Esperimenti in valle

Tra l'Aquilano e il Frusinate, un gruppo di brevi itinerari in camper - tutti di facilissimo approccio - per una vacanza itinerante dalle molteplici valenze ambientali e culturali, che si presentano al meglio proprio nella bassa stagione.

Indice dell'itinerario

L’Italia, lo sappiamo, è un paese bellissimo ma non sempre facile da fruire per chi ama il turismo nella natura e viaggia per costruire una vacanza di scoperta. In molti casi, territori anche assai preziosi sono immersi in un contesto ambientale e urbanistico precario che scoraggia chi viene da lontano e li rende di fatto disponibili soltanto per un turismo locale, spesso distruttivo e poco redditizio. E’ questo il caso di molte località che si trovano a cavallo del confine tra Lazio e Abruzzo, in quella fascia che si estende ai lati della superstrada da Cassino ad Avezzano. L’area contiene molti ambienti di grande valore naturale, paesistico e storico, ma chi si avventurasse in questa zona per la prima volta rischierebbe di rovinarsi la visita a causa di una serie di inconvenienti riconducibili alla mancanza di un progetto di promozione turistica. La rete viaria, contorta e mal rappresentata sulle cartografie in uso, non è concepita per il turismo, soprattutto nella provincia di Frosinone dove spesso i crocevia sono privi di indicazioni e la sola località ben segnalata è Sora, una sorta di buco nero stradale (lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate…). Il viaggiatore che va in cerca delle tante località pregevoli può finire così con l’essere continuamente dirottato – anche a causa di cartelli apposti senza criterio – verso situazioni spesso degradate senza trovare quello che vuole, oppure trovandolo a prezzo di molti tentativi. Questa circostanza può essere tuttavia di stimolo per effettuare, nelle mezze stagioni, un’esplorazione di approccio che tornerà utile quando, conosciuti i luoghi, ci si potrà tornare in un periodo più idoneo e goderseli con pieno profitto. E’ quello che abbiamo fatto nell’autunno del 2003, con ottimi risultati che ci consentono di proporre un itinerario ripulito da tutto ciò che può disturbare un turismo pleinair di alta qualità.

Vallelonga, una facile scoperta
Il Parco d’Abruzzo è ben conosciuto dai campeggiatori ma, in genere, limitatamente alle località che si addensano intorno alla Val di Sangro. Assai meno note sono altre valli più periferiche, che si trovano sui versanti opposti: la prima è la Vallelonga, zona di grandi spazi e di pace assoluta, che si raggiunge lasciando l’autostrada Roma-Pescara ad Avezzano e proseguendo per Luco dei Marsi, Trasacco e Collelongo (vedi approfondimento “Nelle terre di Silone”). Proprio all’imbocco, il paese di Villa Vallelonga offre buoni spunti e altrettanti comfort, primo fra tutti un comodo e tranquillo parcheggio in una vasta piazza al limite dell’abitato, nei pressi dei lavatoi. A breve distanza si trova il centro visite del parco (chiuso il lunedì) e qui parte un sentiero-natura che circonda una vasta area faunistica, all’interno della quale si possono ammirare esemplari di orsi e cervi anche di gran mole. In direzione opposta si trova il centro storico, dove è stato allestito un percorso che mostra i luoghi della memoria con le vecchie abitazioni e l’illustrazione di usi e costumi del passato. L’iniziativa è lodevole ma, come spesso accade, mal gestita e le cose realizzate versano in condizioni assai precarie. E’ il solito circolo vizioso: la manutenzione manca perché la gente non viene in misura sufficiente a garantire i necessari introiti, e la gente non viene perché manca una proposta turistica di cui la buona manutenzione è parte essenziale.Un’altra posizione utile per la sosta notturna è offerta dal parcheggio del cimitero, all’uscita del paese in direzione del parco, il cui ingresso si trova a circa 5 chilometri in località Madonna della Lanna. Il solitario e poco trafficato percorso potrebbe essere effettuato in bicicletta, e con lo stesso mezzo si può facilmente entrare nella vallata fino ai Prati d’Angro e al rifugio omonimo. Chi non se la sentisse di coprire in bici tutto il percorso dal paese (sono circa 20 chilometri fra andata e ritorno) può trovare lungo la strada vari altri punti adatti anche per una sosta notturna, come il parcheggio antistante la stessa chiesetta della Madonna della Lanna. E’ possibile inoltrarsi nella valle anche in auto, ma sconsigliamo questo approccio: camminare o pedalare sono esperienze alla portata di tutti e che possono regalare una giornata di vero pleinair.
La valle offre anche sentieri di maggior impegno e sempre di scoperta: i più interessanti partono ancora da Madonna della Lanna e si dirigono verso l’alta cresta dell’inesplorata montagna della Serra Lunga, con diverse cime che toccano e superano i 2.000 metri in un ambiente ancora vergine.

