Ghiacci in Paradiso

Cime imponenti coperte da ghiacciai eterni, verdi pascoli punteggiati da antiche baite in legno, valli profonde solcate da torrenti impetuosi che alimentano cascate e laghetti azzurri: ecco il Parco Naturale degli Alti Tauri, il più vasto delle Alpi e dell'Europa centrale. Una meta irrinunciabile per il turista pleinair.

Indice dell'itinerario

L’area protetta, compresa fra il Tirolo, la Carinzia e il Salisburghese, attualmente abbraccia circa 1800 chilometri quadrati, di notevole pregio geologico, culturale e paesaggistico. Un mondo selvaggio di rocce, di praterie, di ghiaccio, di cascate spumeggianti e di boschi dominati dalle austere vette del Grossvenediger e del Grossglockner (vedi anche PleinAir n. 223). Se si esclude l’attività di boscaioli, cacciatori e topografi, l’esplorazione alpinistica iniziò solo alla fine del Settecento. Oggi la salita al Grossglockner è una delle più frequentate e ambite dagli escursionisti austriaci. Alta 3798 metri, è riservata ad alpinisti con esperienza d’alta montagna e dimestichezza con la progressione su ghiaccio. Il ghiacciaio del Pasterze (Prato verde) è una lunga lingua bianca e azzurra, tormentata da profondi crepacci di cui a volte non si vede il fondo. Chi non se la sente di affrontare la scalata del Grossglockner può comunque ammirare il “fiume gelato” dalle finestre della Franz Josefs Haus, un’imponente costruzione di quattro piani con vasto parcheggio (anche per camper), ristorante e mega negozio di souvenir. E da qui può anche facilmente raggiungerlo, in funicolare o a piedi, fino a passeggiare tra i crepacci per qualche chilometro.
La Franz Josefs Haus si trova a 2370 metri d’altezza, in uno degli angoli più spettacolari della Grossglockner Hochalpenstraße, la celebre strada panoramica che domina il ghiacciaio Pasterze. Questa singolare highway delle Alpi fu inaugurata nel 1935. Durante la realizzazione, alcuni operai portarono alla luce statuette e manufatti che testimoniano l’esistenza di un’antica mulattiera frequentata in epoca romana. Nell’Alto Medioevo, l’Hochtor era uno dei valichi più importanti delle Alpi Orientali, l’anello d’unione tra i Paesi del nord e quelli del sud Europa. I commercianti veneziani esportavano spezie, manufatti in vetro e tessuti delle Indie; quelli della Germania e della Boemia sale, pellame e metalli preziosi.
I numerosi sentieri consentono di scoprire una terra selvaggia, ancora abitata da migliaia di specie animali tra cui l’aquila reale, i caprioli e l’avvoltoio degli agnelli. Le marmotte, poi, sono diffusissime. Nelle aree poste al di sopra del limite della vegetazione arborea vivono numerosi branchi di stambecchi.
E poi c’è l’oro. La scoperta del biondo metallo risale ad oltre quattromila anni fa, poi fu estratto dai Celti e dai Romani che con l’oro dei Tauri coniarono monete.
Tra il Quattrocento e il Cinquecento, l’attività mineraria su questi monti fu talmente florida da fornire il dieci per cento della produzione aurifera mondiale. A testimonianza di quel periodo così prospero restano la torre medioevale di Winklern costruita per riscuotere i tributi doganali e, presso l’Alter Pocher nel Kleines Fleisstal, i resti di un’antica fonderia. Ma la vera ricchezza degli Alti Tauri è la natura.
Il sentiero didattico Gamsgrube (letteralmente Fossa dei Camosci) è considerato dai botanici uno dei luoghi più singolari del Parco. Ogni anno in questa zona si accumulano circa 70 metri cubi di sabbia trasportata dal vento; particolari condizioni climatiche e la singolare natura del terreno hanno favorito la crescita di piante rare presenti solo nell’Asia Centrale, in Groenlandia o in Islanda, spiega Mariacher Konrad, esperta guida naturalistica.
Al viaggiatore attento di certo non sfuggiranno i numerosi esempi d’architettura rustica: i mulini di Apriach (frazione di Heiligenblut) o le antiche abitazioni poste nella valle Innergschlöss, nei pressi di Matrei in Tirolo. A pochi chilometri da Heiligenblut, Angelina, Hubert e i loro due figli vivono producendo bottoni, formaggi e pane cotto nel forno a legna. Se andate a trovarli non dimenticate di assaggiare il Glungezer, un particolare formaggio ottenuto cuocendo per diverse ore la ricotta.
Nei ristoranti della Carinzia il turista goloso dovrà assaggiare i Kärntner Kasnudeln, ravioli al formaggio; il Brettljause, un piatto freddo a base di salsiccia, formaggi e arrosto di maiale o la Kaiserschmarrn, una frittata con uva passa. E in Tirolo? I canederli di pane e il Tiroler Gröstl, ottenuto facendo saltare in padella patate, cipolle, carne di maiale e uova. Molti prodotti tipici della zona sono reperibili in alcuni negozietti specializzati, come Bauernladen di Bichl (Matrei, tel. 04875/6701) dove si possono acquistare miele, marmellate, grappe e salumi. I mercati più forniti sono sicuramente quelli allestiti in occasione della festa di San Giorgio a Matrei (23 aprile) e per la festa di San Martino (11 ottobre) a Virgen.
La Virgental, quella deliziosa valle che s’insinua ad ovest di Matrei è uno degli angoli più belli del Tirolo, noto agli escursionisti per le superbe cascate di Umbal e per le quaranta vette alte più di 3000 metri. Come il Grossvenediger, il cui nome s’ispira ad un’antica leggenda secondo la quale alcuni pastori scambiarono i diafani riflessi del ghiacciaio con quelli della città lagunare. Il ghiacciaio Venediger, che in tedesco significa “veneziano”, si riflette su un singolare laghetto detto “occhio di Dio” per la sua forma triangolare con un’isoletta di erioforo al centro.
Alcuni sostengono che la forte tempra dei montanari nati all’ombra degli Alti Tauri vada attribuita alla sana abitudine che i contadini avevano, ed hanno, di immergersi nel fieno per sudare e recuperare le energie. Certo è che in queste verdi valli anche il turista potrà ritemprare il corpo e lo spirito, semplicemente respirando aria sana, mangiando cibi genuini e passeggiando nel silenzio più assoluto. Vi sembra poco?

PleinAir 310 – maggio 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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