Gioielli di Fiandra

Culla del Rinascimento, teatro di sanguinosi conflitti durante la Riforma, ma anche scalo di traffici commerciali che le posero alla testa del vecchio continente, le Fiandre custodiscono nelle maggiori città tesori di storia e d'arte tra i più ricchi d'Europa. Con un motivo in più per visitarle: la benevola accoglienza verso i turisti pleinair, che godono del diritto di sosta libera in tutto il territorio nazionale.

Indice dell'itinerario

Il nostro viaggio attraverso le città d’arte di Fiandra non poteva che partire da Bruxelles, la capitale del Belgio, che pur essendo geograficamente inserita nella parte fiamminga del Paese, costituisce rispetto a Fiandra e Vallonia una terza entità bilingue. E’ fusa in bronzo la statuina che, immobile sul suo basamento a un angolo di strada, guarda le innumerevoli schiere di visitatori di Bruxelles, piantati lì a osservare lo scugnizzo impertinente che fa pipì. E di bronzo, com’è naturale, ha anche la faccia, tanto che a coprire la totale nudità dello sfrontato giovanottino pensò qualcun altro, un re di Francia che per primo gli fece dono di un abito, non saprei se per pruderie o trovandosi in vena di spiritose gentilezze verso la città. Ma penserei più alla prima, considerando il gesto di un altro regnante, Giuseppe d’Austria, che pochi anni dopo, divenuto a sua volta padrone della Fiandra, fece togliere dalla più famosa opera del pittore Jan Van Eick le discinte figure di Adamo ed Eva. Quando Luigi XV, detto il Benamato, gli dette come coprirsi, il Manneken Pis – la mascotte cittadina, come si è capito – aveva già più di un secolo di vita, ma dopo d’allora gli imitatori del sovrano sono stati così numerosi che giornalmente (ma solo d’estate) può indossare un abito diverso fra tutti quelli che gli furono regalati (oltre 600), oggi esposti in una sala al secondo piano della Maison du Roi, nella Grande Place.
Capitale di un Paese che ha raggiunto l’indipendenza distaccandosi dall’Olanda solo nel 1839, Bruxelles ha gli ampi boulevard che la Parigi di Haussman esportò in mezza Europa nella seconda metà dell’Ottocento; la zona presso la Grand-Place conserva una rete di stradine, mentre in altri quartieri, come nel World Trade Center, palazzi-torre modernissimi disegnano ormai futuribili innovazioni. A quest’ultimo genere di urbanistica appartengono anche i vasti e lucenti edifici in lega e vetro della Comunità Europea: si trovano tra la Place du Luxembourg e il Parco Leopoldo, dove i colossali lavori hanno risparmiato il romantico relitto d’altri tempi della stazioncina di Luxembourg.
La zona urbana più ricca di interesse è la fascia est-ovest, di circa tre chilometri, che si estende approssimativamente dalla Grand-Place al Parco del Cinquantenario.
La Grand-Place, straordinaria serie di facciate che tra barocco e gotico fiammeggiante disegnano una delle più belle piazze d’Europa, è dovuta in gran parte alla ricostruzione successiva all’assedio del 1694, quando le cannonate francesi smantellarono mezza Bruxelles. Al mattino vi si svolge nella buona stagione il mercato dei fiori, ma ogni due anni verso metà agosto lo spettacolo diventa fantasmagorico per l’immenso tappeto floreale che ricopre l’intera piazza. A breve distanza la Rue du Marché aux Erbes (ufficio informazioni turistiche sotto i portici) e le stradine minori, sempre molto animate, con localini dove concedersi uno spuntino o qualcosa di più.
I grandi interventi urbanistici voluti da re Leopoldo (detto “il Costruttore”) marcarono la fisionomia di Bruxelles, facendone una città ad alto tasso di spazi verdi. Il Parco del Cinquantenario, che celebrava mezzo secolo dall’indipendenza, vede inserito al termine della lunga fascia centrale a prato un monumentale edificio, che contiene esposizioni del più vario interesse. Il Museo Reale di Arte e Storia spazia da Roma e dagli Etruschi alle culture polinesiane, mentre il Museo di Storia Militare si segnala tra l’altro per la collezione di un centinaio d’aerei impiegati anche nella prima guerra mondiale. Autoworld racconta invece il mondo dell’auto con una delle maggiori raccolte esistenti. Accanto a un altro parco che fu anticamente terreno di caccia, il Parc de Bruxelles, si trova il Palazzo Reale, del quale è possibile la visita guidata. A pochi passi un doppio Museo Reale di Belle Arti, con una sezione dedicata ai capolavori dell’arte fiamminga da Bruegel il Vecchio a Rubens, e l’altra che ospita opere d’arte moderna, dagli espressionisti ai fauves, a maestri del surreale come Magritte e Delvaux. Da qui si raggiunge in breve la Place du Grand Sablon, rione elegante con numerosi negozi d’antiquariato.
A Bruxelles una presenza notevole è quella del liberty (l’art nouveau), diffusosi dagli ultimi anni dell’Ottocento come la rivolta della fantasia alla rigidità degli schemi neoclassici: proprio a pochi passi dal Museo Reale, sulla discesa, se ne trova un magnifico esempio nell’ex negozio Old England, di recente restauro. Ed è ancora un ex magazzino in stile liberty a ospitare le esposizioni permanenti destinate agli appassionati della bande dessinée, ovvero della cultura del fumetto, che ha moltissimi adepti in tutto il Paese. Si trova non lontano dalla imponente cattedrale gotica dei Santi Michele e Gudula, dalle belle vetrate.
Vale la pena di evadere dalla città spostandosi a nord, verso il Parco di Laeken (dove risiede la famiglia reale), la cui parte occidentale è adibita a parco pubblico. Poco oltre, dal 1958 Bruxelles ha trovato un altro dei suoi simboli nell’Atomium, riproduzione di una molecola di ferro ingrandita 165 miliardi di volte. L’originale costruzione in ferro ricoperto d’alluminio consta di 9 sfere di 18 metri di diametro di cui la più alta, a cento metri da terra, è un eccellente belvedere verso la città e i dintorni. Accanto, un grande parco di divertimenti appresta un’Europa in miniatura in scala 1:25, ma anche una piscina ricca di attrazioni, l’Océade, aperta tutto l’anno. La grande foresta di Soignes, infine, che inizia già alle soglie sud-est della città (purtroppo accessibile agli automezzi) è provvista di invitanti piste ciclabili.
Le due escursioni più significative da Bruxelles condurranno dapprima all’antica cittadina universitaria di Lovanio, dove gli studenti dimorano in quello che fu dal Medioevo un grande, monacale béguinage (il quartiere in cui risiedevano le beghine); da non perdere lo stupefacente palazzo comunale del ‘400, nel punto più alto della città. A Waterloo, invece, tra le ondulate estensioni a grano e barbabietole dove si svolse la famosa battaglia, se non vi bastano gli occhi della fantasia fermatevi a piè dell’altura detta Butte du Lion, dove un centro visite presenta modelli e audiovisivi sull’ultima sfida di Napoleone. Ma il leone di 28 tonnellate in cima alla collina non ricorda Bonaparte, bensì il suo antagonista Wellington, al quale in Waterloo è dedicato un museo.

