Habitat naturale

Un felice connubio di piccoli borghi e ambiente intatto caratterizza il circondario di Terni, in un territorio segnato dalle testimonianze medioevali non meno che dalla presenza di un fiume, il Nera, e di un torrente che in esso confluisce, il Serra. Ne andiamo a cercare alcune celebri mete ma anche i luoghi più nascosti, dove il pleinair ha ancora il sapore di una prima volta.

Indice dell'itinerario

A monte della cascata delle Marmore, superato il panorama industriale di Terni, si entra in uno dei più importanti contesti turistici en plein air dell’Italia centrale, molto frequentato dai praticanti del mordi-e-fuggi oltre che dagli amanti del rafting e delle discese fluviali avventurose: la Valnerina. Sono i paesaggi sereni, verdi e tranquilli a cui la piccola ma generosa Umbria ci ha abituato, soprattutto quando si varca la porta di Ferentillo accedendo alla parte più alta della valle e ci si trova immersi in un ambiente di prim’ordine, di quelli che restano a lungo nella memoria. Chi avrà occasione di visitare questi luoghi ne ripartirà dunque con la profonda convinzione che si tratta di un’area naturalmente vocata al turismo all’aria aperta (come già volle sottolineare su queste pagine Giorgio Ciancio). Gli elementi ci sono tutti: distese di boschi, acque scevre da inquinamento e, a coronare il quadro, i tanti paesini abbarbicati alle colline. Quelle che mancano, semmai, sono le strutture ricettive e i sentieri segnalati con cura, ma in fondo è la riprova che non ci troviamo in una zona completamente votata alla frequentazione di massa.

Sul fiume e sul lago
L’unica attrattiva della Valnerina nota al turista frettoloso sono le cosiddette mummie di Ferentillo, conservate nella cripta della chiesa di Santo Stefano: forse a causa della presenza di particolari muffe o alla natura chimica del suolo, i corpi qui sepolti si sono mantenuti in modo impressionante. In verità, però, il paese merita la visita per ben altri motivi di interesse, a cominciare dalle possenti opere di fortificazione che chiudono la valle unendo i rioni di Matterello e di Precetto, edificati su due colline fronteggianti divise solo dal fiume e dalla strada. Poco più avanti, la splendida abbazia di San Pietro in Valle sorge in una posizione magica, interamente circondata dal verde dei boschi: di antichissime origini longobarde, conserva diversi cicli di affreschi di struggente bellezza, assolutamente da ammirare.
Sulla montagna di fronte, dall’altro lato della valle, si trova il minuscolo borgo abbandonato di Umbriano, con la sua alta torre rimasta intatta. La passeggiata che lo raggiunge, di modesto impegno, è ricca di soddisfazioni ambientali e paesaggistiche: si deve arrivare al nucleo abitato di La Valle, proseguire verso il Nera su una stretta strada in netta discesa sulla destra (converrà lasciare il camper appena possibile prima di imboccarla), superare il fiume su un ponticello e trovare l’inizio del sentiero che in circa un’ora sale al borgo.
Tornando verso Terni, sarà quindi imperdibile una deviazione al Lago di Piediluco, habitat di una numerosa avifauna e in un contesto ambientale di grande placidità (lo si raggiunge da Ferentillo portandosi alla periferia orientale del capoluogo e qui svoltando verso il bacino, oppure passando per Arrone e il valico della Forca di Arrone su una provinciale che risulta però poco agevole per i mezzi di grossa stazza). Grazie alla presenza del Monte Caperno e alla complessa orografia, qui si trova un punto divenuto famoso per un forte effetto di eco. Ma sono ben altre le attrattive di questo specchio d’acqua che sfiora il confine con il Lazio, come perso tra i monti che salgono verso la vetta del Terminillo e gli itinerari francescani della Valle Santa Reatina. Il modo migliore per apprezzare il sito è visitarlo a bordo di un battello, facendosi raccontare i suoi segreti dalla guida della Cooperativa Velino che vi accompagnerà nella scoperta.
Per una breve vacanza da finesettimana il percorso potrebbe chiudersi qui, ma a un tiro di schioppo, verso i Monti Martani, c’è un altro poco noto percorso che consente di entrare in un piccolo mondo tutto da conoscere: la valle del Serra.

