Fuochi d'autunno

Non è impresa facile per il comune viaggiatore assistere alla spettacolare Flambée des Mélèzes, la fiammata dei larici dell'alto Queyras. Perché alberghi, campeggi e altre strutture del turismo montano vanno in ferie proprio tra ottobre e novembre. Ma, per fortuna, il camperista non soffre di queste limitazioni.

Indice dell'itinerario

Per individuare la meta non vi è che l’imbarazzo della scelta: i lariceti ammantano molte valli alpine, soprattutto quelle occidentali. Difficile invece azzeccare il momento ideale per muoversi, ovvero i giorni in cui i larici offrono i loro colori più entusiasmanti: tanto più se non si hanno riferimenti sul posto per le informazioni e per verificare le previsioni meteo (il tardo autunno riserva giornate tersissime, ma anche piogge e le prime nevicate). Più facile trovare uffici turistici aperti e notizie precise sull’altro versante delle Alpi. Per i francesi la ricorrenza di Ognissanti è tuttora un momento tradizionale di vacanza. E proprio per le settimane intorno alla Fête de la Toussaint un giovane albergatore di Ristolas ha lanciato due anni fa l’idea di un soggiorno a prezzo ridotto, per ammirare la Flambée des Mélèzes. Rotta dunque verso il Queyras, o più precisamente verso l’alta valle della Guil. Il viaggio è anche l’occasione per ripercorrere la strada del Col d’Izoard, aperta nel 1893 e oggetto di grandi lavori di sistemazione e allargamento, che ora la rendono facilmente percorribile anche ai camper. Ovviamente, data la quota del colle (2361 m) che mette direttamente in comunicazione Briançon con il Queyras, è bene informarsi in anticipo sulle condizioni di percorribilità: dopo le prime nevicate la strada non viene più riaperta al transito fino all’estate successiva. Ma se la neve non è ancora arrivata, il panorama offerto dall’Izoard è vastissimo. Ancora più impressionante è il tratto successivo, attraverso la Casse Déserte: un desolato, ripido pendio di detriti da cui si innalzano torri, guglie, pinnacoli di roccia. Uno spettacolo inquietante ma ricco di fascino, da osservare con calma, fermandosi presso il monumento che ricorda Fausto Coppi e Louison Bobet (queste rampe hanno visto epiche sfide tra i ciclisti del Tour de France), oppure poco più avanti, in un panoramico piazzale che domina la Casse Déserte.
Più in basso ecco la larga valle di Brunissard e Arvieux, una delle tante in cui si ramifica il Queyras, e che da sola meriterebbe una vacanza. Anche il visitatore di passaggio non può mancare una sosta al punto vendita di L’Alpin chez Lui, una cooperativa che da diversi decenni produce giocattoli in legno, o alla Fromagerie d’Arvieux, nel centro del paesino dominato da una chiesa gotica del XVI secolo.
Pochi chilometri più avanti si giunge sulla strada principale del Queyras, che risale lungo la Guil: la valle è sbarrata dall’antico Fort Queyras, più volte trasformato nel corso dei secoli (purtroppo visitabile solo in estate). Poco oltre, al bivio di Ville-Vieille, ecco il moderno edificio della Maison de l’Artisanat: qui gli artigiani del Queyras espongono i loro prodotti, offrendo ai visitatori un rapido colpo d’occhio e innumerevoli possibilità di acquisto (mancano meno di due mesi a Natale…). Ma chi dispone di più tempo può raccogliere gli indirizzi e poi visitare direttamente i laboratori artigianali, sparsi tra gli otto comuni che costituiscono il Parc Naturel du Queyras: un parco regionale assai attento a valorizzare e proteggere non solo l’ambiente naturale, ma anche la cultura locale e le produzioni tipiche.
Proseguendo lungo la valle della Guil, i lariceti che ammantano i pendii diventano un elemento essenziale del paesaggio. Eppure nella vicina Aiguilles non sembra di essere a 1470 metri di quota: piuttosto l’impressione è di essere capitati in un ricco paesello della campagna francese. Belle dimore d’inizio secolo, parchi con grandi latifoglie dai rossi colori autunnali, persino una curiosa villetta tutta in ferro, opera di Gustave Eiffel (non visitabile e non segnalata): dopo l’incendio del 1829 molti abitanti emigrarono nell’America del Sud, e i pochi che riuscirono ad arricchirsi fecero costruire questi piacevoli palazzotti.Nulla del genere nella vicina Abriès (1550 m): qui molti edifici vennero distrutti dai bombardamenti del 1944, e le uniche testimonianze del passato sono la parrocchiale e una parte del vecchio borgo. Ma il paese ha ripreso vita grazie al turismo a partire dagli anni ’60: piste da sci ben mimetizzate nell’ambiente per l’inverno, scialpinismo in primavera, escursioni a piedi e in mountain bike per l’estate e l’autunno… In verità a fine ottobre il paese offre un volto fin troppo silenzioso e tranquillo, senza le folle di escursionisti estivi; ma qualche alberghetto e alcuni negozi sono ancora aperti. Soprattutto è aperto il vicino campeggio, disposto lungo il torrente, ai piedi di un vasto lariceto, ideale per la sosta di camper e roulotte. Chi viaggia con la tenda deve invece sapere che in questa stagione la temperatura di notte scende sotto zero: meglio cercare una più calda sistemazione 3 chilometri più avanti, al gîte d’étape di Ristolas.