Gand
Le acque del Lys, che presto si getteranno nella Schelda, si fondono nell’attraversare Gand con minori corsi d’acqua che concorrono alla sua atmosfera facendo del ponte Saint Michel il più bel colpo d’occhio cittadino. Siamo nel centro storico della capitale culturale della Fiandra, città natale di Carlo V. Dalla spalletta del ponte lo sguardo infila su un lato torri e campanili, mentre il sottostante bacino è quello dell’antico porto della città, che fin dal Mille si andò arricchendo per i suoi tessuti, più tardi per il commercio del grano. Sulla sinistra si trova la banchina dei cereali, a destra quella delle erbe, scenografica per la schiera degli eleganti palazzi delle corporazioni che la orlano con un muro ininterrotto di bellezza, davanti al quale si assiepano i tavolini dei caffè. Più avanti, seguendo il ramo di sinistra del fiume, si scoprirà la severa sagoma del castello eretto dai conti di Fiandra verso la fine del XII secolo.
Da San Giacomo, salendo per la Belfortstraat, magari accompagnati dal suono vellutato del carillon di campane della torre civica, si è presto al miscuglio di stili di un ricco palazzo comunale al quale non è estraneo nemmeno il Rinascimento italiano. Sulla sinistra del vasto piazzale si erge isolata e possente la torre civica, costruita fra Duecento e Trecento. Bisogna girare dietro di essa per trovare la cattedrale, San Bavone, che contiene una delle grandi opere della pittura fiamminga: il polittico dell’Adorazione dell’Agnello Mistico di Jan Van Eyck; di travagliatissima storia, se è vero che nel Cinquecento i protestanti iconoclasti fecero di tutto per dargli fuoco.
Passando dal sacro al profano, usciti da San Bavone e di fronte al teatro, nel piccolo negozio con l’insegna Neuhaus si gusterà un gelato al caffè o al cioccolato di finezza assolutamente superiore. D’altra parte, se il Belgio è il posto giusto per i golosi del cioccolato, i negozi che il signor Neuhaus creò nel secolo scorso in più d’una città belga (avendo gettato alle ortiche il camice di farmacista) rappresentano tuttora l’alta scuola delle praline al cioccolato.
Le regioni che compongono il Belgio attuale furono nel corso dei secoli terreno di dominio e di sanguinose battaglie per quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, e il nome di Gand non ritorna meno spesso di altri in quel vortice di rivolte, sollevazioni popolari, assedi, guerre d’ogni movente e anzitutto di religione. Nella seconda metà del Cinquecento la Fiandra era sotto il controllo spagnolo quando, prive di paga per la morte del governatore, le soldataglie cominciarono a pretenderne il pagamento dagli abitanti. Per la prima volta cattolici e protestanti riuscirono allora a trovare un accordo su tutto il territorio in quella che venne ricordata come Pacificazione di Gand. Un esordio di unità nazionale contro gli Spagnoli che durò poco, giacché insorsero presto disaccordi che permisero a Filippo II di imporre nuovamente il suo potere.

