Era una volta la Prussia

Turismo inedito a misura di camper nella Germania che visse due volte: come Prussia e come DDR. Strade, laghi e città da Berlino al Baltico.

Indice dell'itinerario

La fascia di territorio a nord di Berlino, limitata dal Mar Baltico, è terra priva sia di rilievi che di rilievo in termini di turismo convenzionale. Quanti conoscono città come Stralsund o Wismar o Schwerin? La marginalità geografica della regione, ma soprattutto l’essere rimasta per quarant’anni nel cono d’ombra della Repubblica Democratica Tedesca, non stimolano certo la visita, ma Meclemburgo e Pomerania Occidentale proprio non meritano tale disinteresse, tutt’altro.
Nella Berlino che lasciamo alle nostre spalle la fibrillazione edilizia è al culmine. Una selva di gru è il centro degli ambiziosi programmi della capitale del XXI secolo, ma è mezza città a conoscere un eccezionale fermento (per evitare le deviazioni del traffico, meglio servirsi della metropolitana!).
Il nostro itinerario verso nord passa per la cittadina di Oranienburg, nobilitata dal palazzo che il sovrano del Brandeburgo costruì nel 1653 per la consorte Luisa Enrica di Nassau Orange, dalla quale il paese trasse nome. Nella sua lunga vita l’edificio (sormontato da statue delle quattro stagioni che ne dichiarano l’origine barocca) divenne anche fabbrica di acido solforico e fu infine una delle tante caserme per le truppe sovietiche di stanza nella DDR. L’annesso parco si presta a piacevoli passeggiate anche in bici (di fianco al palazzo, oltre il cancello, possibilità di parcheggio).
A Oranienburg una deviazione dal pavé piuttosto sconnesso conduce a Sachsenhausen, già campo di lavoro per 200.000 schiavi dell’industria bellica nazista. Negli ultimi giorni della guerra i superstiti furono istradati a marce forzate verso il mare, dove li attendevano alcune vecchie carrette da far colare a picco lontano dalla costa. L’agghiacciante progetto venne impedito dalla rapida avanzata dell’Armata Rossa. Ma presto Stalin e compagni dovettero pensare che tutto può essere riciclato e Sachsenhausen divenne ancora una volta un lager.
Il traffico rimane scarso; vaste tenute a grano sono interrotte da dense fasce di bosco misto. Eppure i solitari paesaggi non danno sensazioni di monotonia. I segnali stradali si mostrano a volte di dubbia interpretazione e volendo riprendere la direzione perduta ci infiliamo in una specie di ombrosa pista asfaltata, poi sfioriamo il villaggio di Mesemberg. Al suo margine una dimora signorile del Settecento dichiara antichi splendori. Intorno ci sono luoghi idilliaci, come ne troveremo verso il paesetto di Lindow, molto amato dal grande scrittore Theodor Fontane, che in queste terre ambientò i suoi romanzi. A Lindow un comodo parcheggio permette di arrivare ai ruderi di un convento cistercense, dato alle fiamme nel Seicento durante la Guerra dei Trent’anni.
Il nome Prussia, carico di implicazioni, è scomparso dalle carte geografiche nel 1947 per decisione degli Alleati. Ma a Rheinsberg un edificio di sapore italiano in riva al piccolo lago di Grienerick ci riporta, con un passo indietro di oltre due secoli, al sovrano che più d’ogni altro lavorò a fare della Prussia una potenza europea e motore dell’unificazione dei tanti staterelli germanici. In quel palazzo Federico, non ancora il Grande , si circondò di artisti e letterati e visse gli anni più sereni e felici della sua vita. Qui iniziò la corrispondenza con Voltaire, qui scrisse il suo Antimachiavelli. Oltre al palazzo (che ospita un museo e concerti estivi di musica da camera) merita una passeggiata il parco tutt’intorno al lago.

