Grigioni a pennello

Autunno a zonzo nella Svizzera romancia, tra i villaggi dipinti dell'Engadina e i monti protagonisti delle tele di Giovanni Segantini.

Indice dell'itinerario

Bisogna consultare l’atlante per convincersi che in Svizzera c’è uno spartiacque fra l’Adriatico e il Mar Nero: effettivamente dal Passo del Fuorn, sulla strada che collega Davos a Merano attraverso Glorenza, scende un affluente dell’Adige, mentre sull’altro versante i corsi d’acqua confluiscono nell’Inn che, dopo un lunghissimo percorso, aggirando le Alpi va a congiungersi con il Danubio in Germania. Siamo nei Grigioni, il più orientale dei cantoni elvetici, incuneato fra l’Italia e l’Austria: vi accederemo dall’Alto Adige e ne usciremo con un breve sconfinamento nel Tirolo austriaco, per poi rientrare in Italia e chiudere l’anello attraverso il Passo di Resia. Obiettivi del nostro itinerario nei Graubünden sono in particolare lo Schweizerischer Nationalpark, i luoghi in cui operò il pittore Giovanni Segantini e le case affrescate della Bassa Engadina.
Il comodo accesso è la statale 41, una laterale della Val Venosta che da Sluderno raggiunge, poco oltre il confine, il villaggio di Müstair dove la Svizzera ci accoglie con uno dei suoi monumenti più importanti, il Kloster Sankt Johann che si dice sia stato fondato da Carlo Magno nel 790: l’abbazia è nota soprattutto per gli affreschi dell’XI secolo, alcuni dei quali si possono ammirare nel Landesmuseum di Zurigo. Si prosegue per Sankta Maria im Müstair, svoltando qui a destra per la valle del Fuorn, a risalire fino ai 2.149 metri dell’omonimo passo nel cuore del parco nazionale.

La foresta imbalsamata
Qualche perplessità desta a prima vista la politica di gestione dell’area protetta, tesa a salvaguardarne in ogni dettaglio la genuinità. La regola vigente è infatti che nulla può essere toccato, la natura deve regolarsi da sola e l’insieme apparire come prima dell’arrivo dell’uomo: l’unica manutenzione è la messa in sicurezza dei sentieri, con il taglio dei rami pericolanti o dei tronchi che sbarrano il passaggio. Il risultato è però una sorta di foresta fantasma dove in certi punti gli alberi morti, lasciati via via cadere nel sottobosco fino a dissolversi, sembrano più numerosi di quelli vivi. Pregio del parco, dicono i pieghevoli illustrativi, è la presenza di quasi tutte le specie botaniche alpine, ma apprezzarle non sembra poi così facile per gli stessi motivi detti poc’anzi: nel nostro caso, lasciato il camper nella piazzola siglata con il numero 7 e imboccato il relativo sentiero, ci siamo ritrovati a camminare in un bosco formato in prevalenza da pini silvestri (con qualche raro pino mugo), vincolati dall’obbligo di non lasciare il tracciato – i divieti sono ripetuti assai di frequente – e con la proibizione di raccogliere anche uno solo di quei meravigliosi funghi in cui ci si imbatte nei mesi autunnali. Piacevole dunque la passeggiata per sgranchirsi le gambe e respirare aria buona, meno interessante invece la valenza paesaggistica e difficile l’osservazione degli animali; gli itinerari segnalati sono comunque ventuno, dai più facili e brevi adatti anche ai bambini fino a quelli più impegnativi per escursionisti esperti, e invitiamo perciò il lettore a cimentarsi con altre passeggiate che si snodano nei diversi ambienti del parco.
Tornati al camper (di cui è vietato il pernottamento libero), abbiamo valicato il Fuorn e raggiunto la valle dell’Inn in corrispondenza di Zernez. Qui l’Engadina – che nella locale lingua romancia significa “giardino dell’Inn” – si divide in alta e bassa per un totale di 95 chilometri, dalla sorgente del fiume alla frontiera austriaca. Svoltiamo a sinistra per la statale 3 che risale l’ampia valle solare, bordata di abeti e larici, fino a Sankt Moritz, lo storico centro elvetico di villeggiatura e sport invernali: ma a noi questa volta interessa il museo dedicato a Segantini nel quale, fra le altre opere, è conservato il Trittico della Natura, rimasto incompiuto.
Ancora pochi chilometri sfiorando i laghi di Silvaplana e da Segl e si arriva a Maloja, ai piedi dell’omonimo passo.

