Fior di colline

A due passi da uno dei tratti stradali più trafficati della penisola, l'Emilia preappenninica conserva ben tre aree protette assai diverse tra loro, ma tutte ideali per i weekend fuori stagione. E con una proposta invernale da mettere subito in pratica.

Indice dell'itinerario

Uno dei vantaggi del camper, se non il principale, è quello di essere un mezzo capace di adattarsi ad ogni ambiente e stagione: tanto che spesso se ne vedono in luoghi e in periodi in cui il turista tradizionale neppure penserebbe a trascorrere una sia pur breve vacanza. Ciò va in genere a favore della natura e dei paesaggi che, al sicuro da afflussi troppo consistenti, risultano più intatti che altrove; senza però prescindere dall’esistenza di una ben calibrata offerta turistica, magari orientata al visitatore locale ma di cui tutti, ovviamente, possono fruire.

Così sono i colli intorno a Bologna e a Modena, dove sono state tutelate e aperte al pubblico diverse aree di grande pregio. Talora si tratta di zone e di iniziative che chiunque potrebbe trovare sotto casa, tanto l’Italia è ricca di ambienti e proposte del genere, ma in altri casi il richiamo è validissimo anche per chi viene da lontano. Occorre tener conto che molte attività sul territorio sono studiate soprattutto per i fine settimana: ma è sostanzialmente questa la durata delle nostre esplorazioni che possono essere effettuate con grande soddisfazione – e con qualche punta di eccellenza – su quasi tutto l’arco dell’anno, cioè in un periodo che va da febbraio a novembre, con alcune varianti a seconda della stagione.

 

Verso l’Appennino

Un cartello rivela che si sta sconfinando in Toscana, nel paesaggio appenninico vestito dei colori d'inverno
Un cartello rivela che si sta sconfinando in Toscana, nel paesaggio appenninico vestito dei colori d’inverno

Interessante e accogliente per tutti (compresi i veicoli ricreazionali, grazie a un’area di sosta in posizione centrale e a un campeggio inserito nel contesto urbano), Bologna riserva anche una serie di opportunità di visita nei colli preappenninici, sino a sconfinare largamente nel Modenese. Si tratta di ambienti assai gradevoli, dove si percepisce che si vive bene e dove si incontrano alcune aree protette di pregio non banale. I boschi soprattutto sono di grande bellezza per la varietà delle essenze che vi prosperano, oltre che per la rigorosa tutela e l’ottima fruibilità; né mancano emergenze naturali spettacolari, luoghi nei quali l’amenità dei panorami si accoppia alle tracce significative di episodi della storia recente, monumenti insigni oppure ambiti dove si possono esercitare il turismo invernale e, fin dall’inizio della primavera, attività quasi estive.

 

Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio

I giardini porticati dell'Abbazia di Monteveglio
I giardini porticati dell’Abbazia di Monteveglio

Usciti da Casalecchio si seguono le indicazioni per la Via Bazzanese e, giunti alle porte di Bazzano, quelle per Monteveglio. Qui è facile riconoscere il colle in cima al quale svetta il santuario; alla base un comodo parcheggio, un parco pubblico attrezzato (detto Prati di San Teodoro), le sedi della riserva e del Consorzio Vini dei Colli Bolognesi.

Turrita come un maniero, l'abbazia di Monteveglio sorveglia l'omonimo parco regionale
Turrita come un maniero, l’abbazia di Monteveglio sorveglia l’omonimo parco regionale

L’abbazia e il borgo che la circonda, a sua volta cinto da mura, sono cresciuti intorno all’antichissima pieve di Santa Maria, che risale all’anno Mille e di cui restano diverse tracce nella costruzione romanica giunta fino ai giorni nostri. Il complesso è stato restaurato in più fasi: la chiesa (con rimarchevole cripta) è sempre aperta, mentre il resto – il bellissimo chiostro quattrocentesco, quello originario dell’XI secolo, la torre che si trova accanto alla porta d’ingresso della cinta muraria e che ospita una mostra – è visitabile da aprile a ottobre nei pomeriggi festivi. Il tutto è inserito in un contesto così ameno da offrire ulteriore motivo all’istituzione del parco, e nel quale si alternano armoniosamente boschi, uliveti, frutteti e vigneti solcati da sentieri didattici che offrono l’occasione per una facile passeggiata distensiva. Vale anche la pena di fare conoscenza con i vini di questa zona (precisamente la Val Samoggia), pregevoli e poco conosciuti fuori di qui.
Poco distante, lasciata la riserva in direzione di Guiglia troviamo il piccolo borgo medioevale di Castello di Serravalle, ben conservato nelle sue forme originarie con chiese e case, oltre ad alcune tipiche trattorie.

