Finché c'è la salute

Eretta a memoria di una terribile pestilenza, la chiesa della Madonna della Salute è ancor oggi uno dei simboli della "venezianità". La festa religiosa che ogni anno rievoca quel triste evento è un altro valido motivo per una visita fuori stagione del capoluogo veneto.

Indice dell'itinerario

Nell’autunno del 1631 i messaggeri del doge comunicarono la fine dell’epidemia che aveva sconvolto la città lagunare. Da allora, ogni anno, il 21 novembre i veneziani raggiungono la Basilica della Madonna della Salute per invocare benevolenza alla Beata Vergine. I fedeli arrivano a migliaia, in vaporetto o a piedi dall’Accademia, oppure attraverso un ponte di barche allestito per l’occasione. La Festa della Madonna della Salute non è una ricorrenza pensata per incrementare il turismo, ma un evento religioso legato ad uno dei momenti più cupi della storia di Venezia. La peste cominciò a diffondersi nel giugno del 1630, dopo l’arrivo del marchese di Strigis, ambasciatore del duca di Mantova. L’illustre ospite proveniva da territori dove già si diffondeva il contagio, perciò fu costretto a un periodo di quarantena. Nonostante la precauzione, la morte nera cominciò a dilagare nel centro storico, e in quindici mesi provocò la morte di oltre 46.000 veneziani e di 90.000 persone nel Dogado, che comprendeva Malamocco, Chioggia e Murano. Le attività economiche diminuirono drasticamente; i benestanti si trasferirono nelle ville di campagna, mentre i meno abbienti furono ridotti alla questua. Il governo affrontò la situazione, ma ogni sforzo di arrestare l’epidemia risultò inutile; come per la pestilenza del 1575, si dovette confidare nell’aiuto divino. Il 22 ottobre 1630, il doge Nicolò Contarini e tutto il Senato decretarono che si costruisse una chiesa intitolata alla Vergine, “et ch’ogni anno nel giorno che questa città sarà pubblicata libera dal presente male, Sua Serenità e li successori suoi anderanno solennemente col Senato a visitar la medesima Chiesa a perpetua memoria della Pubblica gratitudine di tanto beneficio”.
La Chiesa della Salute avrebbe dovuto essere grandiosa. Tra i progetti presentati, il Senato accolse quello dell’architetto Baldassare Longhena. L’edificio, a pianta ottagonale, è sormontato da un’enorme cupola emisferica. Per erigerlo, il Senato scelse una delle zone più affascinanti di Venezia: non lontana dalla Punta della Dogana, affacciata da un lato sul Canal Grande e dall’altro sul Canale della Giudecca.
I lavori iniziarono nel 1631 e terminarono dopo 56 anni; il patriarca Alvise Sagredo consacrò la chiesa alla presenza delle autorità e dei fedeli giunti in processione per il ponte di barche, appositamente allestito sul Canal Grande. Da allora, ogni anno, i veneziani si riuniscono in preghiera nella Basilica della Salute.
La festa comincia il 20 novembre, con il pellegrinaggio lungo il ponte di chiatte; il giorno successivo, fin dal primo mattino si celebrano le Sante Messe, una delle quali è officiata dal patriarca. Sul sagrato della chiesa e in Calle Rio Terà dei Catecumeni si susseguono le bancarelle colme di candele votive, immagini sacre, giocattoli e zucchero filato, come nelle sagre paesane. E’ bello lasciarsi trasportare dal flusso della gente, fermarsi all’osteria per un’ombra e un cicheto (assaggino) o lasciarsi tentare da fritoe e zaleti, dolci veneziani sempre presenti su banchi degli ambulanti. La pietanza tipica della Festa della Salute è la castradina s’ciavona, carne di montone cotta a lento in tecia (pentola) con cipolla, pomodori e rosmarino. E’ un piatto semplice ed economico, ma la sua preparazione richiede parecchio tempo. Sino ad alcuni anni fa era servito in molti ristoranti, oggi si trova solo in poche osterie e sulle tavole di alcune famiglie, che con questa saporita pietanza concludono la festa.

PleinAir 316 – novembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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