Eterni dèi

Dove sono nati quei capolavori che ancora oggi riempiono con le loro note i teatri di tutto il mondo? Dalle Marche alla Toscana, dall'Emilia al Lago Maggiore, un piccolo viaggio alla ricerca delle radici di sei geni della musica italiana.

Indice dell'itinerario

Nelle grandi sale una volta abitate e ora trasformate in musei, in elegante e piacevole sottofondo riecheggiano le note di opere come Bohème, Aida, Andrea Chénier, Il Prigionier Superbo e La Serva Padrona, La Vestale. E dovrà ricredersi chi pensa che viaggiare sul pentagramma sia affare riservato soltanto ai musicisti: il connubio fra la storia dei grandi compositori e la visita di luoghi incantevoli della cosiddetta Italia minore vede nel pleinair uno degli strumenti più efficaci per dar vita a una singolare armonia itinerante.
Rossini, Spontini, Puccini, Pergolesi, Giordano, e ancora Toscanini, Donizetti, Bellini sono nomi la cui grandezza viene celebrata ogni anno dai rispettivi luoghi di origine o d’elezione in suggestivi festival estivi. Spunti d’interesse per vivere in maniera ancora più piena la ricchezza di borghi e città cresciute attorno al loro mito.

Meteora immortale
Ha dell’incredibile la storia di Giovanni Battista Pergolesi, nato a Jesi nel 1710 e morto a Pozzuoli solo ventisei anni più tardi. In appena un decennio, tra il periodo della formazione presso la scuola napoletana e il debutto con le sue opere, seppe conquistare le platee dei teatri di provincia e poi delle grandi città italiane, esprimendo un talento prematuramente stroncato dalla tisi.
A Jesi, centro principale della Vallesina a poco più di una ventina di chilometri da Ancona, tutto ciò che è musica ruota attorno alla sua figura: la casa natale non esiste più ma le Sale Pergolesiane, luogo della memoria ricavato nel ridotto del teatro a lui dedicato, offrono un’affascinante raccolta di opere artistiche e documenti. Testimonianze musicali, ricordi, cimeli di particolare valore e pezzi eccezionali, come un manoscritto settecentesco della partitura completa dello Stabat Mater, rendono unico nel suo genere questo spazio espositivo articolato, secondo un criterio storico-didattico, in cinque sezioni che ricostruiscono la vicenda umana e creativa di Pergolesi nella sua città, a Napoli, a Roma e a Pozzuoli, approfondendo i temi dell’opera e la sua reputazione. Pezzo forte della collezione è l’organo positivo portativo del 1721, dove sembra ancora di vederlo alla tastiera mentre compone La Salustia o Adriano in Siria.

Un borgo e il suo genio
E’ l’altro talento espresso da questa provincia marchigiana: il rapporto tra Gaspare Spontini (1774-1851) e Majolati, uno dei castelli di Jesi, è talmente stretto che nel 1939 il Comune ha sposato il proprio nome a quello dell’illustre concittadino ribattezzandosi Majolati Spontini.
Incastonato in un paesaggio di dolci colline dal sapore leopardiano – Recanati dista poche decine di chilometri – il cuore del paese batte intorno al genio del compositore il quale, nonostante vi sia tornato soltanto cinque volte nel corso della sua vita, seppe instaurare con esso un rapporto speciale, rafforzatosi negli anni (nel 1843 donò tutti i suoi beni alla municipalità) e anche dopo la sua morte. Asili, convitti, scuole femminili, parchi, case di riposo: tutto a Majolati ha l’impronta di Spontini.
Entrando nella casa-museo custodita come un gioiello da Marco Palmolella, fra i principali conoscitori della storia spontiniana, si percorre un viaggio nel tempo sino alla fine del XVIII secolo. L’edificio si trova nel cuore del borgo, a due passi dalla chiesa di San Giovanni dove sono custodite le spoglie dell’artista, ed è articolato su tre piani e altrettanti filoni di interesse: il vasto archivio che include il fondo autografo di Spontini e la biblioteca, gli anni della formazione a Napoli e le prime esperienze alla corte di Ferdinando IV a Palermo, lo sbarco in Francia all’indomani della Rivoluzione e il lungo servizio alla corte di Napoleone fino al ventennio prussiano e al ritorno definitivo a Majolati. Il museo custodisce anche due fortepiano in mogano del 1820, ancora perfettamente funzionanti e suonati all’epoca da Spontini, oltre ad arredi originali, bozzetti in stile neoclassico, manoscritti, spartiti e oggetti di uso quotidiano, fra i quali una preziosa tazza da tè con l’effigie dell’artista.

Vita in crescendo
Per chi vuole unire musica e gastronomia non c’è meta più indovinata di Pesaro: anche perché la buona cucina è stata, insieme alla musica, una delle grandi passioni di Gioachino Rossini (1792-1868). A metà della centralissima Via Rossini e a due passi dal duomo c’è la casa natale del maestro, proprietà del Comune dal 1892 e monumento nazionale dall’inizio del ‘900. La famiglia vi abitò per sei anni fino al 1796, occupando un paio di stanze al primo piano: attualmente tutto l’edificio, che al tempo di Rossini era una sorta di condominio, ospita il museo, ambienti didattici e sale espositive in cui scorrono le fasi salienti della vita del compositore. Cimeli, manoscritti, stampe, la spinetta del 1809 che egli stesso definì “il piccolo pianoforte che fu aiuto e compagno dei miei primi studi musicali” e ancora le celebri caricature dell’artista – comprese quelle piuttosto pungenti della stampa francese – riprese in simpatici souvenir dalla tradizione ceramista delle botteghe Bucci e Sora. Nel 1882, per sua volontà testamentaria, a Pesaro fu fondato il liceo musicale divenuto poi conservatorio. E sempre al grande compositore è dedicato il teatro comunale che, fra i tanti spettacoli, ospita anche il celebre Rossini Opera Festival, evento da non perdere giunto quest’anno alla ventottesima edizione, in programma dall’8 al 21 agosto fra il teatro stesso e l’Adriatic Arena. Una full immersion nell’opera rossiniana e non solo, articolata fra l’Otello, Il Turco in Italia, La Gazza Ladra, Il Viaggio a Reims, Edipo a Colono, Le Nozze di Teti e di Peleo e la Petite Messe Solennelle, oltre a numerosi eventi collaterali che animano il centro storico e il lungomare.

