Ghiacci al sole

Due i rimedi garantiti e "alla francese" per sfuggire in camper alla calura estiva: l'ambiente accessibile delle alte quote e il refrigerio delle acque interne. Del primo, ghiacciai compresi, ci occupiamo in queste pagine.

Indice dell'itinerario

Il tema delle grandi montagne e dei grandi fiumi francesi offre materia sufficiente non per una ma per moltissime vacanze: l’itinerario che riportiamo in questi servizi presenta un’ipotesi realistica per chi proviene dall’Italia, di impronta marcatamente naturalistica e con il motivo conduttore della ricerca del refrigerio contro una calura estiva che, stando a quanto dicono gli esperti, non sembra purtroppo un fenomeno passeggero.

Le montagne più alte
Il versante francese delle Alpi occidentali si presenta assai più tormentato di quello italiano, poiché i valichi quasi sempre superano abbondantemente i 2.000 metri e gli spostamenti da una valle e da un gruppo montuoso all’altro sono molto laboriosi. Quattro vaste aree di questo grande complesso montuoso sono protette dal vincolo di parco nazionale: si tratta, da nord a sud, della Vanoise, degli Ecrins, del Queyras e del Mercantur. Per questo itinerario abbiamo scelto quello che, a nostro avviso, presenta una bellezza più pura e intatta (oltre alle sole cime, che superano i 4.000 metri), vale a dire il parco degli Ecrins. L’accesso naturale dall’Italia al comprensorio è costituito dalla Torino-Briançon passando per il valico del Monginevro (1.850 m), una strada che offre tra l’altro belle possibilità di sosta in quota a Cesana, a Clavière e a Montgenèvre.
Con Briançon si fa la prima conoscenza con un personaggio cui la Francia deve molto: l’architetto militare Vauban, che nel XVII secolo disseminò tutto il paese di fortezze inespugnabili tanto ingegnose quanto esteticamente spettacolari. I segnali conducono facilmente il turista nel grande parcheggio (a orario) che si trova all’ingresso della città vecchia. La visita inizia con il giro della mura e delle lizze, prosegue addentrandosi nelle erte viuzze dell’abitato il cui animatissimo asse è la Grand Rue, e termina con la visita alla cittadella fortificata (ingresso 4 euro, circa 45 minuti di percorso) e al famoso e scenografico ponte d’Asfeld (vedi PleinAir n. 346), sospeso su una gola stretta e profonda scavata dalla Durance. I luoghi ben si prestano all’allocazione di strutture di difesa militare e difatti se ne intravvedono due, entrambe in buono stato di conservazione e in uso anche nell’ultima guerra; non si trovano però strutture turistiche, a meno che non si vogliano affrontare lunghe escursioni che ne raggiungono alcune più lontane. Può essere invece interessante osservare il ponte anche dal fondo della gola: si dovrà spostare il camper in basso seguendo le indicazioni per il Col de l’Izoard e poi per il parco della Schappe, e qui (ampio parcheggio gratuito sulle sponde del fiume) entrare in una bella area verde attrezzata e seguire un sentiero largo e ben battuto che risale la gola, pur non potendo fare a meno di notare le acque maleodoranti.
A questo punto ci trasferiamo nel territorio del parco dove la Barre des Ecrins con i suoi 4.102 metri domina tutte le altre vette alpine francesi e il Mont Pelvoux (3.914 m). Ad essi ci si può avvicinare da ovest attraverso la Vallouise, da nord mediante la valle della Romance e da est per quella del Vénéon e di La Berarde: tre ambienti che meritano tutti una esplorazione.

