Erice, il monte del mito

Erice, borgo delicato, ricco di viette e con un panorama splendido sul mare e la valle sottostante il Monte Cofano. Andiamo a scoprirlo nel periodo natalizio.
Promontorio di Erice

Indice dell'itinerario

Quando lasciamo la strada provinciale e percorriamo la bella e panoramica strada a tornanti che sale verso Erice, il Monte Cofano – che si erge sull’ultimo tratto di costa come un cono mozzato – è avvolto dalla nebbia.  Al cospetto della torre di Re Federico, che svetta accanto al duomo con i suoi 28 metri di altezza, si respira un’atmosfera surreale. Probabilmente risalente alle guerre puniche che videro contrapposte Roma e Cartagine per il controllo del Mediterraneo e ricostruita alla fine del Duecento, la fortezza affianca il duomo in stile gotico con un’originale facciata a merlature.

Della chiesa, più volte rimaneggiata, stupisce soprattutto la decorazione in stucco delle volte: un merletto che suscita stupore. Si presenta così, in una mattinata di fine novembre, Èrici o u Munti, come viene chiamata in siciliano, la cittadina che prende il nome dal figlio di Venere e Bute.

Erice a Natale

Ci addentriamo nell’intricato gomitolo di stradine che si dipanano dalla piazza del duomo per raggiungere la chiesa di San Giuliano, nella parte più alta del monte. Al suo interno sono custoditi i Misteri, gruppi di statue in legno, tela e colla che ogni anno sfilano in processione, portati a spalla, nel pomeriggio del Venerdì Santo per le vie scoscese della città. Le sei rappresentazioni sono finanziate dalle varie categorie che compongono il tessuto sociale cittadino (carrettieri, ceramica ericina, bar, ristoranti e alberghi, imprenditrici ecc..). Le condizioni meteorologiche non ci consentono di spingerci fino al castello di Venere, costruito nel XII secolo dai Normanni sui resti di un tempio romano dedicato alla dea e abbarbicato sulla rupe, e della Torretta Pepoli in stile moresco, che oggi ospita un museo interattivo multimediale.

Nell’atrio del pregevole Palazzo Sales, che ospita gli uffici dell’assessorato alla cultura, campeggia la locandina dell’ultimo film di Pif, In guerra per amore, girato prevalentemente a Erice lo scorso autunno. L’edificio conserva un’ interessante riproduzione del presepe settecentesco siciliano: realizzato dal maestro Jaemy Callari con centinaia di personaggi in cera e terracotta, ripropone gli antichi mestieri e i cicli produttivi dell’agricoltura locale (con gli abitanti in movimento) e la tipica pavimentazione ericina.

L’assortito cartellone delle feste EricèNatale che anima la città dall’8 dicembre all’8 gennaio offre un motivo in più per visitare Erice in questo periodo. Le casette di legno impilate lungo le stradine del borgo e in Piazza della Loggia propongono il meglio dell’artigianato e della gastronomia locale. Il mercatino di Natale è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 20, fino alle 18 il 24 e il 31 dicembre, dalle 16 alle 20 il 25 dicembre, dalle 11 alle 20 il 1° gennaio.

Tra gli appuntamenti spicca la rassegna Zampogne dal Mondo che dall’8 all’11 dicembre richiama gruppi provenienti da altre regioni e altri paesi d’Europa nelle piazze e nelle chiese. Dalla zampogna al reggae il passo è breve: la notte di San Silvestro il deejay siciliano Jaka intrattiene il pubblico in Piazza della Loggia. Stessa location per l’arrivo della Befana il 6 gennaio alle 16. La vecchina col naso adunco ce la metterà tutta per far divertire i più piccini.

Dolci, profumi e arte di Erice

La pasticceria di Maria Grammatico in Via Vittorio Emanuele promette riparo dal freddo e dalla fitta pioggerellina che accompagna la visita di Erice. Veniamo catturati dal profumo che si sprigiona dal laboratorio nascosto dietro al bancone ricolmo di dolci. L’incontro con colei che è diventata un’istituzione in città merita una trattazione a parte. La pasticceria ericina  ha origini lontane. Non c’era casa umile o patrizia sprovvista di forno a legna, dove venivano preparati dolci a base di ricotta, crema pasticcera, mandorle, marmellata di agrumi. Ma erano soprattutto i conventi i depositari di molte ricette. E Maria, apprendista attenta delle suore dell’istituto San Carlo, dal 1963 sciorina sospiri, bocconcini, frutti di Martorana e genovesi. Una perfetta sintesi di arte, cultura e tradizione che ha raggiunto in Sicilia – e qui a Erice in particolare  – livelli di originalità e di fantasia come pochi altri.

In un vicoletto,  a pochi metri dal Centro di Cultura scientifica “Ettore Maiorana” ci imbattiamo nella bottega artigianale Leda che, a capo chino, sta realizzando alberi di Natale in ceramica di diverse dimensioni. “Sono soprattutto i turisti a richiederli, insieme alle originali riproduzioni di maschere fenice”, ci spiega. “Queste ultime sono molto apprezzate perché risultano divertenti, decorate con colori fantasiosi e vivaci, incuriosiscono il visitatore”. Le maschere, che venivano messe sui volti dei defunti, furono ritrovate all’interno delle tombe. Oggi soltanto in alcune località – come Cagliari, Cartagine, Mozia ed Erice – si possono ammirare pregevoli esempi di questa tipologia di manufatti.

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