Fascino adriatico

D'inverno la costa della Dalmazia, libera dalle masse di villeggianti che la popolano nella stagione balneare, ritrova tutta la sua magia fra le luminose architetture e l'ospitale atmosfera delle città storiche. E anche il turista itinerante trova più facili approdi per una visita tranquilla e densa di piacevoli sorprese

Indice dell'itinerario

Il traghetto avanza lentamente tagliando la superficie del mare, mossa da onde lievi, mentre l’alta catena delle Alpi Dinariche si staglia nel cielo blu evidenziando, con il profilo seghettato delle montagne, la costa dalmata. Il ponte non è affollato come d’estate, i saloni sono quasi deserti e un’insolita tranquillità regna nei corridoi che conducono dalle cabine ai ristoranti, situati ai piani superiori. In basso, nella stiva, solo qualche Tir, alcuni camper e una decina di auto.
Dopo le usuali manovre di avvicinamento ormeggiamo al molo del porto di Split, l’antica Spalato. Un ampio parcheggio a pagamento, subito all’esterno delle mura sulla strada che dallo scalo marittimo porta al centro storico, ci consente di iniziare in tutta tranquillità la nostra vacanza fuori stagione in Dalmazia, alla scoperta di spettacolari panorami costieri e luoghi difficilmente avvicinabili durante il periodo estivo se non patendo estenuanti code lungo le litoranee e facendo base in campeggio. Il lungomare di Split, generalmente affollato da tavoli, sedie, ombrelloni e una variegata popolazione di turisti, d’inverno è poco frequentato, mettendo così in luce l’ampio lastricato di marmo bianco che separa le facciate degli edifici dalle banchine. Piccoli gruppetti familiari, quasi tutti di residenti, si assiepano intorno a piatti di pesce e grandi boccali di birra locale, creando una piacevole animazione e offrendo un insolito spaccato di vita quotidiana.
Le mura del Palazzo di Diocleziano, uno dei monumenti di epoca romana meglio conservati della città e considerato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, fanno da sfondo alla passeggiata: il maestoso complesso, anche se un po’ soffocato da bar e ristoranti, fu dimora dell’imperatore romano acerrimo persecutore dei primi cristiani, che nei primi anni del IV secolo volle qui far costruire la sua sontuosa dimora estiva. Colonia romana fino al VII secolo e in seguito cittadella bizantina, nel ‘400 Spalato divenne uno dei più importanti centri commerciali della costa orientale dell’Adriatico, controllata dalla Serenissima. A quell’epoca, per difendersi dalle invasioni dei Turchi bramosi di conquista, a protezione della città furono costruite imponenti mura difensive che ancora oggi racchiudono le numerose vestigia archeologiche: occorre quasi un’intera giornata per visitare il centro storico, scoprendo facciate veneziane e suggestivi angoli con colonne e capitelli risalenti all’epoca della fondazione.
Superati i cortili del Palazzo di Diocleziano, le cui cantine sono oggi utilizzate in parte come mercato d’artigianato e in parte come estensione sotterranea del museo archeologico allestito nei piani superiori, proseguiamo il giro attraversando ampie piazze pavimentate in pietra da cui si dipartono decine di vicoli e viuzze, che si addentrano in un fitto dedalo tra palazzi rinascimentali, arcate, portici e piazzette minori su cui si affacciano negozi di oreficeria e trattorie. Fuori le mura, sul lato meridionale della città vecchia, si svolge ogni mattina un altro mercato di frutta, verdura, abbigliamento e prodotti artigianali, occasione per conoscere le specialità del luogo e riempire cambusa e frigorifero del camper prima di rimettersi in marcia.

