Giochi d'acqua nel golfo

Basta un'ora di traghetto per raggiungere Ischia dalla costa partenopea: e poi ci si immerge in un piccolo paradiso che deve la sua nascita alle eruzioni vulcaniche, la sua bellezza alla natura... e la sua fama alle terme.

Indice dell'itinerario

L’Iliade era forse già divenuta una sorta di bestseller delle genti elleniche quando in Eubea, la grande isola a nord del promontorio di Atene, un folto gruppo di abitanti decise di andare a cercar fortuna in altri lidi per sopperire all’insufficienza delle risorse: si era all’inizio dell’VIII secolo a.C., e quegli emigranti non potevano certo immaginare che stavano scrivendo il primo atto della storia della Magna Grecia. Per lo sbarco fu scelta ancora un’isola – ma dall’altra parte del Mediterraneo – che a quel tempo era nota come Pithekoussai e oggi si chiama Ischia. Da bravi naviganti, i greci si insediarono in un punto nel quale un alto promontorio separava due spiagge dove era alternativamente possibile prendere terra in base al vento: i lidi erano quelli di San Montano e di Lacco Ameno, separati dalla collina di Montevico su cui fu eretta l’acropoli. La vicina esposizione di reperti archeologici fornisce gli elementi su cui si basa la nostra conoscenza di quella fortunata precolonizzazione: sarà una delle nostre tappe, ma per il momento diamo inizio alla nostra esplorazione da Ischia Porto dove siamo sbarcati per disegnare un itinerario a misura di pleinair.
La cittadina ha festeggiato nel 2004 i centocinquant’anni di una fondazione avvenuta a tempo di record. Ciò che il sovrano borbonico Ferdinando II ordinò fosse trasformato in porto era un cratere vulcanico che disegnava accanto al mare un piccolo lago salmastro, profondo circa 2 metri, al cui centro sorgeva un’isoletta (ben riconoscibile in un dipinto del paesaggista Hackert, che è l’unica immagine rimastaci del lago prima della trasformazione). Ad appena un anno dall’inizio dei lavori, il piroscafo reale Delfino poteva entrare nel nuovissimo porto festeggiando con ventuno salve di cannone; due mesi dopo, il 17 settembre 1854, l’inaugurazione ufficiale fu celebrata da ben duecento vascelli imbandierati, con l’intera corte e una gran folla assiepata all’ingresso dello scalo. Gli altri due segni del passato borbonico che potrete notare scendendo sulla banchina sono la chiesa di Portosalvo, fatta costruire dal re in quello stesso 1854, e la Villa Reale, sorta già nel 1735 come residenza del protomedico di corte e poi trasformata in stabilimento termale militare.

 

 

 

 

Ischia porto

Il porticciolo di Sant'Angelo, sulla costa meridionale di Ischia
Il porticciolo di Sant’Angelo, sulla costa meridionale di Ischia

Trovata l’opportunità di fermarsi in uno dei parcheggi dell’abitato (il che richiede una certa fortuna soprattutto nei weekend e durante la bella stagione, poiché sono sempre molto affollati), la visita di Ischia Porto include la passeggiata lungo la riva destra dello scalo con numerosi ristoranti, la commerciale Via Roma e Corso Vittoria Colonna. Al termine di quest’ultimo, la bella e insolita chiesa di San Pietro apre la serie di architetture sacre spesso originali, al confine tra un sorvegliato barocco e un leggero neoclassico. Meritano citazione anche la cattedrale e, nella Torre dell’Orologio già sede comunale, un Museo del Mare dovuto ad appassionati del posto: antichi strumenti, pesca e trasporto di una volta, archeologia subacquea si alternano agli accurati modellini di imbarcazioni a suo tempo realizzati da un abile artigiano.
Il rione di Ischia Ponte prende nome proprio dal ponte, inizialmente in legno, con cui Alfonso d’Aragona verso la metà del ‘400 collegò alla costa l’isolotto detto del Castello dopo averlo tolto ai difensori filoangioini (i quali furono esiliati, mentre le mogli e le figlie furono costrette a sposare i fidati catalani del Magnanimo). Poi, acquisita la corona di Napoli, donò l’isolotto a Lucrezia d’Alagno, la splendida popolana di Torre del Greco divenuta sua favorita. Il periodo più fortunato del Castello fu nel ‘500, quando vi tennero corte donne di grande spessore e fascino: non solo la famosa poetessa Vittoria Colonna andata sposa al valoroso Ferrante d’Avalos, ma Costanza d’Avalos e poi Caterina e Giovanna d’Aragona, sorelle e rivali in bellezza. Dopo d’allora l’isolotto, servito anche da carcere, patì una decadenza culminata in un cannoneggiamento inglese del 1809 che danneggiò buona parte delle costruzioni, sicché ruderi e vegetazione restano prevalenti. Più che la visita varrà dunque apprezzare dall’esterno la sagoma dell’imponente scoglio, nel cui profilo spiccano un mastio ora usato come abitazione e la cupola della mai finita chiesa dell’Immacolata, adibita a mostre d’arte. Una delle inquadrature migliori dell’insieme richiede di salire – volendo anche in autobus – al dominante villaggio di Campagnano, per poi continuare la passeggiata lungo la panoramica stradina a destra della chiesa.