La Vallouise
Per esplorare questa zona occorre fare un passo indietro rispetto alla direzione del nostro itinerario, scendendo per un breve tratto la Durance fino a L’Argentière e da qui risalendo verso il centro del massiccio. Lungostrada si trovano numerose situazioni di sosta libera o semilibera davvero ideali, per le quali difficile è la scelta. A Vallouise, a Pelvoux e ad Ailefroide ci sono infatti tre campeggi municipali, su cui è il caso di soffermarsi: non si tratta di zone recintate ma di vaste aree naturali liberamente accessibili, al centro delle quali si trova un gruppo di servizi ad accesso gratuito; chiunque è di passaggio può inoltre approvvigionarsi di acqua e, con una modestissima tariffa, disporre di una doccia calda e di una bella piscina situata nel verde presso la seconda delle strutture citate. Per la sosta notturna un equipaggio di due persone paga una cifra davvero irrisoria se confrontata con quelle in vigore da noi (vedi riquadro “Francia-Italia, sei a zero”). Se l’area di Vallouise ha il vantaggio della quota più bassa e della vicinanza al centro più importante, quella di Pelvoux si distingue invece per l’ottima esposizione al sole e per la vicinanza della piscina (presso la quale si può sostare gratuitamente). La zona di Ailefroide al contrario è ottima per chi cerca l’ombra, il fresco delle alte quote (1.500 m) e un centro abitato piccolo ma molto animato. Una strada di montagna conduce poi ai 1.850 metri di quota di Pré de Madame Carle, una stupenda spianata panoramica in cui si trovano l’ottimo rifugio Cézanne, un grande parcheggio dove si può pernottare gratuitamente (lungo la strada ci sono molti divieti ma altrettante aree consentite) e l’inizio di molte escursioni, soprattutto di quella più classica, che sale prima al fronte e poi al rifugio del Glacier Blanc (700 m di dislivello) e infine, per coloro che sono più allenati, al rifugio Les Ecrins, nella parte alta del ghiacciaio (sentiero difficile e poco riconoscibile, e un dislivello di ulteriori 600 m). Da qui, a notte fonda gli escursionisti esperti e attrezzati affrontano l’ultimo tratto di ghiacciaio che separa dalla Berre des Ecrins. Il percorso verso il primo rifugio è costituito da un unico strappo, con il solo intervallo di un bel pianoro panoramico quando si arriva al fronte del ghiacciaio (purtroppo in fase di sensibile arretramento). Lungo l’itinerario si incontrano marmotte ormai abituate alla presenza umana, che infatti si avvicinano fiduciose come gattini. Un bagno nella piscina comunale di Pelvoux e un pernottamento gratuito e sereno nel parcheggio adiacente completano una giornata da ricordare.

