Fratelli di Germania

Jakob e Wilhelm Grimm firmarono una raccolta di fiabe che dopo quasi due secoli mantiene intatta la sua mondiale popolarità. Scopriamone la storia e i personaggi in un viaggio lungo la parte meridionale della Strada delle Favole.

Indice dell'itinerario

C’era una volta… Nella nostra infanzia, queste magiche parole annunciavano l’inizio di meravigliose favole che ci avrebbero fatto scivolare dolcemente nel sonno dopo aver ascoltato le vicende di personaggi come il furbo Pollicino, la timida Biancaneve e i suoi Sette Nani, i piccoli Hansel e Gretel imprigionati dalla strega cattiva. Era un mondo di favolosi castelli, capanne sperdute in boschi intricati, coraggiosi principi che giungevano in sella a un cavallo bianco, specchi e animali parlanti: un mondo in cui i buoni vincevano sempre o quasi, e i cattivi ricevevano la giusta e spesso truculenta punizione per le loro malefatte.
Per rivivere l’atmosfera di quelle storie facciamo rotta verso la Germania in un itinerario ispirato ai fratelli Grimm, i celeberrimi favolisti tedeschi che nella prima metà del XIX secolo diedero alle stampe una collezione di racconti presto divenuta un caposaldo della letteratura per l’infanzia e non solo. Nati ad Hanau da una famiglia agiata, Jakob nel 1785 e Wilhelm nel 1786, ancora bambini i Grimm si trasferirono a Steinau; studiarono a Kassel e a Marburg e, dopo alcuni anni a Göttingen, si stabilirono a Berlino dove trascorsero gli ultimi anni. A Kassel furono responsabili della biblioteca regionale dell’Assia e qui si ebbe gran parte della loro produzione, con la stesura della prima grammatica e del primo vocabolario della lingua tedesca e con la raccolta delle fiabe conosciute in tutto il mondo: per quest’ultimo lavoro si ispirarono a narrative spesso tratte dal folklore, provenienti da più fonti orali delle quali la principale fu Dorothea Viehmann, figlia di un oste. Di lei si ricorda quest’anno il duecentocinquantesimo anniversario della nascita insieme al trentesimo della Deutsche Märchenstraße, la strada delle favole che, attraversando boschi e fiumi della Germania centro-settentrionale, tocca la maggior parte dei luoghi in cui vissero i due fratelli e quelli in cui sono ambientati molti dei loro racconti più famosi.

