Effetti speciali

Viaggiare per scienza, anche nel nostro paese, si può. E può essere un itinerario entusiasmante, nell'inferno del cuore delle stelle o avvolti dalle costole di una balena, oppure tallonando un dinosauro a caccia di prede sulla sponda di un mare che non esiste più.

Indice dell'itinerario

Jurassic Park
Un sentiero sulle Montagne di Rovereto conduce alle orme, vecchie di milioni di anni, dei grandi rettili estinti.
Lungo la media Val Lagarina, tra i monti di Folgaria e il lago di Garda, Rovereto è una cittadina di circa trentamila abitanti attraversata dal Leno, affluente di sinistra dell’Adige. Diverse attrazioni e un comodo camper service ne fanno una meta ideale per trascorrere un finesettimana ai piedi delle Alpi. Fulcro del centro, proprio affacciato sul fiume, è il castello quattrocentesco che ospita la ricca raccolta di armi da fuoco, memorie e documenti relativi al primo conflitto mondiale del Museo storico italiano della Guerra (tel. 0464/438100). Alla memoria è dedicato pure l’imponente sacrario di Castel Dante, che conserva le salme dei caduti e che domina da un’altura la città e la vicina autostrada. In un edificio del centro storico negli immediati pressi del castello si può invece visitare l’originalissimo museo dedicato a Fortunato Depero, eclettico esponente roveretano del movimento futurista che riversò la sua creatività in una produzione che conta arazzi, mobili, quadri, sculture dai colori sfavillanti (per informazioni, tel. 0464/434393).
Ma è di tutt’altro genere l’ultima – in ordine di tempo – attrazione per i turisti che arrivano in città. Seguendo le indicazioni stradali ci si sposta alle porte dell’abitato, in località Lavini di Marco, per andare a scoprire uno dei più importanti gruppi di orme di dinosauri rinvenute in Italia. Si tratta soprattutto di impronte di piccoli teropodi, dinosauri bipedi carnivori, e di grandi ornitopodi (lunghi quattro-cinque metri e pesanti anche due tonnellate) che nel Giurassico inferiore vivevano in quest’area, allora una distesa di sabbie e fanghi calcarei ai bordi del mare. Probabilmente fu una mareggiata a colmare di nuovo fango le impronte lasciate sulla superficie indurita dal sole, permettendone così la conservazione fino ai giorni nostri. Un sentiero segnato su una placca inclinata di roccia porta oggi alla scoperta di questo nostrano Jurassic Park: poche decine di minuti di passeggiata per un viaggio nel tempo di duecento milioni di anni.

Villette italiana
A Bagnoli, sotto le ciminiere dell’ex polo industriale alle porte di Napoli, un museo da sperimentare.
Il più ambizioso tentativo di realizzare anche in Italia un moderno museo scientifico si trova a Bagnoli, a ridosso della collina di Posillipo e di fronte all’isoletta di Nitida: l’area è stat inaugurata nel 1996. Cosa offre il museo ai visitatori? Intanto, il personale è giovane, in divisa, conosce lingue straniere, spiega e illustra con competenza. C’è un negozio che vende giochi sperimentali, libri, telescopi. Non mancano servizi quali bar, ristorante self-service, spazio Internet. L’orario d’apertura è comodo, continuato, e d’estate si prolunga sino a mezzanotte.
Sette sale occupano lo spazio dei due capannoni per adesso recuperati e attrezzati. E sono dedicate ai temi che ci si attende: astronomia, vulcani, anatomia e quant’altro, ma pure alla salute, all’alimentazione, alla musica. L’esposizione si avvale di strumenti tradizionali come modelli in scala o strumenti di misura, ma soprattutto di filmati, monitor collegati a computer, piccole strutture per verifiche sperimentali. Curiose le dimostrazioni della Palestra della Scienza, come quelle sull’ottica e le illusioni in cui cadono i nostri sensi; addirittura stupefacenti altre, come la trasformazione dei movimenti in suoni nel Laboratorio musicale (grazie a una telecamera e al software di un computer). Un ampio spazio all’aperto è dedicato alla verifica divertente di altre leggi e curiosità fisiche. Dall’altra parte di Via Coroglio, un altro settore del museo contiene un’area giochi per i più piccoli, un giardino botanico e un bel laghetto ricco di piante, oltre a sale per convegni e officine all’aperto.

