Gentile, la Rossa e il Verdicchio

Dalle sorgenti dell'Esino fino al suo sbocco in Adriatico, torniamo a scoprire la genuina ospitalità delle Marche in una terra che accoglie il turismo itinerante con città e paesi d'arte, abbazie, castelli, comprensori di natura e prodotti tipici di giusta fama.

Indice dell'itinerario

Non è un fiume di ampia portata e non è affatto navigabile, eppure l’Esino ha saputo trasportare grandi idee nell’arco dei secoli. Fra i tanti corsi d’acqua che tagliano le Marche – terra di confine non solo per definizione – ha giocato infatti un ruolo di primo piano nello sviluppo sociale e culturale della regione: fin dall’epoca dei Piceni, proprio l’Esino rappresentò una frontiera naturale contro la quale si arrestò prima l’invasione celtica e che segnò poi, in epoca romana, la divisione tra le regiones augustee. Dei numerosi insediamenti lungo la valle, frequentata dai traffici commerciali dell’Adriatico diretti verso la via consolare Flaminia, sono state ritrovate poche ma significative tracce, segno della crescente importanza del fiume che, con l’arrivo dei Longobardi, diventò confine tra il Ducato di Spoleto e l’Esarcato di Ravenna. Ma furono i monaci benedettini, dalla metà del IX secolo, a favorire lo sviluppo dell’intera area, teatro delle dispute tra impero e papato; una situazione che portò al fenomeno dell’incastellamento, una nuova forma di aggregazione sociale e urbanistica determinata da questioni di ordine politico ed economico ma soprattutto dall’esigenza di maggiore sicurezza. Nacquero così i caratteristici centri abitati che dominano la vallata, dalle gole montane fino alle colline digradanti verso il mare.

La città di Gentile
Dalla statale 3 Flaminia che taglia l’Appennino Umbro-Marchigiano, in prossimità di Fossato di Vico si stacca la statale 76 che, superato l’omonimo valico, conduce a Fabriano, anello di congiunzione tra i movimenti commerciali e culturali della regione umbra e la vallata dell’Esino. L’operosa città marchigiana si sviluppa su un esteso territorio ricco di bellezze naturalistiche e vanta un patrimonio storico-artistico di assoluto rilievo che anche grazie alla recente mostra dedicata al suo figlio più celebre, quel Gentile da Fabriano protagonista assoluto del gotico internazionale, sta acquistando finalmente una meritata notorietà. Famosa però Fabriano lo era già in precedenza per la tradizionale lavorazione della carta, documentata fin dal XIII secolo e oggi riproposta nel locale Museo della Carta e della Filigrana.
Al centro della vita cittadina e del nucleo storico, l’affascinante Piazza del Comune mostra l’austero Palazzo del Podestà in calcare bianco e l’elegante fontana Sturinalto, entrambi del XIII secolo. Molte le chiese dagli interessanti elementi architettonici e che conservano pregevoli affreschi del ‘400, così come i tanti edifici religiosi e civili che caratterizzano l’aspetto urbano, dal loggiato di San Francesco al teatro ottocentesco, dall’Oratorio della Carità all’ex ospedale di Santa Maria del Buon Gesù; istituzioni, queste, legate al fermento culturale e religioso attivo da secoli nella zona, in special modo con la nascita di confraternite impegnate nell’aiuto dei poveri e dei pellegrini, come pure di ordini monastici che, come d’uso, alimentavano l’economia e costituivano veri e propri centri di sapere. Ne sono testimonianza romitaggi e abbazie disseminati in buon numero sul territorio a rappresentare una delle più consistenti ramificazioni del movimento benedettino nel centro Italia, in uno splendido contesto ambientale ancora oggi in grado di offrire luoghi solitari ideali per la preghiera e la meditazione.
Per l’incontro con l’Esino bisogna pazientare ancora qualche chilometro e proseguire sulla statale 76 fino a Borgo Tufico, la romana Tuficum, alla confluenza del fiume con il torrente Giano.

Alla sorgente dell’Esino
Da Borgo Tufico la 256 risale il fiume in direzione di Camerino, attraversando un tranquillo contesto montano e centri abitati di notevole interesse, noti soprattutto per l’apprezzata produzione vinicola. Dopo qualche rettilineo la piccola Cerreto d’Esi si presenta con una suggestiva architettura medioevale slanciata da un alto e singolare torrione rotondo e inclinato, detto impropriamente di Belisario; sotto le mura un ampio parcheggio consente una breve sosta. La vicina Matelica accoglie invece i v.r. con uno spazio riservato a ridosso del centro storico, base ideale per scoprire anche qui un consistente patrimonio artistico che ha tra le sue tappe principali il Museo Piersanti, custode di varie pregevoli raccolte: tra le opere quattrocentesche di scuola veneto-marchigiana e i tanti oggetti sacri, vi si conserva un misterioso reperto archeologico, un globo di marmo cristallino le cui incisioni non sono ancora state decifrate.
Una breve deviazione verso ovest conduce al borghetto medioevale di Esanatoglia, alle pendici del Monte Cafaggio, dove l’Esino inizia il suo corso a quota 1.275.

