Ho un mito: la moto

Fenomeno di costume, bandiera, occasione di incontro e aggregazione. Così ci è apparso il 13° Biker Fest, l'annuale motoraduno di Osoppo. Tra ferri rombanti, fiumi di birra, borchie e abiti in pelle, ma anche tra migliaia di tende colorate, siamo entrati in un mondo vocato spontaneamente all'avventura, al viaggio e al pleinair.

Indice dell'itinerario

Alle origini era stato il veicolo di secondo o terzo approccio alla mobilità: dopo la bicicletta e il motorino la moto di grossa cilindrata era un punto d’arrivo, un modo di esibire giovinezza, sportività e raggiunto benessere. Ne è prova l’esistenza, sin dagli inizi del secolo, di motoclub che si prodigavano a organizzare uscite, gare e veri e propri corsi di guida per neofiti. Ancora ai nostri giorni la moto non manca di suscitare passioni giovanili, sovente intramontabili… almeno fino a quando non si mette su famiglia, e allora diventa più difficile conciliare le nuove esigenze di mobilità con questo mezzo per sua natura a misura di single o di coppia. Senza contare che non tutti affrontano volentieri, una volta acquistata l’automobile, il costo di gestione aggiuntivo della moto. Per le nuove leve si aggiunge da qualche anno un’ulteriore difficoltà, quella della licenza di guida. Infatti la patente automobilistica non è valida per l’uso dei motocicli, occorre quindi sostenere un esame apposito e – quel che è più impopolare – permane l’obbligo di sostenere nuovamente la prova di teoria anche se si è già provvisti di patente B. A sollevare le sorti del settore, almeno nei numeri di vendita, ci ha pensato l’esplosione degli scooter cittadini, diffusi anche in cilindrate superiori ai 50 cc dei comuni motorini: una soluzione “fai da te”, e certo non risolutiva, al problema della mobilità nei centri urbani. Ma questa è un’altra storia.
Se abbiamo compiuto questa piccola “intrusione” nel pianeta del motociclismo è stato per evidenziare la propensione alla mobilità, al viaggio, all’esplorazione propria della moto. Non a caso tra le lettere che arrivano a PleinAir ci sono anche le testimonianze di motociclisti che, con l’igloo al seguito, traggono ispirazione dai servizi realizzati in camper o in caravan. Il passaggio successivo è consequenziale: finita l’epoca dei viaggi a due, le coppie centaure con l’arrivo dei figli passano a più appropriati strumenti dell’abitar viaggiando, vale a dire il carrello tenda, la caravan o il camper.
“Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina (…) sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiosissimo dentro una cornice. In moto la cornice non esiste più”. Queste parole di Robert Pirsig, tratte dalla celebre opera prima Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, sintetizzano bene quella sensazione di spazio e libertà, di contatto con l’aria che si prova quando hai l’asfalto a pochi centimetri sotto i piedi e il vento addosso. E ancora: “Ci preoccupiamo più di come passiamo il tempo che non di quanto ne impieghiamo per arrivare”; pensiero che portato alle estreme conseguenze diventa: “A volte viaggiare è meglio che arrivare”.

L’abito fa il motociclista
Le differenze tra le categorie di centauri sono condizionate sin dalla tipologia della moto prescelta: le forme classiche e luccicanti di una custom (per intenderci, le Harley Davidson del mito americano) soddisfano l’estetica ma non hanno le prestazioni su strada di una moto da corsa o quelle di una fuoristrada enduro. Per i viaggi di lunga durata si preferiscono le cruiser e le granturismo, con grandi carenature che riparano dall’aria e una maggiore stabilità. Ad ogni modello corrisponde di necessità un certo abbigliamento: il corridore da pista, consumatore di “saponette” (le protezioni alle ginocchia che toccano il terreno in fase di curva) indossa una sportiva e colorata tuta intera. Mentre stivali e giubbotto in pelle sono il look d’obbligo per chi possiede una custom. In certi ambiti è in auge un’estetica ispirata agli indiani d’America, con giacche dalle grandi frange; altrove è d’obbligo un look rigorosamente dark, con abiti in nero e borchie metalliche. Un discorso a parte meritano gli stemmi (chiamati “colori”) cuciti sulle giacche: incomprensibili per i non addetti, sono un simbolo di rinoscimento tra i membri di una tribù, a volte conquistati al prezzo di vere e proprie prove iniziatiche. Per alcuni il possesso della motocicletta è una patente di anticonformismo; c’è chi la utilizza solo per esibirsi smanettando e chi non scende di sella neppure quando piove o la colonnina del mercurio scende sotto zero. A proposito: dicasi “smanettone” (Zingarelli conferma) chi corre in moto a grande velocità, accelerando e decelerando senza criterio (la manetta è in origine la piccola leva con manopola per comandare il dispositivo dell’aria, del carburatore, eccetera).
Tradizionale riserva maschile, dove la donna faceva la sua comparsa sul sellino posteriore, negli ultimi anni il mondo dei motoclisti si va popolando sempre più di appassionate che amano sperimentare in prima persona la velocità e il rapporto stretto con l’asfalto e il motore.
Poi c’è la strada. Più è impervia, tortuosa, segnata da curve e tornanti, più rappresenta l’ideale del vero motociclista, che – da solo o in cordata – va alla ricerca dei percorsi di montagna fuori mano. E proprio come in montagna, tra centauri ci si saluta.

Quelli che a Osoppo
Sergio si aggira curioso e soddisfatto tra le decine di motociclette che varcano i cancelli del 13° Biker Fest di Osoppo: per lui queste sono giornate di festa, anche se non si considera un “radunista” in senso stretto, come quelli che per arrivare fin qui hanno percorso centinaia di chilometri da più parti d’Europa. Appassionato motociclista da oltre vent’anni, nell’ultimo periodo ha scoperto la moto per effettuare i grandi viaggi: Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Camargue, Spagna, vacanze preparate con cura pur lasciando spazio all’improvvisazione e all’istinto del momento. Oggi però fischietta tutto allegro: è pur sempre un evento colorito e inusuale quella variegata fauna di caschi e rombanti ferri – circa 17.000 i mezzi registrati – che accorre al più grande raduno d’Italia. Il Biker Fest è organizzato a metà giugno nel comune friulano dalla rivista Bikers Life in un’area verde e alberata di 280.000 metri quadrati, la stessa che nel ’76 ospitò la tendopoli delle famiglie colpite dal sisma.
Ed ecco il ritorno, stavolta privo di tragedia, delle tende: una distesa di igloo, canadesi, casette da dieci e più posti a fianco delle quali i centauri lasciano i loro mezzi. Poco lontano, nei parcheggi, vari camper di simpatizzanti.
Se di giorno ad attirare l’attenzione sono le varie competizioni, la sera è il momento dei complessi rock (tra cui gli Animals, il gruppo anglosassone celebre per brani come “The House of Rising Sun”), del ritrovo nei tendoni dove la birra scorre a fiumi, degli spettacoli di vario genere, dei tatuaggi e dei piercing. Numerosissime le bancarelle che espongono giacche, pantaloni e tute in pelle, accessori e oggetti vari. Tra queste spicca un singolare pullman adattato a negozio mobile, con scaffalature all’interno e persino una zona privata in coda ad uso abitativo. Il bel tempo che accompagna le prime due giornate del Biker Fest volterà bandiera sabato notte, quando una pioggia battente accompagnata da tuoni e lampi interromperà “solo” alle due e mezzo i festeggiamenti, placando i bollenti spiriti dei motori scoppiettanti.

PleinAir 328 – novembre 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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