 

 

Garibaldi alle terme

Una veduta di Casamicciola
Una veduta di Casamicciola

Chi abbia un gommone al seguito troverà la migliore occasione per vararlo al porto di Casamicciola Terme, alla cui estremità destra si trova uno scivolo pubblico comodamente avvicinabile in camper.
L’isola deve alla sua origine vulcanica le innumerevoli sorgenti termali, e già nel ‘600 questa cittadina era provvista di uno stabilimento – all’epoca il più grande d’Europa – al quale potevano accedere anche i meno abbienti grazie a un Pio Monte della Misericordia voluto da filantropi napoletani. Fra gli ospiti illustri di Casamicciola ci fu invece Garibaldi, che venne a curarsi i postumi della ferita riportata in Aspromonte.
Il 28 luglio 1883, verso le nove e mezzo di sera, proprio qui si scatenò la prima grande catastrofe naturale dell’Italia postunitaria: un terremoto rase al suolo il paese, mietendo 2.300 vittime (tra le quali i genitori e una sorella di Benedetto Croce, allora diciassettenne). Gli aiuti giunsero da ogni parte ma mancò una visione lungimirante che governasse la ricostruzione, anche se il patrimonio delle strutture termali tornò pienamente attivo. Nel museo di Villa Bellavista, dove ha sede anche il Comune, sono esposte foto degli effetti del sisma e antiche carte geografiche dell’isola; nell’ex Osservatorio Geofisico, che accoglie un centro culturale polivalente e offre una piacevole terrazza panoramica, si possono invece osservare alcune belle incisioni di paesaggi locali risalenti al ‘700 e all’800 e una documentazione d’epoca dell’archivio Alinari, oltre alla versione originale della vasca sismica progettata dallo studioso Giulio Grablovitz.
Per la sosta ci si può servire del parcheggio situato nella parte alta, 200 metri dopo Piazza Bagni sulla destra; un’altra possibilità è a qualche centinaio di metri dall’abitato sul lungomare per Lacco Ameno. Imboccando invece l’ampia e poco frequentata strada del Cretaio si potrà raggiungere in camper il punto di partenza di una bella e poco nota escursione sul Monte Rotaro, ammantato da una folta vegetazione di lecci e pini: salendo per qualche chilometro si scorge sulla sinistra una deviazione con sbarra e tabella esplicativa, dove c’è spazio per lasciare il mezzo e inoltrarsi a piedi sino al Fondo dell’Oglio dal quale partono sentieri dotati di punti panoramici.

 

