Fondo d'alta quota

Passate le feste, gabbati i divieti. Mete facili per lo sci di fondo e a misura di camper, fra l'Alto Adige e il Trentino: sull'Alpe di Siusi, sull'altopiano di Lavazè e al passo di San Pellegrino.

Indice dell'itinerario

Stagione piuttosto sfortunata, quella di inizio 2003, per chi come noi ha sempre preferito i mesi di febbraio e marzo, dalle lunghe giornate tranquille, lontane dal caos natalizio. Su tutte le Alpi centrali non nevicava dai primi di gennaio e la maggior parte delle valli, esposte a mezzogiorno, erano ricoperte da morbidi prati con rare chiazze di neve ormai vecchia. La salvezza stava solo alle alte quote, e qui abbiamo potuto salvare la nostra settimana bianca en plein air.

Alpe di Siusi
Il posto è notissimo, ma non cessa mai di stupirci sia per il sempre maggiore e migliore sviluppo dei percorsi che per l’accoglienza finora riservata ai camperisti, i quali possono pernottare con poca spesa nel vasto parcheggio proprio ai margini dei campi di neve e dell’area inaccessibile ai mezzi a motore. Siamo a 1.800 metri, ma nella tarda stagione le temperature non sono mai troppo rigide; nel caso contrario occorre dormire in basso, ma è una soluzione che crea qualche problema poiché la periferia di Bolzano è una delle più caotiche e inospitali, mentre le strade statali che da essa si dipartono sono prive di spazi di parcheggio (ove esistono, non proibiti) per molti chilometri. Poiché la maggior parte dei turisti che salgono all’Alpe di Siusi arrivano dall’Autostrada del Brennero uscendo al casello di Chiusa, volendo pernottare la cosa migliore è allontanarsi una decina di chilometri verso nord lungo la statale fino a raggiungere la graziosa cittadina di Bressanone e l’accogliente parcheggio del Palazzo del Ghiaccio, in bella evidenza alla periferia del centro storico: una buona occasione anche per trascorrere una serata tutt’altro che noiosa.
Per godere appieno la bellezza del fondo all’Alpe di Siusi occorrono almeno due giorni, dedicando eventualmente il primo alle piste basse (a pagamento). Partendo direttamente dal parcheggio si possono percorrere anelli sempre innevati, scorrevoli e ben battuti per almeno una quindicina di chilometri, così piacevoli che la voglia di ripetere i percorsi o tratti di essi è irresistibile. Nella tarda stagione, poi, è generalmente praticabile a piedi la strada che sale verso le zone alte, a quota 2.000. Una passeggiata di ricognizione nella luce del tramonto è quanto mai piacevole e ha anche il merito di sciogliere i muscoli dopo gli exploit più impegnativi praticati con gli sci ai piedi. Ma anche la serata può rivelarsi assai vivace, visto che le attrattive del posto hanno fatto sì che s’insediasse un ben fornito centro commerciale dove meritano particolare attenzione le numerose attrezzature create per far godere la neve ai più piccini: qualsiasi giovane coppia è in grado di portare con sé in sicurezza e comfort – e senza particolare impaccio – bambini anche molto piccoli, facendoli scivolare allegramente su ogni tipo di percorso. Gli itinerari che si sviluppano oltre quota 2.000 sono di gran lunga i più belli di tutto il comprensorio; si potrebbe andare sia in seggiovia che a piedi, ma la cosa migliore è senz’altro salire con gli sci. Occorre percorrere circa 2 chilometri e mezzo lungo la pista del Campaccio e poi salire lungo quella del Giogo (15 km), dirigendosi verso la sommità della funivia Panorama. Il percorso, dopo una facile salita, si sviluppa sullo stupendo altopiano in infiniti saliscendi che permettono di godere tutte le possibili viste sulle creste spettacolari che svettano a sud e sulle più lontane cime della Val Gardena a nord. L’escursione (non meno di una ventina di chilometri tra andata e ritorno al parcheggio) può essere allungata a piacere, visto che anche le altre piste si sviluppano alle alte quote e la neve è garantita, ma alla fine può risultare piuttosto faticosa, per cui è opportuno – oltre che piacevole – diluirla con diverse fermate: lungo la strada si toccano infatti i punti di arrivo degli impianti di risalita con relativi punti di ristoro, solarium panoramici e altri comfort. Sarà una giornata da ricordare.