La fascia montana
Per scoprire gli aspetti naturalistici più spettacolari e fruibili della valle occorre tornare indietro fino a Borgo Tufico: è qui che si entra nello stupendo comprensorio verde del Parco Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. Un mondo a misura degli amanti del pleinair, con possibilità di escursioni in mountain bike o a piedi e, soprattutto, con facilità di sosta per i v.r. Utile base logistica è il parcheggio attrezzato di San Vittore, adiacente alla ben servita stazione ferroviaria e punto di partenza per visitare le ormai famosissime grotte di Frasassi. La stessa gola, scavata dal torrente Sentino, è già un capolavoro della natura; brevi passeggiate consentono di scoprire altre cavità facilmente accessibili come il Vernino, l’oasi di Valle Scapuccia e la grotta del santuario con all’interno l’ottagonale basilica del Valadier. Tra le opere dell’uomo, la più spettacolare è proprio la romanica abbazia di San Vittore delle Chiuse (XI secolo), un gioiello in pietra dalle forme bizantineggianti. Qualche chilometro più avanti anche il centro abitato di Genga, isolato ma ben accessibile e immerso nel verde di un’altura, conserva un bel nucleo medioevale. Sempre da Borgo Tufico si può inoltre salire ai rilievi montuosi sulla sponda destra dell’Esino, alture più antropizzate ma altrettanto ricche di vegetazione e di grande interesse paesaggistico.
Una strada a tornanti stretti ma comunque ben percorribile conduce ai circa 1.000 metri di Poggio San Romualdo, placida località di villeggiatura con tanti spazi aperti e servizi riservati ai v.r. E’ un ottimo approdo per le passeggiate tra cui la discesa all’abbazia di Val di Castro, singolare costruzione voluta da San Romualdo che qui si spense nel 1027. Per chi ha tempo ed energie da spendere è raccomandabile l’escursione al Monte San Vicino, la cui panoramica cima si può raggiungere a piedi (il sentiero è breve ma abbastanza ripido) partendo dai bellissimi prati di Pian dell’Elmo, altra eccellente situazione di sosta. Tutta la zona, assai ospitale, offre del resto piacevoli e inaspettate soluzioni di parcheggio in piena natura e chiunque potrà apprezzarne il fascino tranquillo percorrendo il dedalo di stradine tortuose e un po’ strette (in parte non raccomandabili alle caravan o a veicoli troppo ingombranti) che conducono a luoghi di rara suggestione: dallo splendido e fruibile ambiente del bacino di Castreccioni, un invaso artificiale che alimenta il fiume Musone nei pressi di Apiro, ai tanti minuscoli borghi che nascondono pregevoli opere d’arte.
L’intera area ha favorito lo sviluppo di una preziosa architettura religiosa ad opera prevalentemente dei benedettini: scendendo di nuovo verso il corso dell’Esino se ne incontrano due splendidi esempi. Una breve deviazione conduce all’isolata e misteriosa abbazia di Sant’Urbano, del 1086, con i contorni delle tre elaborate absidi che spuntano improvvisi dal verde. Ancora più a valle, nascosta ai margini del fiume ma ben segnalata, l’abbazia di Sant’Elena (XII secolo) è facilmente raggiungibile dalla statale 76 del fondovalle. I due siti offrono piacevoli occasioni di sosta per qualche veicolo; ma il miglior punto d’appoggio per scoprire la gola della Rossa, tra le cui pareti scorre l’Esino, è l’area attrezzata con tavoli, barbecue, servizi e rifornimento idrico all’uscita della superstrada per Serra San Quirico, in direzione di Castelletta. L’accesso alla gola è possibile dalla vicina cava di ghiaia, ma esclusivamente a piedi o in bicicletta.
In camper si raggiunge invece l’abitato di Serra San Quirico, che domina la sponda opposta del fiume con la sua singolare architettura cinta da passaggi arcati protetti: una passeggiata lungo queste caratteristiche copertelle permette di scoprire un centro storico fortificato e ricco di interessanti edifici civili e religiosi.