Lo sbarco dell’alfabeto

Le terme Regina Isabella a Lacco Ameno
Le terme Regina Isabella a Lacco Ameno

Una base di visita perfetta per più mete è Lacco Ameno: l’abitato si addensa lungo la spiaggia e il porticciolo, ma il parcheggio più adatto per la sosta libera è un ampio sterrato al margine occidentale, dotato di pubblica illuminazione e vicino a un ristorante, lungo la strada per il vicino lido di San Montano con il parco termale Negombo. Per metà terme en plein air, per metà giardini balneari in riva al mare con piscine e docce da sorgenti minerali, queste installazioni – diffuse praticamente in tutti i comuni dell’isola – sono un’invenzione ischitana, veri luoghi di delizie acquatiche aperti anche al pubblico (vi si accede al costo di circa 25 euro per l’intera giornata). Il Negombo occupa quasi per intero la spiaggia, e chi voglia fruire della parte libera di arenile deve chiedere espressamente il transito presentandosi all’ingresso del parco.
San Montano si trova proprio nel punto dove sbarcarono i primi coloni greci. Dal nostro parcheggio sarà semplicissimo scendere in paese per imboccare la rampa d’accesso a Villa Arbusto, incantevole residenza belvedere voluta nel ‘700 dal duca Carlo Acquaviva, con pergole, terrazze, giardini e soprattutto il Museo Archeologico: di emozionante unicità fra i numerosi reperti è la cosiddetta Coppa di Nestore, uno dei più antichi esempi di scrittura greca che ci racconta, grazie ai versi che reca incisi, di come quegli ellenici sbarcati a Pitecusa tra il 770 e il 780 a.C. avrebbero portato alle genti italiche non solo la scrittura alfabetica ma anche la coltivazione della vigna. Ci avvicina all’alba della nostra cultura anche la più antica pittura vascolare, della fine del VII secolo a.C., sinora scoperta in Italia: dipinta su un cratere locale, raffigura un naufragio con la nave ormai capovolta e i marinai che cercano scampo, ma uno di loro ha già la testa nelle fauci di un grande pesce. Villa Arbusto ospita inoltre il Museo Angelo Rizzoli, dedicato alla vita e alle molteplici iniziative dell’imprenditore che lanciò Lacco Ameno come stazione termale e di soggiorno favorendo così il decollo turistico di tutta l’isola.

 

 

Dove tramonta il sole

Villa La Colombaia, già residenza del regista Luchino Visconti, e oggi centro di studi dedicato alla sua memoria
Villa La Colombaia, già residenza del regista Luchino Visconti, e oggi centro di studi dedicato alla sua memoria

Ancora dalla nostra sosta di San Montano una comoda stradina ci permetterà di scoprire, con una passeggiata tra bosco e scogliera, una nuova meta di cultura. L’accesso al percorso è indicato da un’entrata che simula una torre e che in effetti conduce all’hotel Mezzatorre (alla reception ci hanno confermato di non dover fare caso all’indicazione di strada privata). Un chilometro dopo l’inizio, a sinistra dell’ingresso all’area alberghiera, si stacca una deviazione che sale tra lecci e pini a un’ampia costruzione bianca in vista del mare: Villa La Colombaia fu lo squisito ritiro acquistato in terra ischitana come officina e pensatoio dal grande Luchino Visconti, che qui lavorò con i suoi collaboratori a molte delle sue regie e dove riposano oggi le sue ceneri. Il sito è proprietà di una fondazione voluta dal Comune di Forìo che ne ha fatto il luogo per eccellenza della memoria di Visconti. Oltre all’annuale premio cinematografico Gattopardo d’Oro, vi si tiene in collaborazione con l’Università di Parma il master in scienze e tecniche dello spettacolo; sul luogo anche un museo con centinaia di immagini di vita e opere del maestro.
Uno spostamento con il mezzo a Forìo deve mettere in conto incerte possibilità di parcheggio, limitate alla strada lungoporto (sebbene l’assessore comunale al turismo abbia fatto cenno all’intenzione di creare un’area di sosta per camper). Migliori le opportunità lungo la strada costiera per la spiaggia di Citara, alle cui spalle si trovano anche posteggi privati. La parte centrale del paese è assai gradevole con la sua piazza-salotto lungo il corso, la dominante torre di guardia del tempo dei pirati, il quartiere dove il Comune è ospitato in un ex convento del XVIII secolo e quel candido gioiello di architettura spontanea che è il trecentesco Santuario del Soccorso, luogo di grandi tramonti e fiducioso riferimento per i pescatori in queste acque spesso burrascose. Meritano attenzione anche altre chiese tra cui la basilica di Santa Maria di Loreto, adorna di marmi policromi, dove il parroco Don Michele Romano è stato anche giornalista radiofonico e per la stampa; girando per l’isola ha realizzato un volume sulle tante maioliche sacre delle cappelline disseminate per strade e sentieri e in sagrestia se ne vedono un centinaio di riproduzioni. Sul timpano della chiesa di San Gaetano furono forse i pescatori a volere che il santo reggesse in mano un mazzo di triglie, mentre a un passo dal municipio la seicentesca chiesetta di Visitapoveri si fa notare per l’aggraziato disegno della facciata e l’insolita disposizione degli arredi.
Chi abbia voglia di un’escursione in quota chiederà invece della strada per Santa Maria del Monte, circa 3 chilometri e mezzo in notevole pendenza (da preferire le giornate fresche) che sfiorano una serie di scenografici massi precipitati dal Monte Epomeo e terminano a una chiesetta dalla quale una campanella lanciava l’allarme contro le scorrerie dei pirati (che in una sola incursione fecero prigionieri e vendettero come schiavi ben 4.000 abitanti dell’isola).