La valle della Romanche
Tornati verso Briançon si risale la valle della Grisane arrampicandosi lungo il colle del Lautaret. Chi non è in cerca di siti particolari, ma di campeggi come ce n’erano una volta, può trovarli qui. La D 300, una stradina parallela alla nazionale N 91, corre pianeggiante costeggiando il fiume tra i paesi di Le Casset e Le Lauzet, in mezzo a vasti e morbidi prati e accanto ad alcuni laghetti. Questo tratto è luogo ideale per la sosta dei camper, approfittando delle numerose aires de loisirs situate lungo il fiume e con la possibilità di praticare ogni sorta di sport (in particolare il rafting e la bicicletta) e molte altre occasioni di svago.
Si arriva così al Col de Lautaret, località molto gradevole che regala ospitalità a un numero incredibile di equipaggi provenienti da ogni dove, in particolare dal Col du Galibier. E’ consigliata una visita al giardino della flora alpina, ma dopo di ciò conviene proseguire verso La Grave discendendo appunto la valle della Romanche, dove si trova una situazione analoga ma ancora migliore di quella registrata lungo la Grisane. Anche qui una stradina corre lungo il fiume parallelamente alla nazionale tra i paesi di le Pied du Col e Villard d’Arène, e percorrendola si incontrano aree di sosta di grande bellezza. Due in particolare vanno segnalate: una a Le Pied du Col, ben visibile dalla nazionale, sotto una frequentata palestra di roccia e in riva al fiume; la seconda al termine della stradina che risale il corso d’acqua, poco a monte di un altro campeggio municipale, sulle rive di un laghetto. Da una qualsiasi di queste posizioni si può partire per un’escursione tanto facile quanto gratificante, quella cioè che porta fin quasi alle sorgenti della Romanche. Il sentiero, inizialmente pianeggiante, supera in breve una scarpata dalla quale precipitano diverse cascate per raggiungere una lunga e vasta spianata dove le acque del fiume risplendono tra morbidi prati e grandi massi. Si giunge così a un bivio tra due valloni: conviene prendere quello a destra e terminare la camminata nei pressi di un ponticello in cui si offrono panorami magnifici e angoli per la sosta. Non vale la pena invece insistere per giungere fino alle sorgenti, che in sé sono poca cosa e non ripagano della fatica. Dal camping, inoltre, si possono esplorare i dintorni in bici e visitare i due graziosi borghi citati.
Un’altra escursione facilissima e molto bella parte poco a monte di Villard d’Arène, sulla destra per chi scende dal Lautaret. Una strada sconnessa porta al panoramico Lac du Pontet, raggiungibile a piedi in meno di un’ora dopo aver lasciato il veicolo nei pressi del bivio (la strada è assolutamente impraticabile per un camper); peccato solo che quasi tutti i turisti in auto riescano a raggiungere il lago con i loro mezzi, guastando l’atmosfera. Il lago rimane, a nostro parere, un belvedere sugli Ecrins molto più gratificante del vicino e più celebrato oratorio di Chazelet, raggiungibile anche in camper tramite una strada che si divide dalla nazionale.
Tornati lungo la Val Romanche si giunge a La Grave, gradevole e animato paesino dove si trova un ottimo punto sosta nel parcheggio della funivia che sale al ghiacciaio della Girosa. Si tratta della maggiore attrazione del luogo, e vale l’escursione soprattutto se le normali piogge primaverili ed estive, che a queste quote diventano nevicate, lo hanno ricoperto di un bianco lenzuolo calpestabile. In quel caso è quanto mai gratificante una passeggiata, anche lunga; tanto più che da alcuni anni è stata ricavata una bella grotta di ghiaccio, visitabile pagando un supplemento alla funivia. La valle del Vénéon
Scendendo verso Le Bourg d’Oisans si incontra sulla sinistra la strada che risale la valle del Vénéon, speculare rispetto alla Vallouise, che punta da un lato verso le alte vette del Pelvoux e dall’altro verso la Barre des Ecrins. Un tempo la strada era stretta, pericolosa e assolutamente sconsigliabile a un veicolo ricreazionale; oggi è invece facilmente praticabile fino a Saint-Christophe, mentre tra questo villaggio e La Berarde (dove termina) si presenta ancora piuttosto stretta ma munita, nei tratti più scomodi, di provvidenziali refuges, ovvero slarghi per consentire l’incrocio tra mezzi di una certa dimensione (però si incontrano solamente per un chilometro dopo l’uscita di una galleria). Moltissimi camper arrivano fino in cima, dove li attendono l’animato e ben attrezzato villaggio, un vasto, panoramico e segnalato parcheggio gratuito con servizi, un campeggio comunale e una bella e facile escursione. In ogni caso, prima di Saint-Christophe vi sono altre comode aree per la sosta notturna come a Venosc presso la funivia per Les Deux Alpes (praticabile anche se in periodi di punta riservata alle sole auto), a Le Bourg d’Arud presso l’aire de loisirs (che offre anche un camping e una piscina), vicino al villaggio di L’Alleau al di là del ponte, sul Plan du Lac presso un ristoro poco a monte dello sbarramento e, ancora poco dopo, accanto a un campeggio per cultori del rafting estremo.
La valle del Vénéon non è così ridente come la Vallouise, ma una volta risolti i problemi viari presenta due luoghi di rara bellezza e di facile fruizione, il primo dei quali è l’alta valle a monte di La Berarde. Un sentiero facilissimo in falsopiano porta in poco meno di un’ora al rifugio del Plan du Carrelet, al centro di una vasta spianata panoramica. E’ già una buona meta, ma più che altro un crocevia per due escursioni che comportano un’altra ora e mezzo di dura arrampicata per ulteriori 500 metri di dislivello, dopo un tratto iniziale più leggero. La prima sale sulla destra verso il ghiacciaio e il rifugio La Pilatte, e si può anche seguire per il solo e lungo tratto pianeggiante, molto panoramico; la seconda, più bella ma più impegnativa, è quella che dal Carrelet si inerpica sulla sinistra verso la Barre des Ecrins, che si può ammirare da una prospettiva di grande suggestione dal rifugio Temple Ecrins.
Un’altra escursione, molto frequentata, non richiede di salire fino a La Berarde. A soli 4 chilometri dall’inizio della strada si incontra infatti il villaggio di Les Ougiers e un ponte: attraversandolo si sale verso La Danchère e si arriva all’albergo Lauvitel (100 metri prima si trova un capiente parcheggio con servizi, poco assolato ma buono per un pernottamento). Dall’hotel parte un sentiero lastricato che in pendenza sempre costante porta, 400 metri più in alto, al Lac Lauvitel, con acque color smeraldo tra verdi prati e ripide pareti rocciose che lo rendono tra i più bei laghi di montagna che si possano vedere.