Zompo Lo Schioppo, oltre la cascata
Tornati verso Avezzano, s’imbocca la superstrada della Val Roveto fino a Morino. Questa valle pare destinata a essere un’area di puro attraversamento: le montagne che la fiancheggiano, in particolare i Cantari e gli Ernici che la sovrastano a sud-ovest, costituiscono infatti uno degli ambienti più intatti e meno esplorati dell’Appennino centrale, essendo tanto attraenti se li si osserva dal di fuori o su una carta geografica quanto privi di una proposta di fruizione che permetta di penetrare nel cuore dell’ambiente e di apprezzarne i numerosi pregi. Proprio per questo è da apprezzare l’istituzione della Riserva di Zompo Lo Schioppo nota soprattutto per la cascata che le dà questo strano nome, dovuto al fatto che la caduta libera delle acque da quasi 100 metri d’altezza produce un rumore secco. Questa particolarità, tuttavia, si è risolta in un danno, perché tutti parlano solo della cascata (visibile tra l’altro solo da aprile a metà giugno, poiché è alimentata da una sorgente carsica che fuoriesce da una caverna solo quando l’acqua è così abbondante da traboccare) e pochi parlano del molto di più e di meglio che la riserva offre, proprio a motivo delle sue potenzialità escursionistiche. Per giunta le carte riportano solo la strada asfaltata che conduce a Morino rappresentando il seguito come mulattiera, cosa assolutamente non vera: cerchiamo dunque, per prima cosa, di colmare questo deficit.
Dopo Morino la strada prosegue su asfalto fino alla riserva, attraversando la frazione di Grancia dove si trovano la direzione della riserva e un interessante ecomuseo (vedi approfondimento “Parchi naturali e parchi da pranzo”). Da qui si prosegue con alcune ramificazioni fino a un bivio sulla sinistra, con segnaletica per l’area ricreativa Peter Pan che dista solo 500 metri e dove si può parcheggiare in una posizione davvero ideale, tutta pace e natura. Poco oltre cessa l’asfalto e la strada è interdetta al traffico, ma può essere di interesse escursionistico. Tornati al bivio, si prosegue fino all’ingresso nella riserva (a pagamento in alta stagione) e a un campeggio-natura (chiuso in bassa stagione) situato al centro di un magnifico anfiteatro di montagne: da una evidente e lunga spaccatura scaturisce la famosa cascata. Dal punto d’accesso si potrebbe anche salire fino al Piazzale dello Schioppo in camper, ma sconsigliamo di farlo.
Lasciando il veicolo all’ingresso del campeggio si possono compiere molte escursioni di varia lunghezza e difficoltà, tutte bellissime perché si sviluppano in una zona dell’Appennino sconosciuta ai più e quindi poco frequentata. Qui ne suggeriamo in particolare due, prima di tutto il percorso circolare che sale a piedi al Piazzale dello Schioppo (è prevista la realizzazione di un’area faunistica proprio ai lati del sentiero), poi scende verso la base della cascata e si conclude tra una miriade di ruscelletti, piccole e grandi pozze limpidissime e scroscianti cascatelle, per circa un’ora di cammino con molte piacevoli soste.Sempre dal camping un altro sentiero porta in pochi minuti al Piano Sacramento e al ristorante La Mandria dove troviamo un’ampia e gradevolissima area picnic panoramica, tra morbidi prati solcati da rivoletti d’acqua con ponticelli, tavoli, panchine e una fontana. A fianco un parcheggio ideale per la sosta, raggiungibile tramite una strada di pochi chilometri, l’ultimo dei quali non asfaltato (il bivio si trova sulla destra salendo da Grancia). Piano Sacramento è anche la base per l’escursione più classica della riserva che inizia proprio dal parcheggio (cartello bene in vista, segnavia giallo e rosso n. 5, Sentiero delle Scalelle): quella verso la Madonna del Caùto o del Pertuso (entrambi i termini sono sinonimi ricorrenti e indicano un passaggio stretto, scavato o forato). Si tratta di un sentiero percorribile in circa un’ora e mezzo, con dislivello totale di 500 metri. Terminato il tratto facile dopo circa mezz’ora, ci s’inerpica faticosamente su un tracciato in costante e ripida pendenza con suggestive viste panoramiche, arrivando sotto una lunga e spettacolare parete rocciosa disseminata di fori. Qui si trova un incrocio di sentieri che, malgrado la buona segnaletica, non sono sempre facili da individuare: quello più diretto, che si sviluppa lungo la base della parete, porta in una decina di minuti al piccolo santuario appoggiato alla roccia stessa. Ci si trova a questo punto proprio sopra la cascata, a quota 1.200, e con un piccolo sforzo si può salire ancora verso il rifugio Ara di Collelungo, raggiungendo 100 metri più in alto un vasto altopiano sul quale svettano le creste degli Ernici dominate dal Viglio (2.156 m).

