Far West all'irlandese

A zonzo in cerca di natura e di escursioni lungo la costa occidentale dell'Eire, tra parchi, montagne, laghi, scogliere e villaggi sperduti in riva all'Atlantico.

Indice dell'itinerario

Duecento metri a picco sopra l’oceano, come fortezze disegnate dalla geologia, le Cliffs of Moher sono uno degli spettacoli più belli di tutta l’Irlanda. E noi siamo qui, in una giornata insolitamente limpida, a guardare in giù verso l’eccezionale strapiombo che si snoda per 8 chilometri tutti da esplorare grazie ai comodi sentieri, a patto di non soffrire di vertigini.
Da Dublino abbiamo raggiunto l’ovest tagliando quasi in orizzontale tutto il paese attraverso Port Laoise, Roscrea (rimanete sul percorso principale evitando la strada panoramica delle Slieve Bloom Mountains segnalata tra queste due località, poiché si tratta di un percorso assolutamente non praticabile in camper) e infine Limerick, che si presenta come una delle città irlandesi meno vocate al turismo nonostante la sua posizione cruciale sul fiume Shannon. Ancora una sosta a Ennis, per ammirare l’abbazia francescana di questo colorato paesino che si trova invece sulle rive del Fergus, ed eccoci alle celebri scogliere: se non pernottate con il camper nel grande posteggio adiacente, dove la sosta notturna non è consentita ma tollerata, potrete indirizzarvi al molo di Doolin – il cui nome ha la stessa etimologia celtica di quello di Dublino – o al Nagle’s Doolin Camping & Caravan Park, vicino allo scalo dei traghetti per le isole Aran.
La nostra prossima meta è il Connemara National Park che si raggiunge attraverso Lisdoonvarna, Ballyvaughan e l’animata città di Galway, affacciata sull’omonima baia. Qui giunti, si possono scegliere due itinerari: quello che passa per Spiddle e Screeb seguendo la costa settentrionale dell’ampia insenatura, o il più breve tragitto interno sulla N59 che offre vedute sui laghi della zona e sul gruppo montuoso dei Twelve Bens. Noi optiamo per questa soluzione che ci consente di visitare il cinquecentesco castello di Aughnanure, poco prima di Oughterard, dove Lough Corrib – il lago più grande d’Irlanda – è rinomato per la pesca al luccio.
Tornando verso il mare, il paesaggio diventa una distesa di torbiere, laghetti e ruscelli in prossimità di Cashel, un remoto villaggio marinaro che si dice piacesse molto al generale De Gaulle: prendetevi il tempo necessario per scattare foto, immergervi nei panorami, respirare il profumo della torba che brucia nei camini dei pub. Poco più avanti, a Roundstone, c’è una fabbrica di bodhràn, i tradizionali tamburi di pelle di capra, che merita una visita anche per capire la passione di questo popolo per la musica.
Arrivati a Clifden, il piccolo capoluogo del Connemara, fate una passeggiata per esplorarne il fiordo: c’è un sentiero che si snoda lungo la scogliera, con numerose scalette che consentono di superare le recinzioni necessarie per via degli animali al pascolo. Il villaggio offre buone occasioni per rifornire la cambusa e alcuni notevoli ristoranti (tra cui Mitchell’s, che serve una saporita cucina di mare e di terra); a poca distanza dall’abitato, un approdo pleinair a conduzione familiare è lo Shanaheever Campsite & Caravan Park. Una stretta stradina, che può risultare assai difficoltosa per i mezzi più grandi, conduce al pittoresco porticciolo di Cleggan da cui ci si imbarca per Inishbofin, l’isola della mucca bianca.
Il centro visite del parco nazionale, aperto da maggio alla fine di settembre, si trova a Letterfrack e fornisce numerose informazioni su caratteristiche e attività dell’area protetta. A pochi chilometri, Kylemore Abbey è un’altra delle grandi attrattive turistiche irlandesi (facile trovarvi una discreta folla in alta stagione): approfittatene per una gita in bicicletta sulla strada che costeggia il Lough Fee o su qualche tracciato più solitario.
Dopo il panoramico tratto che conduce a Leenane, da cui partono gite in barca per esplorare la costa, entriamo nella contea di Mayo per una tappa a Westport, un’altra vivace città che ci accoglie con le sue architetture georgiane e le affollate vie commerciali: dai gioiellieri ai fruttivendoli, molti negozi espongono con orgoglio i premi ricevuti per la miglior vetrina o il miglior assortimento.La più grande isola irlandese, Achill Island, è oggi collegata alla terraferma da un ponte: ma non ha perso nulla del suo fascino paesaggistico e naturale, che si può godere appieno grazie all’afflusso turistico ancora modesto. La soluzione migliore è quella di far base in uno dei due campeggi, il Keel Sandybanks del villaggio di Keel o il più piccolo Sealcaves nei pressi di Dugort, e spostarsi a piedi o con le dueruote lungo l’Atlantic Drive (che in alcuni punti presenta tratti angusti e decisamente poco praticabili dai mezzi di una certa stazza, soprattutto se si incrociano veicoli provenienti in senso inverso). Incantevoli sono le scogliere di Dooega, mentre chi vuole farsi una buona pinta di birra dovrà puntare a Dooagh o ancora a Keel, dove si può vivere anche una piacevole esperienza gastronomica sedendosi ai tavoli del ristorante The Chalet, gestito da un pescatore.
