Fortezze volanti

Dopo quello pubblicato un anno fa (PleinAir n. 312/313), ecco un secondo itinerario alla scoperta delle fortificazioni erette sulle Alpi occidentali. In camper, in mtb e a piedi, un modo diverso di percorrere la strada verso la Provenza per il Colle della Maddalena. Ma anche una indimenticabile lezione sulla stupidità della guerra.

Indice dell'itinerario

Una strada larga e scorrevole risale dolcemente il pittoresco solco della Valle Stura di Demonte, supera in galleria la gola delle Barricate, poi con qualche tornante scavalca la vasta sella erbosa del Colle della Maddalena per scendere nella valle dell’Ubayette e poi nell’Ubaye, verso Barcellonette. La strada segna il passaggio tra le Alpi Cozie (a nord) e le Alpi Marittime (a sud): un confine che non è solo geografico, ma facilmente percepibile nella diversa morfologia dei due versanti, in una varietà di paesaggi davvero affascinante. Eppure oggi la strada non è troppo frequentata dai turisti, mentre è nota agli autisti di Tir e pullman, che qui trovano un passaggio tra pianura padana e Provenza meno trafficato (e più economico) della Costa Azzurra. In fondo non sono che gli eredi dei mercanti e dei pellegrini che fin dall’antichità hanno percorso questa facile via di transito attraverso le Alpi. Ma la regolare pendenza del fondovalle, la percorribilità in tutte le stagioni, la quota modesta del colle (1996 m) hanno fatto della Valle Stura una via di passaggio anche per truppe ed eserciti, fin dall’antichità: Pompeo nel 77 a.C., i Saraceni nel X secolo, Carlo d’Angiò nel 1259, Francesco I che nel 1515 entrò in Italia con un esercito di 12.000 uomini e 72 cannoni. Alla fine del XVI secolo vennero erette da Carlo Emanuele I di Savoia le prime opere di difesa, con il Forte della Consolata di Demonte: ma la fortezza venne espugnata nel 1744 dalle truppe franco-spagnole con pochi giorni di assedio, durante la guerra di successione austriaca. Dopo le campagne napoleoniche aumentò ancora l’importanza strategica del Colle della Maddalena: nella prima metà dell’Ottocento, da una parte i francesi, dall’altra i Savoia eressero possenti opere militari nell’Ubaye e nella Valle Stura. Fortificazioni che nei decenni successivi vennero trasformate per adeguarle alle nuove esigenze belliche e che un secolo più tardi, intorno al 1930, furono affiancate da nuove strutture in cemento: la costruzione della linea Maginot sul lato francese e del Vallo alpino dei fascisti preannunciavano le battaglie e le stragi della seconda guerra mondiale.
Il viaggio, tra vasti e affascinanti panorami, dalla Valle Stura all’Ubaye permette così di osservare, in successione cronologica e con interessanti visite guidate, l’evoluzione nell’arco di un secolo delle architetture militari. E i cannoni, ormai obsoleti ma ugualmente impressionanti, nascosti nelle opere del versante francese, offrono lo spunto per meditare sulle guerre del passato e sulla follia della guerra di oggi.