Il borgo del Castello di Serravalle
Il borgo del Castello di Serravalle

 

Parco Regionale dei Sassi di Rocca Malatina

Un'area protetta, ben fruibile in camper, nei pressi di Rocca Malatina
Un’area protetta, ben fruibile in camper, nei pressi di Rocca Malatina

Si tratta sicuramente dell’ambiente di maggior richiamo, soprattutto a motivo delle torri di nuda roccia che spuntano dal verde e che qui sono concentrate in maniera tale da offrire molte viste davvero suggestive, facili da godere seguendo i numerosi percorsi attrezzati a cura del parco. I Sassi costituiscono l’elemento che fa spettacolo, ma tutta l’area è veramente notevole per la dolcissima armonia dell’insieme e per la bellezza e ricchezza dei boschi, anch’essi presentati al pubblico mediante sentieri didattici piacevoli e panoramici. Le segnalazioni (perfino troppo numerose) di tutto ciò che può interessare il visitatore, unite all’insufficienza delle carte di uso comune, possono confondere chi viene qui per la prima volta, e per questo è bene fornire indicazioni semplici per raggiungere subito le mete che contano.

Rocca Malatina
Rocca Malatina

Occorre dunque recarsi a Rocca Malatina e, appena superato l’abitato in direzione di Zocca, imboccare sulla destra la Via Sassi. Dopo un chilometro e 300 metri si giunge a un bel parcheggio, dove si può lasciare il camper e sostare a volontà. Procedendo a piedi per altri 400 metri si arriva al termine della strada e a un ristorante panoramico sui Sassi: da qui si osservano, circondate dalla vegetazione, due di queste emergenze rocciose ai piedi delle quali giace il microscopico Borgo dei Sassi, dove si trovano un ufficio del parco e un ingresso a pagamento (2 euro); lo stesso borgo si raggiunge a piedi in pochi minuti. Fino a poco tempo fa l’accesso era possibile solo di domenica e in agosto, mentre oggi l’apertura è stata saggiamente prolungata da febbraio a novembre in tutti i weekend e inoltre nei pomeriggi di martedì, mercoledì e giovedì, talora anche il venerdì. Entrando da qui è possibile effettuare la scalata fin sulla cima del Sasso della Croce, quello più alto e scenografico, che offre panorami impareggiabili sugli altri pinnacoli rocciosi: l’ascesa, che conduce fino al belvedere posto sulla cima e sormontato da una croce, presenta qualche rischio essendo possibile soltanto attraverso acrobatiche scalinate scavate nella roccia e un paio di ferrate, ma è anche estremamente gratificante (e non solo per la vista). Sempre da Borgo dei Sassi parte anche un bel sentiero, questa volta accessibile liberamente, che offre ancora magnifici scorci sulle rocce.
Un altro sito assai suggestivo si trova a Pieve di Trebbio, località caratterizzata dalla bella pieve omonima, da un centro visite e da tranquille (anche troppo) possibilità di parcheggio e di sosta, oltre che da altri sentieri panoramici. Da qui, per uscire dal comprensorio e dirigerci alla prossima tappa, occorre tornare a Rocca Malatina (evitando la strada in direzione di Castellino, stretta, ripida e non asfaltata) e proseguire verso Zocca.

Parco regionale dei Sassi; qui il paesaggio e' caratterizzato dall'inconsueto abbinamento della folta vegetazione con i nudi speroni rocciosi dei sassi
Parco regionale dei Sassi; qui il paesaggio e’ caratterizzato dall’inconsueto abbinamento della folta vegetazione con i nudi speroni rocciosi dei sassi

 

Montese e le Postazioni della Lastra Bianca

A Montese passava la Linea Gotica costruita dai tedeschi durante l'ultima guerra
A Montese passava la Linea Gotica costruita dai tedeschi durante l’ultima guerra