Altopiano di Lavazè
Ridiscesi in autostrada e procedendo verso sud, uscendo al casello di Egna-Ora si sale rapidamente in Val di Fiemme e, giunti a Cavalese, s’imbocca la ripida salita che porta ai 1.820 metri del passo di Lavazè. Tutta la zona che gravita attorno alle valli di Fiemme e di Fassa è cosparsa di divieti, motivati probabilmente dal fatto che queste zone – la prima in particolare – sono quanto mai accoglienti e le posizioni di possibile sosta libera talmente invitanti e numerose da rischiare, se non ci fosse un minimo di disciplina, di essere in breve invase da equipaggi stanziali. Non così a Lavazè, soprattutto in bassa stagione, dove si può tranquillamente pernottare nei comodi parcheggi che si trovano ai margini dei campi da sci; qui, inoltre, il fondo regna sovrano (piste a pagamento) e la presenza delle strutture è relativamente trascurabile.
L’altopiano è costituito da un vastissimo comprensorio che tocca nell’ordine, procedendo in senso antiorario, le stazioni di Lavazè (1.820 m), Oclini (1.950 m), Redagno di Sopra (1.556 m), Pietralba (1.520 m) e Nova Ponente (1.359 m). Questi centri sono disposti in circolo lungo un anello stradale piuttosto laborioso, al cui interno sono collegati da una rete di strade di campagna che attraversano l’altopiano. Si tratta in molti casi di percorsi che, in condizioni normali di innevamento, costituiscono la base di una decina di anelli escursionistici per un totale di un centinaio di chilometri; nella maggior parte dei casi non si tratta di semplici tratti da allenamento ma di percorsi che hanno anche una meta, costituita generalmente da una delle tante malghe presenti, spesso funzionanti come ristoro per tutto l’anno.
Invece, in situazioni critiche come quella cui ci riferiamo, i percorsi praticabili sono soltanto quelli di alta quota. Partendo dalla base di Lavazè ciò significa disporre comunque di 20 o 30 chilometri sicuri, e precisamente quelli che portano alla Malga Ora, alla Malga Costa e alla Capanna Nuova, muovendosi sempre a quota 1.800. Meglio ancora se poi si sale al vicino passo di Oclini, dove troviamo un anello veloce di 5 chilometri ma soprattutto una pista panoramica di un chilometro più lunga, bellissima e piacevolissima, tanto da invitare a percorrerla almeno due o tre volte per una ventina di chilometri di puro godimento. Non conviene salire da Lavazè al passo di Oclini con gli sci, malgrado ci sia una pista di collegamento: spostandosi in camper si trova infatti un parcheggio magnificamente panoramico e tranquillo, uno dei classici luoghi in cui al mattino ci si sveglia davvero volentieri.

Passo di San Pellegrino
Scendendo di nuovo in Val di Fiemme si trovano molte belle posizioni per la sosta presso i vasti parcheggi delle funivie, che in bassa stagione sono utilizzabili. Ma meglio ancora è servirsi della bella area attrezzata di Forno di Moena presso il bar Giardino, confortevole, panoramica e tranquilla. Si sale così in breve ai 1.918 metri del passo di San Pellegrino dove il panorama, che arrivando da Moena si era chiuso tra le ripide pareti rocciose, si apre nuovamente in un bello scenario dolomitico.
L’alta quota garantisce anche qui neve sicura, malgrado la notevole insolazione derivante da un’esposizione invidiabile. Due le piste (anche queste a pagamento), con caratteristiche diverse: quella detta Mascari, scorrevole e veramente godibile, adatta a veloci e gustose scivolate (5 km), e la più difficile pista dell’Orso, che corre a mezza costa con impegnativi saliscendi ma anche con lunghi e velocissimi tratti in discesa.
I percorsi citati si sviluppano parallelamente alla strada, sul lato meridionale (quello dunque esposto a nord e quindi più innevato) negli ultimi chilometri prima del passo per chi viene da Moena: ciò significa che si può entrare e uscire in molti punti sempre caratterizzati dalla presenza di comodi parcheggi, spazi di sosta e tipici ristoranti di montagna che servono gustosi menù. In questi spazi panoramici si potranno quindi ammirare le bellezze del posto anche dai finestrini del camper oppure semplicemente passeggiando o sostando al sole nelle ore di riposo.

PleinAir 379 – febbraio 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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