Gioielli di fiume

Porta d'ingresso della Repubblica Ceca per chi giunge dall'Italia, la Boemia Meridionale è uno scrigno di mete d'arte e di cultura da visitare comodamente con il v.r. grazie alle facili opportunità di sosta. Andiamo a visitarne le località più significative seguendo il corso della Moldava, che solca foreste e colline di questa dolce Mitteleuropa.

Indice dell'itinerario

Immersi in un paesaggio di fitti boschi intervallati da ampie distese agricole, siamo appena entrati in Boemia. Dal Brennero l’autostrada per Innsbruck, Salisburgo e Linz ci ha condotto in poco più di 400 chilometri nella parte sud-occidentale della Repubblica Ceca, dove l’ambiente naturale di basse montagne e colline è ideale per rilassarsi nel verde, mentre i pittoreschi centri storici, i castelli, le abbazie offrono un’infinità di spunti al turismo culturale. L’idea che ha ispirato il viaggio è proprio questa: andare a zonzo cogliendo le opportunità che via via si presentano lungo il percorso, in un paese che già conosciamo ma che resta una meta ancora sostanzialmente nuova per chi proviene dall’Italia. Molti dei nostri connazionali, infatti, si limitano ad attraversare la regione diretti verso Praga, ignorando i tanti motivi di interesse offerti dal territorio e comodamente fruibili anche dal visitatore itinerante grazie alle numerose possibilità di sosta e di campeggio.
Filo conduttore del nostro itinerario è la Moldava, il maggior fiume nazionale, che nasce nella Selva Boema e dopo 430 chilometri va a gettarsi nell’Elba: lo incontreremo fin dalla prima tappa, nel punto in cui compie una netta curva verso nord iniziando la sua discesa verso la capitale.

Fantasmi e diavoli
Passata la frontiera austro-ceca a Dolni Dvoriste, subito svoltiamo a sinistra sulla statale 163 e poco dopo imbocchiamo il bivio per Rozmberk nad Vltavou, la cui storia è strettamente legata a quella della nobile casata che fu artefice dello sviluppo economico della regione. Il castello dei Rozmberk, eretto nel XIII secolo, sorvegliava i traffici fluviali provenienti dalla vicina Austria verso la Moldava (Vltava in ceco, da cui il nome della cittadina): dai parcheggi lungofiume una breve passeggiata ci porta sull’altra riva dove svetta la torre Jakobínka, unica testimonianza dell’edificio originario distrutto dal fuoco nel 1522. Una trentina d’anni più tardi venne invece costruito in stile rinascimentale il sontuoso castello inferiore, in cui si visitano una sala con affreschi, la contigua sala della musica e una singolare esposizione di armature e armi bianche. Tradizione vuole che qui appaia di tanto in tanto il benigno fantasma di Perchta von Rosenberg, vissuta nel ‘400, che rimase vedova e fu costretta a risposarsi subendo angherie dal nuovo marito e dai suoi familiari.
Dell’articolato patrimonio architettonico boemo fanno parte varie abbazie che ebbero un ruolo di primo piano nella storia della regione: la prima che incontriamo, tornati a riprendere la 163 in direzione di Lipno nad Vltavou, è quella cistercense di Vyssí Brod. Edificata a metà del ‘200 per volere degli stessi Rozmberk e scampata alle distruzioni operate dal movimento riformista degli Hussiti nella prima metà del ‘400, ha conservato gli interni in stile gotico, un altare barocco e una magnifica biblioteca che raccoglie un folto numero di manoscritti e ben 70.000 volumi, alcuni dei quali risalenti all’VIII secolo.
La strada prosegue tra la folta vegetazione che ogni tanto lascia intravvedere la Moldava, i cui argini accolgono aree di parcheggio e piccoli noleggi di canoe e kayak. Circa un chilometro prima di Loucovice notiamo anche un piccolo spazio di sosta attrezzato con tavolini: dal lato opposto della carreggiata si stacca un erto sentiero fra gli alberi che in una decina di minuti porta alle spettacolari rocce granitiche di Certova Stena, il “muro del diavolo”, vertiginosamente affacciate sull’antico letto della Moldava. Una delle tante leggende che ruotano intorno a questo luogo ha ispirato l’opera omonima del più celebre compositore ceco, Bedrich Smetana.
A questa impressionante scenografia naturale fa da contraltare, pochi chilometri più avanti, il centro nautico di Lipno nad Vltavou, sulle rive del grande lago di sbarramento che conclude l’alto corso del fiume. L’animato porto turistico offre non solo approdi per le imbarcazioni, ma anche divertimento per i più piccoli sugli scivoli dell’Aquaworld. Proseguendo lungo il bacino, contornato da numerosi campeggi, si raggiunge la vicina Frymburk, da cui salpano piccoli traghetti verso la cittadina di Horní Planá che dista 20 chilometri e si trova quasi all’estremità opposta del lago.

