Festa di compleanno

Compie 75 anni la Vigezzina-Centovallina, la ferrovia che si snoda tra Domodossola e Locarno, tra l'Italia e il Canton Ticino. Con prezzi italiani ma efficienza svizzera questa linea permette di sperimentare facilmente l'intermodalità camper più treno, proposta in queste pagine lo scorso novembre.

Indice dell'itinerario

Da una parte si chiama Val Vigezzo, dall’altra Centovalli. Da una parte è Italia, dall’altra è Svizzera. In una direzione scorre il torrente Melezzo occidentale, dall’altra il Melezzo orientale. Ed entrambi i corsi d’acqua prendono forma nella vastissima piana di Santa Maria Maggiore, che si apre a 800 metri di quota tra la Val d’Ossola e il Canton Ticino. Le curiosità geografiche del luogo non sono finite. La quota non deve trarre in inganno: l’ambiente è già alpino, grazie a climi che in inverno scendono fino a -15°C, e alle piacevoli brezze che mitigano il calore estivo. Ma è sufficiente scendere sul versante svizzero per trovare, ad appena 20 km di distanza, la vegetazione mediterranea sulle sponde del Lago Maggiore. E se il largo colle che unisce la Val Vigezzo alle Centovalli si presenta come una piana punteggiata di paesi e borgate, le due valli sono scoscese: il Melezzo occidentale scende tra fitti boschi, per raggiungere presto le balze e i vigneti che dominano la piana di Domodossola; il Melezzo orientale si snoda tra i prati nel tratto ancora italiano di questo versante, per poi gettarsi nella gola delle Centovalli, che si allunga sinuosa prima di sfociare nella piana che da Intragna porta a Locarno e al lago.
Così, se dal lato ossolano la strada che risale la Val Vigezzo e poi prosegue nella piana di Santa Maria Maggiore è comodamente percorribile anche in camper, appena passato il confine con la Svizzera si restringe e si snoda al margine delle gole erose dal torrente. Gli spiazzi per la sosta non sono molti, e l’attenzione richiesta dalla guida impedisce di ammirare comodamente il paesaggio. Ecco allora nascere, immediata, l’idea di affiancare il treno al camper.