Come nella Butterfly
“Gaudio supremo, paradiso, eden”. Così Giacomo Puccini descriveva il borgo di Torre del Lago sulle rive del piccolo bacino di Massaciuccoli, immerso nella campagna toscana a sud di Viareggio e a una quindicina di chilometri da Lucca, la città dov’era nato nel 1858. Proprio sul lago scrisse buona parte della Madama Butterfly, una delle sue opere più conosciute. In stile tardo ottocentesco, la sua residenza è immersa in un piccolo paradiso naturale che il maestro elesse a rifugio in cui dare slancio alla propria creatività. Lungo il percorso che si snoda fra gli ambienti e il giardino della villa-mausoleo sono raccolte alcune delle pagine più importanti della vita del compositore, cimeli, partiture autografe, il pianoforte Forster e, in una teca, la maschera funebre ritratta a Bruxelles dove Puccini morì nel 1924. Una sala è stata trasformata in cappella e qui sono custodite le sue spoglie.
Pochi passi nel verde, con il suggestivo sfondo del paesaggio lacustre, e si raggiunge il Gran Teatro all’aperto dove ogni anno si svolge il Festival Puccini. Dal 20 luglio al 19 agosto la cinquantatreesima edizione presenta quattro titoli pucciniani (Madama Butterfly, Tosca, La Bohème e La Rondine), due dei quali con nuovi allestimenti, in scena per quindici indimenticabili serate d’opera lirica. Un’edizione che è preludio all’appuntamento delle rievocazioni per il 2008, in cui ricorreranno i 150 anni dalla nascita del compositore. Un grande traguardo che Torre del Lago celebrerà con l’inaugurazione del Nuovo Gran Teatro, struttura modernissima studiata come spazio dedicato alla musica e in grado di accogliere oltre 3.000 spettatori.

C’era una volta
Lo scenario della favola è quello di Villa Fedora, sulle rive del Lago Maggiore, il cui ampio parco ospita dal 30 giugno al 14 luglio alcuni appuntamenti della X edizione del Baveno Festival dedicato a Umberto Giordano (1867-1948), il compositore divenuto celebre per opere veriste come Andrea Chénier, Fedora e Il Re. Originario di Foggia, fu rapito dalla serenità di Baveno, grazioso paese a un passo dalle incantevoli Isole Borromee, dove acquistò proprio la residenza che costituisce il fulcro della rassegna: oggi è anche la sede della locale Camera di Commercio e ogni anno, in occasione del festival, ospita mostre a tema dedicate ai grandi compositori. Quest’anno l’omaggio è riservato ad Arturo Toscanini, mentre il filo conduttore sarà il mondo della fiaba nell’Europa di Giordano e di autori coevi. Una decina gli eventi in programma tra concerti, opere e mostre che coinvolgono i luoghi simbolo di Baveno: le chiese dei santi Gervaso e Protaso e di San Carlo, la Sala Nostradomus, il Grand Hotel Dino e per l’appunto Villa Fedora, che durante la ventennale permanenza di Giordano a Baveno divenne meta di visite di letterati, musicisti e altri personaggi illustri come Giacomo Puccini e Guglielmo Marconi.

Quel fiero spirito emiliano
Nel cuore della Parma oltretorrente, sanguigno e popolare, centoquarant’anni fa nasceva Arturo Toscanini in una semplice casa di borgata a due piani, che nel 1967 è stata donata dai discendenti al Comune di Parma per essere trasformata in un museo dedicato a questo grande figlio dell’Emilia.
Il 16 gennaio scorso, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte del direttore d’orchestra, l’edificio è stato riaperta al pubblico dopo un profondo intervento strutturale che ha recuperato i materiali originali e preservato la fisionomia storico-architettonica. Il percorso espositivo si articola fra la storia di Parma e Toscanini, la sua vita, l’immagine del mito, i suoi compagni di viaggio, il disco e gli altri media. Nelle teche si osservano oggetti e documenti di assoluta rarità come il volume dei Copialettere verdiani edito nel 1913 per il primo centenario della nascita di Verdi, l’autografo verdiano che riporta una celebre frase di Falstaff dall’opera omonima, lo spartito della Turandot di Puccini nell’edizione fuori commercio pubblicata in occasione della prima dell’opera, oggetti personali appartenuti a Richard Wagner (gli occhiali, una cartella, il boccale d’argento donato a Toscanini dalla figlia Eva e il ritratto di Cosima Wagner). Cimeli che testimoniano il profondo rapporto che Toscanini ebbe con i compositori prediletti.
Ricco e articolato il programma di eventi musicali e di mostre che riprende dal prossimo ottobre con concerti al Teatro Regio di Parma e alla Scala di Milano. Dall’11 settembre alla fine di ottobre, inoltre, la casa-museo ospiterà gli incontri d’autunno dedicati al maestro.

PleinAir 419 – giugno 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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