Una trentina di chilometri di strada piacevole, ancorché ricca di curve e saliscendi, separano Rocca Malatina da Castel d’Aiano e, percorsi ancora 4 chilometri, dal bivio per Montese. Qui si trovano ampi spazi per la sosta e un bel castello liberamente accessibile, all’interno del quale è stato allestito un museo sulle vicende dell’ultima guerra: qui passava infatti il tratto più settentrionale della Linea Gotica, la fortificazione costruita dalla Wehrmacht fra il Tirreno e l’Adriatico con uno sviluppo di circa 320 chilometri, e sempre qui si attestò la quattordicesima armata tedesca. Il museo illustra i luoghi e gli avvenimenti dell’epoca, oltre a fornire un pieghevole dedicato all’area di maggior interesse, quella delle Postazioni della Lastra Bianca. Si tratta, come dice il nome, di una candida parete rocciosa che spunta nel fitto bosco del vicino colle del Montello. Per raggiungerlo basta uscire dal paese in direzione di Pavullo nel Frignano, imboccare la prima strada sulla destra – per l’appunto la Via Montello, non riportata sulle carte – e successivamente la seconda a sinistra; 2 chilometri dopo il primo bivio vedrete un cartello sulla sinistra che immette nel sistema di sentieri attrezzati (rappresentato in pianta anche sul dépliant disponibile al castello). I tracciati toccano ben 31 postazioni, pazientemente ricostruite lungo il pendio ripido e ricoperto dalla rigogliosa vegetazione: ognuna di esse è indicata da un pannello che ne individua il numero e spesso ne illustra le caratteristiche.

A differenza che negli altri punti della Linea Gotica, le strutture difensive sono state ricavate senza ricorrere a manufatti in cemento, mattoni o metallo, bensì sfruttando ingegnosamente la natura del terreno (ad esempio le grotte) e i materiali naturali come tronchi, cascami di bosco e massi. Tutte le postazioni erano al coperto ma solo in alcune sono state restaurate le coperture, e tutte erano perfettamente mimetizzate. Il punto più spettacolare del percorso è appunto quello sotto l’imponente parete rocciosa della Lastra Bianca; la passeggiata, del resto, ha un valore naturalistico oltre che storico, tant’è vero che il sistema di sentieri prosegue anche più avanti per soddisfare questo interesse.Per visitare al meglio la zona conviene superare di poche centinaia di metri il punto d’inizio dei sentieri, arrivando alla fine della strada e al culmine del Montello dove sorge un complesso ricreativo costituito da bar, ristorante, maneggio e discoteca, oltre che un ampio spazio di parcheggio. Per la cronaca, sentieristica e area attrezzata sono di recentissima istituzione essendo state inaugurate nel 2003.

 

Il castello di Montecuccolo

Lungo l'intero sviluppo dell'itinerario strutture e ervizi agevolano il turista e favoriscono il contatto con il territorio e con le sue valenze
Lungo l’intero sviluppo dell’itinerario strutture e ervizi agevolano il turista e favoriscono il contatto con il territorio e con le sue valenze

Per proseguire nel modo migliore il nostro itinerario occorre comunque affrontare i circa 30 chilometri di strada tormentosa che portano da Montese a Pavullo nel Frignano. Nei pressi, la ben segnalata riserva di Sasso Guidano è un complesso di boschi e tipiche case contadine che ricoprono un colle, attraversato da una stradina lastricata in cemento: si tratta però di un comprensorio inaccessibile ai camper per la mancanza di parcheggi e la lunghezza dei percorsi, se effettuati a piedi (circa 4 ore). Si può dunque consigliare solo a chi dispone di moto al seguito ed è perciò in grado di parcheggiare anche a buona distanza, per poi spostarsi e visitare l’area con tempi e fatica ragionevoli.

Più interessante è invece il castello di Montecuccolo (attualmente in fase di restauro). La dimora del condottiero Raimondo Montecuccoli – costituita dallo stesso maniero e da un borgo oggi ristrutturato – sarebbe raggiungibile in camper da Pavullo, ma un parcheggio adeguato è ancora in fase di allestimento; meglio quindi proseguire per circa 4 chilometri in direzione di Lama Mocogno fino al paese di Punta Croce, che si trova proprio sotto il borgo (proseguendo ancora si godono, soprattutto al tramonto, viste magnifiche sul castello) e dal quale si può salire a piedi in una ventina di minuti. Come in molti altri casi, i restauri hanno interrotto per chissà quanto tempo modi di fruizione che esistevano e funzionavano: la salita in cima alla panoramicissima torre e le manifestazioni in costume nella piazzetta del borgo, alle quali gli abitanti del luogo erano molto affezionati. Speriamo che l’oscuramento duri poco, ma anche così il castello merita una breve sosta.