Catene d’acqua
L’albero, presenza costante del paesaggio, copre molte di queste strade con bei corridoi d’ombra fatti di querce, tigli, ippocastani. Sono le cosiddette Deutsche Allee, di origini più che secolari, delle quali queste terre hanno forse il primato nell’intera Germania. Nacquero per la comodità dei nobili ma anche per rendere meno faticosi gli spostamenti delle truppe. Nella calura estiva sono oggi un regalo anche per il viaggiatore.
Il territorio che abbiamo attraversato è disseminato di piccoli laghi; ma è nel Meclemburgo-Pomerania Occidentale (così chiamata per differenziarla dalla Pomerania oggi polacca) che gli specchi d’acqua diventano oltre mille, la maggior concentrazione europea dopo quella finlandese, circondati dalla foresta o situati ai margini di un paese o di un villaggio. I laghi sono collegati da emissari e immissari percorribili in canoa con itinerari di più giorni da lago a lago, fermandosi a sera su una spiaggia per dormire. Indispensabili le ottime carte speciali disponibili in zona se si vuol sapere dove si trovano i Badeorte (spiaggette balneabili) oppure i campeggi rivieraschi, le locande o i villaggi dove approvvigionarsi. Questo autentico paradiso del pleinair può svilupparsi su scala interregionale per l’intercomunicabilità dei laghi con le vie d’acqua, basate su sistemi di chiuse, che nacquero per favorire il commercio dei cereali e che solcano lo stesso ambiente di campi e boschi. In varie località è possibile il noleggio delle canoe, in altre anche i principianti possono partecipare a viaggi di una settimana sotto la guida di un esperto. Una tale opportunità, ad esempio, viene offerta nel villaggio di Mirow. Da qui raggiungiamo in una ventina di chilometri il villaggio di Boek, con spiaggetta di sabbia a cinque minuti di cammino. Siamo sulle rive del Müritz See, maggior lago tedesco (se si esclude quello di Costanza, diviso fra tre Paesi), che ai canoisti richiede prudenza per le fresche brezze che vi soffiano e per le onde corte e rapide. Parcheggiamo il camper e passiamo alla dueruote: nelle adiacenze delle sue sponde ha inizio il Müritz National Park.
Composto non solo di foresta ma di acque, acquitrini, praterie, il Parco di Müritz è asilo, fra gli altri, di uccelli come la gru e l’aquila pescatrice, ma vi sono state rilevate anche molte centinaia di farfalle e una quarantina di libellule. Tra le specie della foresta domina la pineta. I 318 chilometri quadrati del parco sono attraversati da centinaia di chilometri di sentieri, parte dei quali accessibili in bici. A Waren, la cittadina sulle rive del Müritz, per facilitare la visita del parco è entrato di recente in funzione un servizio di bus a orari fissi. Si può partire sia da Waren che da Boek e il ritorno si può fare anche in vaporetto.
Waren, verso cui ci siamo diretti in camper dopo la visita all’area protetta, è una piacevole cittadina in riva al Müritz con un centro storico di recente restauro. E’ il punto nodale del territorio dei laghi e possiede un Müritz Museum concernente la storia naturale di tutta la regione. Nel suo porto, dalla fine del Settecento, si imbarcavano granaglie e il legname con destinazione il Mare del Nord.
Provenendo da sud tra Waren e Malchin, arrivati al villaggio di Dahmen, retrocedete di uno o due chilometri e svoltate a destra dove c’è l’indicazione Imbiß am See : vi aspetta un’oasi di pace. Settecento metri di sterrato nel bosco conducono a un bivio dove si scorge a destra l’Imbiß (bar-trattoria); continuando a sinistra per poche centinaia di metri ci si trova nei pressi di un vasto prato incorniciato dagli alberi, da dove si raggiunge a piedi la bianca spiaggetta del lago. Il sito è invitante anche per trascorrervi la notte.
La zona che ora attraversiamo è nota come Svizzera del Meclemburgo , appellativo che ricevette nell’Ottocento. Nome ampolloso, si tratta solo del passaggio dalla pianura ad una zona di basse colline, ma non si può negare che il rustico paesaggio a campi e boschi acquisti qui una nota di diversa suggestione. Poi la piana riprende tra paesaggi sempre gradevoli per continuare fino al mare, cui ci affacceremo al porto baltico di Stralsund.

