Esilio di pace

Sorella minore dell'arcipelago pontino, Ventotene fu sin dall'epoca romana una terra di confino. Oggi questa scheggia vulcanica al largo di Gaeta è una meta ideale per fuggire dal caos e immergersi in ritmi d'altri tempi. Ma per assaporarla al meglio conviene raggiungerla fuori stagione.

Indice dell'itinerario

L’assenza di strade, il divieto assoluto di campeggio e le ridotte dimensioni sconsigliano di raggiungere Ventotene con un mezzo a motore: sarebbe del tutto inutile, ed è meglio parcheggiare sul continente e portarsi dietro il necessario per il soggiorno. Andandoci d’autunno e in primavera, poi, le strutture ricettive di tipo tradizionale (alberghi, pensioni, camere) certamente saranno lontane dal “tutto esaurito” della stagione estiva. Le gambe e tutt’al più una piccola barca o una canoa (noleggiabili nell’isola) sono più che sufficienti per addentrarsi nei placidi sentierini e per scoprire spiagge e calette solitarie di questo grande scoglio lungo poco più di due chilometri e mezzo e largo 700 metri. Dei settecentocinquanta abitanti dell’isola solo trecento vivono qui stabilmente e tutti, almeno una volta al giorno, passano nella piazza, il cuore di un villaggio che sembra ignorare quanto avviene oltre il suo mare. Nelle botteghe si troverà di tutto, dall’abbigliamento alla ferramenta, dagli alimentari (comprese le famose lenticchie di Ventotene) alle mercerie. La tabaccheria è anche posto telefonico pubblico e rivendita giornali.

Ventotene a piedi
Aliscafi e navi traghetto approdano al Porto Nuovo da dove si raggiunge facilmente il Porto Romano, uno dei pochi del Mediterraneo che ancora oggi conserva la struttura originaria e viene regolarmente utilizzato; la banchina è caratterizzata dagli antichi magazzini, attualmente utilizzati come rimesse per barche. Il porto è frutto di un poderoso lavoro di escavazione nel tufo e offre un ottimo riparo contro tutti i venti. Il molo del Porto Romano è il punto di riferimento e approdo per tutti i pescatori che trascorrono gran parte del tempo riparando le reti. Da qui si potrà partire per tre piacevoli escursioni a piedi attraverso l’isola.

Primo itinerario. Seguendo la banchina si giunge rapidamente nell’insenatura del Pozzillo, dove si continua verso il faro. E’ questo uno dei luoghi più suggestivi dell’isola, soprattutto alle prime luci dell’alba. Nei pressi del faro è ben visibile l’antica peschiera romana, una grande piscina artificiale scavata nel tufo, profonda circa due metri e perfettamente conservata; qui venivano allevate le murene, per finire sulla tavola dei membri della famiglia imperiale esiliati nell’isola in età augustea.
La Peschiera è circondata da una piattaforma di ruvida roccia vulcanica, ideale per godersi il primo sole sempreché dotati di stuoia e scarpette da ginnastica. Sul fondo sono ancora visibili i canali per il ricambio delle acque, anticamente sbarrati da saracinesche per impedire la fuga dei pesci. Le vaschette scavate sulla superficie tufacea di questa zona servivano per raccogliere il sale marino che si depositava con l’evaporazione dell’acqua. Tornati al porto si imboccano le Rampe della Marina che conducono nella piazza della chiesa in stile neoclassico di Santa Candida (1769-1774), progettata da Antonio Winspeare, maggiore del genio militare borbonico. La santa, martire cristiana, sarebbe stata deportata, torturata e quindi uccisa a Ponza. Le sue spoglie, gettate in mare, vennero trasportate dalla corrente al Pozzillo e quindi raccolte e venerate dai ventotenesi. Ancora oggi, a fine estate, una solenne processione festeggia la protettrice dell’isola.