Anversa
La netta demarcazione linguistica tra il nord e il sud del Belgio, tra fiamminghi e valloni, ha origini molto antiche. Essa corrisponde alla linea della colonizzazione romana, a nord della quale prevalsero dialetti germanici mentre al sud s’impose il latino, che resistette anche quando nei secoli fu costretta al ripiegamento. Ma per la stessa fiamminga Antwerpen (in italiano Anversa) la leggenda chiave si richiama al periodo gallo-romano in cui sulla riva della Schelda esisteva solo un agglomerato di pescatori. E’ la storia di un nerboruto “passatore”, in questo caso tutt’altro che cortese se tagliava una mano al passeggero che si ribellasse all’esosità del pedaggio. Sarebbe stato un legionario romano, tale Silvius Brabo, ad applicare il contrappasso, gettando poi nel fiume la mano recisa al malvivente. Così hand, mano, e werpen, gettare, avrebbero dato il nome ad Antwerpen, mentre dal legionario avrebbe preso il nome l’intera regione del Brabante. Soltanto una leggenda, certo, ma alla quale è data cittadinanza nella storica Grote Markt di Anversa (punto di partenza del primo e più importante itinerario anversese), dove la fontana in bronzo al centro della piazza rievoca la vicenda.
Le facciate sature di decorazioni dei palazzi delle gilde, le ricche corporazioni locali, compongono il quadro della piazza insieme a un imponente palazzo comunale del Cinquecento – di stile tutt’altro che leggero, che vide la collaborazione di un nostro architetto nella creazione di un inusitato Rinascimento italo-fiammingo. Da qui la vicinissima cattedrale di Nostra Signora – con quattro opere di Rubens – e il suo altissimo campanile possono essere raggiunti in tre modi: o vi procurate una piantina nell’ufficio turistico che sta proprio in piazza, o parlate fiammingo, o ci arrivate a orecchio seguendo il suono di un concerto di campane. Restando in zona si possono avvicinare altri tesori della città: l’antica Casa dei Macellai, trasformata in raffinato museo anche di strumenti musicali, il museo del folclore fiammingo, quello etnografico, l’antica borsa, il magnifico Museo Plantin Moretus sulla storia della stampa.
Tutto ciò non sarà che il punto di partenza del soggiorno, perché la città di Rubens ha in serbo musei e offerte culturali tali da mettere con le spalle al muro il più frettoloso dei viaggiatori: come il Museo Reale di Belle Arti, quadro completo della pittura fiamminga dal Trecento ai contemporanei, il museo-laboratorio dei diamanti (Anversa è da antica data la depositaria, oltre che del commercio, dell’arte del taglio), o la casa di Rubens con le opere del maestro.
Per chiudere, un eccellente compromesso tra natura e cultura: il museo di scultura all’aperto di Bettelheim intervalla gli spazi verdi di un grande parco con trecento pezzi di valore, da Rodin a Manzù a Marini. Il parco si trova subito a sud del Ring, l’anello stradale che circonda per due terzi la città.

PleinAir 315 – ottobre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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