Memorie d’infanzia
La città natale dei Grimm, Hanau, è la prima tappa del nostro itinerario, a una ventina di chilometri da Francoforte sul Meno. Buone possibilità di parcheggio si trovano lungo le strade che sfociano sulla Gärtnerstraße nei pressi della Wallonisch-Niederländische Doppelkirche, edificata all’inizio del Seicento: dopo l’ultima guerra la chiesa olandese è stata ricostruita nella sua forma originaria di dodecagono che ingloba all’interno i ruderi di quella vallone, un tempo a forma di ottagono, accostando volutamente i due edifici per simboleggiare l’unità religiosa. Al centro della vicina Marktplatz, la città ricorda i Grimm con un imponente monumento di fronte al palazzo municipale: Wilhelm, seduto con un libro aperto sulle ginocchia, guarda in lontananza mentre Jakob è in piedi accanto al fratello con il braccio teso sulla spalliera della sedia e gli occhi rivolti sul libro. Risalendo la Hammerstraße e la Marktstraße tra numerosi negozi si giunge nella piccola e silenziosa piazza dell’Altstädter Markt abbellita dalla Deutsches Goldschmiedehaus, edificio del XVI secolo utilizzato come municipio fino al 1900; distrutto anch’esso dai bombardamenti, è stato ricostruito e attualmente è sede di una società di oreficeria che ospita preziose collezioni esposte al pubblico. L’autostrada A66 in direzione Fulda ci porta rapidamente a Gelnhausen, una bella cittadina vicina al fiume Kinzig che sembra il fondale di una rievocazione storica ambientata nel Medioevo. Evitando di inoltrarsi in centro con il v.r., conviene fermarsi lungo la Barbarossastraße alle cui spalle, svoltando per Burgstraße, si trovano le rovine del Kaiserpfalz, residenza imperiale di Federico I di Hohenstaufen che nel 1170 fondò questo centro riconoscendogli lo status di città franca: oltre ad alcune sale, del palazzo restano i muri perimetrali con le grandi finestre ad arco che fanno da quinta al nucleo antico. Quest’ultimo si raggiunge percorrendo preferibilmente la Schmidtgasse, una strada in salita che man mano si apre sulla scenografica Unter Markt, una piazza contornata da colorate case a graticcio (la lavorazione chiamata in tedesco Fachwerk) e dominata dalle alte guglie della Marienkirche in arenaria rossa. Una deviazione a destra porta alla Hexenturm che, costruita nel 1400 per scopi difensivi, fu usata come prigione nel periodo della caccia alle streghe; le visite guidate a pagamento conducono dai sotterranei alla sommità della torre, dopo aver attraversato diversi piani nei quali sono esposte macchine da tortura. La passeggiata prosegue tra numerosi negozi, bar, gelaterie e angoli pittoreschi abbelliti da sculture e antichi edifici elegantemente decorati, in un percorso che attraversando la Obermarkt – dove hanno sede il municipio e l’ufficio turistico – giunge fino allo Stadtgarten, il giardino pubblico dal quale si gode un’ampia vista della città.
Steinau, la città dell’infanzia dei Grimm, è costeggiata in tutta la sua lunghezza dal Kinzig; all’ingresso dell’abitato basta seguire la segnaletica specifica per trovare i parcheggi riservati ai camper. Il centro è tagliato in due dalla Brüder-Grimm-Straße, sulla quale si aprono molti locali un tempo stazioni di posta e oggi adibiti a bar, ristoranti e negozi di souvenir. Nella Marktplatz si trovano il palazzo municipale del 1561 e una bellissima fontana le cui sculture ricordano alcuni racconti dei due favolisti. Alle spalle si erge il castello cinquecentesco, dimora dei conti di Hanau: un imponente pentagono irregolare, circondato da un fossato, al cui interno è possibile visitare il teatro delle marionette. Lungo la strada principale, al civico 80, c’è la casa in cui i Grimm abitarono alla fine del Settecento: l’elegante edificio rinascimentale presenta un torrione cilindrico ai lati del quale si aprono numerose finestre ornate dalle silhouette dei componenti della famiglia. Attualmente la struttura ospita un museo che conserva stampe, ritratti ed elementi d’arredo originali.

Nella terra di Cappuccetto Rosso
Dalla A66 imbocchiamo la A7 e poi la A5 in direzione di Marburg per raggiungere Alsfeld. La città conserva ancora intatto il suo centro medioevale: a quell’epoca risale infatti il municipio isolato nel cuore della grande Marktplatz, uno dei più belli e famosi della Germania, costruito con grosse travi in legno. Alla sua sinistra la Weinhaus, adibita originariamente a cantina; sulle mura esterne si nota l’anello al quale venivano legati ed esposti alla berlina i colpevoli di reati comuni. Chiudono la pittoresca scenografia la cinquecentesca Hochzeitshaus, ovvero la casa degli sposalizi (una delle poche costruite in pietra) che serviva per balli e ricevimenti, e la Stumpf edificata nel 1609 dal borgomastro Jost Stumpf, il cui ritratto scolpito e dipinto in vivaci colori spicca all’angolo del palazzo. Le ricche decorazioni in legno intagliato caratterizzano questo e altri edifici, a testimonianza di un’abilità artistica lungamente coltivata, sono oggetto di una capillare azione di tutela per la quale l’amministrazione cittadina ha ricevuto anche un premio dal Parlamento europeo. Lungo le strade che convergono sulla Marktplatz sono una trentina le antiche dimore che arricchiscono il nucleo storico; tra queste spicca sulla Rittergasse la maestosa Neurath-Haus, una costruzione a quattro piani con un elaborato portone d’ingresso e finestre che aprono su facciate arricchite da splendidi disegni; accanto, la sede dell’ufficio turistico e del museo regionale dei costumi. Altre emergenze sono le fontane medioevali una delle quali, nei pressi della Kirchplatz, è intitolata alla Guardiana delle Oche, protagonista dell’omonima favola. La statale B254, in direzione nord, ci conduce a Ziegenhain e a Treysa, due borghi che con altre frazioni minori formano la città di Schwalmstadt. Siamo nella regione del fiume Schwalm, in una pianura circondata da colline boscose che, oltre all’amenità dei luoghi e alle bontà gastronomiche, deve la sua importanza anche ai tipici abiti tradizionali: osservando il copricapo vermiglio a forma di piccolo cilindro, indossato dalle donne nubili insieme ad ampie e corte gonne con decorazioni scarlatte, non si potrà fare a meno di pensare a Cappuccetto Rosso. L’occasione per ammirare i costumi in tutto il loro splendore è data da due feste che ogni anno attirano migliaia di visitatori, la Salatkirmes di Ziegenhain la seconda domenica dopo Pentecoste e la Hutzelkirmes di Treysa nel secondo weekend di agosto. A Ziegenhain è inoltre possibile visitare il museo cittadino in cui sono esposti abiti d’epoca, ambientazioni di case contadine e una preziosa raccolta di ricami a tessitura. La parte più antica dell’abitato è racchiusa entro il perimetro della fortezza del XVI secolo, che venne distrutta da Napoleone: oggi ne restano solo un’ala (trasformata in istituto di detenzione) e il fossato romboidale.
La pittoresca Treysa è tutta raccolta intorno alla Marktplatz sulla quale si trovano la Rathaus, alcune case a graticcio e la fontana di Johannismännchen; alle spalle le rovine della Totenkirche, basilica a tre navate del XIII secolo. L’ufficio turistico fornisce informazioni sull’area per camper, in verità un po’ discosta dal centro.