L’arte del trompe l’œil
Da Cerná v Posumaví, poco più avanti di Frymburk, la statale 39 serpeggia fra campi e macchie di bosco fino a quella che si rivelerà la più bella cittadina della regione, Cesky Krumlov. Poiché il centro è pedonalizzato si dovrà parcheggiare in una delle aree poste strategicamente ai quattro punti cardinali: noi scegliamo l’accesso da est, il più diretto, lungo la Horni Ulica. Questa piacevole stradina, superato un ponte, si immette nell’antico quartiere che occupa un isolotto quasi completamente circondato da un’ansa della Moldava: lungo il piacevole tragitto si allineano la maestosa chiesa di San Vito e alcuni palazzi affrescati con motivi che imitano perfettamente il bugnato. Si arriva così nella piazza principale, la Svornosti Námestí, con una bella fontana in pietra, numerosi negozi e, nel palazzo municipale, l’ufficio turistico e il museo della tortura. Tortuose stradine costellate da bar, ristoranti, botteghe di souvenir e gallerie d’arte scendono verso il fiume e gli altri ponti, toccando i musei delle marionette, dei burattini e delle cere. Dall’ampia terrazza dei giardini pubblici si apre l’intera prospettiva della sponda opposta, affollata di tetti rossi dominati dalla mole del castello che fu un’altra delle residenze dei Rozmberk. Le dinastie successive, gli Eggenberk e gli Schwarzenberk, portarono avanti l’ampliamento del maniero arricchendolo di elementi rinascimentali e barocchi; di pari passo avanzò l’espansione della città, le cui case sorsero ai piedi della rocca fino a quando non fu necessario edificare dapprima sull’isolotto posto all’interno dell’ansa e poi sulla terraferma.
Il castello di Cesky Krumlov è uno dei più grandi complessi monumentali della Boemia, la cui visita richiede una certa organizzazione: si può scegliere infatti tra sei percorsi, con orari di apertura spesso coincidenti e turni di ingresso limitati a un certo numero di persone, ma vale la pena affrontare qualche piccolo disagio per ammirare l’edificio in tutta la sua bellezza. Fra tutti gli ambienti, in un profluvio di mobili d’epoca, arazzi e porcellane, merita una citazione almeno la sala delle maschere, un salone da ballo con pareti vivacemente affrescate dalle quali sembrano emergere dame e cavalieri: un riuscito trompe l’œil del ‘700, opera di Josef Lederer. Altro colpo di scena lo offre il teatro barocco del 1680, unico al mondo nel suo genere arrivato intatto fino ai giorni nostri con i suoi arredi originali, tra cui i camerini degli attori e i loro costumi, le panche in legno per il pubblico, i fondali e il palcoscenico.
Dalla posizione arroccata della fortezza si domina l’intera città, ben visibile anche dal ponte a quattro livelli che attraversiamo per recarci nei giardini del castello. Tra fontane, fiori e siepi ordinatamente potate spicca il palazzetto Bellaria, residenza estiva del XVIII secolo circondata da alberi d’alto fusto. Nello spazio antistante si erge l’imponente platea girevole (ne esiste solo un’altra in Finlandia) del teatro all’aperto: all’inizio delle rappresentazioni è rivolta verso la scalinata del Bellaria, al cui interno è celata l’orchestra, ma nel corso dello spettacolo ruota su sé stessa per seguire le scene che man mano si spostano nel bosco. Oggi il movimento è controllato da un computer, ma ancora negli anni ‘50 avveniva a forza di braccia.
Prima di lasciare questa deliziosa città non possiamo mancare una caratteristica taverna medioevale dal nome inquietante, The Catacombs. Una stretta scala a chiocciola scende in un ambiente sotterraneo scavato nella roccia: alla sola luce delle candele gustiamo un’ottima noce di manzo in panna acida accompagnata dai canederli, tipicamente tagliati come fette di pane, e da un buon boccale della scura e alcolica Kozel, che fuga tutte le nostre titubanze iniziali.