I Vercors
Il parco dei Vercors è uno dei più singolari e meno conosciuti della Francia: si tratta di un vasto altopiano accessibile però con grande difficoltà dalle pianure sottostanti. Gli ingressi naturali sono infatti costituiti da alcune gole selvagge e grandiose scavate nella morbida roccia calcarea dai fiumi che scendono a valle, e fino al 1800 inagibili ai mezzi di trasporto. L’isolamento della zona e delle popolazioni residenti fu rotto con la costruzione di ardite strade, quasi delle cengie scavate nella roccia, che oggi costituiscono vere attrazioni turistiche ma che soprattutto hanno aperto al turismo tutto il comprensorio, offrendo assai più che panorami da ammirare dai finestrini di una vettura. Il clima è fresco e gradevole, i paesaggi sono vari e si prestano come pochi a un turismo di scoperta.
Per raggiungere i Vercors dal parco degli Ecrins si passa per il piacevole abitato di Le Bourg d’Oisans (bella area pedonale ma forti problemi di parcheggio, anche se la zona è dotata di vari campeggi) e, con una deviazione di soli 500 metri lungo la strada per l’Alpe d’Huez, per la bella cascata di Sarennes dove ci si può anche rinfrescare con facilità.
Occorre poi attraversare Grenoble – la periferia è scorrevole, facilitando l’accesso ai Vercors, mentre il centro si presenta molto trafficato – percorrendo un tratto gratuito di autostrada fino all’uscita 3 e seguendo le indicazioni per Villard de Lans (un campeggio si trova a una decina di chilometri dalla città, vicino Vizille).Lans en Vercors è la prima tappa procedendo lungo la D 531 che penetra nell’altopiano. E’ un villaggio di vacanza piccolo e tranquillo, circondato da grandi spazi per una sosta di tutto riposo nella natura. Conviene pernottare qui e l’indomani tornare indietro di appena 6 chilometri per esplorare le belle gole del Bruyant, un’area protetta dotata di spazi per il parcheggio e di area picnic all’ingresso. Le acque del fiume sono limpidissime e la facile risalita conduce a una serie di cascatelle e alle rovine di un vecchio mulino, con un pannello che ne illustra la struttura originaria.
Riprendendo il viaggio si giunge a Villard de Lans, centro utile per gli approvvigionamenti ma di faticoso attraversamento. Per evitarlo basta seguire, poco prima del paese, le indicazioni per le Gorges de la Bourne che costituiscono la prossima meta e una delle maggiori attrazioni dei Vercors.