Ristolas e Abriès
Una bianca chiesetta e poche grandi case dai lunghi balconi in legno e dai tetti aggettanti: Ristolas (1604 m) è il comune meno popolato del Queyras, ma con il territorio più esteso. La curiosa architettura moderna – ma con qualche elemento della tradizione – è frutto del piano di ricostruzione dopo i bombardamenti del 1944 e l’alluvione del 1957. Proprio uno di questi edifici ospita il Queyr’ de l’Ours, che è assieme albergo a due stelle e gîte d’étape: dispone quindi anche di camerette con letti a castello stile rifugio, adatte agli escursionisti di passaggio che percorrono a piedi o con gli sci gli itinerari della Grande Randonnée (GR). Una struttura ricettiva assai diffusa sulle Alpi francesi e in Queyras, dove transitano i noti GR 5 e GR 58. Ma solo in qualche caso il posto tappa è stato allestito presso un albergo, offrendo così nella stessa struttura sistemazioni a prezzi differenti ma sempre confortevoli.
In più, il gestore del “Queyr’ de l’Ours” è anche guida naturalistica, prodigo di informazioni sui sentieri della zona e disposto ad accompagnare gruppi di turisti per osservare la natura del parco: camosci, stambecchi, e ovviamente la Flambée des Mélèzes.
Una delle escursioni più lunghe e affascinanti si snoda nel lungo e selvaggio vallone del Torrent de Segure, proprio alle spalle di Ristolas. Ma per osservare i dorati larici autunnali è sufficiente muoversi (anche in mountain bike) lungo il pianeggiante tracciato della pista di fondo che costeggia la Guil, oppure salire sui rilievi che sovrastano il campeggio. La passeggiata sul tracciato del GR 58 che da Abriès conduce al vallone di Valpréveyre, attraverso il Bois de la Brune, offre un incontro con lariceti bellissimi. E nello stesso bosco si snoda a saliscendi, tra Le Roux e Valpréveyre, anche una pista forestale ideale per le bici. In questa stagione è facilissimo distinguere i larici dalle altre conifere: pini e abeti non perdono gli aghi, e il loro verde cupo spicca nella trama dorata dei larici. E presto si scoprirà come a seconda della quota o dell’esposizione cambiano le tinte di questi ultimi: dal verde ancora tenero di quelli meglio esposti al sole, al verde-giallo che annuncia l’imminente trasformazione, fino all’arancio via via più intenso e alle brune tonalità degli aghi prossimi a cadere.
Per osservare i mutamenti dei colori, dunque, non è necessario accamparsi per due settimane in un angolo di bosco; è sufficiente effettuare un’escursione ad anello che tocchi quote ed esposizioni diverse, come quella che vi proponiamo nel riquadro, lunga ma davvero bella e panoramica: i sentieri sono ben segnalati, e con una mappa IGN scala 1:25.000 e un po’ di allenamento non vi sono problemi. I meno allenati potranno invece percorrere con un mezzo motorizzato la strada che da Abriès sale lungo il Torrent de Bouchet conducendo alla borgata Le Roux e a Valpréveyre, ormai utilizzato solo come alpeggio estivo, con un’area da picnic sullo sfondo del Bric Bucie.
Infine non si può dimenticare la meta più classica della zona: da Ristolas si continua sulla strada asfaltata lungo la Guil che tocca la Monta, l’Echalp e nella valle sempre più stretta raggiunge il ponte presso la Roche Ecroulée (1776 m): subito dopo il roccione si trova un vasto parcheggio, affollato d’estate e quasi deserto in autunno. Con una coraggiosa decisione, il Parc du Queyras ha chiuso al transito motorizzato i successivi 6 chilometri di strada sterrata, che sono diventati un tracciato ideale per la mountain bike e per facili gite a piedi: la meta è il Belvédère du Viso (2133 metri, un’ora e tre quarti), che offre lo scorcio più bello sul Monviso dal versante francese.
Per i turisti più pigri (quelli che salivano in auto fino al noto belvedere) è stata segnalata una breve passeggiata: dalla Roche Ecroulée un bel sentiero conduce in 10 minuti al Petit Belvédère du Viso, meno famoso del precedente, ma pur sempre piacevolissimo. Da questo piccolo belvedere parte il Sentier écologique du Pré-Michel (un sentiero autoguidato descritto nell’opuscolo Sous le ciel du Viso), ed è anche possibile ricollegarsi alla pista che sale al grande belvedere. Un binocolo è d’obbligo, non solo per vedere da vicino il Monviso, ma anche per avvistare camosci o stambecchi, assai frequenti in questo settore del parco, dove è in corso di istituzione una riserva naturale.
Insomma, se a prima vista l’idea di un soggiorno di una settimana in occasione della Flambée des Mélèzes poteva sembrare azzardata o esagerata, dopo qualche giorno di escursioni nell’alta valle della Guil si scoprirà che anche (o soprattutto) in tardo autunno queste montagne offrono molte opportunità e uno spettacolo affascinante.
Dopo questa esperienza, si potrà cercare ancora la Flambée des Mélèzes in qualcuna delle nostre valli l’anno prossimo: non avremo un albergatore che ci informa del periodo migliore, faticheremo a trovare un campeggio o un albergo aperto. Ma capiterà d’incontrare nel Parco del Gran Paradiso, sul sentiero che sale nel lariceto sopra Ceresole Reale, un gruppetto di turisti olandesi che chiederanno stupiti come mai non vi siano folle di escursionisti ad ammirare lo spettacolo.

