E vai con l'inverno

Entusiasmanti discese in slittino, panoramiche escursioni con le ciaspole, energetiche passeggiate di fondo: circondata da alcune delle più grandi stazioni sciistiche altoatesine, la Val di Funes ha scelto il turismo leggero. Da vivere come ai vecchi tempi.

Indice dell'itinerario

L’importante è fare attenzione alle curve. Salendo alla volta di Malga Gampen, nel primo ripido tratto nel bosco l’itinerario da seguire in salita è diverso da quello riservato agli slittini in discesa. Sul pianoro dei Gampenwiese, sorvegliato dalle Odle di Eores, il tracciato è così largo da non creare problemi; prima della malga, però, la pista s’impenna, sale con una ripida diagonale, aggira un cocuzzolo coronato da pini cembri con una svolta cieca e qui, se chi arriva in discesa non frena, il rischio di una collisione può esserci.
Siamo nella Valle di Funes, in Alto Adige. Oltre i prati di Gampen, i fitti boschi di abeti e i pascoli intorno alla Malga Glatsch compare uno degli scenari più perfetti delle Dolomiti: i denti delle Fermede, l’imponente Sass Rigais, la sghemba Odla di Valdussa sembrano fare corona alla Furchetta, la vetta più difficile e spettacolare delle Odle sulla cui parete nord, nel 1925, i bavaresi Emil Solleder e Fritz Wiessner tracciarono una delle prime vie di sesto grado delle Alpi. Undici anni più tardi, nell’aprire una variante diretta il gardenese Hans Vinatzer si spinse probabilmente sul settimo. E tra gli anni ’50 e ’60 si è formato su queste rocce anche il figlio del maestro elementare di Funes: quel ragazzo nato e vissuto nella valle si chiama Reinhold Messner, l’alpinista più conosciuto di tutti i tempi.
La passeggiata alla Malga Gampen si effettua lungo un comodo viottolo, spazzato dalla neve in eccesso, che sale dai 1.685 metri di altitudine del posteggio di Malga Zannes fino a quota 2.062. Il primo tratto è nel bosco, poi si esce sui pendii dei Gampenwiese dove alcuni fienili offrono un riparo dal vento; d’estate occorre circa un’ora, d’inverno qualcosa di più se il vento ha accumulato ancora un po’ di neve sul tracciato.
Bella, tranquilla ma non dissimile dalle sue vicine nella stagione calda, la Valle di Funes diventa unica nei mesi freddi. A sud, sul crinale del Seceda, fanno capolino le funivie della Val Gardena; verso nord, da San Pietro una stradina tortuosa permette di raggiungere piste e impianti delle Plose. La Villnöss Tal, invece, tranne un breve skilift che sale da Sankta Magdalena, è libera da cavi, stazioni invernali e battipista, e il bello è che il turismo c’è lo stesso. «La scelta di non fare piste e impianti non è stata condivisa da tutti» spiega Robert Messner (l’omonimia è dovuta al fatto che il cognome è molto diffuso da queste parti), confermato lo scorso maggio sindaco di Funes. «Trent’anni fa la maggioranza della popolazione ha preferito non deturpare con piloni e cavi le conche di Brogles e di Gampen. Da allora, ogni tanto tornano a galla le ipotesi di collegarci agli impianti della Val Gardena con una seggiovia o con un tunnel. La prima ipotesi è impedita dal parco del Puez-Odle, la seconda causerebbe danni minori ma ha lo svantaggio del costo elevato. Intanto, però, il turismo non abbandona la valle» conclude il primo cittadino.
Scoprire come ciò sia possibile fa capire che sulle Alpi anche nella stagione della neve non si vive di solo sci. Certo, i patiti delle piste non trascorrono la propria settimana bianca a Funes, ma probabilmente non lo farebbero nemmeno se qualche pista ai piedi delle Odle ci fosse. La Val Gardena e le Plose, per rimanere ai due comprensori più vicini, offrono una quantità e una varietà di discese tali da mettere fuori gioco quelle, molto più brevi, che sarebbero potute nascere qui.
E poi ci sono i puristi, quelli che amano il silenzio, che preferiscono una vacanza sulla neve alternativa e tranquilla. Da San Pietro, proseguendo lungo la stessa stradina da cui si stacca la deviazione per la Plose, si sale alla pista da fondo del Passo delle Erbe che corre ai piedi del Sass da Pùtia e arriva ad affacciarsi sulla Val Badia. Nei boschi ai piedi delle Odle le strade forestali innevate consentono belle passeggiate con gli sci da fondo o le ciaspole. Nel fondovalle facili escursioni conducono alla chiesa affrescata di Santa Maddalena, di fronte a un panorama mozzafiato, o all’elegante chiesa barocca di Ranui con il suo campanile a cipolla. Anche dagli operatori turistici qui a Funes arrivano commenti a difesa della situazione attuale. «Ho lasciato la Val Gardena trent’anni fa. Cercavo un luogo per lavorare tranquillamente e l’ho trovato qui, di fronte alle Odle. Gli ospiti del mio albergo lo hanno capito, e cercano a loro volta la quiete» sorride Oswald Senoner, gardenese e scultore, che ha realizzato varie immagini sacre in legno di cirmolo per Papa Giovanni Paolo II ed è proprietario di uno dei pochi hotel di Funes. «Aprire il ristorante d’inverno costa gasolio per il riscaldamento, e costa anche molta fatica. Negli anni, però, ci ha portato dei clienti fedeli».
Il prezzo del gasolio, in effetti, sembra essere un problema anche per altri operatori, ma nessuno si scoraggia. «C’è chi fa la settimana bianca in altre zone delle Dolomiti, ma viene a trovarci almeno una volta all’anno» spiega Peter Messner che gestisce insieme alla sua famiglia la Malga Gampen. «D’inverno, purtroppo, le spese per il riscaldamento ci costringono ad aprire solamente il ristorante e chi vuole dormire da noi deve tornare in estate».
Intanto, da dicembre fin quasi alla primavera, nelle belle giornate s’incontrano in giro per la valle personaggi molto diversi tra loro. Gli appassionati delle racchette da neve raggiungono il pianoro della Malga Gampen e poi piegano a ovest lungo il sentiero delle Odle, che corre ai piedi della catena. I patiti dello scialpinismo proseguono verso lo Schlüter Hütte (ovvero il Rifugio Genova) e i ripidi canaloni che conducono in Val Badia. La maggioranza segue però un rituale diverso: sul piazzale di Malga Zannes, accanto all’ufficio turistico, si noleggia gratuitamente uno slittino e, dopo una sosta alla Malga Gampen per un piatto di canederli o un tè, ecco che ci si siede, si dà una spinta e ci si ritrova a urlare giù per la discesa; dopo aver fatto attenzione alla prima curva, ci si tuffa verso il bosco e in un quarto d’ora si è giù, e chi ha fiato può salire di nuovo.
Malga Gampen è solo una tra le possibili mete: da Malga Zannes un altro viottolo pulito dalla neve porta a Malga Glatsch e al Sentiero delle Odle, ai piedi della Furchetta e del Sass Rigais. Anche qui si possono usare con divertimento gli slittini, mentre con le racchette da neve o gli sci da fondo o da scialpinismo si può proseguire verso la Malga Gschmagenhardt (o di Casnago) che offre il miglior colpo d’occhio sulle cime.
Prima o dopo le escursioni conviene fermarsi a San Valentino, sulla strada che sale dalla statale a San Pietro. Qui l’azienda Naturwöll dei fratelli Niederwolfsgrüber produce calzettoni, maglioni, gilet, pantofole e loden con lana della valle e tecnica tradizionale. «Non è tradizionale solo la nostra tecnica» spiega Valentin, uno dei titolari. «La pecora di Funes, bianca sul corpo ma nera intorno all’occhio, è la razza da lana migliore dell’Alto Adige. E’ stata selezionata fin dall’Età del Bronzo, era diffusa fino a qualche decennio fa ma poi ha rischiato di sparire. Ne restano circa 3.000 capi, e molta della loro lana viene lavorata qui da noi». I fanatici del Gore-Tex e del pile possono proseguire: ma una valle che profuma di passato non potrebbe offrire un’accoglienza migliore.