Secondo itinerario. Dalla piazza della Posta si punta verso Via Muraglione e Via Parata Grande nei pressi del campo sportivo in località Cameroni, così chiamata poiché occupata in passato dalle baracche dei confinati politici; dal 1939 al 1945 furono qui esiliati gli oppositori del regime fascista, tra cui Sandro Pertini e Altiero Spinelli, che nel 1941 scrisse con Ernesto Rossi il “Manifesto di Ventotene per l’Europa libera e unita”. Da qui si scende alla spiaggia di Parata Grande. Tornando indietro su Via Muraglione si procede invece verso Cala Rossano e, passando nei pressi del cimitero, si arriva a Punta Eolo, dove sorgono i ruderi di Villa Giulia. La villa fu eretta da Augusto (della gens Iulia) come luogo di riposo, trasformandola poi in confino per i nobili che avessero trasgredito le sue leggi contro l’immoralità. Dopo la sua stessa figlia Giulia, vi furono confinate Ottavia figlia dell’imperatore Claudio e Domitilla figlia di Vespasiano. Gli scavi e il magnifico panorama di Punta Eolo sono particolarmente suggestivi sul far del tramonto, quando le luci si ammorbidiscono e il tufo assume caldi toni rosati. Terzo itinerario. L’ultima parte della passeggiata prosegue seguendo Via Ulivi verso l’evidente promontorio del Semaforo, una costruzione militare situata in uno splendido punto panoramico che consente, con un solo colpo d’occhio, di abbracciare l’intera isola e osservare gabbiani e gheppi librarsi di fronte alle alte pareti rocciose strapiombanti sulle baie della Paratella e del Moggio di Terra. I birdwatcher apprezzeranno in modo particolare la camminata fino all’estremità di Punta dell’Arco: questo tratto finale dell’isola, nei mesi di ottobre, novembre, aprile e maggio, è un ottimo punto di osservazione per molte specie di uccelli (passeriformi, rapaci, ardeidi e rari caprimulgiformi) che sostano qui per pochi giorni durante i lunghi viaggi sulle rotte migratorie dell’asse euro-africano. Lungo il primo tratto di Via Ulivi, subito dopo Parata Grande, sono visibili i campi dove vengono coltivate le famose lenticchie di Ventotene; passando da queste parti nel mese di giugno si possono vedere gli ultimi contadini dell’isola che raccolgono fave e lenticchie col sistema tradizionale della spulatura: dopo aver battuto sull’aia le piante raccolte e ormai essiccate si lanciano verso l’alto; il vento porta via le parti più leggere, mentre fave e lenticchie ricadono al suolo.

Ventonene per mare
La circumnavigazione dell’isola (circa sette chilometri) è un classico. In barca o in canoa, con mare calmo, si può seguire la costa fermandosi di tanto in tanto in baie e calette solitarie raggiungibili esclusivamente dall’acqua. Partendo la mattina all’alba ci sono buone probabilità di avvistare qualche famigliola di delfini nella zona di Punta dell’Arco. E’ possibile farsi accompagnare in barca su una spiaggetta e farsi venire a riprendere a fine giornata organizzandosi dal Porto Romano. Il giro per mare è il modo migliore per rendersi conto della natura vulcanica dell’isola, caratterizzata da coste alte e scoscese; le spiagge non sono molte, ma offrono angoli di assoluta tranquillità.
Uscendo dal Porto Romano si piega a destra verso Cala Nave e la successiva Cala Battaglia, spiaggia raggiungibile solo via mare dopo una frana che ha cancellato l’ultimo tratto della stradina che arrivava da terra. Prima di doppiare il Capo dell’Arco si raggiunge la Parata della Postina (o Spiaggia degli Innamorati), spiaggetta di ciottoli e sabbia protetta da uno scoglio semisommerso. Nei pressi di Punta dell’Arco le rocce assumono forme drammatiche: pozze naturali, canali e vasche circondate da fondali blu cobalto sono un labirinto ideale da esplorare in canoa. Oltre il capo, il profilo costiero rimane alto fino all’apertura della cala del Moggio di Terra, con la spiaggia di ciottoli circondata dal tufo rosso. Punta Pascone è l’ultimo avamposto di roccia basaltica prima di raggiungere Parata Grande (ci si arriva anche da terra). Giunti all’altezza degli Sconcigli, due scogli basaltici triangolari, si transita nei pressi di Pizzo di Mamma Bianca passando vicino a una bella spiaggetta sormontata da una grotta tufacea e dalle alte pareti occidentali dell’isola. L’ultima parte del viaggio marino passa per la suggestiva Punta Eolo (sotto le rovine di Villa Giulia), caratterizzata alla sua estremità dalle Pietre Tagliate, piattaforme formatesi in seguito all’asportazione di enormi blocchi tufacei utilizzati dai coloni ventotenesi per edificare le loro abitazioni. Superata la grotta della Regina Giovanna si entra nelle acque limpide di Cala Rossano, sede del porto commerciale e turistico. L’anello si chiude nel Porto Romano dopo aver costeggiato l’antemurale del Porto Nuovo.

PleinAir 315 – ottobre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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