L’ambiente delle gole
Se è vero che le gole rappresentano il maggior richiamo dei Vercors, è altrettanto vero che non è plausibile venire fin qui solo per ammirarle dai finestrini (cosa peraltro resa difficile dall’attenzione che richiede la guida di un camper su strade di questo tipo). La Bourne ci offre un ottimo esempio di come si può trascorrere un’intera giornata in questa natura spettacolare.
Giunti a Le Jarrands inizia la gola Nera, buia, non facile da affrontare e con un poco piacevole odore di fogna che emana dalle acque (peraltro ridotte dai massicci prelievi per uso idroelettrico). Ma la situazione cambierà quasi subito, precisamente dopo il bivio che, sulla destra, immette nella gola della Bourne con una strada assai meno impegnativa della precedente. Ben presto, dopo alcune gallerie, il canyon si apre in un paesaggio grandioso, mentre le acque del fiume – qui restituite dalla centrale idroelettrica – tornano abbondanti e chiare. Si arriva così quasi in fondo al paese di Choranche, in una cornice di rara suggestione, dove si può sostare sul fiume e bagnarsi, così come si può approfittare della presenza di due campeggi a prezzi convenienti. Poco a monte si trova la grotta di Choranche che, pur fra le tante di Francia, merita una visita per una miriade di stalattiti finissime, quasi una pioggia pietrificata, e per i bei laghetti dove vive il proteo; inoltre, un bel sentiero esterno permette di esplorare da vicino l’immane falesia che incombe sul paese, mostrando altre grotte, una cascata e vari punti di belvedere. Una serie di cartelli e di maquettes che parlano della preistoria dei luoghi fanno sì che al termine della giornata questo magnifico habitat non abbia per voi più alcun segreto.
Potete così risalire per la stessa strada e, giunti al bivio, dirigervi verso la gola dei Grand Goulets, costituita da un corridoio breve e strettissimo, buio anche a mezzogiorno, che può essere gustato a dovere (come fa la maggioranza) solo lasciando il mezzo e percorrendolo a piedi in poco più di mezz’ora. Nelle vicinanze si incontrano invece diversi luoghi particolarmente idonei alla sosta: chi predilige un centro animato e dotato di tutto sceglierà il paese di La Chapelle, chi invece ama le atmosfere tranquille sceglierà Saint-Agnan o Chabottes, due minuscoli villaggi fuori dal mondo, tutti pace e natura, con parcheggio servizi e area picnic ai margini dell’abitato. Si trovano lungo le due strade che convergono sul non lontano Col de Rosset dal quale si aprono magnifici panorami verso sud, dopo l’uscita dalla galleria che immette sulla discesa; altre occasioni di svago sono offerte da una seggiovia che, con una breve passeggiata, permette di raggiungere un altro punto panoramico.
Scendendo lungo la D 76 si alternano dolci paesaggi costituiti ora da fitte foreste, ora da ampie radure con altre opportunità di parcheggio in aree dotate di servizi, come a Vassieux. Lungo uno dei tratti boscosi vale la pena di effettuare una sosta e una passeggiata, di non più di mezz’ora tra andata e ritorno, per visitare la suggestiva grotta del Brudour. Seguendo le indicazioni per Combe Laval si percorre poi una strada caratterizzata da almeno tre punti belvedere (con ampi spazi di parcheggio) che meritano una sosta, finché si arriva al Col de la Machine dove inizia la strada panoramica di Combe Laval, in un paesaggio in tutto simile a quello della gola della Bourne. Lasciato il mezzo al colle, consigliamo di volgere lo sguardo verso il basso sostando in un belvedere o camminando sul ciglio del burrone lungo una vasta spianata che sovrasta la gola, con viste davvero notevoli; poi conviene portare il camper 3 chilometri più a valle, lasciandolo in un comodo spiazzo, e ripercorrere a piedi i 700 metri più a monte che rappresentano il tratto più suggestivo della strada panoramica. In alternativa si possono inforcare le bici e percorrere i 3 chilometri in sella, dopo aver lasciato il camper al Col de la Machine. Ora si torna indietro per alcuni chilometri e si segue la D 199 fino al Col de la Bataille. E’ questo il sito che secondo noi offre le maggiori possibilità per trascorrere alcune ore in piena natura: il panorama è di straordinaria e grandiosa bellezza ma, quel che più conta, si può passeggiare sulla cresta arrotondata che si allunga verso oriente oppure sul sentiero che, in direzione contraria, porta verso la montagna di Ambel.
A questo punto sembrerebbe che non resti altro da fare che abbandonare i Vercors e scendere nella valle del Rodano sulle grandi arterie di scorrimento: ma sarebbe un errore, perché si perderebbe un piccolo paradiso nascosto, un altro di quegli angoli preziosi e segreti che sembrano appartenere a un altro mondo. Scendendo dal Col de la Bataille si arriva infatti a Leoncel, villaggio di pochissime case, un albergo e un ristoro raccolti attorno a un bel santuario (dove si può anche sostare in tutta tranquillità). Qui si abbandona la D 199 per seguire la D 70 fino al piccolissimo villaggio di Plan de Baix, in cui si trovano un parcheggio gratuito assai comodo, una scuola e un municipio ma neppure un negozio, se si escludono i mercatini ambulanti.
Appena più vivace, al termine della strada, è Omblèze, con un paio di esercizi pubblici; ma quello che più si nota è ancora la natura. Dominano da ogni lato le spettacolari falesie che al centro della valle si stringono formando una bella gola, percorsa da un fiume dalle acque cristalline e invitanti: poco dopo averla imboccata, si incontrano le occasioni migliori per rendere la nostra esplorazione davvero entusiasmante. Sulla sinistra si apre un facile sentiero che sale fino alla cosiddetta ‘casa del pescatore’ (con un rustico ristoro e un piccolo ecomuseo) e poi torna a valle offrendo belle viste sulla gola, oppure si spinge fino a penetrare in un canyon stretto e selvaggio (percorso non facile) per poi ritornare allo stesso ristoro e di qui a valle. Vicino al punto di partenza di quest’ultimo tracciato ci sono anche la cascata della Pissoire e il Moulin La Pipe, un villaggio costituito in pratica solo da alcuni frequentati ristoranti. Da questo paese parte una strada che sale a un altro microscopico abitato fuori dal mondo, Ansage, sotto al quale vi è un comodo parcheggio da cui inizia la più bella escursione della zona, quella che in una ventina di minuti scende sul fondo di una gola profonda e alla cascata della Druise (lungo il percorso una deviazione permette di ammirarla anche dall’alto): il salto forma un laghetto cristallino e, via via scorrendo, tante spiaggette e piscine naturali nelle quali grandi e piccini sguazzano allegramente, tanto bello e inatteso è il posto soprattutto quando è illuminato dal sole (più o meno dall’una alle tre del pomeriggio).
A questo punto possiamo finalmente scendere in pianura, e lo faremo dirigendoci alla valle della Drome, seguendo le indicazioni verso Beaufort e Crest (e trovando anche qui un fiume balneabile). La nostra vacanza è a un giro di boa, perché da questo momento in poi resteremo sempre in basso e per sfuggire al caldo dell’estate dovremo cercare acque in cui rinfrescarci, possibilmente entro scenari naturali di grande valore: e ne troveremo in abbondanza, come scoprirete nell’articolo Aquapark in natura.

PleinAir 381 – aprile 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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