Il Forte di Vinadio
I turisti che percorrono rapidamente la statale 21 da Cuneo verso il Colle della Maddalena quasi non si accorgono della fortezza di Vinadio: alcune case, i ruderi di una caserma, un breve tratto fra due alti muraglioni, poi il panorama si riapre tra i prati, lasciando alle spalle una delle più interessanti piazzeforti del Piemonte.
Solo i villeggianti, i turisti un po’ curiosi, i camperisti che utilizzano la bella area di sosta disposta proprio lungo le mura, sanno ammirare la possente opera fatta costruire da Carlo Alberto tra il 1834 e il 1847 per sbarrare la Valle Stura, con 1200 metri di mura alte fino a 18 metri. In effetti la fortezza non è molto segnalata, e solo percorrendo a piedi il tratto fra i due muraglioni ci si accorge del portoncino (sempre aperto) che dà accesso al fronte inferiore e al bastione centrale. Un lungo, scenografico porticato in lieve discesa si apre con vaste arcate, scandito dai ripiani con le feritoie che ospitavano i cannoni puntati verso la Francia: gli scivoli a fianco dei gradini servivano a muovere gli affusti. Già questo settore, percorribile anche attraverso i prati che digradano tra le mura fino al campo sportivo, è immenso: ma non è che una parte della fortezza. A monte della statale una passerella dà accesso al Rivellino, da cui un ponte levatoio scavalca il fossato del fronte d’attacco conducendo alla Porta di Francia e alla vecchia Vinadio: solo da questo munitissimo passaggio poteva transitare chi veniva dalla Francia. E proprio qui parte la visita guidata del fronte superiore, tra vaste sale, lunghi camminamenti, aerei spalti e un interessante museo: Tarcisio Degioanni, appassionato accompagnatore, è prodigo di notizie e informazioni sulla fortezza.
Dopo la visita conviene salire alla parrocchiale, che conserva un bel campanile romanico (era previsto il suo abbattimento per costruire il forte) e continuare lungo la via che costeggia gli spalti: in vista della porta superiore si va a destra, salendo tra le case e lungo le mura del Fortino, fino a un piazzale. Qui parte la bella mulattiera che dopo un tornante sale in diagonale verso nord-est, e va a incrociare una strada militare: adatta a bici e robuste auto, sale con molti tornanti (scorciatoie per gli escursionisti) fino al ripiano erboso che ospita le baite e la Batteria Neghino (1210 metri, un’ora e un quarto a piedi). Venne costruita nel 1875, con una curiosa forma ellittica, su un panoramico costone: il vicino rilievo offre una visione aerea sul paese di Vinadio, inglobato dalle fortificazioni. Il sistema difensivo per sbarrare la valle venne completato nel 1885 con le opere della Sarziera, sul lato opposto della valle (raggiungibili in mtb con una lunga e sconnessa strada militare).

Tra le Barricate e Barcellonette
L’incontro con le testimonianze della storia non può far dimenticare le bellezze offerte dalla Valle Stura: 10 chilometri dopo Vinadio è opportuna una digressione a Sambuco, prendendo il secondo bivio a destra (presso l’antica cappella del cimitero) che porta al delizioso paese, disposto sul versante solatio della valle e dominato dalle calcaree pareti del Bersaio. Superati Pietraporzio e Pontebernardo, ecco apparire le Barricate. Conviene fermarsi nel piazzale prima della galleria, per seguire a piedi la vecchia strada e ammirare con calma l’impressionante gola: le Barricate rappresentarono per molti secoli un formidabile sbarramento naturale, finché nel 1744 le armate franco-spagnole non riuscirono ad aggirarle passando tra i pascoli in quota. Al di là della gola la valle si riapre, tra i pascoli di Bersezio (squallidi condomini mai terminati) e di Argentera, per iniziare la salita a tornanti al Colle della Maddalena. I ruderi di Grange e – oltre il colle – gli edifici di Larche, costruiti negli anni Cinquanta, testimoniano le distruzioni della seconda guerra mondiale.
Una breve sosta a Meyronnes permette di osservare dal basso il forte Roche-la-Croix, poi l’Ubayette si inabissa nella gola e la strada raggiunge un bivio a fondovalle: il ramo di destra (per St-Paul-sur-Ubaye) conduce in un chilometro e mezzo alla Ridotta di Berwick, il più antico forte della valle, costruito nel 1708 (privato). Il maresciallo de Berwick fu il primo a notare l’importanza strategica dell’Ubaye: a lui si deve anche la costruzione nel 1707 di un campo trincerato sul dominante ripiano di Tournoux. Poco più avanti, sulla sinistra, una strada sale al tranquillo paesino (1481 m), punto di partenza per osservare il settore più elevato delle fortificazioni di Tournoux. Ma prima è preferibile effettuare la visita guidata, da prenotare a Barcellonette: la strada principale transita proprio ai piedi del Fort de Tournoux, segue l’Ubaye, tocca Jausiers e raggiunge la deliziosa cittadina: il gotico campanile del XV secolo trasformato in torre, le ville in stile eclettico costruite dagli abitanti che avevano fatto fortuna in Messico, un’ampia zona pedonale, i bar all’aperto le danno un’atmosfera mediterranea, nonostante i 1130 metri di quota.