Il salotto buono della Ciociaria
Anni fa definimmo in questo modo l’area che si sviluppa ai piedi dei monti del Parco d’Abruzzo sul versante ciociaro, per il fatto che in questa zona non si registrano quei fenomeni di degrado urbanistico che flagellano altre aree vicine. Qui è infatti possibile inserire una serie di godibili destinazioni in un piacevolissimo itinerario, privo di sbavature e per certi versi inatteso per chi conosce le condizioni generali del territorio frusinate.
E’ importante evitare Sora e l’agglomerato urbano e produttivo che la circonda: basta seguire la superstrada (che a nord si dirige verso la Val Roveto, a sud verso l’Autosole, Frosinone e Cassino) fino all’uscita di Broccostella e, al primo bivio, procedere per Carnello e poi per Arpino, ben nota patria di Cicerone e Caio Mario i cui monumenti spiccano nella bella piazza centrale. Ma l’attrazione principale non è il paese (pur apprezzabile per l’assenza delle brutte periferie che soffocano quasi sempre i centri storici), bensì il borgo alto di Civitavecchia cui si perviene nel modo migliore proprio per questa via, che raggiunge Arpino dall’alto evitandone l’attraversamento. Giunti quasi a destinazione, un segnale sulla sinistra indica la via per il vecchio insediamento, ammirevole per le possenti mura megalitiche – con il famoso arco a sesto acuto che costituisce uno degli ingressi all’abitato – ma anche per la ristrutturazione delle case antiche oggi nuovamente abitate. Apprezzabili inoltre i magnifici belvedere che circondano la Torre di Cicerone: lo sguardo spazia liberamente su un panorama immenso che offre anche suggestivi scorci di Arpino, al quale il borgo è unito da un percorso pedonale (faticoso ma gratificante per le ampie vedute).
A Civitavecchia, dove quasi tutti gli spazi disponibili sono inesorabilmente chiusi di notte, non è facile parcheggiare il camper: conviene dunque effettuare la visita di mattina, in modo da esaurirla in giornata e spostarsi verso le altre mete della zona dove, al contrario, le occasioni di sosta sono molte e pregevoli. Si può anche scendere su Arpino sostando ai bordi della periferia alta (parcheggio spazioso ma sempre pieno, area molto trafficata e poco adatta per la notte), poi salire a Civitavecchia e proseguire lungo la stessa strada scendendo a Fontechiari e successivamente all’area protetta del lago di Posta Fibreno, ora ben fruibile con percorsi naturalistici e varie altre dotazioni.Lasciato il lago, lungo la statale 627 in direzione di Cassino si notano a sinistra due colline appuntite, sulle cui pendici giacciono i paesi di Vicalvi e di Alvito sovrastati dalle sagome di due castelli, illuminati di notte. L’insieme è molto attraente e invita a un’esplorazione che risulta più facile di quanto sembri: entrambi i manieri sono infatti raggiungibili comodamente in camper e offrono ottime sistemazioni per la sosta.
Vicalvi è il borgo più vicino e anche il più piccolo: 700 abitanti in un piccolo nucleo di case ristrutturate con cura, privo di negozi e dotato di un solo bar. Al castello si sale invece attraverso una comoda strada che circonda il paese e presenta due bei parcheggi panoramici a terrazza, prima di giungere al ristorante La Ruota e all’ingresso della rocca, o meglio di quel che ne resta. Attorno alle rovine c’è il vecchio insediamento in parte ancora diroccato, ma altrove sottoposto a una valida opera di restauro che ha già ricavato tra le mura una decina di deliziosi appartamenti; è possibile inoltre visitare alcune parti del castello ammirandone le linee possenti e la bella architettura originaria.
Brevissimo è il percorso che da Vicalvi porta direttamente ad Alvito. Il paese è molto più grande, animato e ben fornito, e anche grazioso pur non annoverando particolari pregi artistici. Tre chilometri di strada portano prima a un piccolo abitato posto a metà altezza e successivamente a Castello: è questo appunto il nome del borgo vecchio, perfettamente recuperato, cresciuto attorno alle rovine del castello vero e proprio (in fase di restauro al momento della nostra visita, offre un magnifico panorama). Un comodo piazzale ai piedi delle mura e un parcheggio per i pullman si segnalano per una sosta notturna in tutta tranquillità.

