguire la costa verso occidente, raggiungendo la spiaggia di Cavoli e poi la Punta di Fetovaia, oppure verso oriente in direzione di Capo Stella. La prima asperità della costa è il promontorio di Monte Poro, che si può raggiungere a piedi in circa un’ora e mezzo partendo da Marina di Campo. Basta salire la scalinata di Via Bellavista (segnavia 39), proseguendo poi per una stradina che in breve raggiunge la soprastante cresta, da dove si comincia a intravvedere il golfo di Galenzana. Superato l’incrocio del sentiero 40 si giunge a un altro bivio, mal segnalato, e si segue sulla sinistra un sentierino che corre a mezza costa nella macchia.
Ci si affaccia sul mare in una larga sella, dove si svolta decisamente a sinistra per affrontare la salita che porta alla cima di Monte Poro: da qui, in pochi minuti, si raggiunge il Semaforo (158 m), magnifico punto panoramico su tutta la costa meridionale dell’Elba e sul massiccio del Monte Capanne.
Oltre Monte Poro, invece, la strada asfaltata raggiunge la spiaggia di Cavoli (molto amata per la sua animazione) e poi la Punta di Fetovaia, che chiude il golfo omonimo. Il nome tradizionale deriva dalla presenza di branchi di delfini e balene che, fino all’Ottocento, sembra venissero qui a partorire grazie all’isolamento e alla pace dei luoghi. Una passeggiata di circa mezz’ora, dal parcheggio di Punta Fetovaia, permette di raggiungere il capo (dopo aver attraversato, richiudendolo alle spalle, un piccolo cancello verde che permette il passaggio di una recinzione).
Se invece da Marina di Campo si procede in direzione di Capoliveri, oltrepassato l’aeroporto di La Pila si sale per poi avvicinarsi nuovamente al mare in corrispondenza di Capo Stella. La costa, disabitata in questo tratto, è raggiungibile dal mare oppure percorrendo una strada bianca e un sentiero (seguendo la traccia dell’itinerario segnato n. 48) che parte da Cala Foce e sale poi a Monte Fonza. Diversa è la situazione sulle rive del golfo della Lacona. La Spiaggia Grande è infatti molto conosciuta e chiusa a oriente da Capo Stella. Il capo è percorribile solo a piedi partendo dal parcheggio dell’Hotel Capodistella: dopo poche decine di metri si incontra la sbarra che preclude l’accesso agli automezzi e alle biciclette. Si segue la strada (itinerario azzurro) con un bel panorama sulla costa e sul promontorio del Monte Calamita, fino a un’ampia sella che consente di affacciarsi al lato occidentale della penisola. Da lì un sentiero nella macchia (cartello metallico, segnavia 58) aggira il Monte Capo Stella, terminando in una spianata panoramica non lontano dalla cima (150 m, 45 minuti).
Più oltre, la costa del golfo Stella è invece ricca di spiagge, cale e impianti turistici. La strada passa non lontano dalla grande spiaggia Mergidore e poi, oltrepassato Capo Marinaro, tocca le spiagge Acquarilli, Norsi e Feliciaio. Su una piccola altura, dietro il vasto golfo della Lacona, si trova la chiesa della Madonna della Neve, che fu fondata da un gruppo di monaci provenienti dall’Abbazia di Vallombrosa. La cappella venne costruita nel XVI secolo sui resti di un edificio religioso più antico; nell’Ottocento vi venne a vivere un eremita. Come dargli torto?

PleinAir 370 – maggio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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