 

La spiaggia di Sorgeto

La cala di Sorgeto
La cala di Sorgeto

Lungo la provinciale poco oltre Citara, un’angusta stradina sulla destra è l’inizio di un’altra passeggiata che conduce in circa mezz’ora all’aereo panorama di Punta Imperatore, sopra il faro. Ripresa la strada principale, dopo il bivio di Panza ci si imbatte sulla sinistra nella sede di una casa produttrice di vini di pregio che ha allestito un piccolo museo della cultura contadina. Alle soglie del paese, dove vale una visita la chiesa di San Leonardo, troverete un buon parcheggio asfaltato su cui affaccia un ristorante. Passando per il centro, a qualche chilometro si trova la sassosa spiaggia di Sorgeto cui si scende per duecento scalini: vi sgorga una sorgente calda che rende praticabile anche d’inverno il piccolo specchio di mare (ma fuori stagione tenete pronto l’accappatoio). Il mezzo può essere lasciato al termine della strada, che richiede cautela nei tratti più stretti, o nell’adiacente parcheggio privato. A pochi passi, presso l’albergo che sorge su Punta Chiarito, la scoperta di un complesso del VI secolo a.C. a suo tempo sepolto da una colata di fango ha fornito preziose informazioni su tipi ed economia degli antichi insediamenti ellenici. Sant’Angelo occupa una posizione che, fuori dall’affollamento estivo, invita a rilassarsi di fronte a un piccolo promontorio da cui lo separa un istmo dove è stato costruito un porticciolo molto frequentato nella bella stagione. Dall’abitato, all’estremità ovest della lunga spiaggia dei Maronti, si raggiungono in breve delle fumarole situate sulla spiaggia stessa. Un parcheggio libero diurno si trova circa un chilometro e mezzo prima di Sant’Angelo, un altro anche notturno (comunale, a pagamento nell’alta stagione) nel punto più vicino al paese.

 

 

Nel cuore dell’isola

La spiaggia del Maronti
La spiaggia del Maronti

Ripresa la marcia per completare l’anello della provinciale – che da qui includerà per alcuni chilometri varie strettoie – saliamo a Serrara Fontana, dove si può godere del gradevole belvedere con il grande pino che precede la chiesa; poco più avanti, prendendo sulla sinistra la larga Via Falanga che rientra verso il paese, qualche possibilità di sosta si trova nei pressi del cimitero. Dalla frazione di Fontana, dotata di due ampi posteggi all’inizio e alla fine dell’abitato, una camminata di circa un’ora supera i 340 metri di dislivello fino alla vetta del Monte Epomeo, dove troviamo un ristoro con tavolini (aperto solo al mattino durante l’inverno) e la piccola chiesa annessa all’eremo cinquecentesco di San Nicola, oggi disabitato. Dalla cima, se il tempo aiuta e specie salendo all’alba, la veduta è strepitosa, dal profilo dei monti cilentani a quello dei Lepini passando per il Matese, il Circeo e tutte le isole Pontine. Prima di ridiscendere si può continuare sul crinale giungendo in un quarto d’ora alla Pietra dell’Acqua, grosso masso di tufo scavato forse per utilità dell’eremo, con due canalette che vi fanno scorrere l’acqua piovana.
Nei parcheggi di Barano d’Ischia si sosta a pagamento solo nelle ore diurne; un curato posteggio panoramico si trova tra le chiese di San Rocco e San Sebastiano, ma ancora più invitante è l’area che si trova (deviando dal paese verso Piedimonte e poi Fiaiano, un paio di chilometri in tutto) nei pressi di una vasta pineta dove una fontana versa l’acqua proveniente dall’ottima sorgente del Buceto. Il bucolico sito si raggiunge facilmente anche a piedi, mentre un’altra passeggiata con partenza dalla frazione di Molara porta al seicentesco santuario dello Schiappone, con bella veduta sulle colline. In camper potrete invece scendere fino ai Maronti, dove uno dei camping dell’isola rappresenta una valida opportunità per chi voglia fermarsi a un passo dal mare.
Risaliti a Piedimonte, dopo le curve delle quote alte la strada si fa finalmente più dritta e in breve rientra a Ischia Porto: il traghetto, in poco più di un’ora, ci riporterà in continente sulla via di casa.

 

 

 

 

 

 

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