L’Anello dei larici
Dislivello: 900 – 1100 metri.
Tempo complessivo: da 6 a 7 ore e mezzo (data la brevità delle giornate autunnali, bisogna partire all’alba o scegliere la salita più breve da Ristolas, sul GR 58).
Dal caravaneige (campeggio) di Abriès si attraversa il ponticello che conduce sull’altra sponda del Guil. Si va a sinistra, costeggiando il torrente sul tracciato della pista da fondo invernale. In vista di Ristolas, una breve salita porta al ponte sul Torrent de Segure e tra le case del paese (1640 metri, tre quarti d’ora). Raggiunto l’albergo Au Queyr’ de l’Ours si va a sinistra, sulla via che attraversa il Guil e la carrozzabile: si continua diritto, per svoltare quasi subito a destra, sul sentiero (segni gialli) che costeggia una canaletta e va verso il cimitero. Prima di raggiungerlo si sale, con qualche svolta, fino a raggiungere l’antico canale che portava acqua ad Abriès (1700 metri circa). Qui si segue il tracciato pianeggiante verso est, contornando due valloncelli: nel secondo (bella cascata) bisogna abbassarsi un poco, guadare, poi risalire al canale; poco più avanti ci si immette su un largo viottolo erboso che sale dolcemente, con lunghi tornanti, su terreno aperto e poi nel lariceto. Da quota 2150 il Monviso appare alla testata della valle, e con una diagonale un po’ più ripida si esce dal lariceto tagliando un valloncello. A quota 2283 si fa l’ultimo tornante a destra, si esce su un bel ripiano erboso, poi con brevi svolte e per la massima pendenza si giunge al ripiano (2400 m) dove si incrocia il GR 58. Si seguono a sinistra i segni bianco-rossi e con poche svolte si giunge sotto la Crête de Peyra Plata: il sentiero taglia in piano ed esce al panoramico crinale (2550 metri, vista su Valpreveyre e sul Bric Bucie). Come suggerisce il toponimo, la cresta pianeggia per più di un chilometro verso ovest, fino alla quota 2584 dove il panorama si allarga su tutto il Queyras.
Si scende quindi lungo il crinale, che cambia nome (Crête de Gilly) e si abbassa decisamente (brevi tratti ripidi e scorci sulle piste da sci di Abriès), fino alla Collette de Gilly (2366 metri, 4 ore, cartelli; fin qui si può arrivare in 2 ore e mezzo da Ristolas, sul GR 58, con percorso più breve ma meno panoramico).
Si segue il sentiero che scende sulla destra verso est, entrando in diagonale nel vallone dell’Urina, dalla tipica forma glaciale. Con una svolta a sinistra ci si abbassa decisamente a un ripiano di pascoli: qui si trascura il sentiero per il Colle d’Urina, continuando a scendere nel lariceto, via via più fitto, e poi in una larga fascia senza alberi. Tralasciando i primi cartelli e segni gialli a sinistra, si seguono i segnavia bianco-rossi verso nord, fino a trovare la deviazione a sinistra del GR 58: seguendo un tracciato orizzontale si procede nel fitto bosco verso ovest, uscendo su una strada forestale (un?ora e un quarto, cartelli). Qui un ramo del GR 58 scende verso Le Roux, mentre il nostro percorso continua in piano, sul sentiero che si tiene a monte della strada e poi la raggiunge. Si segue il pianeggiante stradello per 10 minuti (scorci su Le Roux): dopo due panchine poste in posizione panoramica, si lascia la strada per scendere a destra (cartelli) in diagonale, sempre nel fitto lariceto. Si incrocia lo sterrato e si scende ancora, uscendo su un sentiero orizzontale che con un paio di svolte si abbassa a un viottolo.
Si continua ora verso sud, su un piacevole percorso pianeggiante, lungo un antico canale di irrigazione. Il bosco di larici si apre infine nelle prime radure da cui appaiono le case di Abriès: al bivio segnalato si va a destra, e con brevi tornanti (pilone votivo) si scende alla parrocchiale gotica (1543 metri, un’ora e mezzo). Pochi passi sulla strada conducono al campeggio.

PleinAir 327 – ottobre 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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