Forti di natura

A sud del Po e di Piacenza, un ben conservato sistema di castelli, rocche e fortificazioni ci riporta agli albori del Medioevo. Un piccolo viaggio nella storia, ma anche nell'ambiente e nelle tradizioni di una terra di confine, che sa come offrire al pleinair le sue mete e la sua ospitalità.

Indice dell'itinerario

Non è Lombardia, anche se dista meno di 50 chilometri da Milano. Non è Liguria, anche se il punto più meridionale del suo territorio si trova a meno di 30 chilometri in linea d’aria dal Golfo di Genova. E non è forse nemmeno Emilia, perché molti aspetti culturali e diverse consuetudini sono riconducibili alle province di Cremona e Pavia. Il Piacentino è insomma una terra di confine tra l’Appennino e il Po, che ha fatto propri usi e consuetudini di tre regioni.
Piacenza fu fondata dai Romani nel 218 a.C., probabilmente su un preesistente insediamento celtico, e si dice che debba il suo nome al verbo placere, anche se qualcuno afferma che derivi da una parola greca che significa “nella pianura”. Dalla seconda metà del XIII secolo le frequenti lotte per il potere e l’amministrazione del territorio fecero sì che diverse famiglie guelfe e ghibelline si dessero il cambio ai vertici della comunità: i Visconti, i Fontana, i Fulgosi tra le prime, i Landi e gli Anguissola tra le seconde. Nel 1545 la città divenne capitale del Ducato di Piacenza e Parma controllato dai Farnese, poi dal 1732 al 1859 fu dominio borbonico.
Dal XII al XVIII secolo, soprattutto nel territorio pedecollinare a sud del capoluogo, vennero edificati numerosi palazzi, torri, castelli e roccaforti con cui i nobili casati ostentavano ricchezza e ribadivano il proprio potere. Spesso queste dimore sorgevano sulle rovine di edifici precedenti, come nel caso del Palazzo Farnese di Piacenza che ha coperto i resti della Cittadella Viscontea, in parte visibile ancora oggi, fatta costruire da Galeazzo Visconti nel 1352 e munita di quattro torri angolari. Di tali costruzioni, perlopiù distribuite in una fascia pedecollinare larga una ventina di chilometri che attraversa longitudinalmente tutta la provincia, ne rimangono oggi una ventina, anche se alcune non sono visitabili perché in precarie condizioni: sono in effetti nove i castelli più interessanti, sia per la loro valenza storica che per l’ottimo stato di conservazione e i sapienti restauri. Le distanze fra l’uno e l’altro sono decisamente modeste, da un minimo di 10 a un massimo di 30 chilometri circa, e una chiara segnaletica guida comodamente il viaggiatore fino alla meta, dove si trova immancabilmente un parcheggio in cui trovano approdo anche i camper. Non da ultimo, buona parte di queste strutture sono lo scenario di manifestazioni quali mostre, mercati e altri eventi che riportano in vita episodi storici e usanze di corte.

 

Di corte in corte

La Rocca d'Olgisio sorge isolata nella campagna a pochi chilometri da Pianello Val Tidone
La Rocca d’Olgisio sorge isolata nella campagna a pochi chilometri da Pianello Val Tidone

La Val Tidone, la più occidentale del Piacentino, è il punto di partenza del nostro itinerario. Dal paese di Pianello Val Tidone, facilmente raggiungibile dall’uscita di Castel San Giovanni sulla A21, si continua su una rotabile secondaria verso sud fino a raggiungere, in circa 6 chilometri praticamente tutti in salita, la Rocca d’Olgisio. In cima a un colle che domina una valle ricca di corsi d’acqua, quasi incastonata nella roccia a presidio delle valli dei torrenti Tidone e Chiarone, è una delle più antiche e suggestive rocche piacentine, racchiusa da ben sei ordini di mura di grande spessore. Nel XIV secolo venne donata da Gian Galeazzo Visconti al condottiero Jacopo Dal Verme, valoroso vincitore della battaglia di Alessandria contro milizie francesi. La fortezza, all’interno della quale è possibile anche pernottare, ha una pianta irregolare con il mastio suddiviso in vari locali comunicanti tra loro e un piccolo loggiato cinquecentesco. All’esterno si possono visitare le grotte del Cipresso e quella dei Coscritti, rifugio dei renitenti alle leve napoleoniche.
Tornati a Pianello, in meno di 20 chilometri attraverso Casaleggio e Castano ci portiamo ad Agazzano nella valle del torrente Luretta, affluente del Tidone. Rocca e castello sono i capisaldi del borgo costruito nel XIII secolo, antica proprietà della famiglia Scotti: la rocca si affaccia su un cortile molto suggestivo e rappresenta una felice sintesi tra l’architettura difensiva medioevale e la residenza signorile del Rinascimento, mentre il castello, trasformato in tranquilla dimora nobiliare alla fine del XVII secolo, è arredato con mobili d’epoca e ricco di preziosi affreschi.