Montagne di cristallo
La Valle di Funes offre a chi la visita uno dei musei più affascinanti di tutto l’Alto Adige. Fondato da Paul Fischnaller, collezionista di minerali attivo sull’intero arco alpino, il Mineralienmuseum di Teis ospita una straordinaria collezione di geodi (sfere con all’interno dei cristalli) raccolti sulle montagne di Funes dallo stesso Fischnaller e dai suoi collaboratori. La visita nella sala dedicata a queste eccezionali formazioni naturali è capace di togliere il fiato, ed è accompagnata da un video che mostra il collezionista al lavoro tra grotte, cenge e anfratti a picco sul paese di Tiso. Unico neo, il periodo di apertura va da Pasqua a Ognissanti e in altri momenti l’ingresso è consentito solo molto di rado, comunque previo contatto (ulteriori informazioni telefonando allo 0472 844522, inviando un’E-mail a info@mineralienmuseum-teis.it o sul sito www.mineralienmuseum-teis.it; ingresso 3 euro, bambini e ragazzi da 6 a 15 anni un euro, sconti per gruppi).
Completano la visita al museo le passeggiate sugli antichi sentieri intorno al paese e in vista della valle dell’Isarco, i cui percorsi sono riportati su una piantina reperibile nel vicino ufficio turistico. Occorre invece prenotarsi per partecipare alle escursioni guidate alla ricerca di geodi, con un itinerario che si limita alla parte meno pericolosa dell’area mineraria ma sempre di grande fascino.

PleinAir 401 – dicembre 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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