Un pittore en plein air
Come Van Gogh fu attratto dalla Provenza e Gauguin da Tahiti, così Giovanni Segantini subì l’irresistibile fascino della montagna. Nato ad Arco di Trento nel 1858 (dunque per quel tempo cittadino austriaco), pittore ignorantissimo – come lo definì il collega Umberto Boccioni – solo perché adottava tecniche impressioniste e poi divisioniste senza conoscere le rispettive scuole, sfiorò senza esserne coinvolto la Scapigliatura milanese e infine trovò la terra promessa in Engadina. Stabilitosi a Maloja, lavorava esclusivamente in esterni andando a riprodurre luci e colori di un paesaggio in cui, scrisse un critico dell’epoca, l’Engadina vendica la Svizzera delle vecchie banalità .Segantini si innamorò a tal punto della sua nuova patria da proporre, per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900, un grande padiglione chiamato Panorama in cui su enormi quadri sarebbe stato riprodotto l’intero territorio con suoni, luci, congegni idraulici e ventilatori a ricrearne l’atmosfera; ma il progetto non andò in porto a causa dei costi troppo elevati e allora l’artista si fece costruire dietro la sua casa di Maloja un edificio circolare in legno, copia in scala del padiglione mai realizzato, che gli servisse da studio nel quale oggi sono raccolte le sue testimonianze, nonché i progetti per la realizzazione del Panorama e del museo di Sankt Moritz. Ancora convinto di poter riassumere in grandi dipinti le bellezze dell’Engadina, progettò il Trittico della Natura e per realizzarlo salì ai 2.700 metri dello Schafberg, sopra Pontresina, da cui poteva godere di una vista a trecentosessanta gradi dei monti circostanti. Per riparo aveva una capanna di legno, ma un improvviso abbassamento di temperatura gli provocò una peritonite, impossibile da curare in quel contesto: di qui la morte, a soli 41 anni.
Saggiamente il comune di Maloja ha oggi attrezzato il Sentiero Segantini, un breve percorso attorno al paese in cui si raggiungono i siti (chiamati stazioni) da cui il pittore ha immortalato una veduta, ciascuno segnato da una riproduzione del quadro in questione: suggestiva la marmitta glaciale colma d’acqua che servì da specchio al nudo femminile de La vanità. Altre stazioni riguardano la casa e l’atelier, rievocazioni dei dipinti del contemporaneo e amico Giovanni Giacometti (come Vista su Maloja, importante documento dello scomparso hotel Maloja Palace, e Segantini sul letto di morte) e infine la Torre Belvedere, un edificio neogotico già dimora del conte Camille de Renesse, ora sede di un museo naturalistico e notevole punto panoramico a cui si arriva senza problemi. Il dépliant con l’itinerario nel dettaglio e le informazioni essenziali vengono forniti gratuitamente dal locale ufficio turistico.
Si sale adesso al passo per uno sguardo sulla limitrofa Val Bregaglia, dove la statale prosegue verso la frontiera italiana sopra Chiavenna, quindi non resta che ridiscendere l’Alta Engadina per la strada già fatta e a Zernez proseguire sulla statale 27 in direzione dell’Austria.

La valle dipinta
Ci troviamo ora in Bassa Engadina, una vallata più stretta con l’Inn che scende fra rapide impetuose, e dove ai boschi e ai pascoli si alternano coltivi del tutto inaspettati a queste altitudini. Ma l’aspetto più caratteristico è costituito dai bei paesini pressoché integri nelle loro originali architetture: antiche case coperte da affreschi e graffiti, finestre a sporto, armoniosi acciottolati, piazzette ornate di fontane. Li incontriamo uno dopo l’altro, con brevi deviazioni.
A Lavin (la vecchia strada attraversa l’abitato) poche case sono sopravvissute a un incendio degli inizi del ‘900: ci si consola con il ciclo di affreschi della chiesa cinquecentesca. Poco più avanti, a Giarsun si trova il bivio per Guarda che a pieno merito è sicuramente il villaggio più famoso, al punto da essere eletto monumento nazionale: si sale fino al centro e, a sorpresa, si riesce persino a pernottare nella deserta piazza principale, circondati da case dipinte. Ridiscesi sulla statale, si raggiunge Ardez le cui case competono con quelle di Guarda: notevole la Chasa Clagüna, sulla cui facciata un grande affresco rappresenta Adamo ed Eva.
Una bella strada panoramica (peraltro un po’ stretta) ci fa adesso salire fino a Ftan dove, presso l’hotel Paradis, scopriamo l’Alpine Mühle, un grande mulino ad acqua ancora funzionante, con la ruota esterna protetta da una tettoia. La proprietaria ci accoglie con grande cordialità, raccontandoci che il bisnonno arrivò qui dal Tirolo e che due delle tre macine (una è riservata ai mangimi) hanno rispettivamente duecento e trecento anni: si tratta del più antico impianto del genere in tutta la Svizzera. Gli arredi sono d’epoca, sembra quasi un museo, e dalle finestre si gode di una straordinaria vista sulla valle in cui si erge solitaria la massiccia mole del castello di Tarasp, nostra prossima meta. Per raggiungerlo, scesi a Scuol bisogna retrocedere sulla statale fino al bivio di Vulpera; in ogni caso è impossibile perderlo di vista. Lo Schloss Tarasp, forse il monumento più importante di tutti i Grigioni, è una fortezza medioevale risalente all’XI secolo, più volte rimaneggiata: dell’impianto primitivo rimangono la cappella romanica e la torre principale.
Tornati a Scuol, ne visitiamo la parte alta (Scuol-Sura) nota come centro termale, quindi la parte bassa (Scuol-Sot), antico villaggio dalle caratteristiche abitazioni che racchiude anche il Museum d’Engiadina Bassa, con un ricco assortimento di reperti della civiltà locale.
Un’ultima breve deviazione su un’altra strada panoramica che corre parallela al fondovalle ci porta ora a Sent dove si conservano altre belle case, alcune con frontoni rococò, e le rovine di una chiesa medioevale che vegliano sul villaggio dall’alto di una rupe. Da qui la frontiera austriaca dista ormai pochi chilometri: costeggiando l’Inn giungiamo a Martina dove, subito dopo un ponte, si entra in Tirolo. Seguendo i tornanti si sale a un valico senza nome da cui si ridiscende con marcata pendenza a Nauders, rientrando in Italia attraverso il Passo di Resia.

PleinAir 411 – ottobre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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