Nel Fort de Tournoux
All’ufficio turistico conviene prenotare, per l’immensa fortezza costruita tra il 1843 e il 1865, la visita guidata di mezza giornata “Pellegrin, Fort moyen e B 12”. Si parte a pochi passi dal campeggio “Champ Feleze”, e si sale a piedi dalla caserma di fondovalle sino al Fort moyen, costituito da un insieme di immensi edifici addossati alla parete, ma separati dalla roccia con larghi corridoi per facilitare il ricambio dell’aria ed evitare l’umidità. Illuminati da una fioca luce, i vasti ambienti ricordano le incisioni del Piranesi. Salendo ancora per scale a chiocciola e aerei spalti si domina la confluenza dell’Ubayette nell’Ubaye, rendendosi subito conto della strategica posizione del forte. Si scende per una panoramica strada, poi si va nel sottosuolo e si percorre la lunga scala sotterranea, illuminata da feritoie, che serve la Batteria 12 e riporta al fondovalle, invisibile dall’esterno (la individuerete dal campeggio solo dopo averla percorsa). Ma la fortezza non finisce qui: addossata allo sperone di roccia, si innalza infatti per 500 metri, con il Forte superiore e la Batteria di Caurres. Anche per questi settori c’è una visita guidata di mezza giornata, che si snoda dentro le due fortezze e in un passaggio sotterraneo. Purtroppo non abbiamo potuto provarla, ma ci siamo consolati con la bella escursione (senza guida, ma con mappa) al Serre de l’Aut, facendo base al villaggio di Tournoux. In totale abbandono e un po’ spettrale, l’edificio del 1890 è posto su una cima da cui si domina a 360° il bacino dell’Ubaye.

I cannoni di Roche-la-Croix
Di certo l’Ouvrage Roche-la-Croix rappresenta l’altra visita guidata da non perdere assolutamente. In questo caso è sufficiente la visita breve (90 minuti), ma per chi viaggia in camper c’è un problema logistico: l’appuntamento viene dato all’area picnic Ancient Camp (1892 m) che si raggiunge con 7 chilometri di sconnessa strada militare, adatta solo alle auto. Per l’avvicinamento bisogna dunque trovare qualche alternativa: un passaggio dall’accompagnatore, oppure la salita in mtb o a piedi, partendo da Meyronnes per ridurre il dislivello. In tal caso si segue il viottolo che scende all’Ubayette, risale con una dura rampa, fa due tornanti e si biforca: in bici si continua sullo stradello, a piedi si sale a sinistra (segnavia giallo-rossi), fino a raggiungere la militare che verso est porta alla zona picnic (un’ora e 45 minuti da Meyronnes). Da questo punto, prima o dopo la visita guidata, conviene salire sullo stradello militare che conduce al Forte superiore, risalente al 1884 e rimasto praticamente intatto con le sue belle architetture (accessibili con prudenza). Invece il Forte inferiore è stato profondamente modificato tra il 1932 e il 1940, durante la costruzione della linea Maginot alpina: alle caserme ottocentesche è stata aggiunta una vasta opera sotterranea, che domina la valle con un possente blocco di cemento armato e acciaio. Al suo interno, un vero labirinto accessibile solo con la guida, sono tuttora celati i cannoni e i mortai che nel giugno 1940 respinsero efficacemente l’avanzata delle truppe mandate da Mussolini. Due di essi sono montati a scomparsa in una possente cupola girevole alta 12 metri, mossa grazie a complessi sistemi meccanici, cremagliere, un contrappeso da 18 tonnellate, che ancor oggi sembrano in perfetta efficienza.