Medioevo marinaro
Uscire dalla città è semplice grazie ai grandi viali che conducono alla zona industriale, e anche se le indicazioni tendono a indirizzare il traffico verso la nuova autostrada che collega Spalato a Zagabria, nell’ultima rotonda prima del casello autostradale compare un piccolo cartello con l’indicazione per la vecchia strada costiera Trogir-Sibenik. L’agglomerato urbano termina di colpo dopo i cantieri navali, e alla fine dei capannoni iniziano i prati e i pendii delle colline che dolcemente digradano verso il mare.
La E65, incredibilmente poco battuta, segue il frastagliato profilo della costa fino a raggiungere, 30 chilometri ad est di Spalato, lo stretto braccio di mare in cui si specchia Trogir. La cittadina medioevale, sorta su un’isoletta ora collegata alla terraferma da un ponte mobile, è caratterizzata da alte mura di cinta che proteggono palazzi in stile rinascimentale, addensati l’uno vicino all’altro a formare un intricato sistema di strette stradine che conducono, dalle massicce porte di accesso, alla piazza principale. Come accade negli altri storici insediamenti dalmati, i vicoli sono lastricati in marmo chiaro che con il tempo e l’usura è divenuto tanto liscio e levigato da sembrare tirato a lucido con la cera. Anche Trogir è inserita nel patrimonio dell’umanità, soprattutto per il perfetto stato di conservazione degli edifici risalenti in buona parte al ‘400; è invece di tre secoli più antica la cattedrale di San Lorenzo, in stile veneziano. Pure qui abbondano i negozi di oreficeria dove acquistare gioielli e bellissime filigrane in oro e argento, mentre sul lungomare i variopinti dehors di bar e ristoranti accolgono i pochi clienti dell’inverno e nella marina turistica decine di barche a vela sono in attesa di sciogliere le ancore ai primi tepori.
Proseguendo ancora di una trentina di chilometri sulla E65, in un continuo saliscendi tra piccoli promontori rocciosi e collinette fittamente alberate, giungiamo a Primosten, un villaggio costruito su una penisola che si estende in un’ampia e riparata insenatura. Raggiungibile mediante una stretta lingua di terra che conduce alla maestosa porta d’accesso al nucleo medioevale, d’estate la baia è spesso inaccessibile a causa dell’affollamento di turisti che frequentano la zona, mentre in questo periodo è un piccolo paradiso.
Poco lontana è Sibenik o Sebenico, una delle località più popolose di questo tratto della costa dalmata. Fondata da popolazioni slave, contesa fra la Repubblica di Venezia e i Turchi, divenne più tardi un florido centro industriale di estrazione e lavorazione dell’alluminio, attività durata fino ai primi anni ’90 quando è stata compromessa dai massicci bombardamenti della guerra civile che ha squassato il paese e portato alla dissoluzione della Jugoslavia. Oggi è frequentata perlopiù da un turismo di passaggio diretto nelle vicine mete turistiche di Vodice, Skradin e del Nacionalni Park Krka, ed è proprio questa vasta area protetta che attira escursionisti provenienti da tutta Europa: le cascate di Skradinski Buk, allo sbocco di una gola rocciosa profonda oltre 150 metri e ricca di carbonato di calcio che dona alle rocce particolari contrasti cromatici, sono una delle attrazioni principali. L’accesso al parco, in fondo al fiordo navigabile che da Sebenico porta a Skradin, è garantito da battelli che dalla stessa Skradin risalgono il fiume Krka e si addentrano in un pittoresco paesaggio carsico, simile all’ancor più famoso parco di Plitvice. Per la visita si può far base in un campeggio con ristorante e un piccolo supermercato, ma la cui apertura invernale non è garantita; in compenso si può sostare negli ampi piazzali in prossimità della cittadina di Siritovci, alla quale si arriva da Sibenik seguendo la statale 33 e poi deviando sulla viabilità secondaria.