La capitale della fiaba
Prendiamo ora la A49 che in una sessantina di chilometri ci porta a Kassel. Oltre la metà della superficie urbana, ridisegnata nel dopoguerra, è attrezzata a verde pubblico; l’isola pedonale in centro (la prima in Germania, istituita nel 1953) preclude però l’accesso e la possibilità di trovare parcheggi, più disponibili lungo le strade limitrofe. Jakob e Wilhelm Grimm lavorarono per circa trent’anni in questa città, che oggi li ricorda con il museo istituito nel barocco Palais Bellevue: lettere, manoscritti, prime edizioni, quadri e arredi testimoniano l’opera e la vita quotidiana dei due fratelli, mentre all’ultimo piano i più piccoli possono interpretare i personaggi delle fiabe indossandone i panni. A pochi isolati è ubicato l’imponente palazzo municipale, mentre i monumenti più rilevanti si trovano ai margini dell’abitato e per raggiungerli bisogna imboccare la lunga e dritta Wilhelmshöher Allee fino al parco omonimo. Le strade interne di questa immensa area verde portano alla romantica rocca del Löwenburg, con la splendida raccolta di armature medioevali originali, e all’austero castello di Wilhelmshöhe con fastose stanze di rappresentanza; attraverso il Teufelsbrücke, il ponte del diavolo, si giunge alla monumentale scultura dell’Ercole, emblema cittadino. Da questa struttura ottagonale partono gli elaborati giochi d’acqua delle cascate che, dopo un salto di ben 250 metri, vanno a colmare i laghetti sottostanti.
Per un’altra tappa nella fiaba occorre seguire la statale B83 in direzione Hannoversch Münden, raggiungendo il castello della Bella Addormentata nel Bosco a Sababurg. Al centro di una riserva naturale, la fortezza eretta nel 1334 è stata parzialmente restaurata e adibita ad albergo: di notevole bellezza i giardini nei quali, tra un’ordinata selezione di alberi e piante, spiccano folti cespugli di rose come quelle che vegliavano il sonno fatato della principessa.
Tornati sulla A7 ci portiamo ad Hannoversch Münden, dove i fiumi Werra e Fulda si uniscono dando origine al Weser. Nel Medioevo la città, per la favorevole posizione, divenne un importante nodo commerciale; oggi è giustamente famosa per la presenza di centinaia di case a travature di legno che non si finirebbe mai di ammirare per quanto sono ricche di elaborati disegni geometrici dai vivaci colori. La notorietà di questo centro è dovuta anche al dottor Eisenbart, un contestato oculista che, pur non laureato, per primo operò la cataratta alla fine del 1600: il singolare personaggio, soprannominato Barba di Ferro, rivive nelle rappresentazioni estive oltre ad essere ricordato da una piccola statua lignea sul prospetto della sua casa, in Lange Straße 79 (al 20 della stessa strada vale la visita un’antica farmacia). Un’effigie del medico si trova anche fra quelle del carillon animato che ogni giorno alle 12, alle 15 e alle 17 suona le ore sopra il portale d’ingresso del palazzo comunale. Per agevolare la visita alle strutture più significative, quasi a ogni incrocio sono presenti dettagliati segnali che indicano monumenti quali la Küsterhaus, la Blasiuskirche e la torre gotica del castello. In centro, inoltre, è situato un complesso di sei fontane i cui giochi d’acqua e sonori possono essere attivati telefonicamente. Da non perdere infine il giro in battello che, attraversando un sistema di chiuse, si sviluppa lungo tutti e tre i fiumi. Irresistibili melodie