Ripresa la N59 puntiamo verso nord-est in direzione di Ballina e di Sligo, seguendo la strada costiera che si inoltra poi nelle torbiere in un paesaggio deserto e sconfinato da Grande West. Approssimandosi alla città si iniziano a notare i famosi cottage con il tetto di paglia; una deviazione da consigliare è quella per Strandhill, una buona base per passeggiate lungo la meravigliosa spiaggia dalla quale c’è modo di avvistare delfini o foche, mentre chi cerca un’occasione di relax non mancherà di fare una puntata alle piscine dei Celtic Seaweed Baths, che offrono bagni terapeutici con alghe e acqua marina. Comodo riferimento per la sosta, a due passi dall’arenile, è lo Strandhill Caravan & Camping Park. A Sligo una volta si andava solo per visitare l’abbazia domenicana del XIII secolo e respirare l’atmosfera nella quale è vissuto il poeta William Butler Yeats (la cui tomba è a Drumcliff, vicino a un’antica croce celtica). Oggi invece questo centro si è trasformato in una meta turistica di grande vivacità, con numerosi pub storici e negozi d’ogni genere: da segnalare in Wine Street la bottega del folklorista e intagliatore di legno Michael Quirke che, se ve la cavate a sufficienza con l’inglese, vi conquisterà con i suoi racconti su Maeve, la regina del Connaught che secondo la leggenda vive sulla vicina montagna di Ben Bullen.
Guardando sulla carta geografica la sagoma del Donegal, vi accorgerete che questa contea settentrionale al confine con l’Ulster ha una forma simile a quella di un’Irlanda in scala ridotta. Lungo la strada che sale da Sligo si può fare una breve deviazione fino a Mullaghmore per il bel porticciolo e il panorama sull’oceano, proseguendo poi fino a Donegal Town in cui visitare i notevoli resti del castello, dalla singolare architettura con un massiccio torrione sotto al quale sono allineate alcune basse costruzioni dai tetti a punta. La bella strada N56 che segue il profilo settentrionale della Donegal Bay incrocia Killybegs, il più grande porto peschereccio del paese, da cui si giunge in breve a Kilcar che insieme ad Ardara è uno dei due villaggi in cui si produce ancora il pregiato tweed con telai a mano. Non lontano da Kilcar si trovano le Cliffs of Bunglass, le scogliere più alte delle isole britanniche, meno famose di quelle di Moher alle quali non hanno però nulla da invidiare: per raggiungerle dovete procedere verso Teelin e seguire le indicazioni, fino a un primo parcheggio in cui non c’è divieto di pernottamento per i camper. Una stradina si arrampica sulla sommità e si possono compiere stupende escursioni in cresta, anche di parecchie ore (attenzione alla nebbia che può calare improvvisa); oltre agli uccelli marini si incontrano allodole, saltimpalo e altri volatili tipici di quest’ambiente costiero battuto dal vento. Tornati sulla N56 si raggiunge Glencolumbkille, dov’è allestito un interessante museo all’aperto del folklore locale; si trovano anche le segnalazioni per Ardara, ma si tratta di un altro di quei percorsi piuttosto stretti che risultano poco agevoli per chi è alla guida di un veicolo di grandi dimensioni, ed è dunque preferibile tornare indietro fino a Killybegs nelle cui vicinanze si stacca un percorso più agevole.
Siamo ormai quasi al termine del nostro itinerario, ma c’è ancora una grande tappa di natura: il Glenveagh National Park, uno straordinario e quasi surreale ambiente di montagne con pendii che appaiono completamente nudi e la distesa incredibilmente lunga e sottile del Lough Beagh. Dal parcheggio dell’ottimo centro visite – oltre il quale è vietato proseguire con auto o camper, come pure è vietato il campeggio libero in tutto il territorio del parco – partono un sentiero adatto a tutti e un bus navetta che porta al castello e ai meravigliosi giardini. Si può prendere inoltre un sentiero che sale verso un belvedere con un panorama mozzafiato o, ancora, costeggiare il lago per 3 chilometri fino ad alcune cascate: nulla vieta di raggiungerle in bici dalla strada principale, dove avrete anche la possibilità di avvistare dei cervi al mattino o al tramonto.
Crocevia della regione, Letterkenny ci offre una conclusione in chiave più artistica, con i suoi numerosi monumenti tra i quali spiccano la cattedrale e il Saint Eunan’s College. Da qui potremo anche proseguire per gli itinerari naturalistici nell’estremo nord del Donegal, come la penisola di Inishowen e Fanan Head, nelle cui vicinanze si sosta al Caseys Caravan Site di Carrigart (uno dei pochissimi campeggi della contea).
Per chiudere il nostro anello intorno all’Irlanda, rientreremo a Dublino scendendo nuovamente verso Sligo e poi per Carrick on Shannon, oppure attraverso l’Ulster: i collegamenti stradali tra l’Eire e l’Irlanda del Nord non hanno di fatto mai subito interruzioni, e sostanzialmente ci si accorge del passaggio solo per i cartelli che indicano le distanze in miglia e per il messaggio della compagnia telefonica sul cellulare che vi avvisa di aver passato i confini di un altro stato. L’auspicio è che il processo di pace avviato nel 1998 porti davvero a una soluzione condivisa da tutti, perché se c’è un confine davvero artificiale è quello che ottant’anni fa ha consegnato alla Gran Bretagna sei contee dell’isola verde d’Europa.

PleinAir 407 – giugno 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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