Giro di Walser

Vienna è lontana più di 600 chilometri: qui, all'estremità opposta dell'Austria, risuonano i canti di montagna e si scoprono le tradizioni di uno dei più tenaci popoli alpini, in un itinerario a misura di famiglia.

Indice dell'itinerario

Con i suoi 14 chilometri, l’imponente traforo dell’Arlberg taglia pressoché a metà il monte che segna il confine tra il Tirolo e l’estremo lembo occidentale dell’Austria, il Vorarlberg (il nome indica appunto la sua posizione al di là della montagna). Siamo a uno dei più importanti crocevia alpini, tra la Germania, il Liechtenstein e la Svizzera: un territorio di dimensioni contenute ma paesaggisticamente assai vario, che dagli ambienti delle alte quote sfuma nell’estesa fascia collinare dominata da coltivazioni di mai, vigneti e frutteti, fino alla breve sponda austriaca del lago di Costanza dove sorge il capoluogo Bregenz. Qui arriva l’autostrada da Innsbruck dopo aver attraversato il tunnel e la centrale Alpenregion Bludenz; a sud si stende il Montafon, a nord la Bregenzerwald e le due vallate Grosseswalsertal e Kleineswalsertal, ancora oggi profondamente legate alla cultura vallese.
Procedendo in direzione del Bodensee la prima tappa è Bludenz, cuore del Vorarlberg: emblema del piccolo centro storico, ricco di belle vie porticate, è il duomo di Sankt Laurentius affacciato sulla Schlossplatz a fianco del settecentesco castello Gayenhofen. I golosi non mancheranno poi di notare che qui si trovano gli stabilimenti della Suchard e della Milka. Date le ridotte dimensioni del nucleo cittadino, per la visita si può agevolmente parcheggiare vicino al centro (ad esempio davanti alla fabbrica della birra Foremburger dove si trova un piccolo posteggio gratuito e comodo per raggiungere a piedi i siti d’interesse).
Feldkirch, prossima alla frontiera elvetica e a pochi chilometri dalla capitale del Liechtenstein, Vaduz, presenta un ben dimensionato nucleo medioevale dove spiccano il quattrocentesco duomo di San Nicola e la coeva Torre dei Gatti, dalla maestosa sagoma cilindrica; più antica di quasi tre secoli è la chiesa di San Giovanni, voluta dai conti di Monfort come il castello dello Schattenburg che oggi ospita il museo civico. A rendere ancora più gradevole la passeggiata, qualche pausa di shopping nei bei negozi e alle bancarelle che, nella bella stagione, vendono fiori, frutta e specialità locali. Per la sosta breve, un parcheggio a pagamento aperto anche ai veicoli ricreazionali si trova ai piedi del castello nella Saalbauplatz.

Laghi di montagna
Bludenz è anche la porta d’accesso al Montafon, a nostro avviso l’area più bella e fruibile del Vorarlberg, dove il pleinair si esprime al meglio grazie ai ben distribuiti campeggi, ai parchi montani e acquatici (apprezzatissimi dai piccoli viaggiatori) e alle numerose funivie che salgono in quota, in particolare a Schruns, Tschagguns e Partenen.
Da quest’ultima località ha inizio anche l’itinerario più affascinante del comprensorio, la Silvretta Hochalpenstrasse, che proprio nel 2004 festeggia il cinquantenario. Un primo tratto sale a quota 1.051 dove si trova la Mautstelle, ovvero il casello del pedaggio (un camper fino a 35 quintali paga 13,40 euro per andata e ritorno, da effettuare in giornata poiché è vietato il pernottamento lungo il percorso). Da qui ha inizio la salita, che impegna il conducente per ben 30 tornanti su una carreggiata con larghezza media di 5,6 metri e con pendenze medie dal 5% al 12%: tuttavia, prestando attenzione costante alla guida, il transito non presenta particolari problemi anche nell’incrociare uno dei bus turistici, piuttosto frequenti – come le motociclette – su questa strada. Si giunge dapprima al Vermunt Stausee (1.747 m) e poi al culmine del Bielerhöhe (2.034 m) dove si stende il Silvretta Stausee, un lago generato da un’imponente diga, nelle cui acque si sposta una motonave: si tratta della navigazione a più alta quota di tutta l’Europa. Sul bacino occhieggia il ghiacciaio del Klostertaler Eggerhorn (3.120 m) cui fanno da spalla la Schatten Spitze (3.202 m), il Silvrettahorn (3.244 m) e il maestoso Piz Buin (3.312 m), oltre il quale è già Svizzera. Dalla sommità, chi vuole può proseguire sull’altro versante scendendo fino in Tirolo, alla Mautstelle di Wirth. Non sono molti i v.r. che si arrampicano fin quassù, e la loro presenza è significativa: a siglare l’impresa, una sosta a tavola in una delle Stube o presso una malga che offre freschissimi yogurt con frutta fresca, panna e Buttermilch. Per chi non teme di affrontare qualche altra impegnativa salita, un altro imperdibile incontro con le acque di montagna è lo splendido Lünersee. Per raggiungerlo si uscirà dall’autostrada o dalla parallela statale nei pressi di Bludenz seguendo le indicazioni per la Brandnertal; il tracciato può dare qualche problema risalendo la Seetal, non tanto per le pendenze – comunque impegnative – ma perché in diversi tratti la carreggiata si restringe fino a rendere impossibile l’incrocio di due veicoli, obbligando nel caso a difficoltose manovre. Superate le complicazioni oggettive, si arriva infine sul piazzale della funivia del Lünersee: la sosta è vietata per consentire la manovra a bus turistici e veicoli postali, ma gli addetti vi faranno parcheggiare ai lati della strada. Dai 1.565 metri della stazione di valle la cabina vi condurrà velocemente ai 1.970 della Douglasshütte (i più allenati potranno anche salire a piedi lungo il sentiero che copre lo stesso dislivello): ed ecco uno specchio naturale color smeraldo circondato da vette che superano abbondantemente quota 2.000, coronando un paesaggio che fa perdere la voglia di ridiscendere. Un percorso escursionistico cinge l’intero bacino; sulla sponda opposta a quella dell’arrivo si trova la malga Lünersee Alm, mentre la stessa stazione di arrivo della funivia offre alloggio e servizio di ristoro.

