Granelli di Mediterraneo

La cultura dei sapori è protagonista a San Vito Lo Capo, sulla costa occidentale della Sicilia: cinque giorni in camper fra le tentazioni del festival internazionale del Cous Cous e le bellezze della natura e del mare fuori stagione.

Indice dell'itinerario

Volete fare il giro dei paesi del Mediterraneo? Buon viaggio! Ma per incontrarli e assaggiarli quasi tutti in un sol colpo basta dirigere il camper a San Vito Lo Capo, sulla costa occidentale della Sicilia, per partecipare al Cous Cous Fest. L’annuale rassegna internazionale di cultura ed enogastronomia intitolata alla storica pietanza celebra quest’anno la sua decima edizione con un programma del tutto speciale, e l’occasione – manco a dirlo – è delle più ghiotte: non solo per i sapori del mare, della terra e dei diversi costumi che finiscono nel piatto, ma anche per il periodo nel quale il festival si svolge, la seconda metà di settembre. E’ il periodo forse più appagante per una vacanza in Sicilia: temperature miti, mare caraibico, agosto già archiviato e sole ancora alto, tutto predispone al benessere del corpo e dell’anima. Senza contare il tonificante pensiero che fino a pochi giorni prima non avreste trovato un buco dove parcheggiare o allungare l’accappatoio sulla spiaggia. Per una buona sistemazione, a pochi metri dal centro storico e dal cuore della festa, ora non avete che da scegliere fra la sosta in ben tre aree attrezzate e il soggiorno organizzato nell’ombroso campeggio La Pineta. Poi i giorni voleranno senza che ve ne rendiate conto: la mattina bagni, escursioni e passeggiate in paese, il pomeriggio e la sera degustazioni e manifestazioni del Cous Cous Fest.

Intorno alla festa
Sui bagni non c’è che dire: il litorale sabbioso di San Vito Lo Capo è fra i più godibili e meglio attrezzati della Sicilia, ma ci si può immergere in libertà anche tra gli scogli del vicino Golfo di Cofano (accessibile in camper da vari punti) e, sul versante opposto, a Cala Impiso o in una delle appartate baiette della contigua Riserva dello Zingaro. Quest’ultima è una meta eccellente per quanti si trovino sul posto, e non si deve assolutamente mancare. Raggiunto con il veicolo o con una navetta il parcheggio dell’ingresso, distante circa 6 chilometri dal paese, s’imbocca a piedi il facile sentiero che attraversa a mezza costa tutta l’area protetta arrivando, in circa due ore, all’opposto terminale di Scopello. Deviazioni lungo il percorso discendono al mare, salgono verso le alture e collegano diverse attrattive: grotte, stazzi di pastori, la dismessa Tonnarella dell’Uzzo e due casolari-museo, uno che documenta la tradizionale e tuttora praticata raccolta della manna (secrezione zuccherina del frassino) e uno che descrive gli aspetti naturalistici della riserva. Qualche ardimentoso affronta in bicicletta la salita al suddetto parcheggio, ma per pedalare in relax la strada litoranea, poco trafficata in questo periodo, è più che soddisfacente: da un lato lambisce la spiaggia, la città, il porto turistico e peschereccio fino a raggiungere il faro di Capo San Vito, dall’altro scopre la bella Tonnara del Secco abbandonata tra mare e campagna, proprio sotto le balze rocciose del Monte Monaco. In mezzo c’è il centro storico, lindo e solare, dove è un piacere passeggiare fra corti e case basse di impronta araba, improvvisi giardini e cascate di bouganville.
Le vie e le piazze principali sono ordinatamente impegnate dalle installazioni del festival: padiglioni e palchi ma soprattutto stand gastronomici, dove fin dal mattino gli addetti dei diversi paesi partecipanti procedono all’elaborata preparazione del cous cous, mentre sulla passeggiata a mare teorie di bancarelle ricreano un coloratissimo bazar. In grande fermento e in vena di promozioni sono anche gli altri esercizi commerciali, a cominciare dai locali di ristoro, prodighi come non mai di specialità. Su ogni cosa emerge la mole della fortezza che è anzitutto un santuario dedicato al patrono San Vito (si visitano la chiesa con cripta, il museo e la terrazza panoramica): costruito a più riprese intorno alla casa originaria che si vuole fosse abitata dal santo (vedi l’approfondimento “San Vito superstar”), l’edificio ha assunto l’attuale aspetto tra il XV e il XVII secolo, diventando a sua volta il nucleo centrale del moderno insediamento urbano sviluppatosi principalmente a partire dal 1700 su una maglia di strade ortogonali. Pochi passi verso nord e si apre l’ampia falce della marina: dai moli del porto, vegliati da una statua in bronzo dello stesso San Vito, alla dorata mezzaluna degli stabilimenti balneari.