Birra e matite
Sette chilometri dopo Cesky Krumlov una breve deviazione dalla statale 39 porta al monastero cistercense di Zlatá Koruna, risalente al 1263 e divenuto famoso per gli studi di agricoltura, astrologia e meteorologia. Nel corso dei secoli fu più volte distrutto da guerre e contese tra i signori dell’epoca fino alla completa ricostruzione novecentesca che ha restituito gran parte del patrimonio iniziale, i cui elementi più significativi sono rappresentati dalla cappella degli angeli e dalla biblioteca con rari manoscritti e libri.
All’ingresso di Ceské Budejovice, che raggiungiamo con la statale 3, sul lato sinistro della strada si trova un campeggio immerso in un grande parco, non molto distante dal nucleo storico che offre diverse possibilità di sosta lungofiume. Capoluogo di questa regione, la città venne fondata nel 1265 da re Premysl Otakar II alla confluenza della Moldava con il Malse, in posizione privilegiata sulle grandi rotte commerciali. Punto di riferimento è la piazza centrale, dedicata al sovrano fondatore, che raggiungiamo dai parcheggi sull’isolotto dello stadio attraversando un ponte in legno con vista sulle mura fortificate e sulla chiesa gotica della Vergine. Colpisce la vastità del quadrilatero completamente circondato da portici lungo i quali si aprono i più bei negozi cittadini: lungo tutto il perimetro si allineano ben quarantotto edifici dai colori pastello in stile rinascimentale e barocco, mentre al centro si erge l’alta fontana del Sansone, l’eroe biblico divenuto simbolo di questa località. Su due angoli opposti si trovano da un lato il turrito palazzo comunale e dall’altro, accanto alla cattedrale di San Nicola, la cosiddetta Torre Nera, i cui 225 gradini conducono ad ammirare un invidiabile panorama. Ridiscesi al livello del suolo, una curiosità è rappresentata da un masso contrassegnato con una croce, posto nei pressi della fontana: si tratta della pietra erratica, che probabilmente segnalava l’ubicazione della forca medioevale. Secondo la tradizione popolare, chiunque la oltrepassi dopo le nove di sera di ritorno da una locanda non ritroverà più la strada di casa.
Percorrendo la strada che costeggia la torre ci inoltriamo in una parte del centro storico ricca di edifici d’epoca, tra cui le macellerie del XIV secolo all’angolo della Krajinská Ulica. Non molto distante è Piaristické Námestí sulla quale affaccia l’antica armeria dal frontone scalettato, usata anche come deposito di sale e grano; oggi accoglie un simpatico museo del motociclo curato da un appassionato collezionista, con una cinquantina di esemplari prodotti nella Repubblica Ceca e in vari altri paesi. Ceské Budejovice è nota anche per aver realizzato la prima ferrovia con carrozze trainate da cavalli, che la collegava all’austriaca Linz: un’importante opera ricordata in un modesto museo sulla Mánesova Ulica. Non meno interessante la visita a due realtà industriali nate nella seconda metà dell’800 e divenute famose in tutto il mondo: la storica fabbrica di matite Koh-i-Noor, che sorge in pieno centro, e gli stabilimenti della birra Budweiser, sulla statale per Tábor, con un comodo parcheggio per gli ospiti. Dall’adiacente Praûská Ulica torniamo verso il centro e, svoltando a destra su Strakonická Ulica, seguiamo le indicazioni per la vicina Hluboká nad Vltavou. Fu sempre il re Otakar II che nel XIII secolo fece costruire un castello a guardia dei movimenti commerciali sulla Moldava: ma l’aspetto odierno dell’edificio, dopo le consuete vicende di distruzioni e passaggi di proprietà, risale al XIX secolo quando gli architetti lo resero simile al castello reale britannico di Windsor. Le candide mura, ornate da undici torri, risaltano tra la vegetazione del vasto parco con prati all’inglese; durante la visita guidata si passano in rassegna alcune delle 140 sale che contengono, oltre ai 120.000 volumi della biblioteca, preziose collezioni di quadri, armi, tappeti e argenterie.
Degno di nota nelle vicinanze di Ceské Budejovice è anche il piccolo borgo di Holasovice, che si raggiunge dalla città prendendo per Branisov, Dubnè, Cakov e Jankov. Sull’unico grande viale che attraversa l’abitato sono allineate case contadine del ‘500 dalle graziose facciate decorate in stile barocco rurale, ora protette dall’Unesco. Da vedere inoltre la cappella dedicata a San Giovanni Nepomuceno, prospiciente un laghetto, e un museo degli attrezzi agricoli di un tempo.