Contadini e montanari
La strada del Faschinajoch che si incrocia a Nüziders, sempre nelle vicinanze di Bludenz, separa la Bregenzerwald e la Grosseswalsertal, capisaldi della cultura contadina del Vorarlberg: il percorso, panoramico e costellato di bei paesini, presenta tuttavia le stesse difficoltà sinora incontrate, con pendenze veramente impegnative e improvvisi restringimenti che rendono il transito assai disagevole ai mezzi ingombranti. Meglio dunque avvicinarsi a questa zona dall’autostrada, uscendo a Dornbirn (tra Feldkirch e Bregenz) e proseguendo in direzione di Bezau, con belle viste sul lago di Costanza e sui paesaggi agricoli dell’alta collina. Da questo versante, inoltre, si raggiungono comodamente diversi campeggi.
Vera curiosità storica della Bregenzerwald sono i Käsgrafen, ovvero i conti del formaggio, che nell’Ottocento esportavano i loro prodotti in tutto l’impero austro-ungarico: il più famoso fu Gallus Moosbrugger, che aveva una filiale dei suoi saporiti commerci persino a Milano. Non potrebbe dunque mancare un itinerario turistico dedicato a questa saporita tradizione, e lungo la Käsestrasse si possono visitare caseifici e ristoranti che offrono nei loro menù almeno cinque piatti a base di questa pietanza. Ma l’anima popolare di queste valli si conosce al meglio nelle feste di paese, dove potrete mangiare Bratwurst e bere birra a volontà ascoltando musica immersi in un’atmosfera che – come ci ha spiegato Reinhard, un musicologo tedesco conosciuto in campeggio – è essenzialmente voglia di divertirsi cantando quel che capita.
Se poi i bambini cominciano a mostrare segni di impazienza, basterà portarli a far un giro sul trenino turistico di Bezau o, nel vicino villaggio di Bizau, sulla slittovia più grande d’Europa, 80 curve alla guida di uno slittino a rotelle che corre su una pista in plastica (il parcheggio di questa struttura offre la sosta camper purché si rispettino gli orari e non si faccia attività di campeggio).
Un’ultima tappa concluderà degnamente la vacanza offrendoci l’occasione di un contatto ravvicinato con la cultura vallese, che nella Grosseswalsertal e in altre aree del Vorarlberg annovera alcuni dei suoi insediamenti più cospicui. Ne troveremo i segni osservando le case costruite con la tecnica del Blockbau (ovvero l’impiego di tronchi squadrati e assemblati con incastri angolari), ma anche gli antichi attrezzi del lavoro agricolo e pastorale che occhieggiano dai masi o le falci in legno appese sul sottotetto. Una tradizione che resiste anche nella lingua, basata sul tedesco arcaico, e nei costumi quotidiani che, pur aggiornandosi ai tempi odierni, conservano un particolare rapporto con l’ambiente montano, tanto che nel 2000 questo territorio è stato dichiarato riserva della biosfera dall’Unesco. Da qui, in breve si potrà far ritorno sulle principali direttrici stradali o, complici le accoglienti strutture ricettive, fermarsi ancora per qualche giorno di relax all’aria aperta.

PleinAir 384/385 – luglio/agosto 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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