I bisnonni del Metauro

Sembrano usciti da una stampa antica e invece sono gli odierni partecipanti al Gran Premio del Biciclo Ottocentesco che si svolge ai primi di settembre a Fermignano, nelle Marche.

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«Tutto è cominciato quasi per gioco e un gioco è rimasto anche ora, dopo quasi quarant’anni». Fabio Vitaletti, presidente della Pro Loco di Fermignano, resta per un attimo in silenzio – lui che è un vero fiume di parole, un entusiasta incontenibile – e poi riprende: «Volevamo fare qualcosa di unico, lanciare un’iniziativa davvero originale e così venne fuori l’idea dei bicicli ottocenteschi, quelli dalla grande ruota anteriore. Questa è terra di grandi passioni ciclistiche, sembrava un buon modo per distinguerci restando nel solco della tradizione».

Tra il dire e il fare c’era però di mezzo il mare, anzi l’Atlantico. «I primi bicicli vennero realizzati da artigiani locali, ma erano pericolosissimi, al punto che negli anni Settanta l’iniziativa venne sospesa. Poi, però, scoprimmo che in California c’era una ditta che produceva bicicli perfettamente funzionanti e sicuri. Ne abbiamo acquistati tredici e ora eccoci di nuovo in corsa!».
Per Samuele Sabatini, che cura l’ufficio stampa della Pro Loco, l’originalità di questa corsa non è una sorpresa. «Da queste parti sono molto creativi, su questo non c’è dubbio. Basti pensare al Palio della Rana che si tiene ad aprile, dove ogni concorrente deve trasportare una rana su una specie di carriola facendo in modo che non salti via…».
Nei giorni precedenti il Gran Premio, i sette rioni del paese cercano di accaparrarsi i ciclisti migliori. «C’è chi va a cercare il campione di mountain bike, chi il corridore professionista perché si sa, bisogna vincere a tutti i costi. In effetti questo è un vero palio che si svolge in tre batterie, da cui escono i sei finalisti, e tutto il paese fa il tifo e si entusiasma» aggiunge Samuele.
Anche la gara viene presa molto sul serio, stabilendo strategie e cercando di capire le mosse dell’avversario. Trovare i propri campioni non è facile: il rischio di farsi male è troppo alto per un atleta che magari si allena tutto l’anno per le gare normali, e così si ripiega talvolta sui giovani e meno giovani del paese che giocoforza sono i più convinti ed entusiasti.
Condurre i bicicli, del resto, non è impresa da poco: il sottoscritto (che pure è un cicloturista e utilizza la bici quotidianamente) è riuscito a percorrere poche decine di metri e solo con l’aiuto di un concorrente prima di dover desistere!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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