St-Ours-Haut e Virasse
Per chi non riesce a vedere il forte di Roche-la-Croix (e per chi si è appassionato al tema) è consigliabile la visita guidata breve all’Ouvrage de St-Ours-Haut, che sorge sul versante opposto della valle. Saint Ours si raggiunge comodamente con una bella strada di due chilometri (bivio presso Meyronnes). Il forte, ben mimetizzato, si trova un po’ a monte del paese: venne realizzato nel 1931-1936 con 900 metri di gallerie all’interno della montagna, che servono cinque postazioni di cemento armate con mortai tuttora in posizione di tiro; grazie all’opera dell’Association des Fortifications de l’Ubaye è stato rimesso in funzione il generatore che forniva elettricità al complesso sotterraneo.
Per chi ama le lunghe ma agevoli camminate in montagna, c’è invece la bella escursione alle caserme e alla Batterie de Viraysse, la più alta fortificazione delle Alpi occidentali dopo lo Chaberton. Da Saint Ours (1775 m) si segue lo stradello che pianeggia verso est, entrando nel vallone del Pinet: poco prima del rio si prende (cartello) il sentiero che si alza a sinistra e continua sulla mulattiera militare che rimonta a svolte nel vallone, passa il rio a quota 2215, poi continua nel vallone verso sud-est (segnavia) fino alle caserme (2503 m) costruite fra 1887 e 1890. Il sentiero sale ancora al sovrastante Col de Mallemort (2558 m), da cui altri tornanti portano alla Tête de Viraysse (2772 metri, 3 ore e mezzo): le fortificazioni, costruite nel 1885-88, permisero di respingere nel 1940 l’invasione dall’Italia, grazie alla posizione che domina anche i rilievi di Valle Stura e Val Maira: il panorama è ovviamente fantastico.

I bunker del Becco Rosso
A questo punto si può riprendere il viaggio lungo l’Ubaye e la Durance, per raggiungere qualche piacevole meta provenzale. Ma per chi deve tornare verso la Valle Stura ci sono ancora un paio di mete. Poco prima di raggiungere il Colle della Maddalena, si può fare un’escursione a piedi nel Vallone di Lauzanier: l’affascinante paesaggio di questa valle glaciale, costellata di laghi e protetta come riserva naturale, rappresenta un ottimo contrappunto alle visite tra fortezze e segni di sanguinose battaglie. Poi si può continuare fino a Pontebernardo, punto di partenza per l’escursione alle fortificazioni del Becco Rosso, realizzate negli anni ’30 sopra la gola delle Barricate, per evitarne l’aggiramento. Purtroppo qui non ci sono i frequenti segnavia e le dettagliate mappe francesi: ma per chi non è abituato alle escursioni alpine c’è la possibilità di farsi accompagnare. Da Pontebernardo si sale a Murenz (1567 m), con piccoli mezzi lungo lo stradello asfaltato, oppure a piedi sul sentiero GTA. Dal minuscolo borgo si prosegue sul viottolo che si alza un poco, poi pianeggia verso nord-ovest, con scorci sulla sottostante parete delle Barricate. Al vicino bivio si prende a sinistra la mulattiera (GTA) che si alza nel lariceto, prima a tornanti, quindi con una panoramica diagonale, toccando i due bunker del Centro 11 (visitabili). La mulattiera presto esce dal bosco e continua in una bella conca, fino alla sella di quota 2190 (2 ore e mezzo). Alcune tracce in piano verso nord portano agli aerei ingressi della Batteria Becco Rosso: il panorama è vastissimo, ma la cautela è d’obbligo. Infine, sulla strada verso verso Cuneo, resterebbe ancora una meta: la linea difensiva di Moiola, costituita da diversi e interessanti bunker rimasti incompiuti nel 1942. Ma l’accesso è vietato e non vi sono per ora programmi per renderli visitabili.

Pleinair 324/325 – luglio/agosto 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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