 

Il castello di Rivalta

Il castello di Rivalta Trebbia è annunciato dal profilo slanciato del torresino che sormonta il più antico mastio
Il castello di Rivalta Trebbia è annunciato dal profilo slanciato del torresino che sormonta il più antico mastio

Un altro breve spostamento ci porta, passando per Gazzola, in riva all’ampio greto del Trebbia per la terza tappa, il castello di Rivalta. Citato in documenti ufficiali già a partire dalla prima metà dell’XI secolo, è oggi una sontuosa residenza nobiliare circondata da un magnifico parco, che annovera fra gli ospiti abituali i componenti della famiglia reale d’Inghilterra. L’edificio si preannuncia con il profilo del torresino, sistemato sulla sommità della torre cilindrica che sovrasta l’intero complesso e che fu costruita nella seconda metà del ‘400 da Pietro Solari (altrimenti noto per aver progettato varie costruzioni difensive del Cremlino di Mosca). Molto interessante è la visita del salone d’onore, della sala da pranzo, delle cantine, delle prigioni, della torre e della sala delle armi; ci sono anche un museo permanente del costume militare e dodici camere di lusso nel borgo, che comprende abitazioni e ambienti di servizio. Sull’altra sponda del Trebbia, tagliando la statale 45 che da Piacenza scende fin quasi a Genova, incontriamo Grazzano Visconti e il suo castello.

 

Il borgo di Grazzano Visconti

Uno scorcio del borgo di Grazzano Visconti
Uno scorcio del borgo di Grazzano Visconti

Qui le valenze più significative non si trovano all’interno ma nel giardino e nel parco, dove è possibile regalarsi una deliziosa passeggiata fra arte e natura scoprendo un platano ultracentenario, bellissimi esemplari di cedri del Libano, il parterre all’italiana con il roseto, le statue, le splendide fontane, il labirinto. Voluto all’inizio del ‘900 dal duca Giuseppe Visconti di Modrone, il parco vuole affermare il principio romantico che identifica la bellezza con la verità. Attraversato ora il corso del Nure tra Podenzano e San Giorgio Piacentino, ecco profilarsi il castello di Paderna. Da non perdere l’azienda biologica che ha sede nella residenza padronale, con un importante orto-giardino dove si coltivano antiche varietà, e la fattoria didattica in cui si tengono spesso iniziative aperte al pubblico per diffondere la conoscenza della cultura rurale. Il castello, documentato già agli inizi del IX secolo, nel 1453 venne acquisito dalla famiglia Marazzani, assumendo l’attuale conformazione di elegante fortilizio con ampia corte agricola: meritano una visita la torre d’ingresso, il piccolo museo della civiltà contadina, la torre nell’acqua, la chiesa di Santa Maria e il parco.

 

Gropparello

Arco d'ingresso alla corte di Gropparello: l'edificio si raggiunge tramite un sentiero che lo collega all'area attrezzata per camper
Arco d’ingresso alla corte di Gropparello: l’edificio si raggiunge tramite un sentiero che lo collega all’area attrezzata per camper