Due valli da fuoristagione
Ora possiamo salire nuovamente in quota per esplorare le due valli del Parco d’Abruzzo che ricadono nel territorio frusinate: la Val Canneto e i Prati di Mezzo, aree assai pregevoli ma frequentate quasi esclusivamente da un turismo locale che non sempre si esprime al meglio. E’ bene dunque non venire quassù in agosto e nei giorni festivi della buona stagione, mentre negli altri periodi si può apprezzare appieno la bellezza di queste valli che possono riservare al pleinair grandi soddisfazioni.
Da Alvito, attraverso strade tranquille e in un ambiente non compromesso, si arriva con facilità a Settefrati: è questo il primo dei comuni del parco che incontriamo in Ciociaria, un paese molto gradevole e ben curato attorno a una bella piazzetta. Lungo la strada, proprio in prossimità del bivio che porta verso il centro, una chiesetta vicino a un piccolo campo sportivo offre una posizione ideale per il pernottamento, soprattutto in quei periodi in cui si preferisce dormire a quote più basse e in luoghi non troppo isolati. Qui infatti, nel periodo estivo, camperisti e campeggiatori vanno a sostare nella vicina Val Canneto, raggiungibile con una comoda strada che termina in una vastissima area di parcheggio e campeggio a circa 1.000 metri di quota, adiacente a un santuario con la facciata in stile antico e il resto ricostruito in discutibili forme moderne. Il quadro che si presenta al visitatore è ideale nella bassa stagione, quando gli spazi sono liberi e la natura domina ovunque, mentre in piena estate si trasforma in un affollatissimo agglomerato di turismo locale e pendolare sul modello “scendi dalla macchina e mettiti a mangiare”: motivo in più per scegliere le medie stagioni e soprattutto l’autunno, quando i colori dell’ambiente sono di una straordinaria bellezza e varietà. Lasciato il camper al parcheggio, si può così intraprendere a piedi il comodo sterrato, percorribile anche in mountain bike, che in un’ora circa sale dolcemente fino a un rifugio (1.352 m) e da lì al Passo dell’Orso (1.672 m), considerato a ragione una delle aree più intatte dell’intera area protetta.
La zona dei Prati di Mezzo è il secondo sito notevole del Parco d’Abruzzo in Ciociaria. Da Settefrati ci si sposta verso Picinisco, altro paese ben tenuto che offre qualche possibilità di sosta all’uscita dell’abitato, all’inizio della salita che porta ai Prati. La strada, in debole pendenza e piuttosto stretta, sale con infinite curve e molti tornanti per una dozzina di chilometri offrendo magnifiche viste panoramiche, fino a una vasta area pianeggiante con un ampio parcheggio e un immenso prato destinato al campeggio semilibero; come in Val Canneto c’è l’acqua, e in alta stagione funzionano anche un gruppo di servizi e un rifugio-ristoro. Il pregio principale di questa postazione, che si trova a circa 1.500 metri, è la magnifica esposizione al sole che attenua di molto i disagi dell’alta quota; in autunno i colori sono di particolare attrattiva. I grandi spazi circostanti invitano a vagare per ore, senz’altra meta se non quella di scoprire magnifici e mutevoli panorami; ma soprattutto si può percorrere un sentiero che con poco più di 400 metri di dislivello conduce al Passo dei Monaci (1.952 m), chiuso tra i massicci profili della Meta e della Metuccia (rispettivamente 2.242 e 2.140 m) in uno dei punti panoramici più spettacolari e più vergini di tutto il parco.
Discesi nuovamente a Picinisco, bastano pochi chilometri e pochi minuti per ritrovare la superstrada Avezzano-Cassino e portarsi sulla rete autostradale per il ritorno.

PleinAir 388 – novembre 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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