Andar per paesi
Il Serra è un fresco torrente le cui limpide acque si uniscono al Nera nei pressi di Terni. La valle che porta il suo nome, stretta fra alte montagne anche qui ricoperte da fitti boschi, è percorsa da una strada tortuosa ma larga e dalla ferrovia che collega il capoluogo con Spoleto. Oggi la zona è protetta da un parco naturale (in gran parte ancora sulla carta), e può essere attraversata dal camperista con l’obiettivo di raggiungere l’area spoletina oppure – come noi vi suggeriamo – di effettuare un anello di grandissimo interesse paesaggistico e naturalistico, ricollegandosi con il versante occidentale dei Monti Martani e visitando così gli splendidi borghi di Macerino, Portaria e Cesi, ma anche l’area archeologica di Carsulae. Lungo il percorso, inoltre, non mancano altre tappe suggestive.
Seguendo la statale che dal casello autostradale di Orte arriva a Terni, si esce a Terni Est e si procede verso destra (proseguendo dritti, a 5 chilometri si trova un camper service), poi di nuovo a destra sottopassando la statale e imboccando la strada per Rocca San Zenone. Il microscopico paese aggrappato alla roccia è dominato da due possenti torri di guardia, proprio all’imbocco della valle. Si può parcheggiare nel piazzale antistante (dove trovano posto al massimo due camper) oppure poco più avanti, in un piccolo slargo sterrato con panchine e fontanella. Da qui si risalgono le stradine del borgo, le cui case furono edificate tra il XIII e il XV secolo, sino alla parte alta dove un tempo iniziava il sentierino che conduceva alla prima delle torri, dotata di possenti mura di fortificazione. A causa dei lavori per la messa in sicurezza della parete rocciosa, oggi il sentiero è in gran parte impraticabile; nelle giornate di bel tempo, gli escursionisti più coraggiosi provvisti di buone scarpe potranno comunque salire alla torre tenendosi all’esterno del muro fortificato sino a un varco nelle reti antifrana, dove riprendono le tracce del vecchio sentiero, da affrontare con la massima attenzione a causa del fondo instabile e scivoloso. La fatica è notevole, ma il dislivello è ridotto e si può godere di quella particolare sensazione che solo queste piccole avventure sanno offrire. Una passeggiata più facile inizia all’ingresso del paese, dove una tabella indica il percorso per la fontana della Mandorla (sentiero 1) che segue in gran parte una comoda sterrata. Dal citato piazzaletto con fontanella parte invece il sentiero per Battiferro, agevole da percorrere solo nel primo tratto: prendendo la sterrata si arriva in breve a un piccolo bivio a destra che scende al torrente e ne segue le rive dopo aver sottopassato il ponte ferroviario, in un ambiente fresco e umido che rende piacevole la camminata nonostante la vicinanza della strada e della ferrovia.
Subito dopo Rocca San Zenone la provinciale 67 entra nelle gole vere e proprie. Per la sosta, a distanze più o meno regolari si incontrano diverse piazzole, alcune anche molto ampie: al chilometro 4 ce n’è una con tavoli da picnic (peccato solo per l’incredibile quantità di rifiuti lasciati nella macchia dai soliti gitanti incivili), mentre al chilometro 9 segnaliamo l’area Galluzzero dotata di tavoli e barbecue, facendo però attenzione alle cattive condizioni della breve strada bianca che la raggiunge.