La pietanza della pace
Nel 2005 il Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo ha vinto il prestigioso Premio Luigi Veronelli imponendosi alla commissione giudicatrice come la “manifestazione gastronomica più interessante, vivace e curiosa che mettendo a confronto i vari modi di realizzare il cous cous, coinvolge i popoli del bacino mediterraneo, le loro culture e le loro tradizioni, nel segno dell’integrazione e della tolleranza”. Con efficace sintesi la motivazione del premio rende merito tanto alla brillante e impeccabile organizzazione dell’evento, quanto soprattutto allo spirito di dialogo e di pace che lo anima fin dalla prima edizione. Il cous cous, alimento antichissimo (apprezzato, secondo la leggenda, anche da Re Salomone) che gli Arabi hanno diffuso ovunque si siano insediati, ha finito per diventare proprio grazie al festival un passaporto diplomatico, quasi una bandiera del libero scambio e della fratellanza che a San Vito già trovano l’ambiente ideale per manifestarsi a vari livelli, da quello individuale a quello più squisitamente politico. Lo dimostrano da un lato la spontanea mescolanza di razze e idiomi durante lo svolgimento della rassegna, dall’altro i numerosi convegni culturali e gli spettacoli senza frontiere che prima, durante e dopo affiancano gli eventi gastronomici. Sono in calendario anche incontri operativi altamente rappresentativi, ai quali è destinato uno spazio volutamente simbolico, quasi un tempio dell’ospitalità: l’area vip Al Waha (letteralmente “oasi del deserto”) delimitata sulla spiaggia da un accampamento di tende berbere. Qui vanno segnalati i previsti colloqui fra le autorità dei paesi partner di un progetto comunitario particolarmente in sintonia con le finalità del Cous Cous Fest: il MIDA, Mediterranean Initiatives Development in Agricolture. La proposta, lanciata dai comuni della Basilicata e subito accolta da numerose istituzioni, ha infatti come obiettivo la valorizzazione della biodiversità e dei patrimoni etnici dei piccoli comprensori agricoli a conduzione artigianale, realtà sempre più rare e preziose nell’ottica dello sviluppo sostenibile.

Quando vien la sera…
Secondo una formula ormai collaudata, anche quest’anno le manifestazioni del Cous Cous Fest saranno articolate in quattro principali appuntamenti quotidiani, a cominciare dalla gara di cous cous che impegna, nell’apposita tenda-ristorante, i migliori chef del Mediterraneo giudicati da una folta giuria internazionale di enogastronomi. In secondo luogo gli affollatissimi laboratori pomeridiani, di libero accesso, dove si tengono conferenze con dimostrazioni culinarie e il pubblico è invitato ad assaggiare i cibi e le bevande all’ordine del giorno. In terzo luogo il villaggio gastronomico ambientato nelle vie cittadine, rituale ritrovo serale degli ospiti: per lo struscio senza meta, le degustazioni e la conoscenza dei prodotti tipici proposti dagli stand. Non da ultimo, il Cous Cous Live Show che fino a notte trasforma il centro di San Vito Lo Capo in un travolgente palcoscenico di fusion e world music con la partecipazione di noti solisti e formazioni. A tutto ciò si aggiungono gli eventi estemporanei quali l’esibizione di gruppi folkloristici, le mostre d’arte e fotografiche, le gare sportive…
In ogni caso, non è difficile orientarsi fra le tante cose da fare e da vedere in appena cinque giorni: basta recarsi una prima volta presso il centro informazioni del festival, nelle vicinanze del santuario, per ricevere tutto il materiale informativo e i programmi che servono. Quanto alle degustazioni, che sono a pagamento, negli appositi gazebo distribuiti nei punti nodali del villaggio gastronomico sono in vendita speciali ticket, ciascuno dei quali dà diritto a un bicchiere di vino più un piatto di cous cous nella variante preferita oppure, a scelta, un piatto di pasticceria siciliana assortita. Niente di più dolce, concluderebbe il poeta, che naufragare in questo mare.

PleinAir 422 – settembre 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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