Per raggiungere la prossima meta, Gropparello, è necessario risalire la collina verso sud per una quindicina di chilometri in direzione di Cimafava, Celleri e infine Sariano; la strada, fin qui quasi rettilinea, poco dopo quest’ultimo villaggio si arrotola in una serie di tornanti per salire al primo parco emotivo d’Italia. Questa infatti è la nuova destinazione d’uso, per così dire, dell’antico e imponente castello, in cui oggi è ambientato il Parco delle Fiabe. Qui vengono allestite e rappresentate favole in costume che hanno per protagonisti i bambini i quali, vestiti con perfette riproduzioni di abiti d’epoca e assistiti dagli animatori, possono riscoprire a Gropparello le tracce del passaggio di fate, folletti, elfi, druidi, streghe. Ad accrescere la suggestione contribuisce l’aspetto dell’edificio, tipico esempio di fortezza collinare situata su un promontorio roccioso del quale segue il profilo irregolare. Dalle sue origini, nel VIII secolo, fu il dominio di numerose casate tra cui i Fulgosi, gli Sforza, i Campofregoso, i Gibelli. Visite guidate si possono effettuare alle sale nobili, ai camminamenti di ronda, al mastio e ai cortili, e anche lungo i sentieri nel bosco circostante.

Tornati indietro a Cimafava, prendiamo a destra per Carpaneto Piacentino e proseguiamo per Castell’Arquato.

 

Da Castell’Arquato a Vigoleno

La rocca di Castell'Arquato
La rocca di Castell’Arquato

La rocca, costruita per volontà di Luchino Visconti fra il 1342 e il 1349, domina il borgo e la Val d’Arda con le sue splendide torri e comprende un recinto inferiore di forma rettangolare disposto su due gradoni e uno più piccolo collocato a un livello superiore. Sovrasta l’intero complesso il mastio (visitabile all’interno), fulcro della difesa urbana e del sistema di sorveglianza dell’intera vallata. Interessante e stimolante, sempre nei locali della rocca, il Museo Multimediale della Vita Medioevale, con moderni allestimenti e filmati che approfondiscono temi quali i mezzi di comunicazione, la tecnica dell’assedio, le leggende dell’epoca. I cinefili ricorderanno che qui sono state girate alcune scene del film Lady Hawke, mentre Dario Fo ha scelto Castell’Arquato per tenere, qualche anno fa, un ciclo di lezioni di teatro. Attraversato l’Arda, una breve strada in salita ci porta allo splendido borgo di Vigoleno sovrastato da un mastio merlato quadrangolare: risale all’XI secolo ed è dotato di una cinta muraria che circonda per intero il piccolo colle. Ci troviamo a 45 chilometri da Piacenza, esattamente al confine con la provincia di Parma, sul crinale che divide la valle dell’Ongina da quella dello Stirone, protetto da un parco fluviale. Il nucleo fortificato, perfetto esempio della logica abitativa del Medioevo, è legato al nome degli Scotti che ne sono stati proprietari fino agli inizi del XX secolo. L’aspetto architettonico del castello rivela alcune influenze toscane, dovute all’impiego di maestranze provenienti dalla Lunigiana. In prossimità delle mura occidentali sorge la chiesa di San Giorgio, risalente al XII secolo.

 

San Pietro in Cerro

Il castello di San Pietro in Cerro
Il castello di San Pietro in Cerro

Per l’ultima tappa del nostro itinerario dovremo compiere lo spostamento più lungo, ma si tratta di soli 30 chilometri: ridiscesi da Vigoleno verso nord, si incrociano la Via Emilia, l’A1 e la linea ferroviaria prima di raggiungere San Pietro in Cerro, a poca distanza da Cortemaggiore. Il castello, fatto erigere da Bartolomeo Barattieri nel XIV secolo, è rimasto di proprietà della famiglia sino al 1993: comprende trenta sale riccamente arredate, due saloni d’onore, le cucine, le prigioni, la ghiacciaia sotterranea e una biblioteca storica di circa 2.000 volumi (consultabili su appuntamento). Nel sottotetto trova spazio il mim, museum in motion, con una collezione di oltre quattrocento opere di artisti contemporanei italiani e stranieri (alcune sculture sono sistemate nel parco) e una sezione dedicata ai pittori di Piacenza. Accanto alla struttura principale, in uno degli edifici della proprietà, è stata recentemente aperta una locanda di charme, alle cui pareti sono in mostra altre opere d’arte.
Da qui, per un veloce rientro o per accedere ad altri itinerari, non dovremo far altro che immetterci sulle vicine autostrade, ma la magia dei castelli del Piacentino, con le loro storie e leggende, ci seguirà ancora per molto.

 

 

 

 

 

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