Mondo Insetto
L’ultimo arrivato al Parco Nazionale d’Abruzzo è un piccolo museo dedicato ai veri padroni del pianeta.
Se c’è un’area protetta in Italia di cui si è scritto tutto, questa è il Parco Nazionale d’Abruzzo. Recentemente sono stati presentati i risultati di uno studio sugli effetti benefici della sua presenza sull’economia locale: 491 aziende nella grande area protetta vogliono dire un’azienda ogni dieci abitanti; il reddito pro capite dei comuni entro il perimetro del parco supera di oltre il 60% quello dei comuni che ne sono al di fuori; questi numeri e altri ancora stanno a testimoniare che ormai si va diffondendo nei parchi italiani uno specifico modello di cultura d’impresa e che ha successo. Inoltre, ad aprile ’97 il parco ha inaugurato a San Sebastiano di Bisegna, sul versante settentrionale, quello che è probabilmente il primo Museo dell’Insetto in Italia. Anche questo minuscolo centro, così, sta conoscendo un afflusso di visitatori che altrimenti si concentrano per lo più a Pescasseroli, Civitella, Villetta Barrea. Ed è questo il principale merito dell’iniziativa, che avrebbe bisogno di essere sviluppata per offrire qualcosa di più di un primo approccio al mondo dell’entomofauna: un mondo sconfinato, se è vero com’è vero che solo nel nostro paese sono state censite 37.315 specie di insetti (tra cui 11.989 coleotteri, 6.615 ditteri-mosche, zanzare e affini, e 7.526 imenotteri come api e vespe). La struttura è piccola, ospitata in un edificio che prima era adibito a scuola. Le sale sono tre: la prima, in ampie bacheche, accoglie insetti di diversi ordini e famiglie – soprattutto coleotteri e farfalle – raccolti da Franco Tassi, direttore del Parco Nazionali d’Abruzzo. Qui e nell’attiguo corridoio sono ospitate anche mostre periodiche: la prossima, a partire dalla primavera, porterà a San Sebastiano insetti provenienti da tutto il mondo. Sempre, invece, i visitatori possono ammirarvi insetti molto belli tra cui la splendida rosalia alpina, un coleottero della famiglia dei Cerambicidi lungo 3 o 4 centimetri, dal colore azzurro, che a dispetto del nome vive nelle più vetuste faggete appenniniche tra cui quelle del Parco Nazionale. In esposizione sono pure insetti di dimensioni ancora maggiori, “i più grandi del mondo” secondo il museo, come i coleotteri titano gigante, scarabeo elefante e scarabeo ercole, tutti frequentatori della foresta amazzonica.
Più avanti ci sono una sala proiezioni e, in fondo, una sala didattica: qui le scuole in visita ma anche gruppi di bambini dei singoli visitatori imparano il ruolo degli insetti nella natura, dalla produzione del miele all’impollinazione, divertendosi a giocare con costumi a tema sotto la guida degli operatori. Imparando magari a non inorridire, poi, davanti al bacarozzo di turno. Perché, insomma, insetto è bello.

Balene a Calci
Scoprite lo spettacolo degli scheletri dei grandi cetacei, e non solo, in un museo sul Monte Pisano.
Va bene i computer. Va bene le simulazioni interattive. Della veste originaria dei musei scientifici, però, quella tradizionale a base di animali preparati, scheletri, diorami, strumenti di ottone, vetrine e ampolle, restano qua e là magnifiche interpretazioni. Esempi famosi sono i musei civici di zoologia e storia naturale di Roma e Milano, il Museo di Storia della Scienza di Firenze (coi cannocchiali di Galileo) o la Specola di Bologna. Se ne aggiungono molti altri meno noti, e uno di questi è il Museo di Storia Naturale e del Territorio di Calci, ospitato nell’omonima Certosa.
Il posto è di quelli che restano impressi: una deliziosa candida quinta architettonica, scoperta al di là dell’atrio e di un rettangolo verde di prato, si innalza inaspettata in un angolo solitario di campagna pisana. Qui dal Trecento e sino al 1972 vivevano i frati dell’ordine certosino, in una comunità fiorita soprattutto nel Seicento e nel Settecento, secoli cui risale l’attuale aspetto della Certosa. Dal 1978 parte del complesso è stata concessa in uso all’Università di Pisa per realizzare il Museo di Storia Naturale, che già da quattro secoli (fu voluto da Ferdinando I de’ Medici sul finire del ‘500) nel capoluogo toscano conservava collezioni di grande interesse. Ma solo adesso spazi idonei ospitano l’enorme patrimonio della collezione, che conta qualcosa come 63.000 animali (di cui 45.000 invertebrati), 100.000 resti fossili, 15.000 minerali, 50.000 riviste scientifiche dall’Ottocento ad oggi. Gli spazi regolari e le grandi vetrine delineano un allestimento austero ma affascinante: enormi mascelle di capodoglio, scheletri di tartaruga marina, zanne di protoelefante, arti smisurati e fragili pelli conservate in liquido che, passo dopo passo, stupiscono, incuriosiscono, persino inquietano. Due piani interi sono dedicati a rettili e anfibi, resti paleontologici, primati e pesci, carnivori e roditori, canguri, animali vari oggi in via di estinzione ma pure meteoriti.
Il coup de théâtre, in ogni caso, è al secondo piano. Rinchiusa entro le pareti di vetro di una sala che si allunga tra gli ulivi per più di centoventi metri, la Galleria dei Cetacei non solo è prima nell’Europa continentale per importanza scientifica, ma lascia a bocca aperta i visitatori non meno della Sala degli Specchi a Versailles o della Cappella Sistina in Vaticano. Mani esperte vi hanno condotto, ricostruendoli con perizia e pazienza infinita, gli scheletri di ventisei grandi cetacei. E sono narvali, stenelle, focene, orche ma soprattutto balene, lunghe da non finir mai: megattere, capodogli, balenottere (26 metri!). Un’immersione in una ciclopica vasca senz’acqua dove i giganti del mare sembrano ancora agitarsi e sondare l’abisso. Dopo, per chi ha bambini al seguito, la favola di Pinocchio non sarà più la stessa. Da non perdere.

PleinAir 318 – gennaio 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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