I Castelli di Jesi
All’uscita del parco l’Esino si dipana in una vallata che declina gradualmente verso il mare ed è cinta da fertili colline che formano il territorio dei cosiddetti Castelli di Jesi, zona di produzione di una delle più rinomate qualità del bianco Verdicchio. Da questo punto in poi è raccomandabile seguire il percorso della vecchia strada nazionale, evitando la veloce superstrada.I centri storici dei paesi, posti prevalentemente sulle alture, presentano una comune caratteristica architettonica con le abitazioni integrate nella possente struttura difensiva: un insieme curioso ed eterogeneo, formato da mura e torrioni che si fondono alle costruzioni civili ancora oggi utilizzate. I primi esempi sono evidenti sulla sponda sinistra del fiume con Mergo, Rosora e Castelplanio, che sembrano vigilare sull’intera vallata; una breve e comoda strada a tornanti permette di scoprirne velocemente i dettagli e di assaporare un’ospitalità d’altri tempi. Vale la pena inoltre raggiungere, attraverso Poggio San Marcello, la più lontana Montecarotto, antico castello che ben conserva una cinta muraria di influenza lombarda ed è sede di importanti cantine.
Sul versante destro dell’Esino i centri abitati sono più nascosti e articolati tra vigneti e ulivi, ma una deviazione è d’obbligo. Salendo per Poggio Cupro, minuscolo borgo feudale con qualche evidenza artistica, si giunge a Cupramontana, di origini romane e considerata oggi la capitale del Verdicchio. Il centro storico è arricchito da eleganti costruzioni, mentre un altro motivo di interesse è l’abbazia del Beato Angelo (attualmente in corso di restauro) sulla strada che conduce a Staffolo, altra suggestiva cittadina medioevale che domina la vallata del Musone.
Per tornare verso l’Esino si scende ancora una strada a tornanti che attraversa tre paesi limitrofi. Il primo che si incontra, Maiolati Spontini, è la patria di Gaspare Spontini: i luoghi legati al grande musicista sono la casa natale e l’omonimo museo, la tomba nella chiesa di San Giovanni (il medaglione con la sua effigie proviene dalla bottega del Canova) e il Parco Colle Celeste, dedicato dall’artista alla moglie inglese. Notevole anche l’isolata chiesa della Cancellata, con una bella abside e affreschi del XVI secolo. Panoramici e salubri anche i piccoli centri di Monte Roberto e Castelbellino che, oltre a un pregevole patrimonio artistico, mostrano una suggestiva pianta urbana arricchita da mura e torrioni.

Discesa a mare
La pianura accoglie l’Esino con due autentici gioielli: le abbazie di Santa Maria delle Moie (XII secolo) e di Sant’Apollinare (IX-X secolo). La prima, fondata in un luogo deserto ai bordi di una selva e oggi racchiusa dal centro abitato, rappresenta un importante esempio di architettura romanico-gotica con influssi bizantini sottolineata dal portale decorato, dalla lavorazione dei capitelli e dalla pianta a croce greca. La seconda, in prossimità del bivio per Castelbellino sulla statale 76, fu probabilmente fondata dalla Chiesa di Ravenna ed è stata arricchita successivamente da affreschi di scuola marchigiana.
Queste due tappe sono degna introduzione a quello scrigno di cultura che è Jesi, centro principale dell’intera vallata dell’Esino oltre che patria di Federico II di Svevia e del compositore Giambattista Pergolesi. Godere dell’affascinante centro storico e apprezzarne le testimonianze d’arte è facilissimo: dal parcheggio di Porta Valle, sotto le mura, si risalgono a piedi vicoli e scalinate che fanno parte di una scenografia inconfondibile. Nel contesto urbano spiccano il Palazzo dei Priori, il Teatro Pergolesi e la chiesa benedettina di San Marco, che custodisce affreschi giotteschi; da non perdere la ricca ed elegante galleria di Palazzo Pianetti, dove è raccolta la pinacoteca cittadina con tele del Lotto e di maestri veneto-marchigiani.
Seguendo ancora il corso del fiume, alle porte di Monsano una piccola chiesa isolata tra gli ulivi sembra uscita da un quadro d’altri tempi: il sito, piccolo ma accessibile a mezzi di normali dimensioni, merita una sosta per gli affreschi (per la chiave rivolgersi alla casa adiacente) ma anche per la tranquillità e per una fontanella. Un’area attrezzata esemplare si trova comunque poco lontano, in quella Morro d’Alba ormai cara agli appassionati del pleinair: il paese, oltre a produrre il pregiato vino rosso Lacrima di Morro d’Alba, presenta un centro storico di eccezionale interesse formato da file di case sovrapposte su bastioni a scarpata, lungo i quali corre un porticato denominato appunto La Scarpa.
Dalle colline di Monte San Vito si intravvede ormai il mare: eppure l’Esino ci riserva ancora qualche sorpresa. A Chiaravalle lambisce l’abbazia di Santa Maria in Castagnola, una delle tre fondate in Italia dai monaci cistercensi di Clairvaux nell’XI secolo. Tutt’intorno, sino alla foce del fiume, si trovano centri fortificati nati probabilmente come difesa verso eventuali incursioni dal mare: Camerata Picena con il suo nucleo ad ellisse, le vicine Castel d’Emilio e Cassero nonché Castelferretti e Rocca Priora, bella fortezza privata con ricchi giardini proprio in prossimità dello sbocco sull’Adriatico. Un sito sfruttato turisticamente con tanto di spiagge libere (da tenere a mente per una prossima vacanza balneare) e un organizzato campeggio, pur se il contesto è degradato da un’edilizia selvaggia e dalla presenza ingombrante di un mostro ambientale con le sembianze di una raffineria. Ma è un peccato che si perdona facilmente a queste Marche così verdi e generose di mete e di occasioni di sosta.

PleinAir 411 – ottobre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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