Le città del mare
Ne facesti di strada, San Nicola, per salire dal tuo Mediterraneo fin quassù, ad essere onorato dai marinai del Baltico in duomi altissimi e aguzzi fatti di mattoni rossi: erano gente di mare proprio come a Bari o in Egeo, e anche loro avevano bisogno di qualcuno che desse una mano nelle tempeste. Città come Stralsund, o Rostock e Wismar, dovettero già nel Medioevo il loro sviluppo culturale e civile alla famosa associazione mercantile marinara, l’Hansa, che portò ricchezza a gran parte del Nordeuropa. Il benessere durò per secoli, ma la decadenza divenne irreversibile quando la scoperta dell’America deviò verso l’Atlantico i grandi traffici marittimi. Più tardi, il flagello della Guerra dei Trent’Anni aprì per quelle terre un lungo periodo di miseria. Stralsund (che tra il Seicento e l’Ottocento fu possesso svedese) mostra i segni del suo passato nel silenzioso e decaduto centro storico, dove la grande chiesa di San Nicola domina la piazza dell’Alter Markt, il mercato vecchio, insieme a quel gioiello che è la facciata del Palazzo del Comune, traforata da rosoni a cielo aperto (XIV secolo). Gli edifici civili che cingono la piazza presentano i profili a scalini che distinguono le facciate gotiche delle città dell’Hansa. Il bell’interno di San Nicola ha opere di più secoli, compreso un bell’altare barocco. Altri motivi salienti della visita di Stralsund sono il monastero francescano del 1254, quello di Santa Caterina oggi adibito ad acquario e museo oceanografico, il Neuer Markt con Santa Maria.Virando ora ad ovest verso i più interessanti centri urbani del Meclemburgo, si offre la possibilità di seguire la strada diretta di grande comunicazione oppure il più lungo percorso che passa per le località balneari: dipende dalla stagione. Non è invece questione di stagioni una sosta a Rostock, colta città che dall’appartenenza all’Hansa trasse gli stimoli per la creazione della prima università dell’area baltica. Sit intra te concordia et publica felicitas si legge sulla Steintor, una delle monumentali porte cittadine. Era il 1419 quando Papa Martino V dette – come d’uso all’epoca – il permesso alla creazione delle facoltà di diritto, medicina, filosofia. La sede universitaria, che mostra influenze rinascimentali italiane, si trova in uno slargo di Kröpeliner Straße, la vivace strada pedonale del centro storico al cui termine si trovano belle facciate gotiche e un singolare Palazzo del Comune che fonde il gotico trecentesco con una facciata di gusto barocco. Rostock ha un porto interno alla costa che sbocca in mare aperto nei pressi dell’antico abitato di Warnemünde, sicuramente meritevole di visita.
Una quarantina di chilometri separano Rostock da Güstrow, piccola città d’arte che ha il suo maggior richiamo in un palazzo granducale della seconda metà del Cinquecento. Ma poiché due vasti parcheggi ci lasciano piena l’autonomia, abbiamo libertà di scoprire le due grandi chiese in mattoni del centro storico.
Nel cuore del paese Santa Maria sorprende per il suo interno di sobria armonia; le nude linee del duomo rammentano invece le forme romaniche imperanti nel Duecento, epoca in cui fu innalzato. In una cappella interna si trova la più popolare opera del grande scultore espressionista Ernst Barlach, lo Schwebende Engel o angelo sospeso . Ma chi apprezzi Barlach troverà in quella che fu la sua casa e nella Gertruden Kapelle una raccolta delle sue opere più belle.
I paesaggi che attraversiamo continuano ad essere quelli contadini della gran parte del Meclemburgo. Ed ecco Wismar, posta al fondo di un imbuto che rappresenta il punto più interno e meridionale del Baltico. La grandissima piazza del mercato lastricata a ciottoli e le facciate gotiche che la cingono parlano della ricchezza e dei traffici di una volta, ma tutto l’abitato – con le sue piccole strade in lieve discesa verso il mare, bisognose di restauri – ha lo charme delle antiche località decadute. Quale in effetti Wismar è, rispetto ai tempi in cui ricopriva il ruolo di leader nelle esportazioni della birra. Una delle tante fabbriche, la cosiddetta Schabbellhaus, è oggi interessante museo cittadino. Delle tre altissime chiese in cotto, Santa Maria andò distrutta dalle bombe e ne resta il campanile che a gran distanza indicava ai marinai la rotta di casa; anche San Giorgio fu gravemente danneggiata. Restò intatta nelle vicinanze del porto la chiesa di San Nicola – ancora lui, il protettore delle ciurme!
A Wismar possono tuttora approdare grandi navi, essendo il porto vecchio (Alter Hafen) utilizzato soprattutto dalle barche da diporto. Il piazzale della stessa banchina, illuminato, è stato adattato alla sosta dei camper, che possono in questo modo utilizzare gli stessi servizi degli yacht: presa d’acqua e di corrente, docce calde, wc, telefono, lavatrice ed essiccatrice a moneta. Si pagano dieci marchi per 24 ore. Dominato dai vecchi silos dei cereali e prossimo a ristoranti e altri locali, il luogo è molto suggestivo e aperto alle belle luci del tramonto.
A Schwerin, capitale del Meclemburgo, i laghi lambiscono il centro cittadino, ma il castello di stile eclettico si riflette addirittura su due diversi specchi d’acqua. E con l’insieme delle altre costruzioni che lo fronteggiano, come il monumentale teatro e il museo in stile neoclassico, evoca atmosfere d’altri tempi.
Diversa attrattiva ha la Piazza del Mercato, dove il cotto della cattedrale, con il suo campanile di 117 metri, fa singolare contrasto con il candido colonnato neoclassico di un basso edificio del Settecento. In questa piazza solo un osservatore curioso presterà attenzione al piccolo obelisco di un artista contemporane: i suoi bassorilievi sono la dissacrante interpretazione delle imprese di Enrico il Leone, fondatore di Schwerin.
Le nostre esplorazioni si concludono con una sosta a Ludwigslust, dove nel grande palazzo tardo barocco, con vastissimo parco e giochi d’acqua, i granduchi spostarono per qualche tempo la loro sede. Ciò non impedì loro, ritornati a Schwerin, di disporre la costruzione del nuovo ancor più fastoso castello che abbiamo visitato. Il mestiere di granduca, in Meclemburgo, non doveva poi essere un cattivo affare.

PleinAir 312/313 – luglio/agosto 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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