A tutto vapore
Continuando verso Praga decidiamo di esplorare anche la zona ad est di Ceské Budejovice, prendendo la statale 34 in direzione di Trebon. La strada è fiancheggiata da stagni e laghetti, risultato dei lavori di bonifica voluti in questa zona dai Rozmberk e poi sfruttati per la piscicoltura, ancora oggi largamente praticata. Non è dunque un caso che il piatto forte della gastronomia cittadina sia la trota, da assaggiare a modico prezzo in uno dei numerosi ristoranti del centro storico. Quest’ultimo si presenta con l’impianto urbanistico divenutoci ormai familiare: la grande e colorata piazza centrale, le mura fortificate e il castello (alle spalle si trova il parcheggio più comodo sulla Jiráskova Ulica), la cui visita è anche qui subordinata ad orari e numero di persone ammesse.
Ripresa la 34, ci fermiamo a Stráz nad Nezárkou, il cui principale motivo di richiamo è ancora il castello: l’attuale veste barocca gli è stata conferita agli inizi del XVIII secolo, mentre l’alta torre di difesa che sorge al centro del fabbricato è l’unica testimonianza della costruzione originaria, risalente al XIII secolo. Dal 1914 al 1930 questa fu la dimora del soprano Ema Destinnová, che si esibì anche al Metropolitan di New York e al Covent Garden di Londra dove cantò più volte con Enrico Caruso: ricordi e testimonianze della celebre cantante lirica, fra cui gioielli e costumi di scena, lettere e fotografie si possono osservare nel museo qui ospitato.
Pochi chilometri ci separano da Jindrichuv Hradec, dove ci attende un piccolo viaggio su un treno d’epoca a vapore. La ferrovia a scartamento ridotto risale al 1897 e congiunge la cittadina di Obrata, più a nord, con Nová Bystrice, ai confini con l’Austria: sull’intero percorso di 33 chilometri sono dislocate ben ventotto stazioncine intermedie, il che consente di scendere dove si preferisce e rientrare alla base di partenza con lo stesso mezzo. La modesta velocità permette di godere appieno del panorama di dolci colline, laghetti e ampie macchie boschive, ma lo stesso convoglio è un’attrazione con i suoi rigidi sedili in legno, le targhette segnaposto in ceramica, i passaggi da un vagone all’altro su passerelle scoperte, il vento sul viso e perfino i residui di polvere di carbone che la sbuffante locomotiva riversa sui passeggeri.
Tornati alla base, ci rimettiamo in marcia sulla statale 23 e poi sulla 3 per la nostra ultima tappa, Tábor, la città hussita posta su una piccola altura affacciata sul fiume Luznice (lungo il quale si trovano i parcheggi più adatti). Consigliamo di evitare il giro, pur molto reclamizzato, degli antichi cunicoli che corrono nel sottosuolo della piazza centrale: la visita consiste infatti in una passeggiata di qualche centinaio di metri lungo corridoi disadorni e dal fondo sdrucciolevole. Conviene piuttosto dedicarsi alla parte superiore della piazza, ornata al centro da una grande fontana e dalla statua dell’eroe locale Jan Zizka. Qui sorge anche il bellissimo palazzo municipale affiancato dalla torre dell’orologio e contornato da edifici del ‘500, appartenuti alle autorità cittadine o ai ricchi commercianti dell’epoca, che si presentano con alti frontoni traforati in stile gotico, affreschi decorativi sulle facciate e soffitti rinascimentali all’interno.
Il nostro itinerario si chiude a questo punto, ridiscendendo a Ceské Budejovice per tornare a varcare la frontiera da cui eravamo entrati: ma da Tábor, se il tempo a disposizione lo consente, si può proseguire in tutta comodità verso la magica Praga, distante meno di 100 chilometri, ritrovando le grandi rotte della Mitteleuropa.

testo e foto di Emilio Dati

PleinAir 444 / 445 – Luglio / Agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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