Mare e montagna
Tornati sulla costa e superato il lungo ponte che attraversa il fiume Krka, proseguiamo brevemente sulla litoranea fino a Vodice, una delle mete più note e frequentate della zona, sviluppatasi attorno al porto turistico con alberghi, ristoranti e locali notturni. Siamo ormai in vista del Nacionalni Park Kornati, altro grande serbatoio di natura che comprende quasi tutto l’arcipelago delle Incoronate e si può visitare grazie alle motobarche in partenza da Sebenico o da Zadar, nostra prossima destinazione. Godibilissimo e di notevole fascino il centro dell’antica Zara, restaurato dopo il conflitto: le fortificazioni del XVI secolo che cingono il vecchio porto, i resti archeologici e le testimonianze monumentali, retaggio di una lunga storia, si lasciano scoprire passo dopo passo, senza farsi mancare neppure l’assaggio del maraschino di ciliegie che viene prodotto proprio in questa zona.
Chi ha tempo non trascuri un ulteriore allungo verso nord per raggiungere gli splendidi paesaggi dell’isola di Pag, comodamente raggiungibile con il veicolo grazie al lungo ponte che la collega alla terraferma. Vaste e assolate distese rocciose, baie deserte protette dal vento e dal mare, alte montagne parallele alla costa e ora spruzzate di neve, centinaia di isole all’orizzonte e rovine medioevali caratterizzano il suggestivo territorio. Brevi deviazioni conducono a spiagge deserte, mentre le bianche saline, il pesce freschissimo e i pregiati merletti sono altri elementi che completano la visita.
Gli itinerari di rientro verso Sebenico e la costa meridionale della Dalmazia sono due: il primo sulla stessa strada dell’andata, il secondo con breve passaggio in traghetto da Novalja, all’estremità di Pag, e sbarco in prossimità di Prizna, per poi ridiscendere la costa lungo la statale 106 fino a Modric. Fuori stagione, visto che lo spettacolo merita e il tragitto è di soli 70 chilometri, è consigliabile scegliere questa seconda alternativa, immettendosi poi nell’autostrada per Spalato. Il moderno nastro d’asfalto, ben servito da aree di sosta e distributori di carburante, fiancheggia le montagne dell’interno offrendo panorami decisamente diversi da quelli visti lungo la costa, in un susseguirsi di aspre catene rocciose, altipiani selvaggi spesso innevati nei mesi freddi, piccoli paesi sperduti in ampie e verdeggianti vallate. Quasi senza accorgercene, percorriamo i 160 chilometri da Modric a Spalato, dove eravamo sbarcati dal traghetto: ma ancora non è il momento di riprenderlo per tornare a casa, perché manca un’ultima preziosa tappa al nostro itinerario in Dalmazia.

Perla dell’Adriatico
Rimanendo in autostrada (attenzione, non tutte le mappe riportano questo nuovo tratto aperto nel 2008) ci portiamo verso sud fino all’altezza di Metkovic, dove termina il prolungamento, e qui riprendiamo la statale costiera. Poco più avanti si attraversa una minuscola fetta di territorio bosniaco, per poi rientrare in Croazia dopo il rapido passaggio delle due frontiere che distano una quindicina di chilometri. Sicuramente si incontrerà qualche difficoltà in più durante il periodo estivo, ma dovuta principalmente all’intenso traffico turistico e non alle scarse formalità.
Ragusa, la latina Ragusium fondata nel VII secolo, è il nome che un tempo aveva la storica città dalmata di Dubrovnik, soprannominata da Lord Byron la perla dell’Adriatico. Sotto il dominio di Venezia, già nel XIII secolo, era un fiorente centro commerciale che divenne ancora più importante nel ‘400, quando la Repubblica Ragusana si dotò di una propria flotta di navi commerciali dirette verso i mercati della Grecia, del vicino Oriente e dell’Egitto, in aperta concorrenza con il Leone di San Marco. Il declino, iniziato con la conquista ottomana, fu accelerato da un violento terremoto che nel 1667 rase praticamente al suolo la città, risparmiando solo pochi edifici, motivo per cui una parte rilevante del centro storico appare oggi nelle vesti barocche della ricostruzione. Dopo l’occupazione napoleonica nel 1806, la definitiva perdita dell’indipendenza e le successive vicende comuni all’Europa balcanica e poi alla Jugoslavia, il ruolo economico e culturale di Dubrovnik ha trovato un nuovo assetto fra il 1950 e il 1990 grazie al turismo, che l’ha resa una delle destinazioni più frequentate della costa adriatica orientale.
Rimarginatesi le ferite lasciate dalla guerra, l’antico nucleo urbano si può nuovamente apprezzare in tutta la sua bellezza, che è valsa anche a questo centro l’ingresso nel patrimonio dell’umanità. La passeggiata di 2 chilometri lungo gli imponenti bastioni che cingono il borgo rinascimentale è una delle più suggestive d’Europa: le piazze e le strade lastricate in marmo brillano al sole illuminando di luce riflessa le facciate dei palazzi e le vetrine di negozi e botteghe tipiche, mentre caffè e ristoranti accolgono i numerosi turisti per una pausa. E dopo una mattinata a zonzo nei vicoli e una visita al museo cittadino ospitato nel tardogotico Palazzo del Rettore, non ci resta che riprendere la strada verso Spalato, concludendo questa insolita vacanza fuori stagione ricca di piacevoli sorprese.

Testo e foto di Carlo Piccinelli

PleinAir 451 – febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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