I giorni di Federico

I fasti dell'età che vide protagonista il grande sovrano svevo tornano in scena a Melfi, dove il castello ospita una grande manifestazione in costume rievocando fedelmente la vita quotidiana e le attività della corte imperiale.

Indice dell'itinerario

Ad osservare il volo dei falchi sulle turrite costruzioni che dominano le assolate campagne pugliesi e lucane, sembra quasi che insieme ai maestosi rapaci aleggi nell’aria lo spirito di Federico II. L’imperatore chiamava queste pianure “luce dei miei occhi”, e qui amava dedicarsi appunto alla caccia con il falcone: dal mondo islamico, la cui cultura permeava la corte del nonno Ruggero a Palermo e che fin da piccolo l’aveva affascinato, aveva appreso i rudimenti di questa pratica che affinò durante la crociata in Terrasanta e a cui dedicava ogni momento libero dagli obblighi di stato, spostandosi con il suo seguito di cavalieri alla ricerca della selvaggina più abbondante nelle foreste che circondavano i numerosi castelli del Mezzogiorno. In quello di Melfi promulgò nel 1231 le Constitutiones Augustales, che all’epoca rappresentarono una moderna svolta nella storia del diritto.
Quei grandi e inaccessibili boschi sono ormai scomparsi ed è lontano di secoli il ricordo delle battute di caccia imperiali. Anche il castello ha dovuto soffrire i danni apportati dal tempo e dagli uomini: ma oggi, dopo anni di abbandono, rivive una nuova pagina di storia grazie alla ripristinata fruibilità degli ambienti restaurati. Il piano terra accoglie il Museo Nazionale del Melfese, mentre nell’ultimo finesettimana di ottobre i cortili e le sale diventano la perfetta cornice del Convegno e Raduno Internazionale di Falconeria organizzato dall’Associazione Nino Laviano, dal nome del compianto fondatore che rimase affascinato da questa pratica venatoria durante un soggiorno in Arabia Saudita. Falconieri provenienti da tutta Italia e dall’estero mettono così in scena i fasti dell’età federiciana: un salto indietro nel tempo tra cortei, tornei cavallereschi e voli spettacolari a cui fa da cornice l’enogastronomia locale con carne di cinghiale e dolci a base di castagne, il tutto innaffiato dall’Aglianico del Vulture.
Durante la manifestazione i visitatori in camper possono usufruire del vasto parcheggio in Piazza Festa Campanile, alle spalle del nuovo municipio dinanzi al comando dei Vigili Urbani; all’uscita del parcheggio, risalendo verso destra Via Federico di Svevia, si trova la fermata del bus cittadino che porta al castello. Percorrendola a piedi, questa stessa strada conduce in breve a Porta Venosina, una delle quattro che un tempo consentivano l’accesso alla città, circondata da resti di mura che racchiudevano l’abitato e difesa da due torrioni circolari ancora visibili. Continuando la salita su Corso Garibaldi si incontra dapprima la chiesa di Santa Maria La Nova, con portale duecentesco, per poi giungere in Piazza Duomo dominata dal campanile e dal contiguo Palazzo Vescovile, entrambi di origine normanna. Si arriva infine al lungo ponte in pietra che immette nel grande cortile del castello, su cui affaccia l’ingresso del museo; superando un arco sotto il quale è situata una piccola cappella, si prosegue fino al cortile più interno, abbellito da un pozzo in pietra.
Nel pomeriggio del sabato giunge a cavallo l’imperatore che, accolto dai notabili, fa il suo ingresso nel maniero insieme all’esercito. Hanno subito inizio i festeggiamenti con danze e musiche medioevali alla presenza del folto pubblico, intrattenuto anche dalle esibizioni di funamboli e trampolieri. Come si usava a quel tempo, non manca una nutrita rappresentanza di mercanti che hanno allestito i loro banchi di vendita in uno dei cortili (gli acquisti si possono effettuare con denaro corrente o con riproduzioni delle antiche monete, in vendita all’ingresso): oltre a ceramiche e oreficerie, è rappresentata soprattutto l’enogastronomia locale con i salumi e i formaggi, che possono essere degustati sul posto in un croccante panino, senza dimenticare i particolari dolci alle castagne. Rappresentazioni teatrali e vendita di caldarroste lungo Via dei Normanni, la strada che immette al castello, sono ulteriori momenti che cattureranno l’attenzione del visitatore fino a tarda sera.
Anche il giorno seguente si presenta con una fitta serie di appuntamenti. Mentre una schiera di mangiafuoco, trampolieri, cantastorie, maghi e cartomanti coinvolge il pubblico nei giochi, numerosi armigeri montano le tende da campo nel cortile e si allenano nel tiro con l’arco e nei combattimenti corpo a corpo con la spada: saranno queste le specialità nelle quali si sfideranno gli antichi casati di Melfi nel fossato del castello. A metà mattina si svolgono le prime fasi del torneo medioevale, seguito da una dimostrazione di caccia con il falcone che si protrarrà fino all’ora di pranzo. Nel pomeriggio, dopo la Giostra del Saraceno, parte il Corteo Storico Federiciano con 150 figuranti che percorrono le vie del borgo antico e fanno ritorno al castello per assistere alle ultime gare e alla premiazione dei vincitori. Conclude la festa lo spettacolo delle danzatrici del ventre e delle odalische: ancora un tributo a quell’età che vedeva fianco a fianco gli usi e i costumi di culture e di popoli oggi divisi, ma con la speranza di poter ritrovare una nuova armonia sotto il segno di Federico.

PleinAir 411 – ottobre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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