Dopo il chilometro 5 si trova la prima deviazione a sinistra per Acquapalombo, grazioso villaggio che su molte carte stradali non è neppure indicato. Vi si arriva con una strada un po’ tortuosa e in alcuni punti anche stretta, ma al termine della quale è situato un parcheggio sufficientemente ampio per ospitare tre o quattro camper. Da qui parte il sentiero natura Claudio de Santis (G4 per Monte La Croce, 927 m, dislivello 430 m, circa due ore e mezzo fra andata e ritorno) che permette di fare la conoscenza degli ambienti boschivi della zona. Il nome di Acquapalombo sarebbe legato alla leggenda di un palombo, ovvero un piccione selvatico, che proprio in questo punto veniva ad abbeverarsi a una fonte: osservandolo, gli uomini scoprirono la sorgente e decisero di stabilirsi nei suoi pressi. La torre nella parte alta del borgo faceva parte del sistema difensivo realizzato dal Ducato di Spoleto a difesa della valle del Serra, anche se il paese ha assunto il suo aspetto attuale durante il XVII secolo.
Proseguendo ancora sulla provinciale, potremo ammirare alla nostra destra le poche case strette intorno alla torre che caratterizza l’assetto urbano di Poggio Lavarino, collocato proprio sulle rive del torrente (per accedere al paese occorre procedere ancora per qualche chilometro fino al bivio). Anche questo borghetto nacque in relazione alla via di comunicazione rappresentata dalla valle, oltre che dalla necessità di difendere l’importante accesso verso Spoleto. Nei pressi della torre si trova la chiesa di San Bernardino e tutt’intorno, in cerchi quasi concentrici, le abitazioni.
Mancano pochi chilometri alla deviazione che immette su una stradina secondaria per Acquasparta. Superata la stazione ferroviaria a Pracchia e scavalcati i binari, la strada sale sino al bivio per Macerino, affascinante borgo immerso in un paesaggio naturalisticamente molto suggestivo: completamente restaurato e racchiuso da una cerchia di mura semicircolari, conserva alcune chiese e altre testimonianze artistiche e architettoniche, ma il suo maggior pregio sta proprio nell’impianto così particolare, con vicoli e stradine che emanano la tipica atmosfera medioevale.
La breve strada per Portaria, in buona parte sterrata ma con fondo discreto, comporta una notevole attenzione alla guida, soprattutto se si incrociano altri veicoli; nei pressi del paese si incontrano varie strettoie, perciò è necessario procedere con particolare attenzione (i camper di maggiori dimensioni faranno bene a raggiungere il paese da Terni, proseguendo per Cesi e di qui per Portaria, su un percorso non particolarmente ampio ma decisamente meno impegnativo).
Da Portaria ci si immette sulla strada per l’area archeologica di Carsulae, poco distante da San Gemini, che fu municipio di Roma lungo il vecchio tracciato della Via Flaminia: il sito, ancora in corso di scavo, si presenta piuttosto composito con resti di una basilica e di due templi, cospicue porzioni di un teatro e di un anfiteatro, un arco vicino al quale si trovano alcuni monumenti sepolcrali e una chiesa edificata nel Medioevo con materiali provenienti dal foro.
La vicina Cesi, oggi frazione di Terni, un tempo fu importante cittadina ricca di abitazioni nobili. Proprio nei sotterranei di una delle residenze più importanti, Palazzo Stocchi, si trova la Grotta Eolia (oggi visitabile con le guide del Gruppo Speleologico Terre Arnolfe), conosciuta già ai tempi dei Romani e citata da Plinio per il curioso fenomeno di una corrente d’aria che ne usciva costantemente.
Non resta a questo punto che riprendere la via per Terni, imboccando per il rientro i grandi assi stradali che attraversano il territorio o approfittandone per prolungare l’itinerario verso altre mete eccellenti dell’Umbria più nota (Todi, Orvieto, Perugia sono nel raggio di una sessantina di chilometri). Ma quel piccolo mondo di borghi, d’acque e di natura rimarrà uno dei più piacevoli fuorirotta del pleinair nel cuore verde d’Italia.

PleinAir 419 – giugno 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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