Vigezzina e Centovallina
Solo dai finestrini delle moderne motrici elettriche (o degli antichi vagoni apprezzati dai turisti svizzeri e tedeschi), si può ammirare in tutta comodità l’affascinante panorama offerto dalle gole del Melezzo occidentale, dagli innumerevoli valloncelli (le “Centovalli”) che scendono ripidi verso la valle principale, dai paesini arroccati in alto sul pendio, ma tutti collegati alle minuscole stazioni della ferrovia. Altrettanto interessante il panorama sul versante italiano: qui la ferrovia corre a mezza costa, alta sul torrente, offrendo scorci diversi rispetto alla strada di fondovalle: tocca borgate di pietra, piccole radure e nuclei di baite, poi i paesi di Verigo e Trontano, prima di iniziare una discesa a tornanti: è la magia delle linee a scartamento ridotto, che permette di realizzare curve assai strette. Si passa così dai boschi di conifere ai castagneti, ai prati e alle vigne, si lambisce la torre di Frà Dolcino a Creggio e infine si giunge nella piana in cui scorre il Toce.
Dopo il ponte ecco la vecchia stazione della Vigezzina e poi il tunnel che porta al capolinea sotterraneo: solo una rampa di scale divide dai binari della stazione internazionale di Domodossola. Non è un caso che i nuovi attestamenti della Vigezzina si trovino sotto le banchine di Domodossola e Locarno: già nel 1923 la linea era nata non solo per servire il traffico locale, ma anche per rendere possibile un collegamento ferroviario ovest-est fra le linee internazionali del Sempione (che passa per Domodossola) e del Gottardo (che transita vicino a Locarno). In pratica la Vigezzina permette di collegare direttamente, passando per l’Italia, due zone della confederazione elvetica: il Vallese e la Svizzera di lingua francese con il Canton Ticino. La linea perciò è indicata sugli orari delle ferrovie elvetiche, e ci sono coincidenze sia a Domodossola che a Locarno fra i convogli svizzeri e i trenini diretti della Vigezzina, che in un’ora e mezza collegano le due cittadine fermandosi anche nelle principali località della valle: Druogno, Santa Maria Maggiore, Malesco, Re, Camedo, Intragna, Ponte Brolla.
Questi sono i treni ideali per avere una visione d’insieme dei panorami offerti dalle due valli, facendo base nel campeggio di Craveggia o nelle strutture del comune di Santa Maria Maggiore: un camping ai margini della foresta, un’area di sosta per i camper, e una struttura agrituristica che affianca il maneggio all’area per v.r. e tende.
Inoltre le stazioni della Vigezzina offrono buoni parcheggi, fontanella dell’acqua, servizi igienici, e risultano quindi punti ideali di “interscambio” fra camper e treno (ma non vanno usate per la sosta notturna). In queste stazioni si potrà allora attendere uno dei treni locali, per raggiungere minuscoli paesini inaccessibili in camper, o per effettuare piacevoli traversate a piedi. Con qualche avvertenza pratica: i treni locali transitano quasi esclusivamente nelle ore del traffico pendolare, giungendo soltanto a Re e con due corse a Folsogno; i trenini svizzeri sono più frequenti, più cari, e si attestano a Camedo: qui conviene arrivare con un diretto (o con mezzo proprio), per poi prendere il locale.
Infine non bisogna dimenticare che in diverse stazioncine i treni fermano solo “a richiesta”: sul treno bisogna avvisare il bigliettaio (lato Italia) o il macchinista (lato Svizzera) della fermata in cui si vuole scendere; in stazione bisogna invece sistemare un’alta paletta rossa in un apposito sostegno posto a fianco dei binari (togliendola prima di salire in carrozza).Paesi della Val Vigezzo
Cagnone e Orcesco sono due piccoli paesi – vicinissimi fra loro e alla stazione – posti al limite occidentale della piana, poco oltre Druogno: tutte le case sono in pietra, con i tipici tetti dalle falde assai inclinate, coperti dalle spesse e pesanti piode: stalle e campi coltivati segnalano un ambiente rurale ancora vivo, profondamente diverso dalla sofisticata atmosfera di Santa Maria Maggiore, che pur dista solo 4 chilometri e 10 minuti di treno. Forse il fascino della Val Vigezzo sta proprio in questa vicinanza di realtà così differenti. Nella possibilità di passare in un attimo dal vivace centro storico di Santa Maria (con le sue pasticcerie, i negozi eleganti, le antiche dimore circondate da parchi) al mondo rurale degli immediati dintorni. E va senza dubbio segnalata l’attenzione nel valorizzare l’edilizia di un tempo, che accomuna gli eleganti restauri degli edifici liberty al recupero di molte antiche case in pietra e di numerose baite sparse tra i boschi. Ma forse la cittadina più interessante della valle è Craveggia: disposta come Toceno e Vocogno sul soleggiato pendio che domina la piana (un po’ discosta dalla ferrovia), va visitata a piedi. Risalendo per vie selciate e scalinate su cui si affacciano grandi case, si raggiunge la strada che contorna dall’alto l’abitato: solo così si può osservare la selva di camini che svettano a centinaia dai tetti in pietra. Un simbolo del benessere delle famiglie che erano riuscite ad arricchirsi durante l’emigrazione e che, tornate in paese, gareggiavano nel costruire camini sempre più alti e numerosi. Emigranti che evidentemente avevano avuto più fortuna di altri: molti infatti lasciavano la Val Vigezzo solo per fare gli spazzacamini. A Malesco un monumento ricorda questo pericoloso lavoro, e dal vicino paese di Villette – secondo la tradizione – i membri della famiglia Pidò partirono già alla fine del ‘500 per fare gli spazzacamini alla corte di Versailles.
Di certo le tre borgate di Villette, disposte su un balcone tra campi ancora coltivati, meritano una visita: a Gagliago si notano ovunque belle meridiane, a Vallaro c’è un interessante museo contadino e Londrago – la più alta – domina la valle in cui scorre il Melezzo orientale all’inizio della sua discesa verso la vicina Svizzera. La strada che conduce a Gagliago è percorribile anche in camper (bivio a sinistra dopo Malesco), ma gli appassionati del treno possono giungere a piedi dalla stazione di Re, salendo prima al piazzale dell’imponente santuario e poi individuando (a sinistra, all’inizio della piazza) la selciata strada pedonale fiancheggiata da piloni della Via Crucis, che sale con molti tornanti nel bosco ai prati di Vallaro.