Göttingen è una prestigiosa città universitaria (vi ha studiato, fra gli altri, il cancelliere Gerhard Schröder); il centro storico, interdetto ai veicoli, è circondato da un anello stradale con numerosi parcheggi. I palazzi più antichi, come la Junkernschänke e la casa di Abel Bornemann, si trovano lungo le vie d’accesso alla Marktplatz: entrando nella piazza si nota sul selciato una targa in ottone che segnala il punto strategico dal quale si possono abbracciare con un unico sguardo le quattro chiese cittadine. Qui affaccia l’Altes Rathaus, con una bella sala del XIX secolo, mentre a lato sorge un’altra statua della Guardiana delle Oche, simbolo di Göttingen e dei neolaureati che usano baciarla sulla guancia dopo aver superato l’esame finale.
Procedendo verso nord si toccano altri centri che non sono legati alle vicende dei Grimm, ma che offrono in ogni caso l’opportunità di una visita interessante. La statale B80, fiancheggiata da una pista ciclabile, costeggia il Weser fino ad arrivare alla stazione termale di Bad Karlshafen, fondata nel 1699 per ospitare gli Ugonotti fuggiti dalla Francia: la loro storia è ricordata nel museo locale e d’estate rievocata da rappresentazioni in costume. Si prosegue per Höxter, ammirando lungo la Marktstraße una serie di palazzi ricchi di scritte gotiche dorate e di mille intarsi multicolori che gareggiano tra loro in bellezza; dalla turrita Rathaus, passando sulla Westernbachstraße, si trovano altre antiche e splendide costruzioni con soggetti che ricordano, tra i molti, persino i Lanzichenecchi e la storia di Adamo ed Eva. Bodenwerder è invece la patria del celebre barone di Münchhausen, le cui storie surreali furono raccolte da Rudolf Erich Raspe e pubblicate nel 1785: oltre alle rievocazioni estive, numerosi monumenti ricordano le mirabolanti imprese – a volte inventate di sana pianta, come il viaggio verso la Luna cavalcando una palla di cannone – di questo signorotto realmente esistito.
Venti chilometri sulla B83 ci separano dall’ultima tappa di questa nostra biografia letteraria itinerante: Hameln, la città del Pifferaio Magico. In tutto il centro storico si trovano, fantasiosamente colorate, le riproduzioni in plastica dei topi incantati dalle melodie del misterioso flautista, ma qui ogni angolo ricorda l’antica leggenda con insegne, fontane e statue dedicate a quel personaggio che nel 1284 apparve in città proponendo, dietro compenso, di liberarla dai fastidiosi roditori; al positivo effetto non corrispose però il giusto pagamento, ed egli si ripresentò facendo suonare il magico flauto con il quale stavolta attrasse tutti i fanciulli, che scomparvero così dalla città.
Per una passeggiata nella parte antica, restaurata alla fine del secolo scorso, la miglior guida sono le sagome di bianchi topini impressi sul selciato, che conducono ai monumenti più rilevanti. Sulla Osterstraße risalta lo stile rinascimentale del Weser, particolarmente apprezzabile in alcuni edifici di gran pregio: la Rattenfängerhaus ovvero la casa dell’incantatore di ratti, la sede canonicale Stiftsherrenhaus, la Leisthaus e la Hochzeitshaus. Altre evidenze come la Dempterhaus e la Bürgerhaus (la casa dei cittadini, dove un tempo si produceva birra) si trovano lungo il percorso ad anello che abbraccia quasi per intero il centro storico.
Ma la vera attrazione dell’estate di Hameln è la rappresentazione teatrale che si tiene ogni domenica a mezzogiorno, da maggio a settembre, sulla terrazza antistante la Hochzeitshaus: un’ottantina di attori, soprattutto bambini, mettono in scena la favola del Pifferaio Magico in uno spettacolo facilmente comprensibile anche se in tedesco. Osservando i piccoli che si allontanano seguendo il suono del flauto, più d’uno stringerà la mano del proprio bimbo per essere sicuro che non sfugga… ma basta ricordare che questa è una favola e che – come sempre o quasi accade nelle favole – tutti vissero felici e contenti.

PleinAir 396/397 – luglio/agosto 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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