 

Ritorno in pianura

A bassa quota si osservano le pozze ribollenti delle Salse di Nirano
A bassa quota si osservano le pozze ribollenti delle Salse di Nirano

Da Pavullo si scende verso Modena deviando quasi subito verso il grazioso paese di Serramazzoni. Proseguendo si vedono ben presto le segnalazioni che conducono all’ultima delle aree protette di questo percorso: la Riserva Naturale Regionale delle Salse di Nirano. Anche in questo caso, come per i Sassi di Rocca Malatina, le molte indicazioni e l’imprecisione delle carte generano confusione, mentre il naturale percorso di visita si rivela assai semplice. Il fenomeno geologico che dà nome al parco è costituito da fuoriuscite di metano il quale trascina con sé le acque sotterranee e le argille che trova lungo il cammino tra la cupola del giacimento e la superficie, formando coni argillosi entro i quali il fango ribolle e poi fuoriesce come la lava di un vulcano in eruzione. Ciò dà l’idea di un terreno arido e poco attraente: al contrario, si tratta di un ambiente ridente e dolcissimo, che si può ammirare nelle sue prospettive migliori proprio dalla strada che viene da Serramazzoni ed entra nel parco poco dopo aver superato il paesino di Rocca Santa Maria. Si scende lentamente in una vasta conca verde circondata da prati e spettacolari calanchi, incontrando subito l’ingresso superiore della riserva che conduce al centro visite di Casa Tassi e dove inizia il percorso panoramico. Superato questo punto, scendendo sempre in camper verso il fondo della conca si vedranno alcuni laghetti fangosi e i piccoli vulcani, oltre che un ristoro con parcheggio; più avanti, passando a fianco delle salse, si incontra una birreria anch’essa con parcheggio e infine, dopo 300 metri, l’ingresso inferiore dell’area, dove c’è la postazione di sosta ideale sia come base della visita che per il pernottamento. Da qui parte infatti il sentiero attrezzato principale (siglato con il numero 1) che esplora tutta la conca offrendo varie opportunità, dalla passeggiata di circa un’ora comprese le fermate su ciascuna salsa a quella, più lunga, che sale fino all’ingresso superiore e ai punti panoramici. L’esperienza è davvero piacevole e divertente, al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare da fenomeni naturali come questo.

Il castello di Fiorano
Il castello di Fiorano

Uscendo dal parco in direzione di Maranello si incontra subito sulla destra il castello di Fiorano Modenese, che ospita un bel museo della ceramica visitabile – insieme al maniero – nei pomeriggi di sabato e domenica. Se la giornata è quella giusta, la facilità di parcheggio e anche la presenza di un ristorante nello stesso edificio sono un buon invito alla sosta.

Il parco fluviale di Marano sul Panaro dove le calde giornate di mezza primavera invitano al relax, ai picnic nel verde e persino a qualche tuffo nelle acque del fiume
Il parco fluviale di Marano sul Panaro dove le calde giornate di mezza primavera invitano al relax, ai picnic nel verde e persino a qualche tuffo nelle acque del fiume

Da Maranello, mecca degli appassionati della Ferrari, volendo concludere l’itinerario si potrebbe andare a riprendere l’autostrada a Modena; ma il traffico intensissimo in direzione del casello di Modena Nord – su cui convergono anche innumerevoli Tir – fa sconsigliare questa soluzione. Assai meglio è seguire le indicazioni per Vignola, dove si notano la rocca e numerose altre emergenze monumentali, e da qui per Marano sul Panaro: all’uscita del paese verso Fanano è stato allestito uno splendido e vastissimo parco dotato di parcheggi, accesso al fiume, ristoro, bagni, percorsi vita e percorsi ciclabili, tavoli e panchine. Da fine aprile all’inizio di ottobre, è un piccolo paradiso per chiudere il giro con una sosta in piena natura: non resta poi che imboccare di nuovo la Bazzanese e tornare a Casalecchio, Bologna e l’autostrada.

 

 

 

 

 

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