A piedi di stazione in stazione
Quasi tutti i paesi della valle erano collegati alle non lontane stazioni della ferrovia da vie selciate pedonali: vie cadute nell’oblio dopo la costruzione delle strade carrozzabili, ma ancora ideali per piacevoli passeggiate (come quella che sale a Folsogno dalla stazione omonima). Ma c’è anche un paese che si raggiunge solo a piedi o in treno: è Marone, una frazione di Trontano ormai utilizzata solo d’estate per l’alpeggio, collegata alla strada di fondovalle da un’antica via selciata e da una ripida pista chiusa alle auto. Dunque l’accesso più comodo è in treno, ovviamente con una “fermata a richiesta”: pochi passi in discesa portano alle poche case in pietra del paesino, alla sua chiesa ormai pericolante, al minuscolo cimitero; intorno solo prati e fitti boschi, di fronte le imponenti erosioni causate dall’alluvione del 1978. Un luogo ideale per il relax, ma anche il punto di partenza (o di arrivo) per una bella escursione “treno più piedi” lungo la strada ferrata.
Un sentiero e poi una pista sterrata si snodano nel bosco, poco a valle della ferrovia, con alcune discese e salite per superare i valloncelli che invece la ferrovia scavalca su imponenti viadotti in pietra: si arriva così a Verigo, piccolo nucleo rurale ovviamente dotato di stazione in miniatura. Una tranquilla strada asfaltata continua parallela ai binari, e dopo un ponte si può ritrovare sulla destra una bella via selciata che pianeggia fra i diversi nuclei di Trontano, dominati dalla borgata Castello. Proprio di fronte alla stazione si innalza la parrocchiale di origine romanica, mentre poco più in là una bianca cappella sorge su una collinetta erbosa, che si rivela uno straordinario punto panoramico sulla valle del Toce e sulle montagne ossolane: un luogo ideale per un romantico tramonto, visto che i diretti serali fermano (a richiesta) a Trontano. Ma il paese riserva ancora un motivo d’interesse: poco più in basso, vicino alla frazione Creggio, si innalza la Torre di Frà Dolcino, dove secondo la tradizione si sarebbe rifugiato il famoso eretico del XIII secolo (mentre alcuni ritengono che il fondatore del movimento degli “apostolici” sia nato proprio a Trontano). La torre si raggiunge in pochi passi dalla stazione di Creggio, oppure a piedi sullo stradello asfaltato che da Trontano si abbassa (a destra di Via Ferraris) nel bosco e tra le vigne, poi pianeggia a destra in un valloncello, fino alla torre.
Domodossola è ormai vicinissima, ed è anche possibile raggiungerla a piedi: in verità si potrebbe effettuare un lungo itinerario pedonale da Santa Maria Maggiore a Domodossola, toccando le diverse stazioni della Vigezzina (che rappresentano altrettante opportunità di interrompere l’escursione). Ad esempio, dal campeggio di Santa Maria un riposante stradello nel bosco e poi il tracciato Vis Sana permettono di raggiungere la stazione di Druogno. Dalla sua chiesa parrocchiale si sale quindi a Sasseglio, dove inizia un piacevole sentiero che pianeggia a lungo verso ovest nel bosco, per poi scendere con uno stradello a Coimo, una delle più belle borgate della valle (la ferrovia è lontana, dall’altro lato della valle, ma si ode il caratteristico sferragliare del treno). Qui bisogna cercare il cartello che indica la vecchia via per Mozzio, una splendida mulattiera fiancheggiata da muretti che si snoda a mezza costa nei prati e poi nel bosco, fino alle poche, sperdute case di Mozzio.
Un cartello indica ora l’esile traccia che scende ripida alla strada di fondovalle: percorrendola in discesa per un chilometro si raggiunge il ponte sul Melezzo, dove inizia la via selciata per Marone. Ma nessun cartello indica il bivio per la bella borgata e la sua isolata stazione, nessun segnavia indica i successivi bivi per arrivare a Trontano e Creggio lungo la ferrovia: cosicché una guida precisa e una mappa svizzera risultano praticamente indispensabili per orientarsi.

Una passeggiata nelle Centovalli
La situazione cambia radicalmente al di là del confine: è sufficiente raggiungere Palagnedra, la seconda “fermata a richiesta” dopo Camedo, per trovare al di là dei binari uno dei classici cartelli gialli che segnalano i sentieri in Svizzera.
Senza rischiare errori di rotta, si imbocca il tracciato che sale, con gradini di legno, alle case di Piazz (660 m) dove c’è un altro bivio con cartelli: a sinistra si va a Lionza e Camedo (ovvero alla stazione di partenza), diritto si va a Verdasio, ben visibile in alto su un costone. Difficile resistere alla tentazione della digressione (un’ora) che con una breve discesa, un moderno ponte pedonale e una discreta salita porta al bellissimo paese: anche qui le case sono in pietra e i tetti in piode, ma è evidente il diverso ambiente delle Centovalli rispetto alla Val Vigezzo.
Dopo la visita si torna al bivio di Piazz, dove i segnavia guidano senza problemi sul pianeggiante tracciato a mezza costa, ora tra i campi coltivati, ora nel bosco. Ad una suggestiva cappella ecco altri cartelli: a destra una digressione tra i prati sale a Lionza, che domina la valle; diritto si continua nel bosco, uscendo su una stradina asfaltata che porta a Borgnone: dalla minuscola piazzetta a fianco della parrocchiale continua la vecchia via che si abbassa alla carrozzabile, con cui si scende a Camedo e alla sua stazione.
Quattro ore di cammino rilassanti, guidati dai gialli segnavia svizzeri, senza continue verifiche delle mappe: perché appena 5 chilometri più in là, oltre il confine, i cartelli sono merce rara e i segnavia sono riservati ai percorsi alpini?

PleinAir 310 – maggio 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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