Giubbe rosse a Ostuni

Dal 25 al 27 agosto la bianca cittadina pugliese ripropone la secolare tradizione della Cavalcata in omaggio a Sant'Oronzo. E si colora di rosso.

Indice dell'itinerario

Un lungo corteo di quaranta impettiti e silenziosi cavalieri, in groppa a maestosi cavalli dal manto scuro, percorre le ripide e strette stradine attorniato da una folla vociante. Nel primo pomeriggio si sono radunati nell’alberata villa comunale dove, dopo gli ultimi accordi, hanno stabilito l’ordine di parata; preceduti dallo stendardo procederanno a piccolo trotto verso la cattedrale, nel punto più alto del paese, per prelevare la statua del santo patrono e scortarla lungo il percorso.
Un cavallo muove improvvisamente verso la folla degli spettatori, gli si fa subito largo intorno, fino a che non è riportato all’ordine. Il pubblico, prima spaurito, si rassicura, attornia nuovamente cavallo e cavaliere. Il cappello cilindrico con pennacchio di colore rosso, la giubba rossa resa ancor più evidente da attillati pantaloni bianchi donano un aspetto piuttosto marziale sottolineato dalla lunga e rossa gualdrappa che avvolge il cavallo quasi fino agli zoccoli, finemente lavorata con piccoli bottoni di madreperla.
Le origini di questa tradizione risalgono probabilmente alla metà del 1600 quando gli abitanti di Ostuni, per ringraziare Sant’Oronzo dello scampato pericolo dalla peste, usavano recarsi in processione al santuario sul Monte Morrone e trasportare la statua di cartapesta in città. Fu nel 1788 che, per volontà di un nobile locale e dei vaticali (carrettieri), si provvide a realizzare l’attuale statua in argento.
Migliaia di turisti, provenienti dalle vicine località balneari, affollano la cittadina per assistere alla suggestiva manifestazione che vede la sua conclusione, al calare della sera, tra banchi di noccioline e gratta-gratta (coni di ghiaccio triturato colorato con essenze), botteghe d’artigiani della terracotta, bande musicali, l’immancabile cassa armonica e le luminarie come rumoroso e colorato sottofondo.

PleinAir 324/325 – luglio/agosto 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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